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Autore: Ella_Sella_Lella    21/06/2012    2 recensioni
Percy viene "incastrato" in una "misteriosa" (Anche per lui) missione dalla Divina Artemide.
Aiutato da una profezia, come sempre poco chiara.
Una fidanzata "troppo" sveglia, un cugino con un "Pass" per l'oltretomba.
Quattro abigue divinità minori.
Una sala da tè, nel cui retro c'è il Servizio Cliente dell'Ermes Express.
Sogni che riguardano un gigante ed un cane splendente.
Ed una costellazione che ha la forma di una macchina per il caffè. Che nasconde in realtà un "tragico(mico fore un po')" amore.
Ma perchè?
*
Buona lettura
Baci baci
EsL
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Attenzione, chiedo umilmente venia per essere scomparsa da Dicembre(?) ma ho avuto seri motivi, ovvero scuola, danza, teatro, Gente che dovrebbe farsi curare, computer che partivano ogni due giorni, cellulari che li imitavano, mamme che meditano di trasferirsi in Iraq , amici che hanno deciso di andarsene per mesi ,sorelle terremotate ed amiche in crisi - anche io in crisi - e nuovamente Scuola(già citata ma non basta mai)

Se questa storia presentasse molti errori grammaticali, sarei davvero felice se me li faceste notare tutti, poichè word mi ha abbandonato ed ora sono confinata a wordpad, la mia usuale Beta è scomparsa, temo sia tipo sprofondata nel buco del bianconiglio, mi informerò per sapere dove si è cacciata. Avrei due mie amiche che leggono le mie storie e correggono, ma una ha trovato un lavoretto estivo che di etto non ha niente, visto che è tratata come gli schiavi ai tempi dell'esportazione in America. L'altra è in vacanza in un posto impronunciabile (si vicina di casa di Tu-sai-chi in Tu-sai-dove) in Inghilterra. Dunque sono rovinata. :(


Bene vorrei ringraziare un paio di personcine:
campo mezzosangue 4ever: Grazie mielle per la recensione. Sai non mi sembravano così tanti i colpi di scena, comunque gli dei sono fatti così. Non s'anno fare le cose semplici
SoniSapientona: Allora sto lavorando per il bacio, ma almeno si tengono la mano e lei è molto preoccupata. Eos non farà l'ennesima figura delle donne in questa ff, ma ho ripiegato con Hype, più o meno :)
Jishiku: Si la Pizia è la mia bisnonna (non è vero, ma si diceva che la mia bisnonna fosse una strega). Comunque in questo capitolo niente misteri, eccetto la solita cosa finale. Per inciso, grazie tante di essere ovunque :) Niceris is on!
St_Rebel: Questo capitolo lo dedico a te :) che condividi con me la follia Degrassiana e che praticamente so che ami da morire questa storia e la coppia che ne è la colonna portante, che in questo capitolo ha una dannata scenetta malinconica, ma ne parleranno un bel po'.

Che hanno recensito. Agli 8 che Preferiscono, i 2 che Ricordano e i 16 che Seguono


Bene appunto sulla storia: La storia all'origine era un enorme monologo di Eos, ma non mi piaceva, dunque poi è divenuto un discorso tra Eos e Percy, ma mi faceva schifo, dunque è diventato quello che è qui, ma era troppo vuoto poi. Dunque c'ho infilato Annabeth in qualche punto, perchè mi sembrava adatta. Ma era anche spoglia, dunque avevo Phoebe, Thalia, Artemide ed Apollo buttati lì a caso e quindi alla fine ho deciso di aggiustarli meglio. Volevo un piccolo siparietto così avevo pensato di metterci Eris e Nico, non guastano mai no? Però poi ho ripiegato su altri, poichè avevo poco da farci su quei due una volta che si erano baciati :)

Riguardo invece alle conversazioni, quella iniziale tra Phoebe ed Apollo doveva essere più spinta, quella tra Artemide e Thalia aveva una digressione su StarWars ma mi sembrava inadatto. Mentre tra due Dei c'è un discorso un po' forte, dove vengono citate cose spiacevoli, questo discorso era comunque più pesante prima.

Si praticamente questo capitolo è stato riscritto la bellezza di 12 volte e mi sono arenata solamente 7 volte.



Bene devo farvi un riassunto su dove siamo arrivati?

Percy ed Annabeth accompagnati da due amazzoni, che ora si sono date alla fuga, seguono la stella indicatali da Nyx, per raggiungere la mogliette reietta di Orione che devono convincere a creare il sentiero per l'altro mondo in modo che Percy ed Orione possano scambiarsi. Così giungono a Detroit, percorrono il corridoio dei caduti ed alla fine incontrano Eos insieme ad una combricola bislacca. Nel frattempo Grover svolto il suo compito assieme a Juniper e a godersi i dolci con Sam e gli inquilini della sala da tè, dove vengono interrotti da due amazzoni che portano Thalia e Phoebe su commisione di Artemide che è comunque lì per impedire a suo fratello, Apollo, anche lui li, di fermarla. Nel frattempo Nico svolto il suo compito, osserva Eris svolgere il suo, ma i due fanno una pausa dove avviene un bacio. Ed ora ...?


Bene. Meno cinque capitoli :) [ufficialmente, ho trovato il modo di inserire il funerale, avrei voluto trattarlo meglio, ma non ho potuto :( ]

Buona Lettura
EsL
















Non ber d'un sorso il te di Hypnos







“Divina Eos” disse Annabeth chinando il capo e dopo qualche istante il fidanzato la imitò. “Prego accomodatevi” lì inviò lei, ammiccando alle sedie.











