Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: Unsub    25/06/2012    3 recensioni
Procedo con passo marziale verso l’altare, dove lo sposo mi attende. I miei occhi si spostano con studiata indifferenza sui presenti. Per lo più nobili curiosi di vedere l’ambiguo Comandante Oscar Françoise de Jarjeyes che si sposa.
E se il Generale non fosse così sprovveduto da non calcolare che la dinastia dei de Jarjayes sarebbe finita con Oscar? E se qualcuno gli suggerisse un piano alternativo? Cosa sarebbe successo se...?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
73 Il sole non era ancora sorto, ma l’orizzonte cominciava già a schiarire. Dopo la movimentata notte che aveva tenuto sveglia la maggior parte degli abitanti di palazzo de Brennon, i corridoi era finalmente silenziosi e la servitù dormiva. La signora de Soisson era già in piedi per cominciare a cucinare, mentre sua figlia si intratteneva sulla porta con una figura alta e massiccia.
-    Come sarebbe a dire che è ferito? – Alain afferrò sua sorella per le spalle.
Si era recato a trovare lei e la madre, come tutti i giorni, chiedendo se c’erano novità e se andasse tutto bene. Non si era aspettato di sentire la sorella sussurrargli che la notte era successo qualcosa al conte, ma che nessuno sapeva esattamente come o perché.
-    Il medico che è venuto lo ha curato come meglio poteva, ora si trova nei suoi appartamenti con una vistosa fasciatura sul viso – bisbigliò la ragazza facendo cenno al fratello di parlare più piano – E’ vegliato dal colonnello, che non ha lasciato la stanza neanche un momento. Tra poco dovrò portare su il necessario per la medicazione.
-    Ma cosa è successo? Possibile che tu non sappia nulla? – insistette l’uomo.
-    I conti, ieri sera, si erano recati ad un ballo alla reggia – Diane si strinse sulle spalle – Al loro ritorno si è udito uno sparo e siamo tutti corsi nel corridoio al secondo piano, dove si trovano gli alloggi dei signori. La marchesa ha detto di essersi spaventata per un’ombra e poi l’ho sentita cacciare di casa suo fratello.
-    Suo fratello? Il padre del comandante era qui? – Alain la guardò perplesso, gli era sembrato di capire che i rapporti fra Andrè e suo suocero non fossero idilliaci.
-    E’ tornato insieme al comandante e al colonnello – annuì convinta la ragazza – C’era anche un altro uomo che era venuto un paio di giorni fa a fare loro visita… mi pare che lo chiamassero conte de Girodelle.
-    Il capitano delle guardie reali? Che diavolo sta succedendo in questa casa?
-    Non lo chiedere a me: so solo che quando le acque sembravano essersi calmate, il conte ha urlato il nome di sua moglie e ha cominciato a dire “il mio occhio” - Diane decise di non tradire la fiducia della marchesa e di tacere il fatto che ci fosse un uomo ferito nella stanza della nobile.
Alain meditò sulle informazioni che la sorella gli aveva fornito, cercando di fare ipotesi in merito ai misteriosi avvenimenti della nottata. Per un momento pensò che il colonnello avesse accecato il marito per qualche oscuro motivo o forse per errore; stava per scartare l’idea, ma decise di accantonarla solo per il momento, in attesa di ulteriori sviluppi. Per lui, quella virago travestita da essere umano era capacissima di tutto. Forse Andrè aveva osato guardare un’altra donna e… gli venne da ridere solo al pensiero: il suo amico era innamoratissimo della moglie, per motivi che non riusciva a capire. Eppure era certo che per il comandante non esistesse nessun’altra al mondo: riteneva che il loro non fosse un matrimonio di convenienza, almeno per il suo amico. Su Oscar non si azzardava a sbilanciarsi; nonostante fossero passati mesi, non riusciva ancora a capire cosa passasse per la mente di quella donna così assurda e tutta presa del dovere.
-    Ora devi andare – lo ammonì Diane, voltandosi per assicurarsi che nessuno dei servi fosse entrato nelle cucine – Non devono trovarti qui, la padrona non deve sapere che ti ho confidato cosa è accaduto.
