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Autore: petitecherie    24/06/2012    6 recensioni
In cerca di ispirazione per Century Child, Tuomas decide di partire per Londra. Complice un temporale, si trova coinvolto nella storia d'amor perduto del poeta Coleridge e della figura evanescente di Christabel.
Cosa accadrà? Riuscirà il nostro compositore preferito a risolvere un mistero nascosto da più di 200 anni?
Genere: Mistero, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Tuomas Holopainen
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Beauty and the Beast'
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botb 3 one more night to live
Therefore all seasons shall be sweet to thee,
Whether the summer clothe the general earth
With greenness, or the redbreast sit and sing
Betwixt the tufts of snow on the bare branch
Of mossy apple-tree, while the nigh thatch
Smokes in the sun-thaw; whether the eave-drops fall
Samuel Taylor Coleridge, Frost at Midnight






The Amaranth's Inn, Nether Stowey, 29 settembre 2001




Sto cercando informazioni su questa Christabel. Ormai sono curioso. E no, per chi se lo stesse chiedendo: nessun incubo stanotte. Nessun fantasma. Però, non sono riuscito a dormire molto bene tanto che alle 6.00 ero già nella sala comune dove ho incontrato il folletto pittore. Era lì, tranquilla, che sorseggiava il suo the vicino alla finestra. Io ho preso una tazza di caffè e ho tirato fuori la Moleskine e gli appunti su Coleridge. Ogni tanto la guardavo e sembrava persa in un sogno. Devo ammettere che l'atmosfera era talmente rarefatta e magica che avevo quasi timore a respirare.
Credo che il folletto - no, meglio fatina - mi piaccia. Però, ho deciso che rimanderò le tattiche di conquista a quando avrò risolto il mistero di Christabel.
In quel silenzio e nella luce soffusa, ho riletto quello che avevo scritto sul Poeta e mi sono soffermato soprattutto sulla sua giovinezza. Samuel mostrò da subito un'attinenza alla poesia e alla scrittura, divorando quantità di libri superiori al suo peso. E soprattutto, la sua natura sensibile non faceva che renderlo ancora più attento a determinate tematiche come la spiritualità, la sfera emotiva e gli incubi.
Molto mi ha colpito un suo verso "With unclosed lids, already had I dreamt/Of my sweet birthplace"*. Probabilmente Bleeker aveva ragione: io e il Poeta abbiamo più cose in comune di quanto pensassi. Però, lo sottolineo, il mio preferito resta Whitman.
Riesco quasi a immaginarmelo, Coleridge, a vederlo correre in giro per le brughiere del Devon insieme ai suoi fratelli, lui, il più piccolo, e forse anche il più coccolato. Correre contro il tempo e nel tempo, senza curarsi di nulla visto che l'infanzia è un percorso senza misura, in cui si è addirittura più saggi degli adulti.
Immagino anche i suo genitori sulla porta che lo guardavano dolci e attenti, pensando al suo futuro, all'uomo che sarebbe diventato. D'impulso, un appuntamento fisso negli ultimi giorni, prendo la mia biro mangiucchiata in cima e scrivo:

"Safely away from the world
 In a dream, timeless domain
 A child, dreamy eyed,
 Mother's mirror, father's pride"

Il rumore di una tazza posata sul tavolo di fronte al mio mi distrae dalla scrittura e mi fa alzare gli occhi, socchiusi in uno sguardo inviperito, sul responsabile di simile distrazione emotiva. Peccato che abbia fulminato proprio la fatina. Divento bordeaux.
<< Ehi, wolf's eyes, take it easy. It's just sound effects! >>
La fatina mi lancia queste parole ridendo e nonostante la sorpresa iniziale, mi aggiungo anch'io alla risata.

