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Autore: Nebula216    22/06/2012    3 recensioni
-Salve.-
Disse con una voce talmente strafottente da infastidire persino la sbirra all’altro capo del telefono, la quale tentò con tutta la sua buona volontà di risultare cordiale.
-Come posso aiutarla?-
La domanda che attendeva. Il ghigno tornò nuovamente sulle sue labbra tinte di un rossetto viola funerale scuro.
-Li ho uccisi… tutti quanti…-
Genere: Dark, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akatsuki, Hidan, Itachi, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 2: Cadaveri
 

 Un ultimo sospiro, prima di sentire la sua anima lasciare il corpo…
Quanto bastava per farlo staccare dalla ferita che le aveva inferto, proprio alla giugulare: aveva mangiato a sufficienza, sarebbe stato tranquillo fino alla sera successiva.
Era triste doversi cibare continuamente delle ragazze di nascosto, era davvero seccante: la CIA aveva tesserato tutti i novizi attraverso fastidiosi micro-chip sottocutanei, e loro non avevano decisamente voglia.
Perché dovevano controllarli?
Mica uccidevano ogni tre per due!
Bastava una preda ogni tanto…
Con tutte quelle che c’erano in città perché mettere un chip di controllo? Facevano anche un favore alla popolazione cittadina in fondo.
Si staccò dalla ragazza esanime, afferrando, dopo vari tentativi, un pacchetto di sigarette nere come la notte: ne prese una con le labbra e l’accese, facendo ben attenzione a non avvicinare troppo la fiamma al suo volto…
Non ci teneva a diventare un tizzone ardente.
Fece in tiro, ben accogliendo il sapore acre del tabacco mescolato a quello ferroso del sangue appena ingerito: la caccia era stata ottimale quella notte, non aveva incontrato difficoltà nell’adescare la vittima, portarsela a letto e nutrirsi… tutto era filato liscio come l’olio.
Ghignò mentre inspirava una nuova boccata di fumo, appena in tempo per sentire qualcuno bussare.
-Minchia… chi cazzo è?!-
-Pizza a domicilio… chi vuoi che sia Hidan!? Apri dai!-
Perché Deidara doveva rompergli le palle in quel momento?
Sapeva benissimo che era la pausa cicca post-sesso/pasto!
Tentò di fare un tiro, con calma, ma quel biondino dal sesso confuso non glielo permise col suo bussare insistente: furibondo, si avvolse il lenzuolo attorno ai fianchi, aprendo con così tanta forza da spezzar quasi la maniglia, antica e preziosa quanto il rifugio stesso… se lo avesse visto Kakuzu, sicuramente avrebbe cercato di ucciderlo nel peggiore dei modi.
Quando aprì, un ragazzo dai capelli biondi, lunghi e lisci, e occhi azzurri entrò nella sua stanza, senza nemmeno chiedergli il permesso: con la delicatezza di un camionista ubriaco, fece cadere dal letto il corpo esanime della vittima, osservando le lenzuola ormai cremisi.
Fischiò.
-L’hai dissanguata amico!-
Hidan roteò gli occhi, cercando tutto il suo misero auto-controllo in una boccata di fumo: sicuramente non le aveva fatto una trasfusione, dato che adesso giaceva stile scendi-letto sul parquet.
Irritato, fissò il biondo, aspettando chissà quale novità stupefacente: Deidara era capace di sparare una minchiata dietro l’altra se ci si metteva d’impegno, e a volte ci riusciva alla perfezione… il suo record arrivava a sfiorare le 150 cazzate in un’ora circa.
Un numero apparentemente abominevole… se non si conosceva il suo ultimo compagno di squadra.
Il biondino incrociò le gambe sul letto, fissandolo con un sorriso così inquietante da somigliare a un ringhio, dato che i canini erano fin troppo visibili alla luce fioca delle candele quasi spente.
-Allora iena bionda? Che novità ci sono?-
Domandò Hidan prima di fare l’ennesimo tiro dalla sigaretta, non curandosi della smorfia che l’altro aveva fatto a causa di quel nomignolo.
