Giocatrici gusto
Fragola
Gli spalti erano gremiti di spettatori e tifosi, e nel campo
alcune atlete si stavano già riscaldando in previsione della partita. La
tensione delle giocatrici era palpabile in quell’aria viziata e impregnata
dell’acre odore della fatica.
Chiara si guardò attorno, agitata e ancora incapace di
affrontare l’imminente sfida. Sebbene si fosse allenata duramente, non si
sentiva in grado di affrontare l’agguerrita squadra avversaria. Nonostante
desiderasse mostrare alle compagne il suo potenziale, desiderava poter scappare
a gambe levate da quel luogo maledetto.
Se non fosse stato per Sandra, che la stava letteralmente
trascinando fino alla loro panchina, si sarebbe rintanata in bagno, fingendo di
star male per tutta la durata dei cinque set.
Il cuore batteva violento nel suo petto, quasi minacciasse
di scoppiare per l’intensità delle pulsazioni. Perle di sudore colavano lungo
il suo volto, seppur non avesse preso in mano un solo pallone.
Perché si sentiva così a disagio? Non aveva nulla da temere,
in teoria. Si era preparata così tanto, dopotutto.
E se non riuscisse ad agire, in campo? Le sue compagne la
rincuorerebbero immediatamente.
E se facesse una figuraccia davanti a tutti? Angelo e
Valerio la consolerebbero e supporterebbero.
E se deludesse qualcuno? Allora sarebbe davvero la fine.
- Ehi, Chiara, mi stai ascoltando? – la voce di Sandra
la riscosse, costringendola ad ignorare le assillanti domande che opprimevano
il suo povero animo provato.
La giovane scosse la testa in segno di negazione, esibento
un’espressione affranta e preoccupata. Sicuramente la Capitana l’avrebbe
divorata viva per quella mancanza d’attenzione.
- Ho detto che Kotone ti coprirà, quando sarai in seconda
fila – ripeté spazientita, cercando a stento di contenere la rabbia.
Curvò le labbra in un sorriso forzato, tentando vanamente di rincuorare la
nervosa centrale. – E poi ci saremo Karen ed io a difendere le vostre
zone, perciò non preoccuparti e pensa a fare delle belle battute flottanti. Ti
ricordi come farle, vero?
L’atleta annuì impercettibilmente, rispondendo alle parole
incoraggianti e rasserenanti dell’amica.
In effetti, in campo non aveva molto da fare: il suo compito
era ricevere gli attacchi al centro, ma raramente gli avversari li
indirizzavano in quel punto; preferivano prendere di mira gli angoli, occupati
dalle loro più valide giocatrici.
Sebbene dovesse sentirsi consolata dalle parole della
schiacciatrice, non riuscì tuttavia a reprimere la sua angoscia. Deglutì
rumorosamente, non appena raggiunsero le loro compagne impazienti di cominciare
il riscaldamento.
- È successo qualcosa di grave? – domandò preoccupata
Karen, mentre faceva alcuni allungamenti per le braccia. Guardò perplessa
Sandra, alla ricerca di una valida spiegazione da parte sua. – Stavamo
per venirvi a cercare.
La risposta della Capitana fu preceduta e coperta dalla
sonora risata di Amina, la quale sorprese tutte con la sua improvvisa entrata
di scena. La castana si parò di fronte alla schiacciatrice, il volto a pochi
centimetri dal suo, masticando rumorosamente un chewing-gum. L’aroma dolciastro
della fragola si diffuse nell’aria, soffocando l’ansia che gravitava attorno a
tutte loro.
- Dì la verità, San: te la stai facendo sotto. Eri di là a
tremare come una foglia, vero? – la provocò l’alzatrice, sfoderando un
ghigno strafottente. Prima che l’altra potesse ribattere, la zittì facendole
scoppiare in faccia un palloncino di gomma rosa. – Altro che consolare
Chiara. Semmai sarà stato il contrario, eh?
