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Autore: Mary Grifondoro    25/06/2012    2 recensioni
"Beh, in fondo chi poteva biasimarlo? Avrebbe voluto vedere qualcun altro a dover affrontare per la sesta volta l'arrivo di un neonato!"
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Pensieri e momenti prima dopo e durante la nascita di Ginny, visti con l'occhio di Bill. Spero sia gradito, io adoro la famiglia Weasley!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Weasley, Famiglia Weasley, Ginny Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'E alla fine arriva Ginny!'
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Quell’estate stava diventando la più torrida da che Bill si ricordasse, non riusciva a trovare un po’ di fresco da nessuna parte, anche il laghetto vicino casa aveva perso ogni attrattiva, l’acqua sembrava sul punto di bollire.

Lui e Charlie era sdraiati a terra nel giardino dietro la Tana, insensibili agli sberleffi degli gnomi, intenti a godere dell’unico sprazzo di ombra che avevano conquistato.

Addirittura i gemelli, pur di trovare un po’ di conforto, avevano acconsentito ad accompagnare Percy , che voleva andare a vedere dove lavorava papà, in fondo al Ministero, avevano pensato, c’era sicuro qualche incantesimo per tenere l’aria fresca.

Loro due, invece, avevano ricevuto il fortunatissimo compito di restare a casa con la mamma, visto che oramai da un giorno all’altro sarebbe arrivata la sorellina e non era il caso che la mamma stesse da sola. Ron dormiva beatamente nel suo lettino, se si addormentava nulla poteva distrarlo.

Inoltre, sembrava molto più preoccupata e triste del solito, più di una volta l’avevano vista piangere mentre si accarezzava il pancione e sussurrava qualcosa, ma non capivano molto e non avevano chiesto, erano solo bambini in fondo.

Bill, tuttavia, sapeva della guerra, per quanto i suoi genitori avessero tentato di tenere lui e i suoi fratelli lontano da tutto, aveva capito molto.

Sapeva che un mago oscuro molto potente stava minacciando tutti.

Sapeva che i suoi genitori combattevano valorosamente per difendere il loro mondo.

Sapeva che molti dei maghi e delle streghe che passavano nottetempo a casa non lo facevano solo per fare visite di cortesia, parlavano di ronde e di attacchi, combattevano anche loro.

Sapeva che i suoi zii preferiti, Gideon e Fabian, non erano morti per un incantesimo riuscito male.

L’aveva capito al funerale, alcune settimane prima, dalle lacrime composte delle persone così cariche di rimorso e allo stesso tempo orgoglio, in particolare quel signore con l’occhio strano, ma, soprattutto, l’aveva capito dalla rabbia della mamma.

Non erano morti, qualcuno li aveva uccisi.

E Bill era tremendamente arrabbiato per il fatto di non poter fare qualcosa, perché doveva ancora aspettare un anno per avere la sua bacchetta, perché voleva rendersi davvero utile, non temeva il pericolo, ma non poteva far nulla lo stesso.

Per questo alla fine aveva subito accettato di rimanere a fare la guardia alla mamma, almeno avrebbe difeso lei e sarebbe stato utile nel caso la sorellina arrivasse, almeno avrebbe mandato un gufo al papà.

“Bill…” assorto in questi pensieri il richiamo di Charlie gli arrivò come un eco lontano.

“Bill….ti prego, facciamo qualcosa mi sono rotto, andiamo a giocare con quelle cose strane intorno alla casa dei Lovegood” scongiurò il minore, afflitto da quell’apatia.

Stranamente Charlie, nonostante la sua mole, non soffriva eccessivamente le calde temperature, sudava certo, tuttavia la cosa non lo rendeva spossato ma, di contro, piuttosto allegro.

“Charlie, lo sai che non possiamo allontanarci, se la mamma si alza e le serve qualcosa dobbiamo essere qua” constatò ovvio Bill, non senza una punta di sollievo, per arrivare alla casa dei loro vicini era una scarpinata non indifferente.

Charlie era già scattato in piedi pronto a replicare ma un urlò che superò il trambusto provocato dagli gnomi, li fece guizzare immediatamente sull’attenti.

Ecco, appunto!