***

Chiesa di Saint Mary e annesso cimitero
 
Io mi aspettavo che qualcuno mi chiedesse un permesso o qualcosa, invece, quando ho chiesto al Reverendo Potts di guardare nel vecchio archivio (informazione ricevuta dai proprietari del Coleridge's Cottege) mi è stato subito dato l'ok. Si vede che nessuno se li fila questi documenti pieni di polvere che quando un'anima pia li rivendica, sono più che felici di darli in lettura, così ovviano anche alle spese di pulizia dei volumi. Questo perché ho dovuto utilizzare almeno un pacchetto di kleenex e mezzo rotolo di carta igienica per riuscire anche solo ad aprirli senza rischiare un attacco allergico o l'attacco degli acari.
Prendo i documenti catastali delle nascite e mi metto subito alla ricerca della famiglia Ashley. A quanto pare, anche l'ipotetica Christabel aveva quel cognome, quindi, un problema in meno. Sfoglio le carte avanti e indietro, passo ad altri documenti, ma niente, dopo quasi cinque ore di lavoro, non ho trovato la minima traccia che possa condurmi alla soluzione del mistero.
Decido di fare pausa, visto che sono quasi le due del pomeriggio e vado a comprarmi un panino e una bibita dal supermercato più vicino. Prima di tornare al lavoro, decido di fare un giro nel cimitero. Qui sono sepolti i resti terreni degli abitanti di Nether Stowey sin dal 1700. Per questo dribblo la zona moderna e mi dirigo con passo deciso nella parte più antica. Cammino tranquillo, senza alcuna fretta, in questo luogo silenzioso e di pace. Ci sono tante lapidi una vicina all'altra, ma nessun angelo guardiano, come ad indicare che nella morte siamo tutti uguali e che la guida verso l'altro Regno è comune.
Decido di tornare indietro per continuare il mio lavoro da pseudo archivista, quando, improvvisamente, un particolare colpisce la mia attenzione. Una parte delle mura del cimitero è coperta da fitti rampicanti di edera da cui fanno capolino delle rose. A colpirmi, nel pallido sole pomeridiano, è il colore delle rose: rosso cupo tendente al nero. Anche da questa distanza, le rose sembrano di velluto, morbide e sensuali, e sembrano invogliare alla carezza. Le vedo scendere verso la terra e capisco che, in un rituale macabro e affascinante insieme, il concime della loro vita è stato dato dal corpo che giace ai loro piedi, i cui unici resti alla conoscenza umana e al ricordo, sono dati dalla piccola lapide in pietra parzialmente ricoperta dalla vegetazione.
Mi avvicino cauto, attento a non disturbare l'eterno riposo di queste anime, e mi chino ad osservare i fiori. E a toccarli. Sembrano davvero petali di stoffa vellutata e il loro profumo è incantevole, un misto di limone e ciliegia, oserei dire. Rimango un attimo deliziato dal loro spettacolo e mi pento vivamente di non avere una macchina fotografica e di non essere bravo nel disegno, o di certo, avrei fatto un magnifico schizzo sulla mia moleskine. Questi fiori sono stati piantati apposta qui, e hanno continuato a crescere nei secoli indisturbati. Probabilmente, sto commettendo un atto sacrilego, ma con mano ferma, scosto le foglie che coprono la visuale sulla lapide in pietra, scoprendo così il nome della creatura che ha dato vita ad un simile miracolo. La rivelazione è talmente forte che cado seduto sull'erba morbida:

Sara Rose Derwent
18 May 1780 - 10 September 1798
Beloved daughter and friend.
"There is not wind enough to twirl
 The one red leaf, the last of its clan,
 That dances as often as dance it can,
 Hanging so light, and hanging so high,
 On the topmost twig that looks up at the sky
."

(STC)

Rimango un attimo basito ed estraggo dallo zaino il libro che ho comprato su Coleridge, girando svelto le pagine mentre un nodo di ansia ed eccitazione mi stringe lo stomaco. Prima cosa, Coleridge nel 1798 era qui a Nether Stowey e a fine settembre venne portato via dall'amico Wordsworth, poichè la sua depressione era aumentata a livelli che lasciavano temere per la sua vita. Poi, due dei figli di Coleridge si chiamavano Sara e Derwent. E l'epitaffio sulla lapide è tratto dal poema incompiuto.
L'ho trovata.
Ho trovato Christabel.

***

Ritorno nell'archivio con ansia crescente, ma soprattutto con la consapevolezza che c'è qualcosa di serio in tutta questa storia. Insomma, ditemi quel che vi pare, ma nessuno chiama i propri figli con il nome di un'altra donna, o soprattutto, permette che i propri versi vengano utilizzati come epitaffio. E altro che Ashley! Ci credo che brancolassi nel vuoto. Sara Rose Derwent doveva essere imparentata con loro o non si spiegherebbe l'abbondanza di rose sulla sua tomba, ma non portava il loro stesso cognome, il che fa pensare che i Derwent si siano uniti in matrimonio agli Ashley in seguito.
Riapro tutti i documenti ed effettivamente, le mie ipotesi sono più che giuste: la sorella di Sara, Mary Margareth ha sposato tale William Ashley (fioraio) nel 1801. Benediciamo l'usanza di testimoniare le nozze e soprattutto, il fatto che questi documenti siano arrivati intatti a due secoli dopo. Il problema però resta: come dimostro che Sara è Christabel e che conosceva Coleridge? A conti fatti, le mie restano speculazioni.
Mi alzo in piedi nervoso, in cerca di altri documenti, quando un refolo di vento gelido attraversa il mio corpo, lasciandomi tremante. I peli mi si rizzano sulle braccia e alla base  della nuca perché ho la certezza di essere osservato. E non può essere il Reverendo, visto che ogni volta che è venuto qui, ha sempre bussato alla porta per far avvertire la sua presenza. Vedo la fiammella di una candela accesa sotto un quadro votivo tremare leggermente e i miei denti iniziano a battere.
Nell'aria si sparge un odore misto di incenso, rosa e limone, una fraganza appassita. Sono sicuro di aver sentito ridere alle mie spalle.
Ho paura al pensiero di voltarmi ma so che devo farlo. E proprio nel momento in cui mi sto per girare, la finestra decorata di fronte a me si apre di scatto, lasciando entrare il vento fresco di fine settembre, spegnendo la candela e lanciando in aria i fogli su cui stavo lavorando. Mi volto di scatto, senza quasi pensarci e mi accorgo di essere solo, in questo ambiente polveroso.
Mi passo una mano sulla fronte, mi sarò sicuramente suggestionato con questi ambienti à la Emily Brontë!
Cos'è quello?
Rimango immobile per dieci minuti buoni, prima di trovare la forza di chinarmi e prendere tra le mani quello che si rivela essere un foglietto arrotolato chiuso da un laccio scolorito. Il motivo per cui non ho reagito subito è questo: il foglietto era circodato da una decina di petali neri.


