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Autore: Nonna Minerva    07/01/2007    11 recensioni
Un Natale come gli altri diventa all'improvviso speciale quando Ninfadora Tonks torna a casa dopo due anni d'assenza portando con sè un ospite inatteso. Un viaggio nei ricordi e nei rimpianti che si concluderà con grandi speranze per il futuro.
“Sono contenta di averti rivisto, Remus Lupin.” Mormorò, uscendo dalla stanza. “Abbiamo tante cose da dirci.”
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EPILOGO

 

Ooooh… l’epilogo… che pirla che sono, mi commuovo da sola…

Che dire… Tonks qui imparerà ad apprezzare il tempismo perfetto della sua piccola peste...

 

Buon divertimento!

 

 

Epilogo

 

A tutti voi che avete letto e commentato.

Grazie alle mie beta!

 

 

Perfect timing.

 

 

La prima cosa che vide quando aprì gli occhi due ore dopo, fu Remus, steso su un fianco, la testa appoggiata sul braccio ripiegato sotto il cuscino ed un’espressione sognante in viso mentre osservava la bimba ancora profondamente addormentata in mezzo a loro due.

 

Cosa stai facendo?” domandò curiosa Tonks, mettendosi a sedere, attenta a non svegliare Selene.

“Vi guardo dormire” rispose semplicemente Remus. “Siete così belle...

La ragazza arrossì lievemente e si voltò verso il comodino, tentando di nascondere il rossore.

Cercò con lo sguardo la sveglia. Le otto. Erano passate due ore da quando Selene si era arrampicata sul lettone, come faceva tutte le mattine, ed aveva ripreso a dormire, apparentemente senza accorgersi della presenza di qualcun altro accanto a sua madre, cosa che invece a Tonks non era sfuggita, quando aveva aperto gli occhi.

 

Era bello svegliarsi accanto a Remus, e sorrise pensando che addormentarsi accanto a lui e trovarlo lì al suo risveglio, sarebbe stato in futuro un evento molto frequente.

 

Scostò le coperte ed andò ad aprire un cassetto, rovistando alla ricerca di un paio di calze. Ne scelse un paio di azzurre e se le mise ai piedi.

Si alzò ed aprì l’anta dell’armadio estraendone un enorme maglione giallo, infilandolo sopra la maglia del pigiama color verde chiaro.

Dopodiché si piazzò di fronte all’enorme specchio appeso alla parete, contemplando la sua immagine.

Sentì Remus scoppiare a ridere dietro di lei e subito dopo lo vide apparire nello specchio alle sue spalle.

Le passò le braccia intorno alla vita, abbracciandola da dietro e tirandola a sé.

Tonks appoggiò la testa sulla sua spalla, e chiuse gli occhi.

Tutto quello che desiderava era lì, in quella stanza ed era talmente felice che avrebbe voluto urlarlo al mondo intero.

I suoi pensieri furono interrotti da Remus che le solleticava il collo col naso per poi posare delicati baci sulla sua pelle candida.

Piegò la testa di lato, per fare in modo che lui avesse più libertà di movimento ed assaporò ogni istante di quella bellissima sensazione che le labbra di lui sulla sua pelle provocavano.

Le ci volle qualche secondo per rendersi conto che si era fermato.

Aprì gli occhi.

Remus aveva appoggiato il mento sulla spalla di lei, ed ammirava sorridendo il loro riflesso nello specchio.

“Credo dovremmo lavorare un po’ sugli abbinamenti.” Le sussurrò all’orecchio.

“Ed io credo che tu debba imparare ad indossare qualcosa di colorato , ogni tanto.”

I loro sguardi si incontrarono nello specchio.

“Sono sicuro che troveremo un compromesso. Mormorò lui con un sorriso, posandole un bacio sulla guancia.

“Ne sono sicura anch’io. Al momento c’è un’altra cosa di cui sono sicura,” disse, “Ed è che ho un bisogno disperato di una doccia.” Aggiunse, passandosi una mano fra i capelli.

