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Autore: Iku Mayne Stylinson    22/06/2012    9 recensioni
la storia è ambientata a Milano, nelle ultime settimane di gennaio.
Amore tra ragazzi, tanto Larry, poco Ziam.
buona lettura :D
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Le perdite erano la cosa più brutta per un'adolescente. Lasciare gli amici per trasferirsi, oppure due genitori che si separano o anche la morte. Neanche un'ottantenne è abbastanza maturo per capire la morte, o peggio, il dolore. Con questo pensiero Niall, Zayn e Liam guardavano terrorizzati l'oblò dell'abitacolo, pensando, pregando e sperando in qualcosa che gli salvasse, che salvasse tutta la gente sull'aereo in caduta libera.

 

 

Seconda classe.

Harry Styles era seduto sul sedile imbottito, le gambe al petto e le braccia a stringerle, in una pallida imitazione degli abbracci di Louis. Ora si era abituato all'idea della morte, l'unica cosa che gli dava fastidio, sconcerto, e terrore era la morte di lui. Se solo lui potesse sopravvivere... era il pensiero che gli aleggiava nella testa, che gli opprimeva qualsiasi neurone che provasse a pensare ad altro. Era estraniato da tutto e tutti, convinto ormai che l'unica via e possibilità fosse la caduta e poi la morte. Si sentiva... solo.

 

 

Cabina di comando.

Louis Tomlinson non si era mai sentito grande. Era il più magro, quello con fattezze più femminili, il più pazzo, lunatico, ma mai serio. In quel momento, mentre tentava con tutte le sue forze di far salire l'aereo, si sentì troppo peso sulle spalle. Troppa responsabilità.

Avevano passato i 24.000 feet e sapeva che se un fulmine gli avesse presi, sarebbe andato tutto a puttane, tutto il lavoro di 26 ore e mezza non sarebbe più servito a niente.

Le nuvole all'interno erano nere, oscure, minacciose, terrificanti. Fasci di luce illuminavano il tutto con intensità, e procedevano a gradi, pochi metri per volta. L'aereo era entrato in riserva, c'era poco carburante, i motori facevano rimbombare il mezzo di scricchiolii agghiaccianti.
- siamo troppo vicini – mormorò Michael Blue. Louis non gli chiese niente, non voleva sapere. Stavano andando velocemente alla soglia dei 20.000 feet.
- Louis, alza il timone – disse il capitano lanciandogli una veloce occhiata. Le mani bianche e affusolate di Louis stringevano l'aggeggio e lo costringevano ad abbassarsi, cercando di far salire l'aereo. Se lo alzo, ce ne andremo giù, e non voglio... c'è il mare... pensò disperatamente.
Lou, per favore. Alzalo – no...
- Louis! - urlò Blue e lui fu costretto ad obbedire. L'aereo scese in picchiata, tra le nuvole che si infrangevano prima sul muso e poi sulle ali.
- "
Torre di controllo New York, rispondete" – gracchiò la radio. Louis guardò adirato Blue.
- Aveva detto che non funzionava!-
- Infatti non funzionava!
- "Torre di controllo, ripeto, rispondete" – disse una voce. Il comandante prese il ricevitore.
- Aereo di linea 387 Canestry, in ascolto.
- Dove siete? Indicate la posizione.
- A saperla... - disse Lou continuando a guidare. Blue gli diede uno scappellotto.
- Non lo sappiamo, la bussola è guastata e anche il radar. Crediamo di essere vicino agli States, però, visto che la radio ha preso.
- Mantenetevi a quota 30.000 per il momento, e andate verso nord, noi...
- scusate l'interruzione, ma i timoni non rispondono, è impossibile salire – intervenne Louis. Ci fu un momento di silenzio.
- Cosa?! State andando in picchiata?!-
- No, a 90, veda lei – disse Louis beccandosi un calcio.
- Va bene, scendete, ma non avvicinatevi all'acqua. Dovete essere abbastanza in basso da vedere le isole, li vi aiuteremo ad atterrare.
- Ci vorrà qualche ora...
- … ma c'è un ragazzo che guida? - chiese ancora la voce spaventata alla radio.
- Ehm – fece Blue.
- No, sono maggiorenne.
- Cristo... – disse prima che il contatto si interrompesse.

