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Autore: EclipseOfHeart    26/06/2012    6 recensioni
Salve ^^
In questa storia ho voluto raccontare la mia personale versione di come sia nato l'amore tra Vegeta e Bulma, coppia che adoro e che trovo tra le più affascinanti mai create.
"«Se non la smetti di gridare e tentare in qualche patetico modo di convincermi a fare ciò che vuoi, la mia educazione si limiterà ad ucciderti.» disse sibilando parola per parola, per poi andare verso la cucina. Il suo sguardo era gelido e Bulma lo riconobbe come lo sguardo che Vegeta usava durante le battaglie, mentre le sue minacce si trasformavano in realtà.
Eppure non riuscì ad avere paura.
Lei sapeva che non era in pericolo, anche se non sapeva spiegarsi perché.
"
[Questa fanfiction ha partecipato al contest La notte degli Oscar indetto su Writers Arena Rewind]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta, Yamcha | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dark Paradise

 

 

Capitolo V

 

 

[All my friends ask me why I stay strong
tell 'em when you find true love it lives on
that's why I stay here

Everytime I close my eyes it's like a dark paradise
no one compares to you
but that there's no you, except in my dreams tonight
]

 

 

 

 

Giorni dopo lo strano gesto di Vegeta nulla era cambiato alla Capsule Corporation, niente era mutato nei rapporti tra il Saiyan e la terrestre.

Lui non si era più fermato da Bulma, alla conclusione del loro amplesso, né lei aveva insistito più su quel punto. Sperava che Vegeta avesse volontariamente accettato che, alcune sere, poteva concedersi il privilegio di non dormire solo, che questo non era segno di debolezza.

Lei si ritrovò sempre più spesso a pensare che avrebbe fatto qualsiasi cosa per riuscire a farlo stare meglio e non per paura o per le circostanze della loro relazione; lei lo voleva perché sentiva sempre più quel cuore soffocare sotto sentimenti come l’orgoglio, la presunzione, l’egocentrismo.

Bulma si fermava anche a pensare a che futuro avrebbe portato tutta la loro situazione, anzi il suo coinvolgimento, usare già il pronome “loro” avrebbe implicato un interessamento da parte di Vegeta che era così labile che non poteva neanche quasi considerarsi.

Non credeva che il vero amore sarebbe stato in quel modo, così tortuoso e complicato, ma d’altra parte lei era Bulma Brief, cosa c’era nella sua vita di semplice?

Poteva l’amore essere un’eccezione, una variabile diversa nella sua esistenza piena d’incognite folli?

La risposta si allenava nella GR, inconsapevole di essere la causa di tante interlocuzioni mentali.

Non che Vegeta fosse così cieco da non aver notato che il cuore della terrestre aumentava il ritmo quando lui si avvicinava, oppure il colorito vermiglio che assumevano le sue guance quando la sorprendeva ad osservarlo. Inizialmente non si era mai soffermato sul suo sguardo, convinto di trovarvi solo accenni di lussuria, invece ultimamente prima di redarguirla si fermava ad osservare quegli occhi celesti, attorniati dal rossore del viso.

Si stupì di notare come non ci fosse alcun desiderio sessuale, ma solo quella stessa emozione che aveva visto così chiaramente quella notte, quel sentimento sciocco, quell’Amore inutile.

Disgustato, pensava che a breve sarebbe partito via e non avrebbe più dovuto alimentare i sentimenti di quella sciocca, cosa pensava di ottenere? Che scopo aveva innamorarsi di lui?

Lui non l’avrebbe mai corrisposta, questo era certo e non poteva davvero credere che quella s’illudesse.

L’unico rammarico era di dover lasciare il suo divertimento notturno, ma l’integrità del suo essere Saiyan doveva rimanere intatta e quella terrestre stava decisamente inquinando tutto, con quelle mani e quella bocca. Stava iniziando ad essere una distrazione rilevante, senza contare i comportamenti inspiegabili che, per ben due volte, si erano verificati a causa sua.

No, doveva decisamente andarsene.

 

 

Bulma, ignara delle decisioni di Vegeta, rimuginava come al solito coricata sopra il letto, ospite di tante notti di bruciante passione.