-    Perché? – l’uomo sbatté le palpebre facendo finta di non capire – Ora dobbiamo anche cieca obbedienza e lealtà?
-    Alain, a me e alla mamma piace lavorare qui – lo supplicò la sorella minore – Se la marchesa scoprisse che ho tradito la sua fiducia, potrebbe anche decidere di licenziarci. La vita per noi è molto migliorata e veniamo trattate con rispetto.
-    Ho sentito molti al mercato sognare di venire a lavorare qui, credendo che sia il paradiso – sbuffò indispettito – Credi veramente che la marchesa sia interessate alle persone che la servono? Siete solo parte dell’arredamento. Lo ammetto, so che fa opere di carità qui nel quartiere, ma solo per mettersi la coscienza a posto.
-    Non la conosci – gli rispose adirata la piccola Diane – E’ una persona buona e che ha diritto a tutto il nostro rispetto. Capisco che molti vogliano venire a lavorare qui, dove non siamo solo servi. Non faccio altro che sentirle dire “per favore” e “grazie”. Persino Robespierre le è amico. Questo non ti dice nulla?
-    E’ una nobile come gli altri – insistette.
-    Anche il conte è un nobile come gli altri? – la ragazza si mise i pugni sui fianchi e lo sfidò a contraddirla – Eppure è tuo amico e tu ti preoccupi sempre per lui. Non ti viene in mente che non tutti i nobili sono uguali? Che non tutti trattano male la povera gente?
-    Voi due, abbassate la voce – intervenne la madre facendosi vicino – Sveglierete tutta la casa se continuate così. Se veramente non vuoi che si sappia che hai parlato con tuo fratello di quello che è successo stanotte, cerca di non urlare. Riguardo a te – disse indicando il figlio maggiore – Porta rispetto per la marchesa. Intesi?
Alain sbuffò di nuovo, ma non osò contraddirla. Era un uomo adulto, fatto e finito, eppure non gli sarebbe mai passato per la mente di  andare contro quello che diceva sua madre. Sorrise e fece spallucce: se Andrè era diverso, perché non doveva esserlo la sua zia acquisita e quella femmina vestita da maschio che gironzolava per la caserma dando ordini? In fin dei conti avevano adottato un povero orfano e l’aveva fatto erede della fortuna del loro casato, facendogli sposare addirittura la figlia più giovane. Probabile che fossero tutti così in famiglia: dei nobili che di aristocratico non avevano nulla se non il titolo. Sorrise al pensiero che in realtà erano più simili al popolo, anche se disponevano di ricchezze che lui non avrebbe mai visto neanche in tutta la sua vita: aristocratici con un animo borghese. Ora sì, le aveva viste tutte.
-    Resto qui a fare colazione – annunciò entrando nelle cucine – Più tardi andrò sopra, dicendo di essere passato a trovarvi e che scorterò i conti in caserma. Cercherò di sembrare stupito quando mi diranno che il comandante de Jarjayes è indisposto.
-    Ma come ti viene in mente? – Diane sgranò gli occhi.
-    Ieri notte ci sono stati vari avvistamenti del cavaliere nero e ben tre sommosse popolari. Nulla di grave, le abbiamo sedate in un batter d’occhi, ma è più sicuro che accompagni i miei superiori: visto mai che qualche disperato decida di dare di matto in pieno giorno?
-    Bada a quello che dirai davanti al colonnello – lo redarguì la madre, mettendogli davanti una scodella di zuppa – Quella vede e sente tutto, peggio di sua zia.
-    Allora non vi sono così simpatiche – si ringalluzzì l’uomo.
-    Il fatto che tengano gli occhi e le orecchie aperte per sapere quello che succede in casa loro, non ne fa nemiche del popolo – sottolineo la signora de Soisson tornando a preparare la colazione.

Gerardine entrò discretamente nella stanza della  nipote e rimase in disparte mentre Marron medicava l’occhio di Andrè. Lo sguardo si posava spesso su Oscar, che rimaneva seduta rigida e in silenzio, senza alzare gli occhi sul marito. La marchesa le si avvicinò con passo leggero e poi le posò entrambe le mani sulle spalle, stringendo appena, in segno di partecipazione.