La figlia di Atena e Percy si avvicinarono titubanti alle due sedie. Annabeth si accomodò vicino ad Ecate, che si impegnò a sorridere con tutte e tre i visi, il figlio di Poseidone si sedé al lato della ragazza dagli occhi colore dell’oro massiccio. Era così sinistra. “Per tutto il ritardo che avete impiegato dovreste come minimo scusarvi” aveva sottolineato con un tono carico di sufficienza il Ragazzo Che non li amava troppo. “Non è stata colpa loro” li aveva difesi Hype, prima che potessero farlo per proprio conto, si era come risvegliato dalla sua catalessi ed aveva lanciato un’occhiataccia all’atro ragazzo, prima di rivoltarsi verso i due semidei, sorrise languido ad Annabeth. Il figlio del dio del mare sentì un forte fastidio allo stomaco, di quelli che nel passato erano stati istigati solo per l’ossessivo amore dimostrato dalla sua ragazza a Luke, prima che fosse l’eroe, prima di dire che l’amava come un fratello, quando le cose erano confuse e complicate.



“Ci dispiace” disse comunque Percy, sfoggiando un buon sorriso, sperando che il suo aspetto, la maledizione e la collana imbonissero Eos verso i loro confronti. “Figlio di Poseidone. Questa stanza è rivestita dalla mia magia” aveva detto Ecate, con un tono solenne,tutte e tre le bocche avevano parlato assieme, “Medaglioni e maledizioni non sortiscono effetti, o almeno non come se non vi fossero difese” aveva terminato, la testa mezzana. Annabeth aveva guardato la dea confusa, socchiudendo i grandi occhi grigi, “Con il riconoscimento delle divinità minori, i nostri poteri sono aumentati, figlia di Atena, posso fronteggiare abbastanza bene le maledizioni degli dei maggiori” disse la testa vecchia; la bionda aveva sorriso comprensiva. Le tre teste della dea della magia si erano voltate verso Percy ed avevano sorriso amorevoli perché era merito suo.



“Non vi preoccupate. Sappiamo ogni cosa” aveva detto Eos, con un tono etereo ed un sorriso di zucchero . Sembrava così bella e dolce, eppure a vederla lì così vicino, alla distanza di un tavolo circolare, non sembrava più l’elfica ed incantevole fatina che era parsa a primo acchito, sembrava molto più vera. Il sorriso era tirato e forzato, come gli occhi caldi erano malinconici e la voce costretta a quel tono così rarefatto e distante, come qualcosa di angelico. I capelli rossi erano più pagliosi di quanto sembrassero, la pelle non era diafana come la polvere, ma pallida come una candela ed Eos non stava bene, sembrava così affaticata. “Che vergogna. Siete mie ospiti e non vi ho ancora offerto il tè” aveva ammonito se stessa la dea dell’Aurore, comprendoni le labbra rosee con le dita rosate, realmente imbarazzata. “Lascia che me ne occupi io” aveva detto la fanciulla dagli occhi d’oro, parlando per la prima volta, aveva una voce profonda e seducente, “Grazie “ aveva sussurrato Eos. La ragazza aveva schioccato le dita smaltate e davanti ai due fidanzatini erano comparse due tazze grondanti di un tè tinto di una leggera sfumatura violetta, che emanava una fragranza di frutti davvero eccessiva.



“Divina Eos voi state scomparendo?” chiese Annabeth, idelicata dopo lunga meditazione, sfiorando con le dita la tazzina di porcellana bianca, Percy aveva ingurgitato il liquido, ignorando il calore che gli aveva ustionato la bocca e l’esofago, di un fiato. "Si tesoro, sto svanendo" aveva sussurrato la dea con gli occhi grandi e malinconici. Poi gli occhi di tutti si erano voltati da Annabeth a Percy ed alle tazze dei due ragazzi, l'una piena e l'altra vuota. "Io non avrei bevuto così di fretta" aveva sentenziato la donna dagli occhi d'oro puro, con una voce divertita, "Già Pei ha ragione. Mio padre non ha il senso della misura quando prepara il tè del sonno" aveva detto il ragazzo che non li amava molto. "Come?" aveva detto Annabeth confusa, aggrottando le sopraciglia pallide, gli occhi si erano voltati tutti verso il ragazzo biondo dall'aria addormentata, "Spero non finisca in coma" aveva detto, senza scomporsi e senza inflessioni di alcun genere. Allora Percy si era reso conto che la gola aveva smesso di bruciare, ma il sorriso dolceamaro di Eos difronte lui si stava sciogliendo, come tutto il resto, i contorni diventavano sempre più sfocati, ad un certo punto potè dire si mischiassero anche. Non fece in tempo a voltarsi verso la sua fidanzata che collassò sul tavolo, urtando con un pungno la tazza, che si frantumò, non lasciando però ferite al figlio di Poseidone, forse si rese conto in modo sconclusionato che l'acqua dello stinge in cui si era bagnato funzionava ancora, se non aveva a che fare con Eris, Thanatos e Ker. L'ultima cosa che udì prima di ritrovarsi stretto nella morsa del sonno, tra incubi e sogni, era la voce della sua ragazza urlare il suo nome ansiosa.