 

La lasciò andare senza fretta.

Lei gli sfiorò il viso con la punta delle dita e si diresse verso il bagno, sfilando il maglione che aveva appena indossato e lasciandolo cadere sul pavimento.

Si chiuse la porta alle spalle, e lui rimase da solo davanti allo specchio.

Remus tentò di stirare con le mani la camicia stropicciata e di darsi una sistemata ai capelli.

Lanciò uno ultimo sguardo al suo riflesso, e dopo aver raccolto il maglione abbandonato da lei ed averlo riposto ordinatamente su una sedia, si spostò in cucina per preparare la colazione.

Selene intanto, continuava a dormire beata in mezzo al lettone.

 

 

***

 

Venti minuti dopo suonarono alla porta.

La testa di Tonks spuntò dalla porta del bagno.

Dev’essere Mark che viene a farci gli auguri. Aprigli e digli che arrivo subito.” Disse, “E’ fortunato a trovarci già in piedi, altrimenti una bella ramanzina non gliela levava nessuno!”

 

Remus fece come gli era stato detto, ed andò ad aprire.

Solo che non era stato Mark a suonare.

 

Si trovò davanti una coppia di mezza età, che aveva l’impressione di avere già visto da qualche parte.

“Salve,” li salutò esitante, e dai loro sguardi capì che i due erano ancora più disorientati di lui.

La donna sembrò riprendersi per prima.

“Ehm... ci scusi... dobbiamo esserci sbagliati...” borbottò estraendo un foglietto dalla tasca e rileggendo quello che vi era scritto, “Ci era stato dato questo indirizzo, avrà sbagliato a scriverlo, sbadata com’è... credevamo fosse l’appartamento di Ninfadora Tonks, ci scusi...”

 

“Quante volte ti ho detto di non chiamarmi Ninfadora, mamma?”

Un urlo dal corridoio fece voltare i due, che avevano già iniziato ad allontanarsi, prima che Remus riuscisse a spiegare.

I due visitatori fissarono la ragazza che li stava raggiungendo, i capelli rosa bagnati ed un asciugamano buttato sulle spalle.

“Ninfadora?” esclamò la donna, guardando alternativamente lei e Remus, cercando di afferrare quello che evidentemente le sfuggiva.

“Mamma?” boccheggiò a sua volta Remus. Ecco dove li aveva già visti. La foto che Tonks teneva sulla mensola in soggiorno.

Ooops.

 

Tonks continuò la sua sfuriata, ignorando Remus che continuava a fissare i suoi genitori con la bocca spalancata ed interrompendo sua madre che stava per riprendere a parlare.

“Mamma!” protestò. “Si può sapere che ci fate qui?”

Che c’è, non posso neanche venire a trovare la mia nipotina, adesso?”

Ma sono le otto del mattino!”

“Sono le otto del mattino anche per lui,” argomentò Andromeda, indicando Remus con un cenno della testa, “Ma non mi pare che la sua presenza qui ti dia fastidio...”

La ragazza tacque, spiazzata.

“E’ colpa mia,” intervenne un imbarazzatissimo Remus, “Avevo sentito che avrebbe passato il capodanno da sola, così sono venuto a farle compagnia purtroppo eravamo entrambi sfiniti e ci siamo addormentati sul divano. Mi ero giusto offerto di preparare la colazione per farmi perdonare, prima che arrivaste.

Tonks gli lanciò uno sguardo colmo di gratitudine prima di correre in suo aiuto.

“Sì, infatti. Perché non vi unite a noi? Così aspettiamo insieme che Selene si svegli. A proposito, lui è Remus. Lo avete già conosciuto,era un carissimo amico di Sirius.”

 

 

***

 

Dieci minuti dopo erano tutti e quattro seduti sul divano davanti a una tazza di tè fumante ed un piatto di biscotti.