- Ma senti chi parla – esclamò Sandra di rimando,
scansandola amichevolmente. Sostenne il suo sguardo di scherno, squadrandola
dall’alto al basso nel tentativo di irritarla. – Ha parlato quella che si
era aggrappata alla panchina pur di non entrare in campo.
- Ehi! – gridò la giovane, sbarrando gli occhi per la
sorpresa. Le sue guance si imporporarono di rosso per la rabbia, incassando
dolorosamente quel colpo basso. – Ero ancora piccola!
- Oh, certo – proseguì l’altra, facendo spallucce e
scuotendo la testa con finta approvazione. Ridacchiò, godendo dell’impulsiva
reazione della sedicenne, la quale bolliva di rabbia. – Tutti lo sanno
che una pallavolista dell’under quattordici è piccola. Si è mai vista una
poppante di quasi quattordici anni?
Risatine ilari sfuggirono dalle labbra di tutte le atlete,
accrescendo la furia della loro prima alzatrice.
- Sandra… - sibilò Amina, digrignando i denti e stringendo i
pugni nel vano tentativo di reprimere la sua ira. Il suo orgoglio era stato
minato proprio davanti a tutte! Faticava ad accettare quel genere di affronto.
– Vaffan…
Una pallonata colpì in pieno la testa della castana,
interrompendo appena in tempo la sua imprecazione. Si massaggiò la nuca con
stizza, voltandosi in direzione della compagna che aveva osato colpirla
volutamente.
- Niente insulti, qui! – la rimproverò duramente
Jasmine, impassibile all’occhiata feroce dell’amica. – Se l’Allenatore
fosse qui, ti avrebbe già sistemata.
In effetti, Chiara non aveva ancora udito la fragorosa
risata di Furio da quando era entrata nella Palestra. Che si fosse dimenticato
della partita che si doveva disputare quel giorno? Conoscendolo, forse si
trovava ancora a casa sua, a cantare sotto la doccia.
Lo cercò con lo sguardo tra le persone sedute sugli spalti:
magari stava chiacchierando con qualche conoscente e non aveva ancora avuto
modo di incontrare la squadra. L’atleta sentiva la necessità di chiedergli come
doveva comportarsi in campo, se doveva agire in un certo modo, e cosa fare per
non intralciare le sue compagne. Era davvero necessario che qualcuno le
rispondesse!
Dopotutto, c’era in gioco il loro onore. E poi,
sinceramente, non aveva la benché minima voglia di sopportare le imprecazioni e
le urla furiose di Sandra.
Mentre cercava il suo Coach, notò con orrore la mancanza di
Valerio e Angelo. Anche loro si erano forse scordati del suo debutto? Non osava
crederci. Avevano avuto qualche imprevisto, oppure non avevano voglia di
fissare per ore un pallone che volava da una parte all’altra del campo? Il
dubbio la uccideva.
Era impossibile che i suoi ragazzi si fossero dimenticati di
lei. I suoi occhi si velarono di lacrime, che la centrale asciugò stizzita col
dorso della mano. Discostò furiosa lo sguardo dalla platea, torturandosi il
labbro inferiore nel vano tentativo di moderare l’ira.
Proprio nel momento in cui la sua attenzione tornò alle sue
compagne, la porta d’ingresso si spalancò.
L’Angolo
dell’Autrice dallo smalto Blu notte:
Anzitutto
mi scuso con tutti voi per il ritardo della pubblicazione. Secondo i miei
piani, avrei dovuto postare questo nuovo capitolo una settimana fa, ma un
dispiacevole imprevisto (lutto) ha compromesso ogni cosa. Mi scuso con tutti
per il disagio. E l’altro giorno, proprio mentre stavo per pubblicare tutti i
capitoli di varie storie, un temporale ha fatto saltare ogni mio piano. Beh, a
quanto pare la sfortuna è dalla mia parte.
Mi auguro
che questa storia vi sia piaciuta.