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Autore: KiaWolf    25/06/2012    4 recensioni
Se Edward non fosse tornato e Bella avesse continuato suo malgrado avivere la sua vita? E se dopo 19 anni lei avesse ritrovato il suo diario, che aveva dato a lui, ormai diventato un bestseller mondiale?
"Non potevo continuare così. Non dopo 19 anni.
No, non era giusto nei miei confronti.
Io avevo rispettato la promessa: non avevo mai fatto niente di insensato o stupido. Lui no.
Aveva promesso, ma non c’era riuscito.
“Sarà come se non fossi mai esistito”, mi aveva detto.
Beh, non era così, non lo era mai stato e non lo sarebbe stato mai. Lui sarebbe sempre esistito nei miei pensieri. Sempre. Purtroppo o per fortuna? Forse entrambi."
Spero di avervi incuriosito, questa è la mia prima fanfic!
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Innanzi tutto, voglio ringraziare tutti voi che mi seguite, recensite o che state semplicemente dietro le quinte, vi adoro lo stessso. Inoltre un grazie speciale va sarahmanga per avermi aggiunto come autore preferito: veramente, non me lo sarei mai aspettato!
Comunque, eccoci qui: il primo incontro tra la nostra Bella e Stephenie! Quello che ho scritto non mi convince per niente, ma dopo averlo rifatto tre volte, ho lasciato perdere… Voglio precisare che io ADORO come scrive la nostra Steph e le sue idee geniali, ma non ho avuto altra scelta che non darle il merito della scrittura del suo romanzo, altrimenti potevo dire addio a questa fanfic xD non uccidetemi! Ok, mi sono dilungata troppo, vi lascio al capitolo J
 
PS: ho appena finito di rivedere il film “50 volte il primo bacio”: non è stupendo? Io mi emoziono ogni volta *.*

 
Pov. Bella
 
Eravamo messe in fila, io e mia figlia, dietro uno sciame enorme di ragazzine, di donne formate e anche di molte mamme come me. Mi stupii ancora una volta di quanto successo avevano avuto le mie parole in quel libro: nessuna di quelle ragazze davanti e dietro di noi sapeva che io ero la vera autrice, e io comunque non volevo che lo scoprissero; avrei dovuto essere arrabbiata con quella Stephenie per aver preso il mio posto senza permesso, ma non ero nemmeno irritata per quella storia, sia perché probabilmente lei non sapeva nemmeno di avermi rubato “le parole” e sia perché preferivo l’anonimato. Quando ero piccola qualche volta avevo immaginato di scrivere un libro e pubblicarlo, ma ogni volta avevo fatto marcia indietro perché sapevo di non avere il coraggio sufficiente. Speravo almeno che questa Stephenie fosse davvero una brava persona e che meritasse tutto questo successo. La fila si stava accorciando davanti a noi, e l’ansia mi attanagliava lo stomaco, anche se cercavo di non darlo a vedere. Mentre Alice sprizzava gioia da tutti i pori ed era elettrizzata, io non smettevo di rigirarmi in continuazione tra le mani il bigliettino, per il quale c’avevo messo ben due ore, ieri dopo che Alice si era addormentata, per decidere quali fossero le parole giuste e, soprattutto, quelle più convincenti.
Meno cinque ragazze…
Speravo con tutto il cuore che il mio piano funzionasse.
Meno tre…
Avrei potuto sembrare un’invadente, però, se glielo avessi consegnato di botto, o passare per una stalker… magari non avrei dovuto darglielo… No, non potevo tirarmi indietro proprio adesso, non ora che ero arrivata a questo punto. Altrimenti me ne sarei pentita per il resto della vita.
Meno una…
Eccola. Riuscivo a vederla. Era una donna graziosa, con morbidi capelli rossicci che le incorniciavano il viso. Aveva un sorriso gentile, e sembrava una persona affabile. Incrocia le dita, Bella, mi dissi.
«Ciao piccola, come ti chiami?» disse a mia figlia.
«Sono Alice…» rispose la mia bambina, improvvisamente tranquilla. Sapevo, però, che dentro di lei era molto emozionata. Le porse il libro e Stephenie iniziò a firmare.
«Sei stata molto brava, è una storia bellissima!» disse Alice, con ritrovato coraggio.
Sul viso della “scrittrice”, che aveva rivolto a mia figlia un mezzo sorriso imbarazzato e l’aveva ringraziata, lo vidi. Vidi un lampo nei suoi occhi, che agli altri sicuramente poteva sembrare imbarazzo per il complimento, ma io riconobbi il senso di colpa che, a quanto pareva, provava. Forse, in fondo, era una donna umile e sentirsi ricevere tutti quei complimenti in realtà immeritati la facevano sentire in colpa.
«Ecco a te piccola..» disse Stephenie, dopo aver finito l’autografo. Come, già finito? No! Mia figlia si stava già allontanando per far spazio alle altre ragazze che attendevano. Non poteva finire così. Non potevo farla finire così. Ma non sapevo come darle il mio bigliettino.
«Mamma, andiamo?» disse Alice.
Idea improvvisa. In questo periodo stavano diventando sempre più fulminee.
Allungai la mano, come per stringere quella della Meyer, e lei, dopo uno sguardo sorpreso, si riscosse immediatamente e mi sorrise, allungando anche la sua di mano. Perfetto.
«Grazie mille, signora Meyer..» dissi, lasciando il bigliettino nella sua mano. E poi le sussurrai sottovoce, guardandola intensamente: «La prego, per favore!»
Così, immediatamente mi girai e con passo veloce mi allontanai, affiancata con un po’ di difficoltà da mia figlia.
Speriamo accetti, pensai.
 
