Edward
Pov.
Un
silenzio di tomba avvolgeva la casa, un silenzio d’attesa, di
preparazione
all’avvenire. Di lì a poco l’avrei
rivista. Avrei potuto guardarla negli occhi,
inginocchiarmi e implorare perdono per il male che le avevo procurato.
Me la immaginavo,
eretta e fiera come la più bella delle dee. Non riuscivo a
pensare ad altro che
a lei.
Gabriel
Pov.
C’era
qualcosa sotto. Isabel era effettivamente morta, l’avevamo
trapassata noi
stessi. Perché non riuscivo a stare tranquillo?
Perché vedevo Kean muovere
nervosamente un piede? Reha si era chiusa nella sua stanza, sembrava
non voler
parlare con nessuno.
Solo
i Cullen risentivano un’atmosfera felice, colma di speranza:
Jasper sorrideva
ampiamente, abbracciando Alice. Esme piangeva di felicità e
Carlisle la cullava
con eterea dolcezza. Solo negli occhi di quest’ultimo leggevo
un chiaro
ammonimento a stare calmi, a non sperare troppo nella divina
provvidenza. Io
stesso, che sono un angelo, non vi sperai.
Forse
era tutto perduto, forse no. A breve, l’avremmo giudicato.
Edward
Pov.
Era
il momento di andare, il momento di rivederla. Mi alzai, in preda
all’entusiasmo. Nella mente di tutti, finanche in quella di
Rosalie, leggevo
pace, sollievo. Eppure, i pensieri di Carlisle erano confusi, restii a
ceder
ragione. Per lui, qualcosa non andava.
Ed:
ti sbagli.
Carlisle
alzò gli occhi e sorrise debolmente.
Carl:
me l’auguro, figlio mio. Me l’auguro…
In
silenzio, ci avviammo verso la Nostra radura. Ero impaziente di
riabbracciarla,
di sfiorarla e sentire il suo corpo caldo, pulsante di vita. Ormai
eravamo
vicini… molto vicini…
???:
fermatevi.
Mi
arrestai ai piedi di un albero. Avevo corso senza accorgermene per
raggiungerla, e nessuno mi avrebbe arrestato, non questa volta. Volevo
vederla,
stringerla, dirle che l’avrei protetta fino alla fine dei
miei giorni, se mai
questa fine sarebbe giunta.
Esme:
Edward!
Gli
altri mi raggiunsero, guardando straniti la persona che mi stava
davanti, la
mano sollevata in un gesto imperioso che ci imponeva di proseguire. Un
uomo
alto e slanciato, perfetto sotto ogni dettaglio, ci scrutava attraverso
gli
occhi azzurro cielo, esaltati dai ricci dorati che cadevano sulla
fronte e
intorno al volto, fino alle spalle celate da una lunga veste bianca,
rilucente
della luce del Creato. Due ali color dell’oro stavano
ripiegate sulla sua
schiena, luminose, accecanti… prostranti. Seppi in anticipo
che chi ci stava
dinanzi aveva tanto potere in terra quanto ne aveva in cielo.
Reha,
Kean e Gabriel si piegarono all’improvviso, le ginocchia a
terra e i volti
chini per non incontrare la pressante saggezza che traspariva
dall’azzurro
delle iridi del nuovo arrivato. Per istinto o forse perché
era giusto così,
anche io e la mia famiglia ci inchinammo.
???:
alzatevi, fratelli miei. Non temete la mia presenza, poiché
sono qui per
aiutarvi e condurvi dove il vostro cuore anela.
Un’ondata
di profumo ci investì come un morbido abbraccio di madre.
Non seppi
identificare mai quella fragranza, ma nell’istante in cui mi
sfiorò le narici,
capii. Capii l’essenza di luce pura di cui erano composti gli
arcangeli. Capii
che Isabella, il mio amore, la mia eternità, era sempre
stata luce e calore per
me, nero e freddo. Capii che dinanzi a tanta sconfinata innocenza di
bambino in
corpo adulto, anche il mondo sarebbe caduto in ginocchio.
Sollevai
il capo, guardando gli occhi azzurri dell’arcangelo. Stava
sorridendo, le
labbra sottili piegate in una curva dolce che sapeva di pace
caritatevole, e si
stava lentamente discostando, lasciando intravedere tra gli alberi la
radura,
la nostra radura… solo… diversa.
Come
in un sogno, vidi i fasci di luce argentata piovere dolcemente dalla
luna e
bagnare come rugiada nove paia d’ali dai riflessi nuovi,
cangianti. Angeli
rivestiti di luce, mutata in morbidi abiti drappeggiati che silenziosi
sfioravano il terreno a ogni passo dei proprietari. Tutti loro si
muovevano con
leggiadria, compiendo compiti disparati: uno era inginocchiato ai piedi
di un
albero, e suonava un dorato flauto traverso, riversando
nell’aria la vibrante
magia di note armoniose; un altro camminava e leggeva un libro, tenuto
con
delicatezza tra le mani di cristallo.