 

 

Un tonfo sordo, un boato. Lingue di fuoco che lambivano l'aereo in caduta libera verso il vuoto.


- vedo il mare – disse Louis imperterrito.
- Lo so.
- Non ci finiremo dentro, vero?-
 -...non lo so, Louis, non lo so. Pensa a Harry – già, Harry era l'unico motivo per cui aveva accettato di fare il Primo Ufficiale: salvarlo.

 

 

come facciamo ad atterrare?”
- tira verso di te la cloche – disse Blue non staccando gli occhi dall'oceano sotto di se.
- Mi ha letto nel pensiero, capitano?
- Non scherzare, dobbiamo mettere l'aereo parallelo al terreno.
- Si, ma il problema è: dov'è il terreno?
- Quanto sei spiritoso... - erano scesi talmente tanto che si distinguevano i dettagli dell'oceano. E poi Louis la vide: la terra.
- Comandante? - chiese tremante.
- Mh?
- credo di averlo trovato.

 

Seconda classe.

Niall passò un braccio attorno alle spalle fredde di Harry. Appoggiò una guancia paffuta sui suoi capelli morbidi.
- ce la faremo – disse convinto. Harry scosse impercettibilmente la testa.
- devi crederci. Lou si deprimerebbe se sapesse cosa pensi – Niall ci credeva davvero. Sapeva che sarebbero usciti da li vivi. Il solo accenno a Louis innescò un'infinità di lacrime sul volto pallido di Harry e l'irlandese maledì immediatamente la sua boccaccia larga.
- Dai, Ham, non fare cosi – provò a consolarlo senza successo. Le gocce salate però non si fermarono e Niall rinunciò, facendo per alzarsi. Harry lo bloccò.
- Resta con me – supplicò con gli occhi ingranditi e sgranati, resi lucidi dalle lacrime amare. E Niall non poté fare altro che obbedire.

 

 

Prima classe, sedili in fondo. Vuota.
- a cosa pensi? - chiese piano Liam sedendosi accanto a Zayn. Lui non si mosse.
- A noi.
- In bene o in male? - provò a scherzare Liam. Con scarso successo, aggiungerei.
- In peggio, credo – Zayn abbassò lo sguardo mentre il moro perdeva un battito.
- Cosa vuoi dire? - chiese sentendo il suo cuore fermarsi nella semi oscurità dell'aereo. Zayn si morse le labbra.
- Non lo so, Li, sul serio. Vorrei essere a Londra in questo momento.
- Lo vogliono tutti – disse veloce Liam.
- Si, ma almeno loro hanno qualcuno e io... lascia stare – sospirò passandosi una mano sulla fronte. Liam serrò la mascella.
- No, finisci la frase.
- Io sono il terzo incomodo. Lo sai perfettamente e credo che lo sappia anche lei – pronunciò il lei con profondo disprezzo.
- Non è vero – sussurrò con le lacrime agli occhi il cantante. Zayn lo incenerì con i suoi color cioccolata.
- Liam, non voglio portare avanti una relazione che sicuramente non avrà esito, quindi...
- NO! - Liam si alzò di scatto, i pugni chiusi. Occhi gonfi di lacrime, pelle bianca con i tendini resi visibili dallo sforzo di contenersi. Zayn si rendeva conto dello sbaglio che stava commettendo lasciando Li, ma credeva che sarebbe stato più felice con lei. Con Danielle.
- Io amo te – disse con la voce rotta per i singhiozzi. Si passò una mano tra i capelli castano chiaro e poi sul viso. Afferrò un sedile con l'altra e cercò di mantenersi in piedi. Zayn lo raggiunse, allungando le braccia come per afferrarlo.
- NO! - urlò ancora lui allontanandosi di scatto – tu non capisci! Lei non è niente per me, niente, niente! Lei non mi fa battere il cuore come fai tu, non mi fa dimenticare le parole di una canzone con solo uno sguardo! Non mi interessa quello che dicono gli altri, io voglio stare con te. In tutti i modi possibili – aggiunse mormorando. A quel punto, Zayn si sentì un emerito idiota.
- Scusami – fu tutto quello che riuscì a dire prima di abbracciarlo.
- Non contarci – disse Liam con il viso premuto sulla camicia a quadri rossa che lui portava.
- Ti amo.
- Lo so.
 -… a questo punto dovresti dire che anche tu mi ami.
- A questo punto dovresti aver messo in moto il cervello, giusto? - e Zayn rise, mentre abbracciava stretto quel ragazzo che anche solo con un gesto lo rendeva tremendamente felice.