Se avessero chiesto ad Apollo chi fosse stata la donna più bella del mondo lui non avrebbe avuto risposte da dare, se non sua madre o sua sorella. Ma c'erano state tra le sue amanti donne bellissime, la mamma di Phoebe non l'era stata, era di una dolcezza incredibile, con le labbra soffici e gli occhi grandi, così la ricordava. La fanciulla che era in quel momento di fronte a lei di quell'antica donna passata aveva le stesse labbra grandi e rosee, gli occhi immensi e scuri e le gote infiammate, mancava dei ricci neri ed agrovigliati, aveva invece capelli biondi e luminosi. "Vuoi un'altra fetta di crostata?" chiese incerto, guardando la cacciatrice di Artemide, "Si" rispose empatica l'altra, prendendo il pezzo che il dio del sole gli aveva allungato. Apollo aveva ignorato le regole da sempre, aveva cercato sempre in tutti modi di avere rapporti con i suoi figli e ne aveva sempre avuti, ma Phoebe lo aveva chiusto fuori dalla sua vita, incolpandolo di aver abbandonato sua madre ed inseguito imputando a lui tutte le colpe degli uomini. Era diventata una cacciatrice ed in più di due mila anni gli aveva rivolto la parola solo poche volte, una di queste era stata per ordire l'omicidio del Cacciatore.



"Questa volta noi non faremo nulla" aveva detto Phoebe, prima di mordere la crostata, Apollo era rimasto silenzioso alle parole della figlia, "Come Febe*?" aveva chiesto confuso, "Non faremo nulla" aveva risposto la cacciatrice, guardando seriosa il dio, "Sono la prima a non volere l'incontro tra Artemide ed Orione. Ma per una notte meritano il loro adio" aveva detto la bionda, scostandosi una ciocca di capelli. Il dio del sole aveva guardato la figlia con espressione concitata, passandosi una mano tra i capelli, "Anche se volessi fare qualcosa non potrei" aveva constato poi sconfortanto ed annoiato, gettando uno sguardo alla porta bloccata con catene di bronzo celeste. Moros li aveva chiusi nella zona ricreativa nel Chaos Ton Gefson perchè non facessero troppi danni.



"Che gli avete fatto?" aveva urlato Annabeth, dopo aver scosso più volte il ragazzo, che pareva esser scivolato in una morte apparente, "Tranquilla. Dorme solo" l'aveva tranquillizzata Hype, con un sorriso amorevole, "Sperando non sia in coma" aveva detto il ragazzo dai capelli scuri come un incubo, ma dal tono di voce, si evinceva che evidentemente non doveva interessargli poi molto. "Morfeo smettila di essere così malefico. Se abbiamo riconoscimenti lo dobbiamo a loro" aveva detto Pei con serietà, con gli occhi oro scintillanti, "Al ragazzino non va giù di aver perso la guerra" aveva detto Hype lanciando uno sguardo eloquente a Morfeo, che si era limitanto a digrignare i denti. "Non parliamo della guerra, dond'evitare spiacevoli incomprensioni" aveva detto Ecate con tutte e tre le teste, in una sincronia perfetta. Annabeth per qualche istante si era dimenticata del fidanzato semimorto sul tavolo, sconcertata dalla presenza del dio che l'estate scorsa aveva addormentato tutta Manatthan. Grover e Percy l'avevano descritto Diverso.



"Che è successo al mio ragazzo?" aveva esclamato poi Annabeth, ricordando il fanciullo addormentato sul tavolo. "Ti prometto figlia di Atena che non sarà nuociuto alcun male al tuo eroe" aveva detto Eos con un sorriso dolce, poi si era voltata verso la ragazza seduta accanto a Percy, "Mia buona Peito Cronide, conduci l'Architetto e gli altri nell'altro alloggio, qui accanto" aveva detto con grazia estrema, ma la bionda si era arpionata al braccio del fidanzato, intenzionata a non lasciarlo con la dea dalle rosee dita e a non seguire assolutamente la figlia di Crono, il titano che avevano combattutto negli ultimi cinque anni fino allo stremo. "Non credo si muoverà" aveva detto disgustato Morfeo, ed Ecate meno sprezzante gli aveva dato ragione, alla fine dopo una serie di sguardi lanciati tra loro, Hype aveva bloccato il dio dei Sogni ed aveva detto che ci avrebbe pensato lui.






Thalia Grace aveva trovato stranamente interessante come attività far vibrare i fili delle calze a rete grigie, per non fissare la ragazzina al tavolo di fronte il suo. Artemide dal canto suo aveva uno sguardo fisso nel vuoto, aveva deciso di dire tutta la verità, pericolosa ed immorale quale fosse. Era ora di essere onesta con chi si era fidata di lei sempre ciecamente."Quindi, lei è stata innamorata?" sfuggì alla fine a Thalia dalle labbra, la dea annui e sospirò, inutile negare, inutile danzarci attorno, prima o poi quell'argomento sarebbe saltato fuori nei loro discorsi, era una conversazione che andava affrontata. "Si, non dovevamo. Ma era stato un processo naturale" aveva detto alla fine la dea della caccia con occhi bassi, Thalia era rimasta in un silenzio di tomba, poi aveva leggermente aperto la bocca, "Non è possibile" aveva detto sconvolta. Artemide abbassò gli occhi rea delle sue colpe, "Ti ho deluso, ne sono certa" aveva detto alla fine, "No, mai, Signora mai" aveva detto Thalia, allungandosi ed arrendo per le mani la sua signora, "Sono solo sconvolta" aveva specificato la figlia di Zeus. Artemide aveva guardato la sua luogotenente con occhi malinconici, la figlia del Padre degli dei aveva potuto vedere davanti a se la stessa Artemide, che prima di lei solo Percy aveva visto, fragile e così tremendamente umana. E la fece stare male, perchè la Sua Signora era la sua, anzi la loro,di tutte le cacciatrici, roccaforte, era l'unica che si manteneva forte ed infondeva loro coraggio e non poteva essersi lasciata infettare dalla stessa malattia che una volta aveva affetto lei.