Senza il tempo di pensare ad altro salirono a due a due le scale fino alla camera dei genitori ed entrando trovarono uno spettacolo sconcertante.

“Mamma” esclamò subito Charlie “ma quanta pipì addosso ti sei fatta?”

Molly alzò il viso per guardare i suoi due figli maggiori, era rossa – e Bill iniziò a supporre che non fosse solo per il caldo – evidentemente presa da forti dolori, eppure non riuscì a non sorridere per l’esclamazione del figlio “T-tesoro, non è pipì, la sorellina sta arrivando!”

A quella notizia fu il panico tra i fratelli “Dov’è Errol?” - “Era qua, ce l’hanno gli gnomi” – “Prendilo, io inizio a scrivere un messaggio” – “Non lo vedo...no ecco.....preso!!” nel caos Charlie arrivò tenendo il pennuto per il collo, forse un po’ troppo forte “Lo uccidi così! Ci serve vivo per arrivare da papà stupido!”

Punto sul vivo Charlie abbandonò il gufo a terra e fece per andarsene ma la mamma li richiamò “Ragazzi, non litigate!”

“Hai ragione, scusa mamma!” Bill mesto si avvicinò a lei dopo aver lanciato Errol dalla finestra, nella speranza che andasse dritto al Ministero.

“Bimbi miei, siete i più grandi e i più coraggiosi” a Bill già non stava piacendo la piega del discorso della mamma “Ora dimostrerete tutto il vostro valore aiutando la mamma a partorire”

“COSA?!” all’unisono i due urlarono la loro comprensibile incredulità alla richiesta.

“Beh ragazzi, con tutti i figli che ho fatto credo di riconoscere bene la tempistica di un parto, e per quando vostro padre sarà qua la piccola sarà già nata, non faremo mai in tempo ad andare al San Mungo” i due fratelli stavano velocemente sbiancando “Ma non preoccupatevi, anche voi due siete nati in casa, è più facile di quel che sembra”.

Molly Weasley voleva essere tremendamente rincuorante ma sapeva bene che non era una bella situazione, una partoriente solo in casa con due bambini, doveva solo sperare che non ci fossero complicazioni e poi che arrivasse qualcuno prima della fine, non voleva che i bambini vedessero tutto quel sangue, si sarebbero spaventati.

“Mamma, possiamo andare a chiamare i vicini, almeno loro sono adulti” Bill aveva capito la situazione e, nonostante i Lovegood fossero parecchio strani, intuiva che chiunque era meglio di loro.

“Bravo il mio bambino, come sei intelligente!” disse un’ansante Molly accarezzando il primogenito “Charlie vai tu, veloce” il bambino subito eseguì l’ordine alzandosi dal lettone “e, anzi” Molly si morse il labbro, stava per dire una cosa molto controproducente ma era necessario “prendi una delle vecchie scope dal ripostiglio, farai prima” il luccichio negli occhi di Charlie confermò che era appena stata sganciata una bomba e mai più avrebbe potuto impedirgli di volare, ma Charlie era oggettivamente bravo pur essendo così piccolo, poteva fidarsi. Doveva fidarsi.

“Ma al ritorno smaterializzati insieme alla signora Lovegood” il figlioletto annuì a malapena e corse via, era evidentemente troppo eccitato per poter controbattere alcunché.

“Io mamma cosa faccio nel frattempo” Bill fremeva, non poteva restare inerte a guardare la mamma, capiva che non stava benissimo, ma il parto non era una bella cosa?!

“Il mio William, il mio ometto di casa, tu starai con la mamma finchè non arriva papà, è la cosa più importante. Devi tranquillizzarmi e darmi la forza di far nascere la sorellina.”

A Bill non sembrava un gran compito, ma la mamma sembrava convinta e non aveva voglia di replicare, per fortuna subito aggiunse “Intanto porta qui una grande bacinella di acqua tiepida e tutti gli asciugamani che riesci a prendere nell’armadio in corridoi”.

Ecco, ora si sentiva utile, mentre scorrazzava tra la camera e l’armadio aveva l’illusione di star facendo qualcosa, ma cosa? Come nascevano i bambini, come si faceva? In quel momento si maledisse ripetutamente per non aver chiesto prima, dopo ben cinque fratelli, cosa succedesse proprio in quel momento!