 

 

Cabina di comando.
- siamo troppo vicini.
- Lo so. Quella è la Statua della Libertà?
- Ma non dire caz... oddio è vero – mormorò Blue strizzando gli occhi. Migliaia di metri sotto di loro, quando le nuvole glielo permettevano, si poteva vedere una piccola figura grigiastra, sfocata come non mai.
- Manca come minimo mezz'ora.
- Avverto i passeggeri?
- No, lasciali stare.
- Va bene... comandante? - Blue sbuffò ma Louis continuò imperterrito. - siamo usciti dalla tempesta.

 

 

Seconda classe.

visto, Lou? Ce l'abbiamo quasi fatta”

 

 

la terra si avvicinava troppo velocemente. Cosa si deve fare per un atterraggio?

 

 

torre di controllo New York, ci siete ancora?” Louis sospirò.
- forse si, forse no.... comandante, lei non ha sonno?
- Smettila di fare l'idiota e passami il ricevitore.
- Antipatico – borbottò il cantante dandogli l'aggeggio. Lui se lo portò alle labbra premendo il pulsante a lato.
- Qui Aereo di linea 387 Canestry, in ascolto.
- “Fra due ore ci sarà un ciclone, vi conviene sbrigarvi. Dove siete?”
- ma è sordo o cosa? - sussurrò Lou. Blue quasi rise. Quasi.
- Ora siamo sopra Liberty Island, vediamo la Statua.
- “atterrate a New York, allora, la pista 07 è libera.”
- va bene. Se magari avessimo le coordinate...
- se magari il radar per le coordinate funzionasse, sarebbe molto meglio, o sbaglio? - disse Louis a voce alta per farsi sentire.
- “C'è ancora il ragazzino che guida?”
- ragazzino glielo dici a tuo figlio, primo, e secondo, ho vent'anni, dai cazzo!
- ...Louis, smettila e chiedi scusa all'ufficiale.
- No, è lui che ha cominciato – disse come un bambino. Il comandante si passò una mano sulla fronte, stanchissimo per le quasi ventisette ore di volo consecutive.
- Per favore, almeno questa volta dimostra di essere maturo – disse a denti stretti guardandolo incazzato nero. Fa paura quest'uomo, pensò Lou mordendosi le labbra. Prese il ricevitore e con un'aria sofferente, disse:
- mi scusi se ho detto la verità e ora, come facciamo a sapere dove e quando atterrare? - chiese con voce suadente e con un sorrisino bastardo da far invidia a Harry. L'ufficiale alla radio decise di lasciar perdere.
- Abbiamo le vostre coordinate, vi spiegheremo cosa fare a breve. Tenetevi in contatto.
- Se solo ci fosse l'autopilota, mi farei una pausa – sbadigliò, il ragazzo, e Blue alzò gli occhi al cielo.
- Perché cazzo non ho preso Niall per guidare...?

 