Andromeda, superato lo shock iniziale di trovare un uomo in casa della figlia, gli aveva stretto la mano ed ora conversava amabilmente con lui.

Suo padre invece, che, memore della conversazione avuta con la figlia pochi giorni prima e fatti all’istante i debiti collegamenti al sentire il nome di Remus, aveva spalancato gli occhi colpito dall’improvvisa realizzazione di chi aveva davanti.Dopo uno sguardo supplichevole lanciatogli da Tonks, si era messo ad ascoltare quieto le chiacchiere della moglie con un sorriso consapevole che gli increspava le labbra.

 

“Ricordo quando venivate a trovarci con Sirius! Quanto mi facevate ridere! Ninfadora era alta così...” raccontò Andromeda accompagnando le sue parole con un gesto della mano.

“Non mi chiamare Ninfadora, mamma!” la corresse la ragazza.

Remus decise di intervenire, prima che Dora le saltasse addosso.

“Erano più Sirius e James i combinaguai... e io li seguivo a ruota! Quanto tempo è passato...

“Non tanto...” disse Andromeda. “Quanti anni hai adesso, Remus?”

“Trentanove.”

“Ecco, visto! Non sei poi così vecchio! Hai solo tredici anni più di Ninfadora.” Continuò la donna, ignorando lo sguardo infuocato della figlia.

Lo so cosa stai cercando di fare, mamma! Pensò la ragazza. Beh, almeno sarà più semplice quando scoprirai la verità. E sorridendo divertita tra sé continuò ad ascoltare.

“Che lavoro fai, Remus?”

Tonks voltò la testa di scatto verso di lui. Questa sì che era una bella domanda.

Con tutto quello che avevano da recuperare negli ultimi giorni, non aveva mai avuto occasione di chiedergli se le cose erano cambiate dall’ultima volta che si erano visti.

Attese curiosa la risposta di lui.

“Lavoro in una piccola libreria appena fuori Londra,” rispose cortesemente il mago. “Il mondo magico non mi offriva molte possibilità lavorative, vista la mia condizione, così devo lavorare fra i Babbani, ma in fondo non è poi così male.

Remus continuò ad elencare i pregi del lavorare fra gente che non apparteneva alla comunità magica, mentre Tonks scrutava il volto della madre in attesa di una reazione alle parole da lui pronunciate poco prima.

Lei stessa aveva parlato alla madre delpiccolo problema peloso’ di Remus in passato, ed ora attendeva solo che recuperasse l’informazione ricevuta tempo addietro e la collegasse a lui.

 

Ma, o sua madre non ricordava, o se aveva ricordato la cosa non le importava più di tanto, dal momento che continuava imperterrita nel suo interrogatorio.

Una domanda, in particolare, risvegliò la ragazza dalle sue fantasticherie.

“Sei sposato, Remus?”

A Tonks non sfuggì il lieve rossore nelle guance di lui, mentre soppesava la risposta.

“Non ancora, in effetti...” mormorò, e poi, spostando lo sguardo verso la ragazza aggiunse, “Ma spero di poterlo essere a breve.”

Fu il turno di Tonks di arrossire, consapevole che quelle parole erano rivolte a lei, più che a sua madre.

“Allora sei innamorato!” esclamò Andromeda.

“Fino alla punta dei capelli,” ammise lui.

“Beh, Ninfadora,” disse la donna rivolta alla figlia, “Visto? Lui almeno si è trovato qualcuno con cui passare il resto della sua vita! Spero ti sia d’esempio.

“Oh, lo è già stato... Non puoi immaginare quanto...

 

La ragazza dovette trattenersi dallo scoppiare a ridere per l’assurdità della situazione che le si presentava davanti.

Sua madre che nell’ultima mezzora aveva tentato di combinarla con Remus, cercando di farglielo piacere, senza sapere che lei di lui era già innamorata persa, e che avevano già fatto tutto da soli.