Più
di tutti però, la mia attenzione fu attratta da una pietra
che emergeva dal
terreno. Non c’era mai stata, ne ero certo, ma in quel
momento essa era lì,
spaccata in due parti. Come sangue che sgorga da una ferita,
così l’acqua pura
e cristallina scorreva dalla faglia della roccia, disperdendosi in
rivoli
vitali per tutta la radura. Infine, sulla roccia era seduta lei.
Teneva
una mano appoggiata alla pietra per sorreggere il peso del corpo
slanciato
all’indietro, le gambe piegate e spostate di lato per lasciar
scorrere l’acqua
dalla roccia. I lunghi capelli cadevano nel liquido vitale, che li
faceva
danzare e splendere della stessa luce che emanava dalla pelle morbida,
pallida.
Il capo chino negava che Bella si fosse accorta della nostra presenza,
e i suoi
occhi chiari, appena venati d’azzurro, trasmettevano la
profondità maestosa
dell’oceano. Poteva essere una dea o un miraggio. Eppure,
appena vidi Eventine
appoggiarsi alla sua spalla sinistra, seppi che era vera, che era
lì. Che la
amavo quanto e più di prima.
Come
in un sogno, la vidi alzare gli occhi e spiegare le ali argentee,
così grandi
da nascondere l’intera radura agli occhi della luna.
Kean:
Isabel…
Kean
avanzò lentamente, fino ai piedi della roccia. Non mi ero
accorto che fosse
così grande, ma non importava.
Bella
guardò il suo amico, suo fratello, e sorrise dolcemente,
schiudendo le porte
del paradiso.
Bella:
ti devo ringraziare Kean, per l’aiuto che hai dato a me e ai
nostri fratelli.
Sei stato una degna guida, e
devo
tuttavia chiederti di continuare ad esserlo.
Bella
posò lo sguardo su di noi.
Bella:
venite avanti. Non temete, sono io.
Avanzammo
lentamente tra gli angeli, che non sembravano essersi accorti della
nostra
presenza. Solo quello che ci aveva atteso all’entrata ci
affiancò e raggiunse
la roccia, sereno.
???:
non riusciamo a stabilire un contatto con Samael. L’abbiamo
perso di vista.
Bella
non parve impressionata.
Bella:
non che mi aspettassi di trovarlo e tenerlo sott’occhio senza
problemi. Lifaen!
L’angelo
che fino a pochi istanti prima leggeva, abbassò il libro e
voltò il capo verso
Bella. Avanzò di qualche passo, fino ad affiancarmi. Da
vicino, potei notare
con stupore che aveva i capelli argentati e gli occhi grigio tempesta,
posti su
un volto di ragazzo.
Lifaen:
sì, mia signora.
La
voce calda e pacata, ma colma di rispetto con cui si rivolgeva a Bella
destò in
me un dubbio.
Bella:
và, raggiungi il versante ovest e contatta i Quileute.
Spiega loro ogni cosa e
conducili qui. Quando questo sarà fatto, sappi
però che non mi troverai dove
sono ora.
Lifaen
si inchinò e spalancò le ali grigio chiaro,
sbattendole una volta per levarsi
in volo e sparire nell’oscurità di un cielo
parzialmente nuvoloso.
Bella
si alzò lentamente in piedi, il corpo
che aggraziato sembrava seguire l’ondeggiare fluido della
veste. Ci guardò e
con un balzo scese dalla pietra. Me la trovai addosso ancor prima di
riuscire a
formulare qualsiasi stupito pensiero.
Profumava
di fiori e aghi di pino appena spiccati, un odore talmente forte che mi
stordì,
ma sorprendentemente non mi affamò.
Bella:
ho pregato che non vi fosse fatto alcun male… ho avuto paura
che succedesse,
però…
Tremava,
le ali scosse da spasmi leggeri. Sperai di non vederle tremare mai
più, perciò
ricambiai l’abbraccio con vigore, aggrappandomi ad ogni
briciolo di amore che
sentivo in dovere di riversarle addosso.
Volevo
che capisse quanto l’amavo.
Volevo
che capisse che mai più le avrei permesso di svanire nel
nulla.
Ma
più di tutto, volevo che mi perdonasse.
Con
studiata lentezza, le mie dita scivolarono lungo la sua veste, fino
alle
ginocchia. Mi accasciai ai suoi piedi, privo di forze, come una
marionetta a
cui era stato tagliato ogni filo.
Bella:
Edward, cosa…
Ed:
perdonami.
Chinai
il capo, chiusi gli occhi. Se avessi potuto piangere, l’avrei
fatto.
Ed:
perdona il mio egocentrismo che mi ha fatto scegliere per tutti e due.