Torre di controllo New York, mi sentite?”
- si, qui aereo di linea 387 Canestry in ascolto.
- “Scendete a 13.000 feet, verifichiamo la vostra rotta.”
- va bene – tirarono ancora più su la cloche, così che l'aereo scendesse di quota. Appena arrivarono alla soglia dei 14.000, Blue disse:
- ci siamo. Ora?
- “vedete la città?
- Si.
- "andate ad est e appena vedete l'aeroporto, fate fare all'aereo un giro completo attorno all'ubicazione. Quando sarete in posizione, dovreste vedere due file lampeggianti blu e allora, ma solo allora, atterrateci in mezzo.” - Louis sbuffò: quando avrebbe dormito? Sentiva le palpebre farsi sempre più pesanti...
- Lou – sussurrò Zayn comparendo dal nulla. Il ragazzo sobbalzò e per un terrificante momento perse il controllo della cloche.
- Cosa? Che è successo? - chiese subito guardando l'amico.
- Niente, tranquillo, sono solo venuto a farti visita. Come va?
- Ho sonno – borbottò Louis.
- E perché non fai a cambio con qualcuno?
- Si e chi ci viene qui? Quel pazzo omicida del tuo amico biondo? - chiese retoricamente Blue guardandolo di sbieco. Zayn sorrise.
- Ha ragione, comandante – Lou gli lanciò uno sguardo eloquente e lui capì. Zayn si avvicinò al suo orecchio e gli mormorò:
- Ham è caduto in depressione. Dovresti vederlo, sembra uno zombie.
- Cosa?! - urlò il ragazzo facendo per alzarsi. Blue lo rispedì a sedere.
- Mi faccia andare da lui!
- E chi lo guida 'sto coso? Sta calmo e rilassati, tra qualche minuto atterreremo e potrai fare tutto quello che vuoi con il tuo ragazzo, ma per ora NO! - Louis Tomlinson lo guardò adirato, più inferocito che mai e, con i muscoli tesi nello sforzo di rilassarsi, riprese la cloche.
- Aspettate. Tra poco atterriamo?! Perché non ci avete detto niente? - gridò il ragazzo con il ciuffo alla Elvis Preasley. Il comandante sbuffò.
- Tutti si sarebbero sovreccitati e ci vuole calma per fare quell'operazione. Non dire niente.
- ma... sono tutti terrorizzati! Come faccio a farli calmare? - disse Zayn con gli occhioni da cucciolo.
- Fregatene – alzò le spalle, strafottente.
- Mph – fece Louis storcendo il naso.
- Che c'è? - chiese Blue mentre Zayn se ne andava sconsolato, scuotendo la testa. Louis sbuffò dal naso.
- E lo chiede anche? - disse sprezzante.
- Te l'ho detto, i sbaciucchiamenti a dopo – Lou stava per rispondere, ma si trattenne. Sentiva gli occhi umidi. Blue lo guardò. Sospirò pesantemente, poi prese l'interfono:
- come si chiama il tuo amico biondo? - chiese prima di accenderlo.
- Niall Horan.
- Niall Horan è pregato di venire nella cabina di pilotaggio. Grazie – chiuse l'aggeggio e lo posò.
- Perché l'ha fatto? - chiese profondamente stupito Louis.
- Ora vedi – rispose ammiccando l'uomo. Qualche secondo dopo entrò Niall.
- Cosa c'è?
- Louis deve andare a pomiciare con Harry, ti dispiace stare qui a guidare per un po'? - chiese senza guardarlo il capitano. Teneva gli occhi fissi sulla città piena zeppa di grattacieli, e cercava di trovare la maledetta pista di atterraggio di New York.
- Cosa? ma...
- devi solo tenere alzata la cloche – gli disse Lou alzandosi – per favore – aggiunse sussurrando. Me lo sono sempre detto che sono troppo buono, pensò Niall sedendosi al posto del Primo Ufficiale e sperando che tornasse presto.

 

 