Pov. Stephenie
 
“Lo so che può sembrarle strano tutto questo, ma ho bisogno di sapere, la prego.
Io sono la Vera Isabella Swan del suo – o meglio, del mio – romanzo. Ho bisogno di parlarle.
Rimarrò al bar di questo stesso albergo fino alle 4 di oggi pomeriggio. Spero proprio che venga.
Grazie comunque, anche solo di avermi permesso di nuovo di rileggere le mie frasi. È stato un pezzo di vita ritrovato, e che di sicuro non lascerò più andare.
Buona fortuna per la vita,
Bella”
 
Rilessi di nuovo il piccolo messaggio che mi aveva lasciato quella donna.
Non poteva essere davvero lei.
Mi aveva detto che lei non avrebbe mai letto una storia di vampiri, mi aveva promesso che non sarebbe venuta a cercarmi per reclamare il suo diario.. però, se lo rivoleva, perché non aveva mostrato a tutte quelle ragazzine di prima la verità? Era strano e ingiusto già mostrarmi al mondo intero come una scrittrice, anche se ero solo una bugiarda e impostora, e quando avevo accettato di far finta di essere io l’autrice, ancora però con molti dubbi, avevo accettato di fargli questo favore: avrei permesso che il diario di questa Isabella fosse pubblicato col mio nome. Poi, quando era diventato così famoso che non mi era stato più permesso di uscire di casa senza essere inseguita da fan scatenati, stavo per mollare e spifferare tutto, eppure mi aveva di nuovo convinto a resistere, promettendo che quello che mi era capitato stamattina non sarebbe successo.
E invece si sbagliava.
Una donna, venuta da chissà dove con sua figlia, mi aveva lasciato in mano questo biglietto che continuavo a rigirarmi tra le dita. Poteva anche essere uno scherzo, o forse quella donna aveva detto una bugia, solo per acquistare notorietà. Eppure i suoi occhi erano così tristi…. no, non poteva aver mentito, le si leggeva in faccia tutta la verità.
Lei era Isabella Swan, la ragazza diciassettenne che si era innamorata di un vampiro.
Avevo tanta paura per questo incontro, ma non potevo renderle la vita ancora più difficile.
Dovevo incontrare quella donna.
 
 
   
 
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