Stava pensando a come aggiustare l’ennesimo marchingegno passato sotto il delicato tocco di quello scimmione, quando un dolore improvviso la costrinse a correre verso il bagno.

Vomitò tutto il suo pranzo nel water, inginocchiandosi davanti ad esso mentre la fronte s’imperlava di sudore.

Tirò l’acqua e poi s’inginocchiò nuovamente tenendo le mani strette attorno alla porcellana bianca, mentre le sue ginocchia tremavano leggermente.

Poteva essere una semplice indigestione oppure aveva mangiato qualcosa andato a male. Per quanto quelle fossero spiegazioni plausibili, Bulma si sentì sempre più inquieta.

Il suo sguardo vagò al mobiletto dove teneva i suoi assorbenti e conteggiò velocemente che il suo ciclo era in ritardo di quindici giorni. Non se ne era eccessivamente preoccupata perché aveva da sempre un ciclo molto irregolare, ma ora non poteva evitare di pensare ad una connessione dei due eventi.

Del resto erano notti e notti che si rotolava con quel Saiyan senza la minima protezione e un concepimento non sarebbe stato anomalo, anzi.

Sobbalzò a causa dei suoi stessi pensieri, mentre sentiva il senso di nausea che si faceva di nuovo strada verso di lei.

Riaprì la tavoletta, lasciando che la nausea si sfogasse e avvertendo sempre più il peso di quella situazione.

Probabilmente era incinta.

Di Vegeta.

Del principe dei Saiyan.

Si sentì mancare nuovamente il fiato e sperò che fosse un falso allarme, non che avere un figlio non fosse una cosa meravigliosa, ma il rapporto tra i due genitori era tra i più instabili possibili.

Tornò nella sua camera, coricandosi ed iniziando, inavvertitamente, ad accarezzarsi la pancia dopo pochi minuti.

A Vegeta non sarebbe importato nulla di quel figlio, non gli importava di lei, figurarsi di una sua progenie. Bulma sapeva che qualcosa tra loro stava iniziando a muoversi, ma era ancora troppo presto perché lui iniziasse a considerare la possibilità che lei passasse da “donna per divertirsi” a “compagna stabile”. Forse, interiormente, questo cambio Vegeta stava iniziando ad elaborarlo senza neanche accorgersene ma mai l’avrebbe ammesso.

“I Saiyan non hanno legami affettivi, li indeboliscono” le aveva detto una volta mentre discuteva della famiglia di Goku.

La sua reazione sarebbe stata solo l’indifferenza, non si aspettava neanche una protesta perché avrebbe significato che qualcosa gli importava. Ma, d’altronde, Vegeta era stato chiaro fin dal principio, era stata lei a rovesciare il gioco innamorandosi perdutamente.

 

 

Alcuni giorni dopo un test di gravidanza offrì a Bulma la certezza che già sentiva. Le nausee la venivano a trovare tutte le mattine e aveva fatto quel test solo per mero scrupolo.

La lineetta blu le gridava a chiare lettere la sua attuale situazione.

Tentò di sorridere, pensando al lato positivo che avrebbe avuto un figlio e che, inoltre, i suoi genitori sarebbero stati contentissimi.

Si rammaricò pensando che, però, quel bambino non avrebbe mai avuto un padre.

Certo lei gliene avrebbe parlato, l’avrebbe fatto con orgoglio e mai con vergogna.

Lei aveva osservato Vegeta e sapeva molte più cose di chiunque, gli altri si limitavano solo a vederlo.

Sapeva che le sue parole non avrebbero comunque colmato il vuoto di un padre, però il suo bambino avrebbe imparato ad ammirarlo come lei aveva imparato ad amarlo.

Quel giorno, uscita di casa, decise che era ora di modificare il suo taglio di capelli in un caschetto sbarazzino.

Lo faceva sempre quando sentiva aria di novità e, in quel caso, il cambiamento era quanto mai grande ed importante.

Tornata dopo il taglio, notò come la sera, Vegeta si soffermò un attimo in più ad osservarla.

«Ti piacciono? Mi stanno proprio bene!» disse lei pavoneggiandosi per stuzzicare il Saiyan.