Louis Tomlinson superò la prima classe al buio ed entrò di corsa nella seconda, dove varie esclamazioni lo accolsero. Cercò con lo sguardo Harry e quando lo vide, restò scioccato: aveva delle occhiaie profonde, neanche lui aveva dormito in 27 ore. Gli occhi verdi erano spenti e le labbra pallide. Le fossette erano semplicemente un vago ricordo. Andò verso di lui con passo tremolante.
- Harry – gli sussurrò all'orecchio facendolo spaventare.
- Lou... - pigolò il ragazzino con gli occhi sgranati. Il cantante gli sorrise dolcemente.
- Vieni nella prima classe con me? - non ci fu bisogno di chiederlo due volte, perché si alzò e andarono nell'altra sezione buia, con neanche una lampadina accesa. Louis sentì il suo battito cardiaco accelerare. Chiuse le tendine che separavano le due classi e piombarono ancora di più nell'oscurità. Passò un braccio sulla vita di Harry e se lo premette addosso, facendo aderire i corpi. Il ricciolino mugugnò e si attaccò alla sua maglietta a righe come un koala, unendo le loro labbra in un dolce bacio. Non passò molto che anche le loro lingue cominciarono ad accarezzarsi, e le mani di Louis finirono nei capelli di Hazza, impregnati dell'odore dello shampoo al cocco che aveva usato tante ore prima. Le lingue si cercavano, come anche i corpi, che facevano di tutto per unirsi di più all'altro. Il più grande lo spinse verso un sedile e crollò su di esso, mentre Harry si sedeva su di lui a gambe aperte, continuando a baciarsi.
- Bear... voglio di più – mormorò Harry sulle sue labbra. Lou sorrise e gli baciò il collo, mordendoglielo. Hazza gemette e pensò che finalmente poteva morire in pace.
- Non possiamo. Ricordi in che situazione ci troviamo? E poi, non posso restare.
- Perché? - pigolò Harry strabuzzando gli occhi. Lou fece un sorriso triste e spostò la testa di lato.
- Devo tornare di la, c'è Niall per il momento, ma non sa come fare.
- Perché, tu si? - chiese Harry più presuntuoso che mai. Il ragazzo alzò le spalle.
- Blue è un buon maestro – il ricciolino sospirò e si alzò, permettendo al cantante di fare lo stesso. Lo guardò un po' tra l'incazzato e l'infelice, ma si arrese. Sapeva che Lou aveva quasi litigato con il comandante pur di venire da lui e la cosa lo lusingava. ,a ora doveva tornare di la a salvare il culo a tutti. Si alzò sulle punte dei piedi e incollò di nuovo le loro labbra, dando vita ad un bacio mozzafiato.
- Aspetta di essere a terra, almeno – disse sorridendo Louis e staccandosi un po'.
- Vado – gli sussurrò il più grande appoggiando la fronte sulla sua.
- Va bene. E sbrigati ad atterrare, o sarò costretto a saltarti di sopra mentre guidi – Lou scoppiò a ridere.
- Lo spero!


- Niall! Sono tornato! - esclamò Louis felice come una colomba. Niall alzò le spalle e balzò in piedi, cedendo il posto a quel ragazzo troppo cresciuto. Gli fece l'occhiolino ed uscì, lanciando anche uno sguardo malevolo di sfuggita a Blue.
- Ma ciao – disse Harry sognante. Si, l'irlandese si spaventò non poco.
- Ehm...si, ciao. Che ci fai qui al buio? - chiese chinandosi per vederlo meglio: stava seduto sempre su quel sedile e sembrava rinato. Un cambiamento repentino, insomma.
- Immagino.
- Cosa?
- Ehh... sei troppo piccolo per poter capire.
- ...ma se sono più grande di te!

 

 

Fecero fare all'aereo una manovra non brusca, ma complicata. Louis, ci mancava poco che bestemmiasse, sudava freddo. Blue? Indifferente. La pista di atterraggio era sotto di loro, vedevano perfettamente le lucine blu. Erano messi in posizione perfetta, ma la parte difficile veniva ora: senza autopilota, con un'ala che praticamente andava a fuoco e forse uno dei flaps scassato, c'era ben poco da sperare. A mano a mano che scendevano, la velocità diminuiva. Ormai erano a un centinaio di metri dalla pista, il cuore di Louis Tomlinson batteva furiosamente contro la cassa toracica, facendogli mancare il respiro; l'adrenalina che correva nel suo corpo faceva si che la mente restasse lucidissima. La rapidità era talmente elevata che ben presto si ritrovarono a pochi metri di altitudine, aereo parallelo al terreno.

Il comandante eseguì una manovra che, gli aveva spiegato in precedenza, serviva a ridurre l'inclinazione della traiettoria e a far appoggiare il velivolo sulla pista delicatamente.
- Tira verso di te la cloche – gli ripeté Blue facendo lo stesso. Lou eseguì, lo fece piano, delicatamente, quasi avesse paura di fare del male all'enorme veicolo.
- Siamo a 55 feet, va bene lo stesso? - chiese il ragazzo.
- Si, per 5 feet cosa può cambiare? Apri i flaps...perfetto – lui infine tirò una leva nera lentamente, che fece uscire il carrello di atterraggio.
- Ora devi aiutarmi: dobbiamo mantenere la velocità al Vref...
- al che?
- Vref vuol dire velocità di riferimento, e serve per avvicinarsi... - mentre spiegava, Louis era più concentrato che mai. Se ci fosse stato qualcun' altro sarebbe svenuto, e invece c'era lui. Lui, eterno Peter Pan, eterno sognatore. “dopo questo chiederò più assoli”, pensò solamente mentre adottavano l'angolo di discesa, usando come riferimento i PAPI. Effettuarono anche la richiamata, o flare, per rendere il tutto più facile e delicato. Sentirono uno scossone quando il carrello anteriore appoggiò a terra e poi un sorriso si fece largo sui visi quando anche il posteriore toccò il terreno. L'aereo continuò a camminare per un paio di metri per inerzia e si fermò del tutto. Urla di gioia scoppiarono nella seconda classe e nella economy.
Era finita.