-Senti testa ferrosa, io non sono una iena! Quei sacchi di pulci devono star lontani da questa casa! Mordono i mobili, ti strappano i vestiti, le pantofole, le…-
-Le interiora se sono incazzati.-
Concluse l’altro mentre spengeva, in un posacenere, il mozzicone.
-Al posto di lamentarti faina ossigenata aggiornami.-
Il biondo, furente per quei nomignoli, scattò in piedi, puntandogli un dito contro.
-IO NON SONO UNA FAINA OSSIGEN…-
Un bussare insistente e parecchio scocciato interruppe la loro litigata, permettendo così al ragazzo dai capelli argentati di prendere degli abiti puliti dall’armadio di mogano. Osservò, nonostante l’oscurità, i panni che stavano piegati accuratamente negli scomparti, optando alla fine per una t-shirt in microfibra nera e dei jeans scuri, sbiaditi al livello delle cosce e con qualche strappo: non aveva voglia di mettersi in ghingheri come erano sempre soliti fare Sasori, Pain e Itachi… preferiva qualcosa di più sportivo…
Qualcosa che rispecchiasse la sua natura aggressiva.
Con un ghigno, prese a vestirsi, ignorando alla grande Deidara che stava litigando con chi aveva bussato alla porta.
-BRUTTO MARIONETTISTA DEL CAZZO! TI HO DETTO CHE IL TUO CONCETTO DI ARTE E’ SUPERATO!-
-Deidara… io volevo semplicemente dirvi che Pain vi aspetta in sala pranzo… sei tu che sei partito in quarta sui nostri gusti artistici.-
La voce atona e calma di Akasuna, con relativa risposta a presa di culo, fece scoppiare in una risata non controllata l’albino che, in quel momento, si stava allacciando i jeans: quella coppia era un vero spasso, se poi ci si metteva anche il terzo elemento, lo “spara cazzate ogni tre per due”, allora sì che il divertimento era assicurato.
Tirò su la zip dei jeans, avviandosi con la maglia mezza messa verso la porta.
-Avanti Deidara, è meglio andare. Quella testa di minchia che ci ritroviamo come capo sembra aver il ciclo ogni volta che tardiamo.-
Esordì l’argenteo, mentre seguiva in silenzio e con i capelli semi-scomposti un ragazzo vestito con pantaloni neri e camicia colo avorio, dagli occhi color nocciola e una zazzera di ciuffi rosso sangue: Akasuna Sasori per gli amici…
Il Marionettista per chi era in punto di morte.
-Allora Mr.Tomato? Che news ci sono?-
Domandò Hidan, non badando affatto all’occhiataccia che gli regalò il coinquilino.
-Vedi di scherzare poco Hidan… il capo è furibondo e Kakuzu e Kisame  sono appena tornati dalla perlustrazione, non con buone notizie purtroppo.-
-Mamma mia come siamo seri. Che c’è? Mastro Geppetto aveva finito il legno da segare?-
Il rosso non rispose, limitandosi ad ignorare il commento e a camminare per i corridoi lugubri della villa: da molto tempo la loro squadra aveva occupato quell’edificio di stampo gotico, apparentemente abbandonato dall’esterno, e mai erano stati scoperti dalla gente comune.
Non curavano per niente il giardino, per evitare di dare sospetti: soltanto delle rose rampicanti mischiate ad edera andavano a proteggere, in un’armatura smeraldina, le mura della loro dimora.
Il garage erano stati costretti a costruirlo sotto la tenuta, dato che le scuderie erano andate distrutte in un incendio risalente ai primi del 1800, ma non avevano incontrato grandi difficoltà… anzi, l’entrata al livello del terreno era troppo cinematografica.
Scese una sfilza di scale a chiocciola, si ritrovarono nel salotto, una sala a metà tra il moderno, vista la tv al plasma e altri apparecchi elettronici di ultima generazione, e il gotico, data la mobilia antica e prestigiosa.
Un uomo dalla pelle abbronzata, vestito con una camicia sportiva color verde scuro, un paio di jeans e degli anfibi, tagliò loro la strada: i suoi occhi, verdi smeraldo con sclere rosso sangue, fissarono con rabbia pura l’albino.
-Hidan… il sangue è colato fin qua sotto. Potresti anche fare attenzione non credi!? Il parquet è antico e oggigiorno costa un casino! Vedi di regolarti.-