Vegeta non replicò se con un mugugno incomprensibile e lei sorrise leggermente. Non aveva detto nulla, quindi nel suo strano modo Bulma aveva compreso che gli piacesse.

Quando uscì dalla stanza si toccò il ventre, scemando quella piccola gioia mentre altri pensieri varcavano la sua mente.

I suoi genitori, come previsto, accolsero la notizia con grande felicità, contenti di poter avere presto un dolce nipotino da poter viziare in tutti i modi. Nessuno dei due si stupì quando Bulma dichiarò di chi fosse figlio e, anzi, le urla di gioia della madre aumentarono ancora di più.

Restava quindi il problema di Vegeta.

Benché fosse sicura della sua reazione, avrebbe dovuto comunque dirglielo. In fondo, era anche curiosa, come sempre lo era stata.

In attesa del momento più opportuno passò qualche altro giorno, finché non fu proprio Vegeta ad offrirle l’occasione proficua.

Era pomeriggio presto quando l’aveva visto entrare nel suo laboratorio, aveva subito pensato che avesse voglia di lei ma gli occhi di lui la smentirono subito.

«Domani parto, hai navicelle vero?» chiese gelido.

Bulma restò sconcertata per qualche secondo, annuendo meccanicamente e tentando di elaborare l’informazione.

Si aspettava di non contare nulla per Vegeta, ma non poteva credere che lui se ne stesse andando. Non sarebbe tornato presto, non aveva bisogno di chiederglielo per saperlo.

Per la prima volta Bulma avvertì il bisogno di chiedergli di restare e, a fatica, lo represse. Lo sentì come scivolargli dalle mani ed ebbe paura a causa del vuoto che provò.

«Dove vai?» chiese con tono flebile, incapace di contenersi oltre.

«Non sono affari tuoi.» replicò lui, avviandosi verso l’uscita della stanza.

«Sono incinta.» proruppe lei, di colpo. C’era probabilmente qualche minuscola parte del suo cuore che sperava che, al sentire di quella notizia, lui potesse cambiare idea.

Ma le sue speranze furono infrante alla risposta indifferente che lei si aspettava: «A me cosa dovrebbe importare?»

«È tuo figlio.» rispose tentando di mantenere un tono fermo.

«Quindi? Non sono problemi che mi riguardano.»

Problemi.

Cosa potevano essere dei figli per il grande principe dei Saiyan se non problemi?

«Andiamo,» riprese sghignazzando leggermente «non avrai seriamente pensato che me ne sarebbe importato qualcosa? Era una cosa che avevo messo in conto, ma non mi interessa assolutamente niente.»

«Tu sei veramente assurdo ed egoista oltre ogni limite. Come fai ad essere così indifferente a tutto! Sei un bastardo!» gridò, sentendo le lacrime premerle sugli occhi. Razionalmente sapeva che non avrebbe dovuto aspettarsi niente da quell’energumeno, ma, accidenti, come si fa a ragionare quando si è innamorati e feriti in quel modo?

Stavolta il Saiyan esplose in una vera e propria risata che però di divertente non aveva proprio nulla, era una delle sue solite risate malevole e senza alcun calore.

«Sei veramente senza speranze, tu avevi davvero creduto che tra noi due si fosse creato qualcosa, al di là di quello che porti in grembo? Come ti ho detto per mesi, tu sei stata solo il mio divertimento.» concluse infine prima di uscire, sottolineando le ultime parole con crudeltà.

Bulma sospirò di tristezza e lasciò che qualche lacrima cadesse dai suoi occhi, finendo sui progetti sopra al tavolo.

Era andato esattamente tutto come si era aspettata.

Ma l’avere avuto ragione non l’aveva mai resa così triste e fatta sentire così impotente.

Dopo pochi minuti però si riscosse. Nessuno doveva avere il potere di farla sentire in quel modo, lei non l’avrebbe permesso.
Si toccò la pancia sorridendo, avrebbe avuto un bambino meraviglioso e l’avrebbe allevato con tantissimo amore e se Vegeta non la voleva, beh, che se ne andasse al diavolo!