 

 

 

Attaccarono gli scivoli ai portoni del velivolo e, mentre tutti scendevano, Louis restò per qualche minuto sul sedile del Primo Ufficiale per riprendere fiato. Respirava a fondo, un male cane alla pancia che non vedeva cibo da più di un giorno e si chiese come stesse lo stomaco di Niall, quasi distrattamente.
- Louis? Come stai? - chiese Blue dietro di lui. Si era alzato un paio di minuti prima per rassicurare tutti e farli scendere, forse Harry era già sotto che lo aspettava: il suo cuore fece una capriola e rise.
- Una favola – rispose lui con il più bello dei sorrisi.
- Mi dispiace di essere stato duro con te, prima.
- Non fa niente, davvero. Lei è un grand'uomo – Blue scosse la testa, amareggiato.
- No, non è vero. Sei molto migliore di me. Saresti un' ottimo comandante.
- Lo metterò sulla lista di cose da fare prima di morire.
- Sempre il solito, eh...?

 

 

 

 

 

Liam e Zayn erano sulla pista con tutte, o quasi, le persone che c'erano a bordo. Liam si guardò in giro: Alice era con il suo piccolo Harry su un'ambulanza, certo non era stato molto igenico partorire su un Boeing. Monica curava un piccolo graffio sulla guancia sinistra di Alex, che si dimenava sotto le mani della mamma. Un tic tac di tacchi frenetico sulla pista asfaltata;
- LIAM! - una donna con i capelli castano chiari si buttò su di lui, una massa di capelli ricci a coprirgli la faccia. Un dolcissimo profumo gli invase le narici e il suo cuore perse un battito: era lei.
Spostò lo sguardo terrorizzato a Zayn, ma non era più dietro di lui. Dov'è andato? Sciolse l'abbraccio di Danielle e le accarezzò il viso morbido e tondo. Le sorrise timidamente. Danielle prese fiato e il suo viso un po' pallido sotto la carnagione olivastra esprimeva tutta la sua preoccupazione. Lo baciò. Fu un bacio casto, che però lui non impedì. Liam sentì qualcosa mancare. Che strano... quando era con Danielle sentiva qualcosa dentro, qualcosa di piccolo ma tenace che lo faceva restare legato a lei; in fondo era dalla notte dei tempi che stavano assieme, no?

 

 

Zayn si appoggiò al muro e scivolò per terra, gli occhi chiusi e il petto squarciato in due. Quella...quella... come si permetteva quella troia di toccare lui? Che diritto aveva? Si prese la testa fra le mani, mentre con l'occhio della mente rivedeva e riviveva la scena che pochi attimi fa si era presentata: lei che correva verso Liam, lo abbracciava e infine lo baciava. Si lasciò sfuggire un singhiozzo, mentre capiva quello che non avrebbe mai voluto capire: lei era più importante per Liam. Zayn si sentì usato e poi gettato come un vecchio straccio, puzzolente e troppo sgualcito per poter essere usato. Perché si era innamorato del suo migliore amico? Perché lui aveva detto di si a quella relazione impossibile? Perché non sapeva scegliere tra la sua ragazza e l'unico che lo capiva?ma era veramente l'unico che lo capiva? Si morse le labbra carnose, finché non sentì il sapore metallico del sangue sulla lingua. Respirò anche con la bocca, la riserva d'aria quasi finita, il cuore a pezzi. Perché toccava sempre a lui soffrire in silenzio?

 

 

Si staccò da Danielle appena in tempo per vedere Zayn correre via. Oh mio Dio. No. No!

