Nella tacita foresta del Monte Metista
echeggiava tra le continue folate di un vento quasi surreale, la consapevolezza
di poter essere arrivati all’ultimo circolo del sole che sfidando le nubi
ancora scure per il temporale della notte appena trascorsa, cercava di farsi
spazio facendo risplendere la sua luce. Eppure all’interno di quella prigione
naturale il bagliore non arrivava, lasciando che la sola energia ancora
presente nell’ambiente illuminasse il viso soddisfatto della strega che
arrivata a quel punto non aveva più bisogno dei suoi ‘compagni’. Rimase dritta
in piedi davanti la carcassa dell’Ebrion bianco senza fiatare o parlare,
lasciava solo che i pensieri fuoriuscissero come grida lancinanti destinate ad
espandersi nel mondo. Tra tutti solo Valerian era rimasto cosciente,
l’esplosione di energia aveva travolto ogni cosa ma il mago era lucido seppur
dolorante e da terra alzò i suoi occhi azzurri per osservare la donna
vincitrice in quella battaglia. Voleva parlare ma non riuscì a proferire parola
e stringendo i pugni si rese conto di aver perso, come poteva raggiungere e
salvare Mera se non riusciva neppure a salvare se stesso? Cercò di rialzarsi e
poggiando la mano destra alla corteccia di un albero riuscì a mantenere l’equilibrio.
Continuava ad osservare la tacita strega che intanto non accingeva a muoversi.
Era semplicemente lì, ferma, assorta in chissà quale pensiero. Valerian tremava
al solo pensiero di morire in quella foresta ed in un certo senso sentiva di
dover fare qualcosa per impedirlo. Non aveva idea delle prossime mosse di Liz,
se li avesse attaccati non sarebbe riuscito a difendersi, non aveva più
energia, ma quella donna aveva dei principi ed il giovane cercò di fare leva
proprio su quelli quando finalmente riuscì a parlarle:
“Adesso… Adesso che farai? Hai detto che
mi avresti aiutato a salvare Mera ed io avrei aiutato te a prendere le gemme.
Non è la tua natura? La nostra… natura?”
A quelle parole la misteriosa donna si
voltò verso Valerian e con sguardo inquietante lo scrutò come se potesse
osservare direttamente la sua anima. Abbozzò un sorriso che in quella
situazione avrebbe potuto voler dire qualsiasi cosa. Non si mosse,
semplicemente rispose guardandolo con la coda dell’occhio.
“Non ho mai messo in discussione questa
cosa, io ti farò riabbracciare Mera”
Il mago stentò a crederci, era sicuro
vedendola in quello stato che adesso che era finalmente riuscita ad
impossessarsi della gemma bianca li avrebbe attaccati senza pensarci due volte,
eppure sembrava intenzionata a continuare col piano o almeno a quanto aveva
detto la notte precedente sulla nave.
“Allora perché hai agito in quel modo?
L’ultimo colpo doveva essere di Golden…”
Finalmente si mosse e camminando verso il
mago strinse nella sua mano la nuova pietra dal riflesso argentato. Quindi gli
si avvicinò inebriandosi dei suoi sospiri e come un’entità vagante in quelle
frizzanti ore rinchiuse nell’alto monte, si insinuò nella sua mente. Valerian
sentì i propri pensieri venire trascinati via ma d’un tratto percepì una nuova
grande potenza provenire dal proprio corpo. Guardò gli occhi scuri della strega
illuminarsi e quando la tentazione di far esplodere in un sol colpo tutti i
propri poteri fu al culmine, riuscì a distogliere lo sguardo e spostarsi lateralmente.
“Che cosa mi hai fatto?”
“Non ti senti meglio?”
Era stranamente così, il mago osservò le
proprie mani e le vide emanare energia, una forza che non aveva mai sentito ma
che probabilmente era sempre esistita. Si rivolse dunque alla strega
nuovamente, l’unica che in quella circostanza avrebbe potuto fornire reali
spiegazioni anche riguardo la nuova pietra che stringeva tra le mani.
“Che cosa è successo, Liz?”
“Vedi questa? E’ ciò che la creazione e la distruzione concepiscono nel momento
in cui uniscono il loro potere. Una gemma capace di ridonare il potere che il
fuoco distrugge, capace di alimentare una fiamma come fa il vento”
Valerian non poté far altro che notare che
sui capelli della donna non si trovava più la gemma rossa e sapendo bene ormai
che le uniche volte che osava toglierla era o per usarne gli effetti o per
situazioni molto particolari, si accigliò preoccupato. Ad ogni modo non
l’aveva, non c’era, era come se…
“Le due pietre si sono unite”
“Esattamente”
Liz alzò la gemma al cielo e mostrò al
mago come da argentata venne pervasa da un colorito che tendeva all’arancio e
poi al rosso. Emanava calore e allo stesso tempo freschezza, potenza e
distruzione. Era una nuova pietra dalla potenza inconcepibile, troppo
pericolosa per lasciarla in mano ad una strega come lei.