L’avrebbe rimpianto perché nessun’altra donna nell’intero universo l’avrebbe amato come lei, nessuna era Bulma Brief.

Tornò a lavorare ai suoi progetti, cacciando con una mano tutto quello che riguardasse il Saiyan e, rinfrancata, proseguì la sua giornata con un perenne sorriso sulle labbra.

Vegeta, tornato al suo solito allenamento, non era riuscito ad evitare di pensare alle parole della terrestre.

Si aspettava un figlio, ma non l’aveva mai realmente considerato finché lei non gliel’aveva detto.

Ma, come era giusto che fosse, a lui non importava niente. Anzi, semmai era un’ulteriore motivazione per andarsene via dalla Terra, per poi ritornarci solo per i Cyborg e Kakaroth.

Iniziava a sentire come se stesse pian piano formando una famiglia, come quegli sciocchi terrestri, e questo per un principe Saiyan era assolutamente inconcepibile.

Tuttavia un’ultima visita a quella terrestre, per dimostrarle il suo distacco e il suo interessamento prettamente fisico, gliel’avrebbe volentieri fatta; pensò prima che la sua mente si concentrasse completamente sull’allenamento da seguire.

 

 

Era notte inoltrata quando Bulma sentì i rumori provenienti dalla GR avere fine, non credeva che Vegeta sarebbe passato da lei e comunque non aveva nessuna intenzione di concedersi.

Si massaggiò il ventre, combattendo la malinconia con la determinazione che da sempre la contraddistingueva e tentando di non pensare, che quei rumori non li avrebbe sentiti mai più.

Tentò di addormentarsi invano finché, contro la sua previsione, la porta della sua stanza si aprì facendo entrare il Saiyan.

Bulma chiuse gli occhi, sperando di non dover iniziare una discussione, ma ovviamente Vegeta non era tipo da cascare in simili trucchi.

«So che sei sveglia. Ti ricordo che io sento il battito del tuo cuore.» disse infatti, avvicinandosi al letto con aria sicura.

Bulma imprecò mentalmente contro quello stupido cuore che partiva senza controllo ogni qual volta aveva a che fare con Vegeta.

«Che vuoi?» chiese quindi con tono duro.

«C’è bisogno di spiegartelo?» replicò maliziosamente, abbassando il tono di voce e poggiandosi sul letto.

«Puoi andartene, non ho nessuna voglia.» disse Bulma, coprendosi ancora di più con le coperte.

Vegeta restò interdetto per qualche secondo, non avendo mai sperimentato la particolare ed amare sensazione del rifiuto.

«Cosa? Io ne ho, invece.»

«Dato che non comandi tu, quella è la porta, caro scimmione.» rispose lei alzando un dito in direzione dell’uscita.

Vegeta si alzò in piedi e, mentre Bulma gioiva interiormente per la sua vittoria, le tirò via il lenzuolo buttandolo a terra con un solo gesto.

Lei non ebbe modo di dire niente, poiché lui salì sopra di lei, tirandola leggermente per i polsi.

«Non puoi comandare nemmeno tu, terrestre.» sussurrò iniziando a baciare il collo, nel tentativo di farla cedere.

«No, vattene! Levati che mi stai facendo male! Vegeta vattene!» gridò lei invece tentando di liberarsi dalla sua stretta.

Lui continuò scendendo nell’incavo dei seni finché non sentì che Bulma aveva finito di protestare. Alzò gli occhi e rivide lo stesso sguardo della prima sera in cui aveva tentato di farla sua.

Come allora, in quel momento la lasciò andare comprendendo che non avrebbe potuto convincerla.

Tuttavia le sue parole non si sarebbero sicuramente fermate.

«Sarebbe la tua sciocca e ridicola vendetta per la mia partenza?» chiese, infatti, dopo essere sceso dal letto.

Bulma restò perplessa, dato che lui l’aveva liberata e che non aveva idea di cosa rispondere.

Certo, la sua reazione era avvenuta a causa di quella notizia ma la sua origine aveva radici più profonde.

Lei era stanca di essere considerata meno di niente, quando sentiva che così non era.

