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Autore: Marti Lestrange    25/06/2012    9 recensioni
Ispirata dalle note dI “Lover to Lover” dei Florence and the Machine, vi presento uno spaccato dei pensieri di Narcissa: durante un temporale, la donna ripensa alla sua relazione con il marito Lucius, dai primi giorni di fidanzamento - caratterizzati dalla passione e dall’amore incondizionato - fino ai giorni bui dell’ultima guerra, fatti di incertezza e dolore.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'I'll see you on the dark side of the moon'
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[ OS classificatosi prima al contest "FLORENCE AND HARRY POTTER" indetto da Sunflower Bright sul forum di EFP — giudizio al fondo ].


 

Il giorno è l’ombra della notte.
La vita è l’ombra della morte.


 

 

'I’ve been losin’ sleep,
I’ve been keepin’ myself awake,
I’ve been wandering the streets,
For days and days and days'.

 

La pioggia batte insistente sui vetri delle finestre scure. Le stelle sono nascoste dietro una coltre di nubi spesse e profonde.
Mi ritrovo spesso ad osservare il cielo. I pensieri mi svegliano nel cuore della notte, desiderosi di rubarmi quell’attimo di pace che il giorno non mi concede. Mi attendono proprio lì, sulla soglia del dormiveglia, pronti a saltarmi addosso con il loro carico di miseria e incertezza.
Mentre la pioggia batte sui vetri sento che ti alzi. Sospiri. Una molla dispettosa cigola infastidita. Ti metti a sedere, i piedi sul pavimento freddo, la schiena china. Registro tutti i tuoi movimenti, è come se leggessi una mappa vecchia di anni e parecchio sgualcita. Fai sempre così quando i pensieri ti tormentano, così come tormentano me. Sospiri di nuovo, e chissà quali presagi scorgi tra le ombre scure della camera.
 

Una volta era tutto diverso. Quando ti svegliavi nel cuore della notte, spaventato e confuso, io ero sveglia ad aspettarti, e ti proteggevo nel mio abbraccio finché entrambi non crollavamo di nuovo nel sonno, sfiniti. Quando ti svegliavi perché non trovavi pace, io te la riconsegnavo, ovattata e semplice.
Perdevo il sonno, per aspettarti.
Rimanevo sveglia per ore, a contare le stelle, la tua mano nella mia e il tuo viso immerso nei miei capelli.
Vagavo per le strade tortuose della tua pelle, disegnando strane forme e linee, finché il sonno non mi raggiungeva e di quei segni rimaneva solo la scia del mio profumo. Sul tuo corpo e nel tuo animo.
Una volta era tutto più facile. Ci bastavamo a vicenda, non ci stancavamo mai di parlare e potevamo passare giornate intere avvolti dalle lenzuola, stretti in un abbraccio eterno, sazi solo dei nostri baci e dei nostri respiri. Mi dicevi che profumavo di buono, di sapone e pesca. Passavi la mano tra i miei capelli, ti perdevi nelle curve dei miei fianchi, mordevi le mie labbra fino a farle sanguinare. Io mi aggrappavo alle tue forti spalle e mi perdevo nel ghiaccio dei tuoi occhi, arrendendomi a te. Mi dicevi che sentirmi sussurrare il tuo nome ti faceva tremare.“Lucius…”

“Narcissa.”
Mi rispondevi con quella tua voce roca, forte e autoritaria. Mi sentivo tua, come non ero mai stata di nessun altro nella mia vita; come non ero mai appartenuta a nessun luogo prima di quel momento. Prima di te.

 

La pioggia continua a cadere, imperterrita, senza stancarsi mai. Non c’è pace, fuori e dentro di me. Non c’è più pace, ormai. Per nessuno. Il male striscia per le strade, si insinua sotto i muri, si attacca alla pelle delle persone come un morbo. Sembra essere dappertutto, in ogni angolo e in ogni anima.
Anche noi siamo il male. Anche tu lo sei, Lucius.
Perdo il sonno, pensando a ciò che fai.
Rimango sveglia per ore, ad aspettare che tu torni da me.
Vago per le strade tortuose della mia pelle, cercando di ritrovare le tracce del tuo passaggio su di me, ormai lontane e perdute.
Mi ricordo ancora il calore del tuo corpo accanto al mio. Aleggia su di me come un fantasma. Mi tormenta, ridestando la mia inquietudine. Il tuo braccio stirato a cingere il mio fianco, la tua mano calda che mi accarezza la schiena, il battito del tuo cuore nel mio orecchio, le tue dita che percorrono il mio viso. Mi baciavi lentamente, senza fretta, come se avessimo tutto il tempo del mondo. Io assaporavo le tue labbra, la gola riarsa: ero assetata. Assetata di te.
 