"Lui era diverso da qualunque maschio. Aveva rispetto per le donne, per la natura ed onorava la caccia" aveva spiegato alla fine la dea, dopo che tra le due si era formato un silenzio più che mai angosciante, "Era favoloso" aveva ironizzato Thalia, cercando di immaginarsi questo fantomatico figlio di Poseidone che aveva fatto impazzire la donna che aveva tramutato più di tutti uomini nelle più svariate creature. Immaginava un Percy più adulto, forte ed affascinante; una cosa che effettivamente a mente lucida le sembrava davvero difficile. "In realtà non lo era. Amava la caccia e la natura, forse non era rispettoso quando mi sembrava con le donne, ma lo era con me" aveva sussurrato la dea abbassando gli occhi sul tavolino di vetro, Orione il cacciatore, tremava ed arrossiva ancora nel ricordarne il nome ed il volto. Era il suo più grande segreto, era stato per tanto tempo il tacito patto silenzioso che aveva avuto con Lan, Phoebe e Zoe; ma ora era finito il tempo dei segreti, finito per sempre e forse lei avrebbe avuto il suo addio, anche se a guardarla da fuori non era assolutamente la cosa giusta.



La dea della caccia si ritrovò davanti il suo naso una coppa di gelato a tre gusti, Thalia qualcosa che doveva ricordare un cheesburger con molte cipolle, avevano smesso entrambe di fissarsi per guardare i piatti che le erano stati serviti, poi sincronicamente avevano alzato lo sguardo verso il generoso cammeriere, che si era rivelato un ragazzo dai capelli arruffati scuri e gli occhi profondi, con una sigaretta infilata nell'orecchio, "Offre la casa" aveva detto Sam con sorrisi dolci. Quando era tornato al suo tavolo, Sam aveva trovato gli occhi sbigottiti di Juniper, Grover -che stava divorando per nervosismo una lattina - e Phil, che forse non era troppo sorpresa. "Scusate, di recente sono così dolce" aveva detto il ragazzo languido. E come un avvoltoio sulla propria preda Cheryl si era fiondata sul fidanzato, "E già! Di recente sei molto dolce. Troppo dolce" aveva detto tagliente, con gli occhi castani freddi, duri e severi, con le mani piantate sul vestito a fuori. Questa volta l'intero locale si era voltato verso i due, perchè Cher aveva perso la pazienza, ma non era questa la cosa strana, lei era sempre presa dalla collera, ma era perchè aveva alzato il tono verso Sam, nessuno parlava mai in modo burbero con Moros, nessun dio che avesse un po' di sale in zucca, e Cher lo era, ma soprattutto non la sua spaventosa fidanzata di sempre. Moros, nella sua umana forma, ridacchiò divertito, "Non posso dire che effetto mi fai. Ci sono orecchie più giovani di tremila anni, non vorrei sconvogerli" aveva detto il dio per eccellenza. La bionda l'aveva freddato con lo sguardo, incurante di ogni cosa, si era voltata infuriata ed allontanata a passo svelto per dedicarsi alla sua attività di cameriera con i nervi a fior di pelle. Che era successo al suo crudele e sanguinolento dio del destino avverso?




Thalia si lasciò sffuggire un sorriso, mentre addentava il suo panino, quella si che era una scenetta divertente, due dei più potenti e pericolosi dei di sempre che litigavano da brava coppietta. "Sono all'incirca ... Dall'inizio dei tempi, in veritò, che bisticciano" aveva assicurato Artemide, guardando Sam sorridere sfrontato seduto al tavolo con la sorella dalla dobbia personalità e lanciare poi uno sguardo alla bionda che serviva ai tavoli con freddezza ed irrascibilità. "E lei ed Orione, voi litigavate?" chiese Thalia, posando il panino sul piatto, la dea della caccia e della luna si era passata una mano tra i capelli rame, a disaggio, una cosa patetica ed umana, "Mai" aveva risposto, "Neanche quando mi aveva detto di aver già preso in moglie Eos. Neanche all'ora ebbi la forza di arrabbiarmi" aggiunse onesta. Sollevò appena un po' gli occhi, le due lune piene scintillavano come stelle lucente. Thalia percepì la grandezza e la colpevolezza di questa cosa, era amore , più profondo di qualunque mai lei avesse provato, maggiore ed intenso di quello che animava Percy ed Annabeth, che per lei era l'emblema dell'amore. Artemide rimase a fissare Thalia, aspettando il suo verdetto, "Non cercherò di fermarla nella vostra ultima notte" aveva alla fine concesso la figlia di Zeus, con un sorriso onesto. La dea aveva sorriso. La cacciatrice aveva afferrato la mano della sua guida, "Ma mi prometta, Signora, di non spezzare il voto" aveva supplicato, l'altra aveva acconsentito. Gli occhi luminosi luccicavano. Una domanda però era rimasta intrecciata sulla lingua della figlia del dio dei fulmini, se in passato Artemide avrebbe mai rotto il voto per il mezzogigante? Ma poi aveva scelto lei la risposta : Non voleva saperlo. Voleva fidarsi.