Andrè, dal canto suo, teneva entrambi gli occhi chiusi, stringendo i pugni per non lamentarsi della ferita. Un brutto taglio gli partiva dallo zigomo fino a superare di qualche centimetro il sopracciglio sinistro: era evidente che, se anche l’occhio fosse guarito, il suo viso sarebbe rimasto deturpato da una cicatrice. Nanny cercava di essere il più delicata possibile mentre sciacquava la ferita e poi vi passava sopra l’unguento che Du Martine aveva lasciato: la ferita rossa fu nascosta da uno strato di pomata bianca per poi essere nascosta del tutto alla vista dalla fasciatura.
-    Come ti senti? – chiese l’anziana donna al nipote.
-    Sto meglio – rispose l’uomo, riadagiandosi sui cuscini – Vedrete che in pochi giorni sarò in grado di alzarmi.
-    Questo lo lasci decidere a me, conte – Fabrice era sulla porta con la borsa in mano – Vedo che la medicazione è stata fatta secondo le mie istruzioni e per il momento la lasceremo agire. Marchesa, ho necessità di visitare l’altro paziente, se fosse così cortese da aprirmi la porta.
-    Aprirle la porta? – chiese Oscar guardando sua zia.
-    Ho pensato che fosse meglio tenere il nostro assalitore notturno sottochiave, nel caso gli balzasse la malaugurata idea di tentare la fuga.
-    Avete ragione, come sempre – ammise la nipote, tornando a guardare il pavimento.
-    Non stavolta – si intromise il medico – Non è in condizione di alzarsi dal letto, figurarsi cercare di scappare.
-    La sicurezza non è mai troppa – tagliò corto Gerardine avviandosi verso l’altra stanza per aprirla – Quando avrete finito, chiamatemi e chiuderò di nuovo.
-    Come comanda, marchesa – l’uomo era estremamente freddo, un comportamento che rasentava la villania.
Oscar corrugò la fronte, distraendosi finalmente dal pensiero dell’occhio di Andrè. Quei due erano sempre stati molto amici, per un periodo aveva creduto ci fosse qualcosa di più ma aveva scartato l’ipotesi, visto che sua zia non era una dama incline al romanticismo. Sempre fredda e pragmatica, dubitava che la marchesa avrebbe legato il proprio destino a quello di un borghese: lo scandalo avrebbe distrutto per sempre la sua reputazione e per una donna cresciuta a corte la reputazione era tutto. Dal ritorno dalla Normandia le cose, però, erano cambiate.
Le assidue visite del buffo ometto erano state bruscamente interrotte e, da anni ormai, nessuno aveva più visto o nominato il dottore. Anche la notte prima, il loro contegno era stato strano: la situazione ricordava due estranei che si incontravano per la prima volta, ma nessuno dei due sembrava avere l’intenzione di fare la conoscenza dell’altro. La notte in cui sua zia, malata di polmonite, era scomparsa dalle proprie stanze per riapparire il mattino dopo, aveva segnato la fine di molti rapporti che la marchesa intratteneva.
Lei e suo padre, mai grandi amici, ora palesavano un rancore reciproco degno di due acerrimi nemici; Du Martine aveva interrotto qualsiasi rapporto con la marchesa; mentre Nanny la ignorava ostentatamente, come se Gerardine semplicemente non esistesse.
Tornò a guardare suo marito, mentre la nonna gli stropicciava i guanciali. Eppure era convinta che la notte precedente avesse portato nuovo cambiamenti nei rapporti interpersonali fra quelle persone. Du Martine ora era sgarbato, come se si sentisse ferito, mentre Marron guardava la marchesa con un misto di pietà e rimprovero.
Decise che i misteri che sua zia nascondeva potevano attendere ancora un po’. Congedò Nanny e si sdraiò sul letto vicino ad Andrè, che intontito dal laudano, ora sonnecchiava. Gli sfiorò appena la fasciatura: cicatrice o meno, per lei sarebbe stato sempre l’uomo più bello su cui avesse posato gli occhi. Si rannicchiò contro di lui e pianse in silenzio.

Continua…

   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: Unsub