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Autore: Tomi Dark angel    24/06/2012    2 recensioni
Isabella Swan è sola, annullata dal suo stesso amore. E' per questo che si getta dalla scogliera, pronta all'impatto finale. Però qualcosa interviene, fermando la mano del destino. Una creatura meravigliosa, che esiste solo nelle leggende... la stessa creatura in cui verrà trasformata Bella, prossima a un nuovo incontro con i Cullen. Tra verità nascoste, destini intrecciati e creature mitiche, Isabella rivedrà la sua vita con occhi nuovi, potenti, da creatura non più umana, ma in grado di amare.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
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Edward Pov.

Un silenzio di tomba avvolgeva la casa, un silenzio d’attesa, di preparazione all’avvenire. Di lì a poco l’avrei rivista. Avrei potuto guardarla negli occhi, inginocchiarmi e implorare perdono per il male che le avevo procurato. Me la immaginavo, eretta e fiera come la più bella delle dee. Non riuscivo a pensare ad altro che a lei.

 

Gabriel Pov.

C’era qualcosa sotto. Isabel era effettivamente morta, l’avevamo trapassata noi stessi. Perché non riuscivo a stare tranquillo? Perché vedevo Kean muovere nervosamente un piede? Reha si era chiusa nella sua stanza, sembrava non voler parlare con nessuno.

Solo i Cullen risentivano un’atmosfera felice, colma di speranza: Jasper sorrideva ampiamente, abbracciando Alice. Esme piangeva di felicità e Carlisle la cullava con eterea dolcezza. Solo negli occhi di quest’ultimo leggevo un chiaro ammonimento a stare calmi, a non sperare troppo nella divina provvidenza. Io stesso, che sono un angelo, non vi sperai.

Forse era tutto perduto, forse no. A breve, l’avremmo giudicato.

 

Edward Pov.

Era il momento di andare, il momento di rivederla. Mi alzai, in preda all’entusiasmo. Nella mente di tutti, finanche in quella di Rosalie, leggevo pace, sollievo. Eppure, i pensieri di Carlisle erano confusi, restii a ceder ragione. Per lui, qualcosa non andava.

Ed: ti sbagli.

Carlisle alzò gli occhi e sorrise debolmente.

Carl: me l’auguro, figlio mio. Me l’auguro…

In silenzio, ci avviammo verso la Nostra radura. Ero impaziente di riabbracciarla, di sfiorarla e sentire il suo corpo caldo, pulsante di vita. Ormai eravamo vicini… molto vicini…

???: fermatevi.

Mi arrestai ai piedi di un albero. Avevo corso senza accorgermene per raggiungerla, e nessuno mi avrebbe arrestato, non questa volta. Volevo vederla, stringerla, dirle che l’avrei protetta fino alla fine dei miei giorni, se mai questa fine sarebbe giunta.

Esme: Edward!

Gli altri mi raggiunsero, guardando straniti la persona che mi stava davanti, la mano sollevata in un gesto imperioso che ci imponeva di proseguire. Un uomo alto e slanciato, perfetto sotto ogni dettaglio, ci scrutava attraverso gli occhi azzurro cielo, esaltati dai ricci dorati che cadevano sulla fronte e intorno al volto, fino alle spalle celate da una lunga veste bianca, rilucente della luce del Creato. Due ali color dell’oro stavano ripiegate sulla sua schiena, luminose, accecanti… prostranti. Seppi in anticipo che chi ci stava dinanzi aveva tanto potere in terra quanto ne aveva in cielo.

Reha, Kean e Gabriel si piegarono all’improvviso, le ginocchia a terra e i volti chini per non incontrare la pressante saggezza che traspariva dall’azzurro delle iridi del nuovo arrivato. Per istinto o forse perché era giusto così, anche io e la mia famiglia ci inchinammo.

???: alzatevi, fratelli miei. Non temete la mia presenza, poiché sono qui per aiutarvi e condurvi dove il vostro cuore anela.

Un’ondata di profumo ci investì come un morbido abbraccio di madre. Non seppi identificare mai quella fragranza, ma nell’istante in cui mi sfiorò le narici, capii. Capii l’essenza di luce pura di cui erano composti gli arcangeli. Capii che Isabella, il mio amore, la mia eternità, era sempre stata luce e calore per me, nero e freddo. Capii che dinanzi a tanta sconfinata innocenza di bambino in corpo adulto, anche il mondo sarebbe caduto in ginocchio.

Sollevai il capo, guardando gli occhi azzurri dell’arcangelo. Stava sorridendo, le labbra sottili piegate in una curva dolce che sapeva di pace caritatevole, e si stava lentamente discostando, lasciando intravedere tra gli alberi la radura, la nostra radura… solo… diversa.

