Capitolo corto, ma credo dannatamente
traumatico.
Un grazie ENORME a coloro che hanno commentato lo scorso capitolo.
CAPITOLO
50 .
Come tutti i bambini anche Harry Potter aveva un amico immaginario.
Un bambino, più o meno suo coetaneo, che ogni tanto Harry trovava seduto sul
bordo del letto e con cui si ritrovava a parlare per ore. Fino a giorno, fino a
quando la mamma non veniva a dargli la sveglia e lui era troppo stanco e assonnato per tenere il cucchiaio sollevato
sulla tazza.
Di solito, quel bambino, compariva
quando Harry veniva sgridato da James o da Lily, quando litigava con Hermione, o qualcuno a scuola lo prendeva in giro. Gli
sorrideva, lo consolava e giocava con lui, come spesso, nessuno aveva tempo di
fare.
Per questa ragione, Harry, non si stupì quando aprendo gli occhi lo vide seduto
sul bordo del letto intento a fissarsi i piedini. Si tirò a sedere e gli
sorrise, ma l’altro, a differenza del solito, non pareva contento di vederlo.
- Sei arrabbiato?- gli chiese.
Il bambino fece di sì con la testolina spettinata, continuando ad osservarsi i
piedini che ciondolavano. Harry aggrottò la fronte, e scivolò da sotto le
coperte e cercò di andargli accanto. -Che
è successo?-
-Mamma e papà si sono scordati di me.-
Harry inclinò la testa verso la spalla destra - Hai una mamma e un papà?-
Il bambino annuì compito - Certo che
ce l’ho, come pensi sia nato? Che mi abbiano trovato sotto ad un cavolo?- si
volse verso Harry e lo fissò assorto -
Anche sé, sì, la mia nascita è particolare.-
-Particolare?-
-La donna che mi ha partorito, non è mia madre.-
Harry allargò gli occhi, stupefatto -
Come non è tua madre?-
L’altro bambino fece di no con la testolina - Vedi, mia madre per salvarmi la vita, commise un peccato mortale.
Consultò dei testi antichi, di magia nera,
pensava che sarei rimasto con lei, ma lei si ritrovò a pancia vuota,
mentre un’altra donna mi accoglieva.- Harry era visibilmente confuso, così
dopo un sospiro, specificò - Harry io
sono morto, prima di nascere..-
Harry si tirò indietro, spaventato.
I maghi potevano parlare con i fantasmi?
-Mia madre, per ridarmi la vita, fece un
patto con forze antiche quanto il mondo.
Nella disperazione del momento, non ha letto bene il libro che ha
consultato per tentare l’incantesimo, e ancora adesso crede di aver fallito.-Il bambino scosse il capo mesto, gli occhi
color cioccolato lucidi e afflitti, tanto che Harry, nonostante il moto di
inquietudine che gli faceva tremare le membra, gli tornò vicino -
Non sa come sono andate le cose, che un
giorno, i suoi figli si ritroveranno a doversi battere.-
Harry trattenne il fiato, una parte di lui, cominciava a capire, l’altra si
rifiutava. Sentiva nella testa come un eco di grida lontane, una donna
inginocchiata avanti ad un pentolone, le braccia sollevate al cielo notturno e
i capelli appiattiti dalla pioggia. -Come
si chiama tua madre?- gli chiese.
Il bambino non rispose, ma si volse.
Harry studiò come se lo vedesse per la prima volta, il naso, lungo, le labbra
carnose, gli occhi castani che alla luce della lampada sul comodino mandavano
riflessi quasi color ambra e i capelli neri, spettinati.
Lo vide sollevare una mano, piccola e cicciottella -Dammi la mano Harry.-
Harry si tirò indietro.
-Forza…Dammi la mano.-
Harry scosse il capo.
-Non vuoi vedere cosa mi è successo?-
Harry deglutì a vuoto e sollevò lentamente la mano destra. L’appoggiò
contro quella del bambino e si spaventò a morte a sentirla reale contro la sua.
Era calda, paffuta, come dei bambini
piccoli e dannatamente reale.