«Mi sono solo stancata di essere il tuo divertimento. È un bene che tu vada via, ne potrai trovare a milioni pronte a soddisfarti, basterà che le spaventi un po’.» replicò sistemandosi la camicia da notte e tentando di ferirlo verbalmente.

Sapeva che Vegeta avrebbe compreso le sue parole.

Lei non era stata con lui per paura, ma perché lo voleva.

Il Saiyan incassò il colpo sentendo cedere le sue certezze. Quell’umana era assurda, ma sincera. Non avrebbe trovato nessun’altra persona nell’universo come lei.

Ma tanto lui non ne aveva bisogno.

Era Vegeta, a cosa gli serviva l’amore di una donna?

«Perché tu non sei mai stata spaventata?» domandò di getto, pentendosene due secondi dopo.

«Perché ti conosco, vedo oltre i muri che hai innalzato.»

«Che sciocchezza. Ti devo forse ricordare a quante persone ho tolto la vita nella mia esistenza?»

«No, ma da quando sei qui non hai più ammazzato nessuno. Non hai ucciso me, benché, per i tuoi assurdi parametri, io te ne abbia dato ampio motivo.» replicò Bulma alzandosi dal letto e sentendo, per la prima volta, che forse finalmente i suoi discorsi avrebbero portato dei frutti.

Lui era girato di schiena ma la percepì chiaramente avvicinarsi e si ritrovò decisamente confuso.

Aveva ragione lei, cosa gli impediva di farla fuori in quell’esatto momento? Se, come lui stesso sosteneva, lei era solo un divertimento perché non poteva sbarazzarsene?

Bulma lo abbracciò da dietro, assaporando il contatto con il suo Saiyan.

«Non mi spaventi perché so che non mi ucciderai, perché non vuoi.» sussurrò stringendo più forte la presa.

Mantennero quella posizione per qualche secondo, mentre Vegeta cercava qualcosa da dire, tentando di chiarirsi.

«E cosa te lo fa credere? Sei così presuntuosa. Tu non sai niente di me e del mio passato, anzi sai che sono un pericolo assassino e nonostante questo dici che non ti faccio paura?»

«Esatto. Te l’ho detto, io ho visto più in profondità di chiunque altro.»

«Perché?» sospirò Vegeta, pensando che quella situazione stava sfiorando il ridicolo. Meglio andarsene da quel pianeta, da quella donna.

«Perché ti amo.» rispose dolcemente Bulma, sentendo le guance rosse e calde.

Lui restò interdetto, colpito profondamente da quelle parole e da quell’affetto.

Sì, lei nutriva dei forti sentimenti e lui lo sapeva. Ma sentirglielo dire, con quel tono così pieno di amore, lo lasciò spiazzato.

In quel secondo comprese chiaramente che Bulma non era più un semplice divertimento, stava diventando una persona cui lui teneva in modo particolare.

Era fiera, indomita, insopportabile la maggior parte del tempo, passionale e con una curiosità senza confini.

Anche la sua idea di andare con altre donne, in quell’istante, gli parve sbagliata.

Non voleva soddisfare i suoi istinti, voleva lei.

Si girò verso di lei, sciogliendo l’abbraccio e, incapace di dire qualcosa, la baciò sulle labbra.

Bulma sentì il cuore schizzarle a mille, lui non l’aveva mai baciata al di fuori del letto e in quel bacio non c’era passione ma qualcosa che lui non sapeva come altro esprimere.

Lei ricambiò poggiando le mani sul suo viso e approfondendo il bacio, iniziandolo a condurlo verso il letto.

Ora la situazione era diversa e Bulma voleva la sua ultima notte.

Tra un sospiro e l’altro Vegeta la guardò negli occhi intensamente.

«Domani me ne andrò lo stesso.»

«Lo so.» rispose lei, conscia fin dall’inizio che non avrebbe cambiato idea e che la stava lasciando.

Ma era riuscita ad ottenere la sua vittoria, gli aveva fatto comprendere che tra loro c’era qualcosa e sapeva che quella insieme ora sarebbe stata la più bella delle notti, anche se l’ultima.