L’interessato sbuffò.
-Senti Kakuzu… da amico ad amico… vedi di trombare un po’ di più, ok? Sei insopportabile.-
-Vedete di non menarvi… il capo ci attende.-
Disse un ragazzo con i capelli mori, tenuti stretti in un codino, occupato a leggere un libro su una poltrona in stile vittoriano.
-Itachi ha ragione, muoviamoci.-
Esordì Sasori mentre si dirigeva, assieme agli altri, nella cucina, dove il capo, un “ventiquattrenne” dalla capigliatura ribelle, di uno strano color arancione e occhi grigi li attendeva. Alla sua destra, impassibile come una bambola di porcellana, stava la sua compagna, caratterizzata da capelli colo zaffiro e occhi color ambra: un connubio che ben attirava, assieme al corpo d’alabastro, possibili vittime.
Seduti attorno al tavolino, invece, stavano i restanti componenti del gruppo, occupati o a giocare a scacchi o a scarabocchiare su fogli bianchi frasi prive di senso; appena tutti presero posto, il capo si alzò.
-Kisame e Kakuzu non hanno portato buone notizie.-
Volse lo sguardo verso un componente della banda, caratterizzato da capelli corti blu, occhi color onice piccoli e un aspetto simile a quello di uno squalo. Questo, sentendosi chiamato in causa, si alzò.
-Abbiamo trovato i cadaveri del commando russo nel bosco, quello dall’altra parte della città. Poi il corpo massacrato di un punk in un vicolo dei bassifondi e, dulcis in fundo, il custode notturno del parcheggio coperto, Mizuki.-
-Mh, l’essere ha parecchia fame. Potrebbe far concorrenza al nostro caro Zetsu.-
Esordì Hidan fissando l’interessato, un ragazzo con capelli verdi, occhi di puro topazio e la pelle più scura nella parte destra del corpo. Quest’ultimo sbuffò, borbottando frasi sconclusionate e prive di significato.
Il ragazzo dai tratti somatici simili a quelli del grande bianco tossicchiò, catturando nuovamente l’attenzione collettiva.
-Non si tratta di novizi, né di negromanti, trafficanti o sacchi di pulci.
Il punk non aveva vestiti ed era stato letteralmente svuotato degli organi interni. La ferita, irregolare, partiva dal diaframma e arrivava alla zona pubica, non è rimasto niente delle viscere… svuotato come fa un bambino con un barattolo di gelato.-
Nessuno osò fiatare, se non la compagna del capo, Konan.
-E di Mizuki? Cosa ci dici?-
Kisame li fissò, in una pausa che sembrava prossima a durare un bel po’ di tempo.
-Gli sono state amputate una gamba e una mano… la spina dorsale era spezzata in quattro punti, collo compreso, e la testa gli è stata recisa con un solo colpo. Gli son stati divorati i polmoni, il fegato e il cuore.
Ho finito…-
Si sedette, osservando i compagni di squadra in modo preoccupato: nessuno uccideva con una tale ferocia e velocità. In pochi giorni erano già stati ritrovati dieci cadaveri, tutti uccisi nei modi peggiori possibili: le autorità non ci avrebbero messo molto a dare la colpa alla loro razza o a qualsiasi altra “diversa”.
Itachi, serio, si rivolse al capo.
-Cosa facciamo?-
L’interessato rimase zitto, pensieroso, mentre Hidan faceva rigirare nelle sue dita uno zippo finemente decorato.
-Proporrei una battuta di caccia.-
Esordì l’albino, chiudendo con un gesto secco l’accendino e fissando, furbescamente, gli altri componenti della squadra.
Ad un certo punto, Pain si alzò, fissando tutti con occhi glaciali e scarlatti.
-…E sia… Non girate mai da soli però. Non sappiamo chi o cosa sia l’artefice di queste uccisioni.
Non voglio vampirizzare gente incompetente per ottenere dei rimpiazzi… sono stato chiaro?-



Angolo autrice: Lo so, era un'eternità che non aggiornavo, ma spero comunque che questo chappy sia stato di vostro gradimento!
Non posso stare molto causa mega-ripasso, però ci tengo a ringraziarvi per le vostre recensioni e per le letture.
Un grazie enorme!
Bacioni!
Nebula216 

 

   
 
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