Harry si ritrovò a rendersene conto con un brivido.
Quello non era un frutto della sua fantasia.
Ma non ebbe tempo di spaventarsi che si ritrovò ad affogare in una visione contorta
e fredda come la neve. Vide due persone fuggire, un baglio argenteo colpirli
entrambi. Erano un uomo e una donna. La donna aveva capelli rossi e qualcosa
fra le braccia, un fagotto che piangeva disperato.
“PRENDI ME, MA LASCIA STARE LORO!”
Harry sentì un fremito di ghiaccio
percorrerlo, era la voce di sua madre.
La donna poggiò a terra il bambino e spalancò le braccia per far da scudo ai due dietro di lei. L’uomo a terra, suo
padre, raspò il terreno con una mano per cercare di tirarsi su, ma troppo tardi,
la donna fu colpita da una fiammata verde e cadde a terra.
Lo stesso accadde al bambino, a lui, ma il fuoco verde lo avvolse senza fargli
male , e lo rispedì indietro lasciandogli solo una ferita alla fronte che
sanguinava copiosamente.
“Io sono morto così Harry…”
Harry riemerse a fatica da quella visione
angosciante, ritrovandosi ad un soffio dal naso il suo amico, non più
immaginario…
“…PER COLPA TUA.”
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Le grida di Harry rimbombarono per la Tana
assordanti. Ron, che dormiva nel letto accanto a quello di Harry, e che non si
era accorto di nulla, visto il sonno pesante, scattò a sedere con un gridolino,
anche lui spaventato, Hermione che dormiva nella
stanza accanto con Ginny, arrivò per prima.
-Che succede?- chiese
avvicinandosi al letto, mentre si udivano i passi pesanti di una mandria
di adulti in arrivo. Ron, allontanò le coperte con un calcio, si avvicinò alla
branda occupata da Harry e lo afferrò
per le spalle, scrollandolo forte per farlo smettere di urlare a quel modo.
-Non lo so. Brutto sogno?-
Hermione fece per rispondere che fu scansata a
malo modo da Lily. La donna si chinò sul letto del figlio e quella gli si
aggrappò alle braccia, la voce ridotta ad un rauco gorgoglio terrificato - Harry, tesoro hai fatto un brutto sogno?- Lily cercò di calmarlo, ma Harry non saperne
di calmarsi. Anche se stava perdendo la voce, riprendeva fiato solo per tornare
a strillare - Harry, dolcezza, amore…- Lily
cercò di abbracciarlo mentre James si
avvicinava al letto ansando - Dillo alla
mamma che hai sognato.-
In quanto Profeta, e quindi veggente, non era
la prima volta che Harry si svegliava urlando per via degli incubi. Una volta aveva
addirittura sognato il rapimento e l’omicidio di una bambina di quattro anni, e
alla televisione, aveva indicato ai genitori il colpevole “E’ stato lui. Voleva altri
bambina, ma sua moglie no. E così gli ha tolto la bambina che aveva.”
aveva detto, e qualche giorno dopo, Lily aveva letto sul Times
la notizia dell’arresto del patrigno della bambina. Ovvero la persona indicata
da Harry durante il pranzo di qualche giorno prima.
James si sedette sul letto, alle spalle della moglie e passò una mano sul capo
di Harry - Tesoro, respira, smetti di
gridare.- cercò di calmarlo - Sono
solo sogni. Visioni. Non ti possono fare del male.- era fecile
dirlo adesso, ma anche lui da bambino, così come Cecily,
ne aveva avuti di risvegli a suon di urla -
Raccontami che hai sognato.-
Harry puntò gli occhi verdi verso il padre, poi si volse verso Lily, la donna
che aveva visto inginocchiata ai piedi di un pentolone, sotto la pioggia
battente.
-IO HO
UN FRATELLO?-
James ritirò la mano dalla testa di Harry,
Lily sentì tutto il sangue presente nel suo corpo evaporare. Sirius, che era sulla porta della cameretta con Remus, si scambiarono uno sguardo sbalordito.
-MIO
FRATELLO E’ VIVO.-