Come in un sogno, vidi i fasci di luce argentata piovere dolcemente dalla luna e bagnare come rugiada nove paia d’ali dai riflessi nuovi, cangianti. Angeli rivestiti di luce, mutata in morbidi abiti drappeggiati che silenziosi sfioravano il terreno a ogni passo dei proprietari. Tutti loro si muovevano con leggiadria, compiendo compiti disparati: uno era inginocchiato ai piedi di un albero, e suonava un dorato flauto traverso, riversando nell’aria la vibrante magia di note armoniose; un altro camminava e leggeva un libro, tenuto con delicatezza tra le mani di cristallo.

Più di tutti però, la mia attenzione fu attratta da una pietra che emergeva dal terreno. Non c’era mai stata, ne ero certo, ma in quel momento essa era lì, spaccata in due parti. Come sangue che sgorga da una ferita, così l’acqua pura e cristallina scorreva dalla faglia della roccia, disperdendosi in rivoli vitali per tutta la radura. Infine, sulla roccia era seduta lei.

Teneva una mano appoggiata alla pietra per sorreggere il peso del corpo slanciato all’indietro, le gambe piegate e spostate di lato per lasciar scorrere l’acqua dalla roccia. I lunghi capelli cadevano nel liquido vitale, che li faceva danzare e splendere della stessa luce che emanava dalla pelle morbida, pallida. Il capo chino negava che Bella si fosse accorta della nostra presenza, e i suoi occhi chiari, appena venati d’azzurro, trasmettevano la profondità maestosa dell’oceano. Poteva essere una dea o un miraggio. Eppure, appena vidi Eventine appoggiarsi alla sua spalla sinistra, seppi che era vera, che era lì. Che la amavo quanto e più di prima.

Come in un sogno, la vidi alzare gli occhi e spiegare le ali argentee, così grandi da nascondere l’intera radura agli occhi della luna.

Kean: Isabel…

Kean avanzò lentamente, fino ai piedi della roccia. Non mi ero accorto che fosse così grande, ma non importava.

Bella guardò il suo amico, suo fratello, e sorrise dolcemente, schiudendo le porte del paradiso.

Bella: ti devo ringraziare Kean, per l’aiuto che hai dato a me e ai nostri fratelli. Sei stato una degna guida,  e devo tuttavia chiederti di continuare ad esserlo.

Bella posò lo sguardo su di noi.

Bella: venite avanti. Non temete, sono io.

Avanzammo lentamente tra gli angeli, che non sembravano essersi accorti della nostra presenza. Solo quello che ci aveva atteso all’entrata ci affiancò e raggiunse la roccia, sereno.

???: non riusciamo a stabilire un contatto con Samael. L’abbiamo perso di vista.

Bella non parve impressionata.

Bella: non che mi aspettassi di trovarlo e tenerlo sott’occhio senza problemi. Lifaen!

L’angelo che fino a pochi istanti prima leggeva, abbassò il libro e voltò il capo verso Bella. Avanzò di qualche passo, fino ad affiancarmi. Da vicino, potei notare con stupore che aveva i capelli argentati e gli occhi grigio tempesta, posti su un volto di ragazzo.

Lifaen: sì, mia signora.

La voce calda e pacata, ma colma di rispetto con cui si rivolgeva a Bella destò in me un dubbio.

Bella: và, raggiungi il versante ovest e contatta i Quileute. Spiega loro ogni cosa e conducili qui. Quando questo sarà fatto, sappi però che non mi troverai dove sono ora.

Lifaen si inchinò e spalancò le ali grigio chiaro, sbattendole una volta per levarsi in volo e sparire nell’oscurità di un cielo parzialmente nuvoloso.

 Bella si alzò lentamente in piedi, il corpo che aggraziato sembrava seguire l’ondeggiare fluido della veste. Ci guardò e con un balzo scese dalla pietra. Me la trovai addosso ancor prima di riuscire a formulare qualsiasi stupito pensiero.

Profumava di fiori e aghi di pino appena spiccati, un odore talmente forte che mi stordì, ma sorprendentemente non mi affamò.

Bella: ho pregato che non vi fosse fatto alcun male… ho avuto paura che succedesse, però…

Tremava, le ali scosse da spasmi leggeri. Sperai di non vederle tremare mai più, perciò ricambiai l’abbraccio con vigore, aggrappandomi ad ogni briciolo di amore che sentivo in dovere di riversarle addosso.

Volevo che capisse quanto l’amavo.

Volevo che capisse che mai più le avrei permesso di svanire nel nulla.

Ma più di tutto, volevo che mi perdonasse.

Con studiata lentezza, le mie dita scivolarono lungo la sua veste, fino alle ginocchia. Mi accasciai ai suoi piedi, privo di forze, come una marionetta a cui era stato tagliato ogni filo.

Bella: Edward, cosa…

Ed: perdonami.

Chinai il capo, chiusi gli occhi. Se avessi potuto piangere, l’avrei fatto.