 

Vegeta non se ne andò quella sera, decise per la seconda volta di sua spontanea volontà di fermarsi per dormire con Bulma. Tentando mentalmente di spiegarsi questi comportamenti, si giustificò pensando che, in fondo, era l’ultima volta che la vedeva e poteva anche concedersi di spendere qualche ora in più con lei.

Lei si addormentò felice, riuscendo a non pensare che dal giorno dopo non ci sarebbe stato più accanto a lei.

Alle prime luci dell’alba il Saiyan scese velocemente dal letto, raccogliendo i suoi vestiti e dirigendosi verso la porta. Voleva assolutamente evitare scenate o qualsiasi altra cosa venisse dalla terrestre, meglio andarsene il prima possibile.

Tuttavia, preso dai suoi pensieri, non si accorse dell’alterazione del battito di Bulma che ruppe l’atmosfera soffusa e silenziosa della stanza.

«Lo chiamerò Trunks.»

Vegeta rimase nuovamente spiazzato, non riusciva mai a prevedere nessuna delle reazioni di quella donna, che senso aveva ora quell’affermazione?

«Potevi scegliere un nome migliore per mio figlio.» replicò uscendo dalla stanza, mentre il sapore di quei “mio” e “figlio” ancora riecheggiava nella sua bocca.

E dovette constatare che non era brutto.

Scosse la testa e si preparò a partire, la Terra gli faceva un effetto davvero strano.

Bulma si alzò dal letto e, dalla finestra, lo vide entrare nella navicella per andarsene. Il suo animo ora era più sereno, sapeva che lui sarebbe riapparso sulla Terra per i cyborg e Goku, anche se non sarebbe tornato da lei.

Ora aveva un bambino cui pensare, era riuscita perfino a far dire a Vegeta che quello era suo figlio, non ci dovevano essere ragioni per essere tristi.

Eppure non poté impedirsi di esserlo quando vide la navicella scomparire nel cielo, gli addii non le erano mai piaciuti, ora poteva sicuramente dire che li detestava.

Tuttavia si fece forza, si disse che doveva andare avanti e non arrendersi. Lei non demordeva mai, non avrebbe certamente iniziato ora.

 

 

Passati sette mesi la gravidanza di Bulma era ormai nel suo pieno e la pancia era gonfia come non mai. Era riuscita a mantenersi in forma, ma sicuramente il ventre era vistoso in maniera impressionante per lei che aveva sempre avuto una pancia piatta.

Si divertiva durante il giorno a intrattenere lunghe conversazioni con il suo bambino, – non aveva bisogno di nessuna ecografia per sapere che era un maschio – qualche volta gli parlava di suo padre, chiedendosi in quale lontana stella si trovasse.

Tentava di lavorare come poteva, ma era troppo ingombrante per fare lavori di precisione che lasciava a suo padre.

Aveva deciso di non dire nulla ai suoi amici della sua gravidanza e della paternità del bambino, l’avrebbe fatto una volta che Trunks sarebbe nato, voleva far loro una sorpresa.

Non temeva assolutamente i loro giudizi, era un figlio nato dall’amore e aveva soltanto da esserne fiera. Non importava che quel testone l’avesse lasciata.

Aveva notato che il suo stomaco sembrava essere diventato il triplo dato che aveva sempre fame, quasi ai livelli di Vegeta e che, inoltre, la sua forza era notevolmente aumentata.

Man mano che il piccolo cresceva la sua natura Saiyan si trasmetteva nella madre, Bulma sapeva che l’effetto dopo il parto sarebbe finito, ma non sgradì affatto quei temporanei cambiamenti.

Un nebbioso lunedì pomeriggio ricevette anche la più inaspettata delle visite.

Stesa sul divano, a causa di quell’enorme pancione, aveva chiesto alla madre di aprire e si era stupita non poco sentendo la voce giuliva di lei gridare “Yamcha” a chiare lettere.

Sospirò, domandosi cosa mai potesse volere e decise di non alzarsi comunque dal divano. Yamcha entrò nel salotto ma Bulma gli dava le spalle, per cui non si accorse subito del suo stato.

«Ciao Bulma.»