Suo padre che sapeva che Remus era il padre di Selene e l’uomo che lei amava, e, anche se non aveva avuto occasione di dirglielo, probabilmente anche che le cose tra loro si erano sistemate nel migliore dei modi.

Ed infine Remus, che cercava di rispondere educatamente alle domande che gli venivano poste, cercando di sviare soprattutto Ted, che aveva l’espressione di chi la sa lunga, perché non intuisse quello che era effettivamente successo tra lui e sua figlia, ma non poteva sapere che il suo futuro suocero era già a conoscenza di tutto, per cui i suoi sforzi erano assolutamente vani.

 

Forse però non era una buona idea scoppiare a ridere istericamente nel bel mezzo di una serissima discussione sugli attuali orientamenti politici del Ministero della Magia.

No. Assolutamente no. L’avrebbero fatta rinchiudere al San Mungo con Allock.

Resisti! Ma come si fa a restare seri! Guarda che faccia ha Remus!

Proprio quando stava per cedere, sua figlia nell’altra stanza iniziò a lamentarsi, pretendendo la sua dose mattutina di attenzioni.

Grazie tesoro... un tempismo perfetto!

“Sembra che qualcuno si sia svegliato!” disse Tonks alzandosi. “Restate qui, torno subito.

Felice di avere una scusa per allontanarsi, lasciò la stanza in un istante, la vaga traccia di un sorriso che le indugiava sul volto.

 

Quando ricomparve, dieci minuti dopo con Selene ancora mezza addormentata in braccio, gli altri tre si zittirono immediatamente, voltandosi per poter vedere la piccola.

“Buon giorno, cucciola,” la salutò Ted, andando ad accarezzarle i riccioli castani.

Andromeda si avvicinò a sua volta, allungando le braccia per prendere in braccio la nipote.

Ciao piccolina, vieni dalla nonna!”

Tonks fece per allungargliela, ma la bimba non ne voleva sapere e si aggrappava al maglione della ragazza.

“Ehi... che succede?” le chiese. “Non vuoi andare dalla nonna?”

Selene scuoteva la testa e non mollava la presa.

Andromeda tentò di nuovo, e ancora la piccola si rifiutava di lasciare le braccia della madre.

Poi all’improvviso tese le manine in direzione di Remus.

“No nonna! ...papà!” gridò.

 

Sembrò che il tempo si fosse fermato.

“Cos’hai detto?” mormorò Tonks incredula.

“Papà!” ripeté la bambina decisa.

La ragazza spalancò la bocca e si voltò a fissare Remus, la cui espressione rispecchiava la sua, ed il suo viso era diventato improvvisamente rossissimo.

“Hai sentito?” boccheggiò, ormai totalmente dimentica della presenza dei suoi genitori nella stanza. “Ti ha chiamato papà!”

Remus era troppo sconvolto per dire qualsiasi cosa, così si limitò ad annuire, ricacciando indietro una lacrima dispettosa che minacciava di scendere.

Sorrise.

Sorrise anche lei.

 

“Qualcuno mi vuole spiegare che cosa sta succedendo?” esclamò Andromeda disorientata, riportando i due alla realtà.

La ragazza guardò la madre battendo più volte le palpebre, come se si fosse appena svegliata da un sogno.

“C’è qualcosa che mi sono persa?” incalzò la donna.

La ragazza arrossì e si posò lo sguardo su suo padre che stava sorridendo, e poi su Remus, che annuì.

 

“Mamma... ti devo dire una cosa...”.

 

 

 

Qui la nostra storia si conclude, grazie per aver seguito fin qui, siete sempre dolcissimi!!

Ci vediamo venerdì prossimo ( se vi va ) con il primo dei missing moments, così ripercorreremo alcuni istanti degli ultimi due anni di Remus e Dora, e più avanti daremo anche una sbirciatina alla loro vita dopo queste vacanze di Natale che loro non dimenticheranno mai.

 

A presto!

 

NONNA MINERVA

 

  
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