I sensi di Percy erano del tutto intorpiditi. Si muoveva a fatica, c'era un peso sulle sue spalle ed il buio lo circondava, non importa quanto tentasse di aprire gli occhi, non ci riusciva, l'oscurità l'aveva inghiottito. Orripilato si era poi accorto, che gli occhi erano aperti, ma il buio c'era ancora. "Mio signore, Orione, quella è la caverna dove vive la Dea dell'Aurora" disse una voce giovanile più in su della sua testa, così si rese conto che qualcuno era seduto sulle sue spalle, ed arpionava i suoi capelli con delle mani fini, era un ragazzetto. "Dove?" disse Percy, ma si rese conto che la voce fuggita dalla sua bocca era di Orione il mezzogigante, "Altri duecento passi verso il levante" aveva detto il ragazzino, così lui si era mosso, realizzando che sotto i suoi piedi non c'era il suolo resistente, ma la morbida e sfuggevole acqua, stava camminando sulla superficie marina di nuovo. Qualcosa di peloso sfiorò le sue dita, doveva essere Sirio o l'altro segugio stellare. Ecco che viveva un altro ricordo del suo defunto fratellastro, eppure quello sapeva non essere spontaneo, era stato indotto, Eos voleva che lui vedesse lei con gli occhi di Orione come precedentemente aveva visto Artemide.



Sentì un gorgolio alla testa, un formicolio ovunque e si era ritrovato da tutt'altra parte. Il buio ancora lo avvolgeva, ma non aveva più pesi sulle spalle, come non era più eretto, ma steso sulla superficie dura e scosciesa di pietra. Qualcosa sfiorò le sue palpebre, un tocco lieto e delicato, "Mio cacciatore. Fidatevi di me" disse una voce dolce ed amorevole, era quella di Eos, Percy ne era certo. Poi una luce forte aveva perforato la sua oscurità, il buio si era illuminato e poco a poco la dea dalle rosee dita era comparsa davanti a lui ed era diversa dalla fanciulla che il semideo aveva visto pochi minuti prima. La dea dell'aurora aveva i capelli rosso fiammeggiante, il volto roseo e rinvigorito, gli occhi grandi e luminosi, non aveva quell'aria affaticata e malata, era viva e nel pieno delle sue forze. Effettivamente più di duemila anni potevano pesare sull'aspetto. Lui sentì tramite il fratellastro un sentimento particolare, un calore sul petto, un brivido sulle collona vertebrare, la stessa sensazione che aveva avuto davanti la figlia di Atlante esiliata, la sua Calypso. "Lei è la più incantevole creatura che io abbia mai visto" aveva detto il cacciatore, cacciando dalla sua mente il volto di qualche fanciulla che vi era stata nella vita prima di lei, perchè il mondo di Orione si era fermato e ridotto lì ad Eos meravigliosa davanti a lui.



Il tempo e la scena era cambiata ancora. Il mezzogigante guardava il cielo a pieni occhi, gustandosi la luce del sole che per un po' era stata oscurata dalla cicità. Era in piedi sulle acque e tra le braccia teneva la dea dalla chioma fiammante, cercando di trattenerla dal farla cadere in acqua. Era luminosa la fanciulla. Eos avevaposato le mani sulle guance dell'uomo, con gli occhi caldi che fissavano i suoi intensamente, le labbra di Eos erano sul punto di schiudersi per dire qualcosa, ma Orione si era chinato e le aveva zittite con le sue. Un bacio dolce e delcato. Quando si erano allontanati le guance della dea erano rosee come le sue dita, "Dea dell'aurora, diventa mia moglie" enunciò Orione, la dea deglutì. "Si" esclamò, fionandosi di nuovo sulle labbra del mezzogigante. "Sarò la tua devota moglie fino alla fine dei tempi" aveva aggiunto con un sorriso raggiante. Percy si era sentito male per lei, aveva vissuto in Orione tanto da poter dire che amava la dea dell'alba ma che l'amore che provava per essa non poteva neanche lontanamente essere paragonato al sentimento provato dal cacciatore alla dea vergine.



La scena cambiò ancora. Percy non si trovava sull'acqua, ma stava guardando il suo rilesso in una fonte; Orione aveva indossato un chitone bianco lungo ed ornato come una volta Annabeth li aveva mostrato le vecchie tradizioni greche dei matrimoni, il cacciatore era sul punto di sposarsi. Si alzò ed entrò nella caverna, Eos l'attendeva vestita d'arancio ed un sorriso innamorato. "Se puoi pensare che io ti sposi perchè Afrodite mi ha maledetto. Sbagli. Ti amo e basta" l'aveva accolto la dea con un sorriso onesto, "Io so" aveva detto lui. Ma Percy avvertiva che Orione mentiva così come sapeva che Eos aveva mentito. Si erano ritrovati così l'uno davanti a l'altro; la dea vestita con la tinta del melograno, i capelli raccolti in una treccia pieni di fiori bianchi tra i capelli. Avevano giurato davanti ad Era e Zeus si amarsi ed onorarsi fino alla fine delle loro esistenze, non importava che l'uno fosse mortale e l'altro no, Eos si sarebbe dissolta per lui o li avrebbe concesso l'immortalità. " Ti amo" fu l'ultimo sussurrò che udi Percy, non capì neanche chi l'avesse detto, la scena era cambiata ancora.