«Ciao Yamcha, come va? Scusa se non mi alzo, ma ho un terribile mal di schiena.» rispose lei, iniziando a massaggiarsi leggermente la spalla.

«Tranquilla… Come mai non sento rumori in casa? Dov’è quello scimmione?» chiese subito con voce sprezzante.

Bulma sbuffò nuovamente: «Non c’è, è partito da sette mesi ormai.»

«Fantastico! Finalmente ti sei levata quell’assassino da casa! Spero tanto che non ritorni mai più e che non raggiunga mai il livello del Super Saiyan. Del resto se serve un cuore sereno, non potrà mai farcela.» esultò Yamcha, mentre nuove speranze sorgevano in lui.

«Mi spiace deluderti, ma tornerà. E riuscirà a diventare un Super Saiyan.» replicò Bulma con fermezza.

«Ma che dici?! Come puoi sperare una cosa del genere?»

«Non ho detto che lo spero, ma succederà comunque. So che ce la farà.»

La sicurezza del tono di Bulma lo disorientò e si avvicinò a lei, per poterla guardare in viso.

Inciampò quasi quando, avvicinandosi, scoprì le reali condizioni della ragazza.

«Ma Bulma! Tu sei incinta…»

«L’ho sempre detto che sei un bravo osservatore!» replicò lei ironicamente, invitandolo a sedersi prima che le svenisse sul pavimento. «Ah, ti pregherei di non dire niente a nessuno, voglio fare a tutti una sorpresa!»

«Non ci posso credere. Come hai potuto? Dopotutto quello che c’è stato tra noi?!»

«Noi? Ti ricordo che ci siamo lasciati da un anno!» disse la ragazza iniziando ad alzare la voce.

«Ma di chi è? Lo conosco quest’uomo misterioso che ti ha addirittura convinto ad avere un figlio?» chiese Yamcha con tono minaccioso.

«Certo che lo conosci, anche se non è proprio un uomo normale.» rispose lei sperando che comprendesse subito.

Lui si stupì e poi la sua espressione mutò in puro disgusto.

«No. Non sei andata a letto con… quello? Con quell’assassino?» gridò alzandosi in piedi.

«Sì, è figlio mio e di Vegeta.» disse lei tentando di non buttarlo fuori a calci dalla casa. Come si permetteva di giudicarla? Nessuno sapeva quello che c’era tra lei e Vegeta, nessuno conosceva cosa realmente ci fosse nel cuore del Saiyan.

«Sei uscita pazza, Bulma. Ma come hai potuto? Ha forse… abusato di te?» urlò afferrandola per un braccio e scuotendola.

«Ma che dici! È stato tutto sempre consenziente da parte mia. E lasciami!»

«E allora sei la donna più stupida di tutto l’universo! Guarda come ti ha lasciato, sola e con un figlio. Non sei stata niente per lui, sei stata solo una scopata! Dovresti vergognarti per aver ceduto, dopo tutte le vite che ha crudelmente spezzato.»

«Tu non sai niente Yamcha!» gridò, di colpo, Bulma stanca di tutte quelle offese. «Come puoi venire qua e giudicarmi? La vita è mia e tu non hai nessun diritto di insultarmi gratuitamente! E poi cosa sei venuto a fare qui, oggi?»

Yamcha lasciò scivolare le braccia lungo i fianchi mentre l’amarezza s’impossessava di lui.

«Volevo vederti… Tentare di riavvicinarmi a te… Ma, a quanto pare, sei più lontana di quanto avessi mai creduto.»

«Mi dispiace Yamcha ma, ormai, è così.»

«Perché Bulma?» le domandò con lo stesso tono di quella lontanissima sera in cui l’aveva lasciato, anche se credeva di conoscere già la risposta.

«Se davvero me lo chiedi, vuol dire che non mi hai mai davvero amato.»

«Come puoi amare quell’individuo?»

«Per quello che mi ha detto, che mi ha dimostrato e che so di lui mi dovresti chiedere come posso non amarlo.» replicò Bulma con dolcezza, accarezzandosi il ventre. È fiera di ciò che prova, anche se questo farà soffrire di nuovo il suo caro amico.

Yamcha incassò il colpo finale e, dopo un breve saluto, uscì dalla Capsule Corporation.