Portato tutto l’occorrente, che Molly dispose intorno a lei, si sedette nuovamente vicino alla mamma, che prontamente gli strinse una mano, anzi, gliela stritolò!

“Ma-mamma” non riuscì ad aggiungere altro perché la donna lanciò un urlo belluino

“Bill conta con calma ad alta voce così la mamma sa quando deve aiutare la sorellina”

Bill senza neanche più chiedersi il perchè e il per come iniziò a contare ad alta voce con calma e ad assistere, con una certa cadenza, ad altri urli della mamma che superavano di gran lunga quelli che di solito lanciava ai gemelli, il tutto mentre stava perdendo l’uso della mano, ma non si sarebbe certo messo ora a questionare sulla cosa.

Molly sembrava in preda a dolori lancinanti, anzi, forse non sembrava, lo era!

Bill sudava sempre di più, non sapeva cos’altro fare, e il fatto che la mamma continuasse a ripetere che era quasi fatta non lo rincuorava affatto.

Errol era arrivato? Papà che fine aveva fatto? non gli veniva il dubbio il sentore di qualcosa?

E Charlie, dove diavolo era finito? Con la scopa era sicuro già arrivato. Che fosse caduto? No, dai, sapeva volare. Che si fosse messo a giocare a casa Lovegood? Non era davvero così scemo!

Nel mentre stava pensando altri improperi verso il fratello una serie di urli si sovrapposero.

L’urlo della mamma, più lungo e forte degli altri.

L’urlo composto ma decisamente acuto della signora Lovegood che apparve col classico pop in mezzo alla stanza, bacchetta sguainata e Charlie attaccato ad una gamba “Ma, Molly, il bambino mi aveva detto che eri in pericolo...oddio è solo un parto” e ti pare poco le avrebbero voluto rispondere i due fratelli!

L’urlo di Arthur che era appena entrato in casa e, da quel che si sentiva, stava cercando di salire con Percy e i gemelli abbrancati addosso.

L’urlo di Ron che finalmente era resuscitato dal suo sonno comatoso.

E un urlo, diverso, insistente, sconosciuto.

Seguito da quello di Charlie, che a differenza di Bill aveva assistito alla scena da una visuale diretta, “Merlino, fantastico, è nata!”

La vicina, meno svampita di quel che ritenevano i ragazzi, agitò sapientemente la bacchetta e subito asciugamani e tinozza iniziarono a prendere vita, fece qualche incantesimo per pulire il letto, Molly e iniziò ad armeggiare con la bambina.

Bill intanto guardava il volto della mamma rilassarsi sempre più e poi la vide.

Non vide il papà che finalmente entrava.

Non vide Charlie raccontare gasato ai gemelli la scena splatter del parto.

Non vide Percy fare gli onori di casa alla vicina.

Vide solo dei ciuffi rossi, uguali identici ai suoi, e due occhi marroni che lo guardavano insistentemente.

“La vuoi prendere in braccio?” gli chiese Molly dolcemente “in fondo l’hai fatta nascere tu!” e così dicendo pose il fagottino tra le braccia di un paralizzato Bill, che non riusciva a fare più niente da quando aveva incrociato quegli occhi, e lo stesso valeva per la bambina che aveva subito smesso di piangere in braccio a lui.

“Adesso basta voi tre!” disse calmo ma deciso Arthur ai figli, mentre nel frattempo aveva mandato Percy a prendere Ron “Ora fate i bravi, vi presento la vostra sorellina, ecco Ginevra Molly Weasley!” dichiarò in maniera orgogliosa ed altisonante mentre un singhiozzo di commozione scappava dalle labbra di Molly “Da oggi mi aspetto che molte cose cambino qui, siamo sempre stati tutti uomini, ma ora c’è un’altra donna con la mamma in casa e quindi dovete essere più attenti e responsabili verso di lei, dovete badarle e trattarla come una principessa, capito?!” disse calcando l’ultima parola in direzione dei gemelli.

Una principessa’ pensò Bill mentre ancora teneva in braccio la bimba ‘Si, sei proprio una principessa Ginny, e io ti difenderò sempre come un valoroso cavaliere, non dovrai temere nulla con me affianco’ e intanto la piccola si addormentava quieta tra le sue braccia.

  
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