I segugi stellari erano al suo seguito, lui stava attraversando l'ocena con le sue gambe, si era voltato poche volte indietro, aveva guardato la caverna in cui aveva abitato fino a quel momento con quella che era sua moglie e che lui amava, dal profondo del suo cuore. Ma sapeva, sapeva che la sua vita andava oltre le cure amorevoli di Eos, qualcosa lo aspettava nella vita, qualcosa di più consono a lui, Orione ne era certo. Percy sapeva che senza volerlo od anche immaginarlo, il suo mezzofratello stava parlando di Artemide la guerriera. Eos lo vedeva dalla sua caverna, era uscita, era arrivata al limite della spiaggia o forse l'aveva anche superata, era triste si percepiva, ma non così distrutta ed addolorata da quella perdita. Era solo una maledizione, il loro amore era sempre stato solo quello. Eppure Percy si era sentito triste per loro, perchè era stato come vivere di nuovo l'addio al suo più grande Se. Una malinconica e dolorosa esperienza che aveva sperato di non rifare.



L'ambiente era cambiato ancora e questa volta il figlio di Poseidone era certo di essere se stesso, nei suoi capelli neri ed il ciuffo bianco, negli occhi verdi, con la sua benedizione da stinge, le varie ferite che gli avevano inferto negli ultimi giorni, nonostante l'invulnerabilità, ed i suoi vestiti da ventunesimo secolo. Non era Orione, era se stesso era Percy, ma era ancora incastrato in un ricordo. Un ricordo triste ed oscuro. La luna era alta nel cielo, sopra la sua testa. Era su una spiaggia dalle coste bianche, una pila di pietre davanti a lui ed una figura arrotolata in un drappo prezioso, c'erano pezzi di legno ed il mezzosangue potè comprendere fosse un funerale. Al suo fianco sinistro c'era Zoe fiera come sempre, eppure nei suoi occhi Percy leggeva un'ombra, ma non gli importava, era così felice di aver visto nuovamente la sua amica, che quasi non gli importava di capire dove fosse. Accanto a lei erano schierate le cacciatrici, riconobbe Phoebe con gli occhi bassi ed alcune delle altre, ma erano cambiate nei secoli. Dal suo lato sinistro c'era Apollo, cercava di nascondere un sorriso sfrontato mostrandosi fintamente triste, ma non c'era senso di colpa nel suo sguardo o nel suo temperamento, qualunque cosa avesse fatto il dio, non ne era pentito. C'era anche suo padre che piangeva, sulla spalla della sua acida matrigna che non pareva affatto toccata da quella scenetta. Tanti altri c'erano. Percy riconobbe Eos in lacrime, ogni tanto lanciare sguardi ambigui ad Afrodite che sotto lo sguardo distratto di Efesto, stringeva la mano di Ares, che guardava anche lui la dea dell'aurora. Alla fine la dea era scivolata in ginocchio tra i singhiozzi, aveva macchiato l'abito bianco di sabbia bagnata ed aveva arruffato i capelli disperata. La moglie.



Ma alla fine il figlio illegittimo di Poseidone aveva veduto una sola persona e tutta l'attenzione era rimasta a lei, Artemide, con i capelli rame sciolti e fluttuanti, con indosso un lungo abito cerimoniale scuro, che la faceva apparire più matura di quando non fosse, il volto era una maschera, imperituro e privo d'emozioni, neanche gli occhi tradivano tristezza o qualche altra emozione, ma Percy sapeva che stava morendo, perchè il suo cuore era defunto, per la colpa che sentiva gravarsi nel petto, colpa poi per cosa? Per l'omicidio o per quell'amore che non avrebbe mai dovuto provare? Artemide prese dalle mani di estia una fiaccola e con quella appiccò l'incendio che avrebbe bruciato quello che doveva essere il cacciatore. "Che nell'altra-terra tu possa regnare, mio cacciatore" sussurrò Artemide, Percy si avvicinò per guardarli, la dea della caccia posò la mano su quella che doveva essere la fronte, mentre il fuoco bruciava la carne, il drappo ed anche la pelle della dea e raccolse qualcosa da lui, come una sorta di energia fluttuante, era una cosa strana che aveva già visto succedere con Zoe, l'ultimo sospiro era quello che aveva raccolto Artemide. "Che tu possa perdonarmi, mio amato" aveva detto ancora, aveva portato l'energia alla bocca e l'aveva soffiata verso il cielo, così tra le stelle si era depositata la costellazione del cacciatore, "Che tu possa combattere con lo scorpione per l'eternità, che i tuoi seguici ti seguano, che tu cacci e governi nel cielo e che io possa bearmi del guardarti fino alla fine dei tempi" recitò Artemide alla fine. Si allontanò dal fuoco e con gli occhi rivolti al cielo, si conscesse una lacrima dai suoi occhi. Percy ebbe la sensazione che avrebbe detto qualcos'altro, leggeva nel suo volto qualcosa, ma la dea tacque.