***

My dear (...)

How coud you leave me in this garden of pain? Why (...) your absence? When could I embrace you again, my beloved Christabel?
(...)
- cancellato- did you ever - macchiato e incomprensibile -
Thou give to me death in life. I should rejoin death to return to life - cancellato -, Christabel (...) you have left me. - macchiato - and I've lost myself.
- incomprensibile - punish you and reveal you as you are. Incomplete.
Like me, like ourselves. (...)
Never finding an end.
(...) - incomprensibile - the Beast will always be  waiting for the Beauty.

Samuel Taylor Coleridge, NS 1798


***

Saluto il Reverendo come se avessi il diavolo alle calcagna. Gli ho praticamente lanciato contro i documenti, non prima di averli nuovamente sistemati. E sono corso fuori, in direzione del cimitero per fare la cosa che mi sembra più giusta. Sono le  cinque e un quarto e la chiesa chiuderà verso le sei, costringendomi a tornare domani mattina. Ma questo impegno non può aspettare un minuto di più.
Dopo aver letto la lettera, sono rimasto fermo a fissare il vuoto. Mi sentivo come svuotato e allo stesso tempo, riempito di una miriade di sensazioni e immagini che avrebbero fatto impallidire Spielberg. Avrei dovuto sentirmi come un ladro per aver letto quelle parole, ma non ci riesco. Ho il cuore che mi scoppia per la tristezza, per un amore che il fato ha troncato nel peggiore dei modi.
Mai, mai potremo conoscere la verità sulla loro storia, visto che Christabel è stata spazzata via dal vento, come cenere. E Coleridge non ha mai rivelato a nessuno il suo tormento, lasciando che invece, fossero l'alcool e il laudano a parlare per lui, utilizzandoli forse come strumenti per riavvicinarsi all'amore che gli era stato portato via.
Non ricordo di aver visto la lettera tra i documenti che controllavo, ma se è riapparsa per mano di Sara o di Samuel, non importa. Di certo, quella lettera non è mai stata letta a Sara e forse lei è morta senza sapere quanto era stata amata e venerata dal Poeta.
Credo che sia ora che queste due anime si ricongiungano per l'eternità.
Giungo davanti alla tomba di Christabel e con devozione scavo un pò nella terra scura cercando di ricavare un posto in cui inserire la lettera. Non sono parole per il mondo queste, e io altro non sono che il mezzo per concludere una vicenda iniziata più di duecento anni fa.
Leggo ancora una volta le parole d'amore del Poeta, a voce alta, e poi, le seppellisco per sempre in mezzo ai petali neri della sua Christabel.
Mi siedo e guardo ancora una volta questo insieme decadente di rampicanti, rose e tombe per imprimermelo nella memoria.
E non resisto. Il mondo forse non conoscerà mai la verità, ma io sì. E devo renderle giustizia. Devo darle speranza.
Alla mia maniera.
Alla maniera di Tuomas Holopainen, compositore dei Nightwish.

"I wish I could come back to you
Once again feel the rain
Falling inside me
Cleaning all that I've become
 
My home is far but the rest it lies so close
With my long lost love under the black rose
You told I had the eyes of a wolf
Search them and find the beauty of the beast

All of my songs can only be composed of the greatest of pains
Every single verse can only be born of the greatest of wishes
I wish I had one more night to live."




E non so perchè, ma le parole della fatina si sono mischiate prepotentemente alle mie lyrics.







Note dell'autrice:
* verso tratto da Frost at Midnight di Samuel Taylor Coleridge
Repetita iuvant: la liason tra tale Sara Rose Derwent aka Christabel e Coleridge è frutto della mia immaginazione :)
Le rose nere sono state introdotte dal 1856 in poi. La rosa nera non esiste in natura :) Quella presentata qui ha l'aspetto della Black Baccara Rose e il profumo della Lois XIV (ebbene sì, mi sono informata :P )

Disclaimer: i personaggi non mi appartengono. La canzone citata è Beauty of the Beast dei Nightwish.


   
 
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