“E’ questo che succede quando si accostano
due pietre diverse di Ebrion? Liz… Qual è il vero potere di queste gemme?”
“Per troppi anni ho dovuto inseguire questi oggetti e finalmente uno lo stringo
tra le mani…”
“Liz, qual è la verità?!”
La strega incrociò gli occhi del giovane
sorridendo e camminandogli intorno lentamente si fermò d’un tratto alle sue
spalle avvicinando le labbra al suo orecchio destro. Valerian strinse i denti
rimanendo allerta, nonostante tutto quello che gli avrebbe potuto dire, sapeva
bene di non potersi fidare di lei.
“Non ti serve saperlo, vuoi solo
riabbracciare Mera, no? Allora proseguiamo il viaggio verso l’ultima tappa”
“… Dobbiamo soccorrere gli altri prima”
“Avanti… Non l’hai ancora capito? Loro sono dei deboli, andiamo solo io e tu e
potrai rivedere la tua amata e potrai finalmente confidarle i tuoi sentimenti”
Il mago in un primo momento non parlò ma
battendo un pugno contro la corteccia di un albero sfogò la rabbia che
lentamente stava accumulando: era questione di tempo prima che esplodesse.
“Solo tu ed io… Avanti, ormai manca così
poco”
Una forza lo avvolse similmente a come era
successo nella nave ed i suoi occhi si colorarono di un rosso ardente. L’aria
stessa sembrò cominciare a bruciare ed alzando una mano contro Liz, l’afferrò
con una forza invisibile. La strega era stupefatta, quella era magia,
pura magia elementale e non riusciva a spiegarsi come potesse usare ancora
tanta forza in un mondo colmo di Luthus nocivo.
“C-comprendi la tua forza? Tu… Tu ed io
potremmo dominare il mondo se solo volessimo”
“Dimmi che cosa vuoi, parla se non vuoi che incenerisca i tuoi polmoni”
Erano minacce fondate, l’aria si rendeva
sempre più irrespirabile ma stranamente solo per la strega poiché gli altri,
per quanto svenuti, riuscivano a respirare regolarmente, come se fossero finiti
in un sonno profondo.
“Parla!”
La donna si portò una mano al collo
cominciando a risentire dell’incredibile potere scatenato dal biondo ma
improvvisamente la gemma si illuminò di rosso ed un bagliore lo scaraventò
contro un albero.
“Ti ho dato la tua chance ma l’hai
sprecata malamente. Addio Valerian”
La gemma cambiò nuovamente colore e
sprigionando una luce argentata, materializzò sulle spalle della strega un paio
di splendide e candide ali piumate che battendo all’interno della foresta del
monte, alzarono un vento poderoso che smosse l’intera vegetazione. In quel modo
spiccò il volo superando l’alta rete di fogliame e Valerian la vide scomparire
oltre il bagliore del sole giurando di non mollare. Non era ancora finita.
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“Val, ti sei svegliato?”
“G-Golden…”
Il giovane dagli occhi dorati si sedette
in una poltrona di fianco al letto in cui riposava Valerian, era ridotto
piuttosto male ma se l’era cavata come del resto lo stesso spadaccino. Il mago
cercò dunque di alzare il capo ma quando una fitta lo fermò, si lasciò
coccolare dalla comodità di quel letto e si limitò a parlare da disteso.
“Dove siamo?”
“Nell’Horion, a casa di Danarius. Quei piccoletti mi fanno sempre più
impressione”
“Già, a chi lo dici… Gli altri stanno bene?”
“Tutti in salute ma Liz…”
“Non c’è, lo so”
“Lo sai?”
“Ci ho parlato prima che fuggisse via, poi mi ha steso. Senti Golden, voglio
trovarla e voglio trovare mia madre, tuo padre e… Mera. Ne ho abbastanza di
questa storia”
“Ehi amico, guarda che ci stiamo già muovendo”
A quel punto neppure il dolore poté
fermarlo e con forza di volontà, Valerian si portò seduto incrociando gli occhi
del suo interlocutore.
“Che vuoi dire?”
“Li troveremo, anzi, mia sorella li troverà. Quando stai meglio, vieni
nell’altra stanza”
“Sto già meglio”
“Ne ero sicuro, eheh”
Non era abituato a rimanere con le mani in
mano, non l’aveva mai fatto, né quando si allenava a Kubara nei sotterranei del
castello, né quando aveva affrontato per la prima volta l’Ebrion bianco, né in
un nessun’altra circostanza che in quell’ultimo periodo l’aveva visto
protagonista. I due si diressero dunque verso la tenda in cui era riunito il
resto del gruppo e quando entrarono, furono accolti come degli eroi: riuscire a
sconfiggere un Ebrion senza armi particolari era un’impresa che normalmente
neppure il migliore stregone sarebbe riuscito a compiere, ma loro erano lì, con
la possibilità di raccontare quella storia, insieme alle altre. Purtroppo non
vi era tempo però per i racconti e gli aneddoti, Danarius era alzato di fronte
il tavolo su cui erano seduti Marian, Carian, Golden, Valerian ed alcuni Phylis
e sospirando cominciò a parlare con il tono di chi stava per creare la
strategia finale che avrebbe portato all’epilogo della storia.