Zayn no! Se se ne andava lui, Liam non... sarebbe potuto più esistere. Era legato alla sua anima solo come si può essere legati con il filo del destino rosso. Non andartene. Guardò di nuovo Danielle. La pelle liscissima, i suoi occhi da cerbiatta, i suoi capelli cosi morbidi... ma non era lui. Non aveva gli occhi color cioccolato fuso, i muscoli scolpiti che amava accarezzare quand'era a letto. Non aveva quel bellissimo sorriso che sprigionava tutto quel calore. Non aveva quei capelli che diventavano di tutte le dimensioni con solo un po' di gel. Semplicemente, lei non era Zayn. Appena se ne rese conto, appena si rese conto che avrebbe fatto lo sbaglio più grosso della sua vita a stare con Danielle, fece un passo indietro, scivolando via dalle sue braccia.
- non posso – mormorò ancora sconvolto. Danielle lo guardò confusa.
- Non... puoi?
- Stare con te. Non posso più stare con te – disse con voce più alta e sicura. Lei sospirò e serrò la mascella.
- È per Zayn? - un bellissimo battito forte si fece sentire quando Danielle pronunciò il suo nome. Quello che lo faceva stare sveglio la notte, che a volte non lo faceva mangiare. Lei non gli faceva quest'effetto.
- si. Amo lui. Scusa – lei fece un grosso sospiro.
- Sapevo che sarebbe successo. Avevo notato qualcosa – poi sorrise tristemente – mi va bene. Sto bene. Sul serio.
- Davvero? Non voglio farti stare male – disse Liam tenendole la mano.
- Tranquillo. Forza, è dietro l'angolo, vai – sorrise e Liam capì che era un'anima. Un'amica davvero speciale.

 

 

Vide Liam arrivare di corsa. Zayn si alzò e si asciugò frettolosamente le lacrime, cercando di avere un aspetto dignitoso, ma gli occhi rossi lo tradirono. Liam si fermò davanti a lui col fiatone.
- hai pianto? - chiese allungando una mano per sfiorargli il viso, ma Zayn lo respinse schiaffandogliela via. Liam restò li, offeso a morte.
- Ero l'unico per te? Lei non conta niente?
- È cosi, Zayn.
- Va bene, se è cosi perché l'hai baciata proprio davanti a me? - era distrutto.
- È stata lei a baciarmi!
- ma..
- io...
- fammi parlare! - sbraitò Zayn.
- No!
- Liam, smetti di fare il bambino!
- Idiota! - urlò Liam lasciando Zayn di stucco. Da quando insultava le persone?
- L'ho lasciata, ok? L'ho lasciata per te! - il ragazzo aveva gli occhi spalancati.
- Eh?
- perché sei cosi duro di comprendonio? - piagnucolò Liam mettendosi una mano sulla faccia. Zayn sentiva che lo amava ancora di più. Sorrise.
- L'hai lasciata davvero? Davvero davvero?
- Si, davvero davvero – rise lui. Zayn si avvicinò e lo baciò, con tutto il trasporto possibile.



- Lou! - esclamò Harry vedendolo scendere dallo scivolo. Lo raggiunse.
- Dove cavolo eri finito?
- Chiacchieravo con Blue.
- Ma dai? - Harry scosse la testa, sorridendo.
- Sai? Ci hanno prenotato cinque camere in un hotel qui vicino, e io sto morendo di sonno. Andiamo? - Harry annuì, ma era sicuro che non avrebbero solo dormito.

 

 

 

Finali a luci rosse? No? Facciamo bordeaux! Per chi è sensibile al genere spinto rimanga fuori, prego :3