Perdona
la mia sfrontatezza che mi fa essere qui al tuo cospetto ora. Non ti
chiedo di
accettarmi di nuovo, né di amarmi come un tempo…
ma lasciati amare. Non
desidero altro che consumarmi amandoti, restando nell’ombra
alle tue spalle,
pronto a sacrificarmi al tuo posto… voglio essere con te,
voglio vivere dei
tuoi respiri, non dei miei… voglio abbandonare ogni parte di
me per donartela,
per quanto poco possa essere…
I
fiumi di parole che mi scorrevano tra le labbra furono interrotti da un
singhiozzo. Mi accorsi con stupore che era mio, che ero io a piangere,
pur non
versando lacrime. Eppure, se avessi potuto versarle, avrei desiderato
di
donarle a lei come diamanti di dolore versati in suo onore.
Una
mano caritatevole si posò sul mio capo, affondando le dita
tra i miei capelli.
Bella si inginocchiò davanti a me, piegando le ali a mio
indirizzo, quasi a
volermi schermare dal mio stesso dolore caino.
Mi
costrinse a guardarla negli occhi, quei due zaffiri liquidi, pervasi di
luce
celeste.
Bella:
alzati, Edward, poiché ciò che tu definisci come
egocentrismo e sfrontatezza è
in realtà amore fedele e incondizionato. Non
c’è perdono da accordare, né
condanne da scontare. Hai avuto paura di perdere chi ami, è
normale che il tuo
cuore sia rimasto schiacciato da tanto timore.
Bella
si chinò, mi prese il viso tra le mani. Per la prima volta
dopo cento anni,
potei avvertire il calore vero, quello dell’amore che la sua
pelle emanava. Era
un calore reale, che mi stringeva il cuore in una dolce morsa.
Stupito,
la guardai.
Bella:
forse possiamo risollevarlo. Lascia stavolta che sia io a proteggerti,
amore
mio. Tanto tu e la tua famiglia avete sofferto, e tanto avete ancora da
affrontare. Tuttavia, le mie ali sono troppo grandi per sorreggere il
mio peso
leggero, e spesso mi portano più in alto di quanto
vorrei… credo siano
abbastanza forti da schermarvi dal male che il futuro riserva. Se
vorrete
permettermelo, se vorrai permetterlo… sarò per
voi spada e scudo, verità e
carità. Siate liberi, figli di Dio, siate innalzati al cielo
quando sarà il
momento di andare lassù. Sarò io ad accompagnarvi.
Detto
questo, Isabella chinò il capo e posò le labbra
sulla mia fronte.
Un
turbinio di piume argentate, un battito di cuore che avrei giurato
fosse il
mio. quel contatto mi fece sentire vivo, rinato dalle ceneri di un uomo
distrutto dalle fiamme dell’inferno.
Solo
allora, guardando l’angelo più bello del paradiso,
pregai di avere un’anima.
Desiderai di bearmi della sua luce soffusa, del calore del suo corpo.
Lei,
così candida.
Lei,
così caritatevole.
Lei,
così magnifica.
Era
lei il mio paradiso, l’antro dove avrei voluto dimorare in
eterno.
Gabriel:
aspetta… spada e scudo? Ehi, questo vuol dire…
Bella:
sì.
Kean:
porca paletta! Il paradiso ti ha riamm… aspetta, come
è possibile?
Bella
si raddrizzò, e così feci anche io. Barcollavo.
Bella:
ho molto da spiegarvi.
???:
anche io.
L’angelo
biondo emerse dagli alberi, rilucente nella sua aura di beatitudine. Si
affiancò a Isabella, ma guardandoli non avrei saputo dire
chi ostentava più
maestosità.
Reha
barcollò, tanto che si dovette appoggiare a un albero per
non crollare.
Reha:
cosa… non ci credo… lui… lui
è…
Bella:
sì, è lui.
Non
capivo, e dai pensieri della mia famiglia capii che la situazione era
poco
chiara anche a loro.
Bella:
venite, abbiamo molto da discutere. Non è saggio restare
qui.
Bella
si voltò e così fece l’angelo biondo.
Kean:
come è possibile? Mio fratello…
Bella:
tuo fratello è più di quel che credi, Kean. Non
giudicarlo. Se vorrete seguire
me e mio padre, vi diremo tutto.
Un
momento… PADRE??????? QUELLO ERA URIEL?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?
Spazio
dell’autrice:
va bene, so che sono in
ritardo di circa qualche secolo, ma…
l’ispirazione era volata via con Bella, non è
colpa miaaaaa *schiva pomodori e
asce* .
E’ il momento
di chiarire qualcosa riguardo al gesto di Nereo…
Ehm….
D’accordo, se vi piace questo capitolo (e spero di
sì)
continuerò più assiduamente, va bene?
^^’’’’’ *suda freddo*
Un bacio fortissimo e
un abbraccio speciale a Giova71, che ha recensito
il capitolo precedente! Non so come ringraziarti! *inchino*
Tomi Dark Angel