“Ragazzi”
Esordì mentre guardava negli occhi chi
credeva in lui.
“Liz era un’amica per me, come vi avevo
già detto, eravamo compagni tanti anni fa, combattenti di una causa di cui non
vado fiero. Molte cose sono cambiate da allora, io ho trovato in questo popolo
una famiglia, ho scoperto in voi un calore che non provavo più ormai da troppo
tempo e da questi dettagli, per me fondamentali, sono arrivato alla conclusione
che la follia della strega deve terminare!”
Valerian strinse i pugni, per troppo tempo
si era lasciato abbindolare da lei quando poi aveva effettivamente sempre messo
in chiaro le cose: era una strega e come tale avrebbe sempre anteposto i suoi
obbiettivi e principi al benessere del gruppo. Eppure fino alla fine voleva
vederci del bene nelle sue azioni o semplicemente credeva davvero che
seguendola avrebbe potuto salvare sua madre e Mera.
“Adesso che ha preso anche la gemma
bianca, possiede un potere inimmaginabile. Potrà creare e distruggere energia,
influire sul normale moto del globo e giocare a fare la dea, ma… Non le
basterà. Io conosco Liz più di tutti quanti voi e se c’è una cosa che non cambierà
mai, è la sua ossessione per il potere e per la conoscenza: finché non avrà
preso anche le altre due gemme, non si fermerà”
A quel punto intervenne il biondo
spadaccino che seguendo il discorso chiarì un passaggio per assicurarsi che a
nessuno sfuggisse il particolare di grande rilevanza:
“La gemma d’oro ce l’ha mio padre che con
tutta probabilità si stava dirigendo verso le Terre Aride per prendere la nera a
Seiri…”
Danarius annuì, voleva arrivare proprio
lì.
“Esatto, ho motivo di credere che lo scontro
si sia già consumato e che Javia o Seiri, abbiano l’altra gemma nata dalla
fusione di vita e morte”
Fu allora che parlò Carian che portandosi
di lato la sua lucente chioma cremisi, si alzò dalla seduta affiancando l’ex
membro dei cacciatori della notte.
“Vita e morte, la gemma d’oro e la gemma
nera. Ragazzi, nessuno può anche solo immaginare il potere che potrà scaturire
da quella pietra: la facoltà di uccidere, di dare la vita, l’abilità di un dio”
La gravità della situazione era lampante,
chiunque ascoltava a testa bassa avendo ormai ben chiare le intenzioni di Liz:
voleva impossessarsi delle due gemme supreme.
“Dunque…”
Continuò Danarius con un ennesimo grande
respiro.
“Liz è diretta verso quella gemma, quindi
verso Seiri o Javia e noi ci affideremo a loro per trovarli”
Carian annuì continuando il discorso. La
sua abilità era un tassello fondamentale del puzzle, con la sua forza da strega
speciale sarebbe riuscita a localizzare entrambi, grazie ad un frammento del
loro DNA.
“Sarà il nostro legame di sangue con
coloro che dovremo sconfiggere a donarci l’ultima speranza”
Era quasi poetico: i figli avrebbero
estirpato il male causato dai loro genitori per poter ridonare la luce ad un
mondo che col passare del tempo sembrava stesse per abituarsi all’ombra che lo
attanagliava. La giovane si rivolse dunque al mago:
“Valerian, dammi un tuo capello”
Quest’ultimo aveva intuito, quella ragazza
avrebbe potuto localizzarli ovunque si trovassero senza stregoneria, non usava
energia vitale per alimentare gli incantesimi e non usava neppure Luthus, era…
straordinariamente speciale. Determinata, prese dunque il frammento di DNA
dell’amico, poi uno proprio e concentrandosi si lasciò traversare da un’energia
azzurrina che inondò dolcemente la camera: non era una forte folata, giusto un
accenno che donava anzi sollievo a tutti i presenti, forse un soffio di
calorosa speranza per alimentare una fievole fiamma.
“Trovati! Sono entrambi in mezzo
all’oceano tra i continenti, a Est del mar del Kar ed a Sud delle coste di
Spell. Che cosa significa?”
Non parlò nessuno, di quelle parti
dell’oceano non vi erano altro che storie e leggende, un luogo poco esplorato
ed assolutamente innavigabile per le onde anomale che lo sconvolgevano insieme
agli uragani e le tempeste. Eppure qualcuno tra tutti si alzò, Marian, la
regina di Kubara, che fino a quel momento aveva ascoltato tacita e pensierosa.
“La leggenda dell’isola
di Nefilim, l’entrata per l’altro mondo. E’ lì che la pongono gli antichi
testi, al ‘centro del mondo’”