Annabeth non era affatto tranquilla a stare lì con la Cronide, Morfeo, Ecate e quello che poi si era rivelato Hypnos, fuori alla porta della stanza, sapendo che Percy era forse in coma in una stanza con una dea maledetta che non poteva non giacere con qualunque bel fanciullo si ritrovasse davanti e non solo il suo fidanzato era carino, indossava una collana che lo rendeva irresistibile, ma forse doveva fidarsi dalla dea trifacciale c'era un incanto che rendeva maledizioni ed oggetti incantati meno potenti. Vi stare chiedendo come avevano fatto a trascinarla fuori dalla stanza? Il dio del sonno era spesso molto convincente, specie se applicava l'arte dell'ipnosi e senza neanche sapere come la figlia di Atena si era ritrovata a sguirli senza scomporsi minimamente. Hypnos le aveva posato le mani sulle spalle, "Mio figlio ha ragione, talvolta esagero. Ma sia io sia lui siamo molto bravi con i tè dei sogni. E per evitare spiacevoli inconvenienti l'ho preparato io" l'aveva tranquillizzata, ma Annabeth non era affatto più tranquilla, lanciando uno sguardo al figlio, che aveva regalato alla figlia della dea della saggezza un sorriso malefico. La bionda lo guardò di malo modo, la verità e che non si fidava di Morfeo, era stato scortese con loro e durante la guerra era stato un difficile nemico e Hype aveva uno sguardo troppo addormentato per poter esser preso sul serio, non sembrava abbastanza sveglio. "Non riesco" aveva detto lei alla fine, il dio del sonno alla fine si era avvicinato e l'aveva stretta in un abbraccio, che Peito dopo averli lanciato qualcosa di ben poco identificato aveva definito Inapropriato. "Vieni cara, allotanati da quella piovra" aveva detto Peito, allotanando Hype dalla bionda, con sguardo addormentato, "Io non sono quello cattivo" aveva detto il biondo, lanciando uno sguardo al suo superbo figlio che era arrivato a non soffrire più il pessimo gusto rossastro della donna a tre teste e cercava di aggiustarla il più possibile.



Annabeth aveva guardato attentamente gli occhi della dea, erano oro puro come quelli che un tempo aveva avuto Luke quand'era sotto l'influenza del padre di Peito, "So che non puoi fidarti di me. Neanche io mi fiderei di me, se fossi in te" aveva scherzato la dea, mentre teneva Annabeth per arpionata per le spalle, "Non dovrei fidarmi di te? Perchè tua madre prova gusto a tormentarmi? Aggiungendo persone a caso nella nostra vita? O perchè tuo padre ha cercato di ucciderci tutti?" domandò retorica Annabeth, Peito accennò un sorriso ironico, davvero diverita da quella risposta, "Non saprei proprio" aveva detto con una vocina divertita e maliziosa, che alla figlia di Athena aveva ricordato qualche sciocco figlio della dea dell'amore. "Ho presenziato all'amore di Artemide ed Orione. Sono felice che voi li stiate aiutando" aveva detto la figlia del signore del tempo, che nel suo riso aveva più di sua madre che di suo padre. Annabeth forzò un sorriso, in quel preciso momento non li importava di quell'amore andato in malora, di quell'accozaglia di strani dei minori, de tè o di che altro, voleva solo sapere cosa stava succedendo oltre le porte di mogano bianco e che Percy stesse bene; niente di più.






"Vogliamo parlare nel posto dove Eris si è data all'Homofilia?" aveva chiesto Moros divertito, nel suo vero spettrale aspetto, "Potremmo anche parlare in cima alla torre Effel tra le coppiette felici" aveva risposto gelida Ker, con i capelli albini e gli occhi completamente neri. Il dio del destino aveva guardato la sua mata dea del destino di morte violenta, era oltremodo arrabbiata, non c'era verso di nasconderlo, era veramente infuriata. Moros si accomodò sulle panche di pietra del gazebo sul tetto, circondato di edera morta, Ker si era accomodata difronte a lui, "Sei arrabbiata perchè sto diventando gentile?" domandò lui preoccupato, "No, gentile è Eris alle consegne o io quando servo. Quello è il nostro limite di gentilezza. Tu sei come Harmony e Phil, una disgustosa caramella zuccherata" aveva esclamato la dea con convinzione. "E costringi me a fare la carina. Dov'è finito il mio Moros? Quello che ha regalato fiori ad Eris per aver fatto scoppiare la guerra di Troia? Denigra i cadaveri? Ha convinto il presidente americano a far scoppiare la bomba atomica? Ha banchettato sui cadaveri in vietnam? A provocato un figlio di Efesto fino a far bruciare Londra? Ha costreto Efesto a bruciare Pompei nel magma? Si è fatto aiutare da Phobos e Deimos l'undici settembre, perchè eri stufo di questa precaria pace?" urlò Ker, lei era innamorata di un mostro senza cuore, di una creatura che considerava gli umani l'ultima catena del carro, le sue personali pedine da gioco.