Louis dormì quasi un giorno intero, Harry accoccolato al suo petto. Poi aprì un occhio. Poi anche l'altro.
- ma ciao, Lou – sussurrò Harry divertito. Lui sorrise e gli accarezzò la pancia, leccandogli il lobo. Con la mano andò verso il basso ventre, scivolando verso l'interno coscia.
- Arrivederci – disse mentre Harry si inarcava gemendo. Respirò a fatica, il ricciolino, e diventò color porpora.
- V-vuoi farlo ora? - gli chiese piano con gli occhi socchiusi. Lou fece un sorriso enigmatico.
- Si, se non ti dispiace, è difficile quando si ha un'erezione tra le gambe di prima mattina – Harry sollevò un angolo della bocca.
- Davvero? Sei un pervertito – mormorò imbarazzato quando lui si avvicinò per leccargli sofficemente le labbra. Gli passò un dito sul membro addormentato che risvegliò immediatamente. Gemette e si agitò nel letto mentre il suo ragazzo gli saliva di sopra. Rise mentre gli baciava il collo e gli lasciava scie di saliva su tutta la lunghezza del corpo. Arrivò fino al membro eretto di Harry, dove si fermò. Guardò la pelle lucida e tesa davanti a lui e senza pensarci, gli leccò pianissimo la punta.
- Ah! - esclamò il più piccolo respirando a fatica: Louis gli lasciò qualche secondo per riprendersi, poi lappò di nuovo quella sensibilissima zona, stavolta con più decisione. Il ragazzino gemeva e quella melodia risuonava nelle orecchie del più grande. Fece scorrere la lingua su tutta la lunghezza del pene, e infine lo prese tutto in bocca, facendolo strusciare contro il suo palato e lo fece scorrere con una lentezza oscena. Harry aprì di più le gambe e gli tirò i capelli: voleva di più. Louis gli accarezzò il fianco e cominciò a fare su e giù, sempre, infinite volte, finché Harry non venne nella sua bocca. Ingoiò tutto, pensando distrattamente al suo buon sapore e gli raggiunse le labbra, lambendole. Prese il lubrificante dal cassetto del comodino, l'aveva trovato il giorno prima, e ne spalmò una generosa quantità su tre dita. Harry era completamente abbandonato alle cure di Louis, sapeva quello che faceva. Premette la punta del primo dito sullo strettissimo anello di muscoli e Harry sospirò, rabbrividendo per il gel freddo che impregnava la mano del suo ragazzo. All'intrusione del primo dito quasi non se ne accorse, ma fu quando anche il secondo dito fece per entrare che lui urlò. Sentiva fastidio, ma anche uno stato di eccitazione che non se ne sarebbe andata tanto in fretta. Louis lasciò scorrere le dita per qualche secondo e quando il ricciolino si fu abituato, infilò anche il terzo. Harry mugolò di dolore, ma quando le dite si arcuarono e toccarono un punto in fondo – Louis ci arrivava a malapena – si arcuò e urlò dal piacere. Il più grande levò le dita e prese in mano il suo membro già duro e dolorosissimo, che guidò fino all'apertura già allargata del ragazzo. Fece un po' di pressione e Harry ansimò, e si morse le labbra per non urlare. Louis procedeva piano per farlo abituare ma era difficile non alzargli le gambe per farlo tutto in colpo. Avanzò ancora ma Harry urlò e dovette fermarsi. Il ragazzino aveva gli occhi pieni di lacrime che tratteneva a malapena.
- Vai – gli disse quando Lou lo sovrastò asciugandogliele con dei bacetti affettuosi. Lui esitava.
- Se fa male dimmelo e io esco. Va bene? - Harry annuì. Louis cominciò a spingere, prima piano, poi sempre più forte, fino a quando le urla di dolore del più piccolo non si fecero di piacere puro. Gli alzò le gambe e se le mise sulle spalle, prendendo i fianchi carnosi tra le dita e continuando a spingere come se ne andasse della sua vita.
Perché dopotutto Harry era quello. La sua vita. E l'avrebbe amato per sempre.

 

 

 

 

The End, un po' squallido, ma... :D

 

 

 

 

commento!

Ma buon giorno signori e signore! Scusate l'immenso ritardo ma alla fine ce l'ho fatta, L'HO FINITA! Ieri ho scritto tutto il giorno, sono andata a letto alle undici e mi sono messa la sveglia alle quattro e mezza solo per voi! Questa è la fine, e sono contenta e triste allo stesso tempo. Contenta perché finalmente l'ho finita e posso dedicarmi a Hyperversum e ad altre storie, triste perché mi mancherà il vostro supporto e le vostre meravigliose recensioni. Vi amo, e mi dispiace che questa storia sia finita. Vi voglio attivi e soprattutto, voglio recensioni!

Ci vediamo!, Iku-san.

  
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