 

Odio la pioggia. Odio il rumore delle gocce che cadono e colpiscono la terra. Odio l’odore che impregna l’aria dopo un temporale. Tutto è più pulito, dopo, persino la mia anima. L’acqua ha lavato via tutto lo sporco.
Mi ricordo quella volta in cui mi hai cercata tra la pioggia, che cadeva così fitta da impedirci di vedere. Quella strada sembrava infinita. Cercavi le mie mani, e io cercavo le tue. Mi sentivo perduta, disorientata, spaventata. Solo accanto a te mi sentivo a casa. Al sicuro, protetta e amata. Desiderata. Quel giorno, sotto quella pioggia maledetta, ti cercavo disperatamente. Tu mi hai presa per mano e io ho capito. Ho riconosciuto il tuo tocco, la tua pelle, il tuo respiro. Abbiamo corso per un tempo eterno. Il mio fiato si condensava in una nube, respiravo a fatica per il freddo, le gambe erano pesanti, ma correvo. Continuavo a correre. Non potevo fare altro che correre insieme a te.
Così è sempre stata la nostra vita: un’eterna corsa. Siamo costantemente sospinti dal vento verso una rotta prestabilita, ma che noi ignoriamo. Non vediamo l’orizzonte cristallino, non vediamo la fine della strada, ma continuiamo a correre. Siamo stanchi ormai. Stanchi di rincorrere una chimera, di credere in un ideale malsano, di combattere una battaglia in cui da tempo nemmeno noi crediamo più.
Ti sfugge un singhiozzo, attutito dal rumore della pioggia che cade. Ti sfugge un singhiozzo e io chiudo gli occhi. Chiudo gli occhi sul mondo che mi circonda, su una realtà nera e oscura, su un amore appassito dal tempo e dagli eventi. Chiudo gli occhi su di te. 
 

Una volta era tutto più bello. Noi eravamo diversi, più giovani forse, più spregiudicati. Eravamo degli incoscienti senza ragione, tesi a rincorrere un sogno irrealizzabile. Eravamo solo noi: Lucius e Narcissa. Narcissa e Lucius. Senza complicazioni.
Continuo a rimpiangere un tempo ormai dimenticato. Continuo a sperare che il male si ritiri e che la luce trionfi. Per noi.
Ora che la mia anima è ammorbata dalla disperazione, capisconon c’è salvezzaNon per me.
Non per noi.
Ora che la mia mente è sgombra dai pensieri, capisconon c’è spazio tra le nubi oscure che coprono le stelle. Non c’è luce. Non più.
La pioggia continua a cadere.
 

 'There’s no salvation for me now,
No space among the clouds'.

 
 


 

Note: il titolo è tratto dai “Veda”, mentre le citazioni in inglese fanno parte del testo di “Lover to lover”. 
 

Grazie per aver letto, Marti ♥︎
 



Giudizio della giudiciA Sunflower Bright:

1° classificata

Il giorno è l'ombra della notte. La vita è l'ombra della morte;
Marti Lestrange

Grammatica e stile:10\10
Caratterizzazione dei personaggi: 9\10
Utilizzo della canzone:10 \10
Gradimento personale:5 \5
+1 punto bonus;
Totale: 35


Cosa dovrei dirti? 
La grammatica e lo stile sono perfetti,  non ho notato
nessun errore, nessuna svista, niente di niente.
Perfetta.
Amo il tuo stile, scorre fluido sotto gli occhi del lettore, privo di alcun intoppo.

La cosa non cambia certamente per la caratterizzazione dei personaggi.
Trovo che la tua Narcissa sia perfetta: forte ed innamorata del marito fino al punto di rimanergli accanto in una crociata persa in partenza, fedele e silenziosa
spettatrice del dolore del marito.
Forse l'amore nel tempo si è tramutato in abitudine, o si è raffreddato, ma lei gli rimane accanto nonostante sappia che non c'è futuro per loro.
Credo sia una delle caratterizzazioni migliori che io abbia mai avuto il piacere di leggere; non è la fredda ed insensibile Narcissa, è qualcosa di più,
qualcosa di dannatamente vero e 'fedele' al personaggio descritto dalla Row, o almeno da quello che ho 'carpito'.
Lucius forse è fin troppo distrutto e combattuto, ma non ti ho voluto penalizzare troppo per questo insignificante dettaglio.

Anche l'utilizzo della canzone è perfetto, e si avvicina molto all'idea che avevo in mente quando ho associato questo pairing alla canzone,
quindi neanche qui non ho nulla da dirti.

Come avrai capito la tua storia mi è piaciuta davvero tanto.
C'è una sorta di climax , che svela gradualmente la situazione presente dei personaggi; è uno svelamento
graduale dei fantasmi che aleggiano sulla coppia, portandola forse all'esasperazione o a qualcosa di simile al rancore.
Inoltre amo il genere introspettivo associato al genere malinconico, quindi non avrei mai potuto odiare una storia simile.
Perfetta, non ho altro da dirti.

   
 
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