Ed: perdona il mio egocentrismo che mi ha fatto scegliere per tutti e due. Perdona la mia sfrontatezza che mi fa essere qui al tuo cospetto ora. Non ti chiedo di accettarmi di nuovo, né di amarmi come un tempo… ma lasciati amare. Non desidero altro che consumarmi amandoti, restando nell’ombra alle tue spalle, pronto a sacrificarmi al tuo posto… voglio essere con te, voglio vivere dei tuoi respiri, non dei miei… voglio abbandonare ogni parte di me per donartela, per quanto poco possa essere…

I fiumi di parole che mi scorrevano tra le labbra furono interrotti da un singhiozzo. Mi accorsi con stupore che era mio, che ero io a piangere, pur non versando lacrime. Eppure, se avessi potuto versarle, avrei desiderato di donarle a lei come diamanti di dolore versati in suo onore.

Una mano caritatevole si posò sul mio capo, affondando le dita tra i miei capelli. Bella si inginocchiò davanti a me, piegando le ali a mio indirizzo, quasi a volermi schermare dal mio stesso dolore caino.

Mi costrinse a guardarla negli occhi, quei due zaffiri liquidi, pervasi di luce celeste.

Bella: alzati, Edward, poiché ciò che tu definisci come egocentrismo e sfrontatezza è in realtà amore fedele e incondizionato. Non c’è perdono da accordare, né condanne da scontare. Hai avuto paura di perdere chi ami, è normale che il tuo cuore sia rimasto schiacciato da tanto timore.

Bella si chinò, mi prese il viso tra le mani. Per la prima volta dopo cento anni, potei avvertire il calore vero, quello dell’amore che la sua pelle emanava. Era un calore reale, che mi stringeva il cuore in una dolce morsa.

Stupito, la guardai.

Bella: forse possiamo risollevarlo. Lascia stavolta che sia io a proteggerti, amore mio. Tanto tu e la tua famiglia avete sofferto, e tanto avete ancora da affrontare. Tuttavia, le mie ali sono troppo grandi per sorreggere il mio peso leggero, e spesso mi portano più in alto di quanto vorrei… credo siano abbastanza forti da schermarvi dal male che il futuro riserva. Se vorrete permettermelo, se vorrai permetterlo… sarò per voi spada e scudo, verità e carità. Siate liberi, figli di Dio, siate innalzati al cielo quando sarà il momento di andare lassù. Sarò io ad accompagnarvi.

Detto questo, Isabella chinò il capo e posò le labbra sulla mia fronte.

Un turbinio di piume argentate, un battito di cuore che avrei giurato fosse il mio. quel contatto mi fece sentire vivo, rinato dalle ceneri di un uomo distrutto dalle fiamme dell’inferno.

Solo allora, guardando l’angelo più bello del paradiso, pregai di avere un’anima. Desiderai di bearmi della sua luce soffusa, del calore del suo corpo.

Lei, così candida.

Lei, così caritatevole.

Lei, così magnifica.

Era lei il mio paradiso, l’antro dove avrei voluto dimorare in eterno.

Gabriel: aspetta… spada e scudo? Ehi, questo vuol dire…

Bella: sì.

Kean: porca paletta! Il paradiso ti ha riamm… aspetta, come è possibile?

Bella si raddrizzò, e così feci anche io. Barcollavo.

Bella: ho molto da spiegarvi.

???: anche io.

L’angelo biondo emerse dagli alberi, rilucente nella sua aura di beatitudine. Si affiancò a Isabella, ma guardandoli non avrei saputo dire chi ostentava più maestosità.

Reha barcollò, tanto che si dovette appoggiare a un albero per non crollare.

Reha: cosa… non ci credo… lui… lui è…

Bella: sì, è lui.

Non capivo, e dai pensieri della mia famiglia capii che la situazione era poco chiara anche a loro.

Bella: venite, abbiamo molto da discutere. Non è saggio restare qui.

Bella si voltò e così fece l’angelo biondo.

Kean: come è possibile? Mio fratello…

Bella: tuo fratello è più di quel che credi, Kean. Non giudicarlo. Se vorrete seguire me e mio padre, vi diremo tutto.

Un momento… PADRE??????? QUELLO ERA URIEL?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?

 

Spazio dell’autrice:

va bene, so che sono in ritardo di circa qualche secolo, ma… l’ispirazione era volata via con Bella, non è colpa miaaaaa *schiva pomodori e asce* .

E’ il momento di chiarire qualcosa riguardo al gesto di Nereo… 

Ehm…. D’accordo, se vi piace questo capitolo (e spero di sì) continuerò più assiduamente, va bene? ^^’’’’’ *suda freddo*

Un bacio fortissimo e un abbraccio speciale a Giova71, che ha recensito il capitolo precedente! Non so come ringraziarti! *inchino*

Tomi Dark Angel

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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