Moros si alzò dal suo posto per accomodarsi accanto a lei, "Se dopo tutta questa storia, ti prometto che mi comporterò bene. Sarai meno arrabbiata?" chiese Moros, con dolcezza, prendendo le mani della fidanzata, che si limitò a guardarlo freddamente, "Ti porto a cena fuori. Sulla striscia di Gaza, in mezzo ai soldati morenti o preferisci i civili?" aveva proposto, "Civili bambini" aveva deciso Ker, "Ma niente pollo!" aveva poi aggiunto, Moros l'aveva gelata con lo sguardo, "Ora esageri" aveva detto serio, la dea del destino violento aveva abbassato lo sguardo, ora lo riconosceva il suo intrasigente amante, "Senza pollo non puoi vivere. Dimenticavo" aveva detto alla fine. Moros aveva ridacchiato, poi aveva accarezzato il volto marmoreo della sua bella, "Posso picchiare Jackson alla fine di questa storia? E magari lasciandoli un livido. Sono la dea del destino violento. Non lo posso uccidere ma lo posso ferire, l'ho già testato" aveva detto Ker, non si era aspetta questa capacità ma dopo che avevano combattuto si era reso conto che l'aveva ferito, "Un solo pugno" aveva decretato Moros, la dea aveva riso diverita, poi aveva schiacciato le sue labbra sulle sue. " Posso regalarti un coniglietto morto?", " L'apprezzerei".






Percy aprì gli occhi per l'ennesima volta, solo che questa volta davanti al suo naso c'era la dea dell'Aurora stanca che aveva visto prima di cadere nei ricordi. "Scusa il trattamento" aveva sussurrato la rossa, con il volto posato su una mano, "Non si preoccupi" aveva detto Percy, cercando di recuperare qualcosa per pulirsi la faccia coperta di te, ringraziando che le schegge della tazza che si era rotta non l'aveva graffiato, almeno la sua invulnerabilità funzionava ancora. Eos sorrise onesta e Percy si rese conto che lei lo aveva spinto a vedere quei ricordi, "Era amore il vostro?" domandò alla fine il semidio, "Era una maledizione" aveva risposto la dea, "Ma era amore e credo fosse vero" aveva risposto alla fine la fanciulla, "Il suo era spontaneo, il mio indotto ma era sempre vero. Era parte della meledizione" aveva spiegato alla fine, con un sorriso che pareva sincero. Percy rimase in qualche modo incantato e stupito da quel sorriso, poi alla fine dopo un bel sospiro chiese: "Lei ci aiuterà?" il sorriso di Eos non si scompose di un millimetro.



"Bene ora dovete sloggiare" aveva detto alle spalle del figlio di Poseidone, Morfeo entrando nella stanza con tutti al seguito, "La dea non ha risposto" ribattè Percy, "Chi tace acconsente, ragazzo" aveva detto una delle facce di Ecate, non avevano badato a quale, il semidio si era voltato verso la dea, che aveva annuito, "Però vorrei che tu provassi a fare una cosa per me" aveva detto la dea, lanciando uno sguardo alla Cronide, che aveva trattenuto una risatina, "Certo" aveva detto quello, "Che tu provassi a convincere Afrodite ad annulare la maledizione" aveva detto, Percy non trovava assolutamente alletante impelagarsi con altre divinità, ma pensò che per avere un'Artemide dinuovo energica e meno umana, era un buon prezzo da pagare, così acconsentì. "Perchè lo fate? Perchè ci aiutate?" chiese comunque Annabeth, perchè nonostante la sua intelligenza le veniva complicato capire, lei non era certa avrebbe aiutato Percy a rincontrare una sua amata, "Perchè faccio sempre il tifo per gli amori impossibili" aveva risposto quella, accompagnando il tutto con un occhiolino.



Solo mentre percorrevano la strada all'inverso scortati da Hype che la guardava rapito e Percy che lo fulminava con gli occhi, la figlia di Atena aveva compreso le parole dette. L'amore tra Orione ed Eos era stata una maledizione, dunque era stato facile per lei staccarsi, l'amore che aveva animato i cacciatori era stato di tutt'altro genere e se la dea dell'Aurora avesse tenuto ancora un po' al semigigante avrebbe fatto di tutto perchè fosse felice. Anche lei si sarebbe fatta da parte se questo avrebbe reso felice Percy, ne era certa. Allungò una mano verso il ragazzo ed intrecciò le sue dita alle sue, lui arrossì un po', decisamente a in imbarazzo ed Hype fece una smorfia. Quando uscirono dal negozio d'alta classe con cui erano entrate con le amazzoni finite ora chi sa dove, Hypnos parlò loro, "In questo posto c'è un pessimo campo. Ne chiamate mentali ne Iris prendono. E i pegasi non sorvolano questa zona ed i viaggi d'ombra sono molto difficili. Sapete colpa di Ecate e tutti i suoi incanti" aveva mantenuto un espressione seria, "Come torniamo a New York?" aveva chiesto giustamente il figlio del dio del mare, al loro fianco si era materializzato il figlio di Hypnos con il sorriso sfrontato stampato sul viso, aveva afferrato la mano di Annabeth e l'aveva chiusta a pugno, lasciando fuori il pollice, "I mortali fanno da secoli così, mi hanno detto che funziona" aveva poi spiegato.



Quella era la loro soluzione? Detroit-New York in autostop?









*Phoebe: In inglese si pronuncia Fibi e per questo chiamata Fifì, ma in Latino, e presumo anche in greco, potrei anche sbagliare, ma si pronuncia Febe (Infatti questo è quello che porta tutti a pensare che Phoebe sia figlia di Apollo, il nome e perchè è una guaritrice). Comunque Apollo la chiama con la sua vera pronuncia.




Una fanciulla conta le ore
perchè sta per (r)incontrare il suo amore
Ma il viaggio è ancora lungo,
ma si sa
non c'è cosa più dolce dell'attesa
E qualcuno ha un segreto.


Il Phyton non è entrato molto bene in me questa volta, ma il prossimo capitolo è davvero inutile ed è solo per soddisfazione personale
   
 
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