Bulma era ormai così distante da lui, per colpa di quel maledetto Saiyan non sarebbe mai più tornata indietro. E non può evitare di domandarsi cosa le abbia dato per farla innamorare in quel modo, così viscerale. Lo sguardo che aveva a lui non l’aveva mai rivolto.

Come era potuto succedere?

 

Era notte fonda quando Bulma, improvvisamente assetata, si era svegliata e si era alzata per bere.

Aveva preso uno dei bicchieri dalla credenza e vi aveva versato l’acqua, iniziando a sorseggiarla.

Di colpo, però, il bicchiere le era scivolato dalle mani andando a cozzare contro il pavimento. Bulma era trasalita, quasi come se la sua mente si fosse risvegliata solo per il rumore dell’oggetto.

Era andata a prendere scopa e paletta per pulire quel disastro e, non sapendo spiegarsi perché, il pensiero di Vegeta l’aveva improvvisamente colpita.

Nessuno dei due sarà mai a conoscenza che, in quello stesso istante, Vegeta, urlando di rabbia, era riuscito a trasformare i suoi capelli e i suoi occhi, diventando il leggendario Super Saiyan.

 

 

Rivedendolo, mesi dopo, attorniato da un’aura dorata e tenendo il suo amato Trunks nelle braccia, Bulma si sentì orgogliosa. Non si stupì quando lui non la salvò, aveva già capito dal suo sguardo ceruleo che credeva di aver dimenticato tutti i legami che lo univano alla Terra.

Anche se lei sapeva che così non fosse.

Lo aveva trattato con il suo solito piglio, non l’aveva mai intimidita e il fatto che ci fossero i suoi amici non aveva creato nessuna differenza.

Li aveva indirizzati dal dottor Gelo, scoprendo per giunta che quel ragazzo venuto dal futuro era il dolce bambino che teneva tra le mani.

E si era sentita felice, perché il suo Trunks sarebbe diventato bellissimo e coraggioso.

Però i suoi discorsi sui Cyborg gli avevano ricordato quanto fossero forti e pericolosi e aveva iniziato a temere un po’ per quel testone e suo figlio.

Era in quel momento che aveva compreso Chi-chi appieno, sapeva che fossero incredibilmente forti ma aveva paura di perderli lo stesso.

 

 

Si stupì non poco Bulma vedendo Vegeta tornare alla Capsule Corporation, qualche ora dopo dalla sconfitta definitiva di Cell.

Avevano combattuto, Goku si era sacrificato, ma alla fine il piccolo Gohan era riuscito a vincere quel mostro terribile.

Lo sguardo di Vegeta la preoccupò immediatamente, non gliel’aveva mai visto. Sembrava solo e fragile come non mai, non il solito duro e testardo Saiyan.

Era entrato in casa senza pronunciare parola e si era rinchiuso nella GR, senza attivarla.

Erano passate quasi cinque ore senza che ne uscisse e, quando stava iniziando a farsi sera, Bulma decise che era il momento per verificare cosa stesse succedendo.

Aprì la porta della GR trovando Vegeta seduto contro un muro, con lo sguardo abbassato e perso nel vuoto del pavimento.

Era quasi certa che era in quella posizione da quando era arrivato.

Si era avvicinata piano, tastando le parole da utilizzare: «Cosa fai qui dentro, se non ti alleni?»

Lui non le rispose, come se neanche fosse nella stanza.

«Allora? Dovresti essere contento, Cell non c’è più.»

«Certo, l’ha sconfitto quel moccioso figlio di Kakaroth.» replicò Vegeta, incapace di contenere la sua frustrazione al sentire il nome di Cell.

Bulma comprese subito le ragioni del suo turbamento, anche se si era trasformato non era stato lui a sconfiggere il nemico.

«È stato bravo, lo siete stati tutti.»

«Vattene. Volevo restare solo, non ascoltare le tue chiacchiere.» disse sprezzante per farla tacere.

«Sgarbato come sempre! Ora dovrò tornare nuovamente a rompere tutte le cose che distruggerai.» replicò lei, sentendosi in cuor suo felice sapendo che, forse, era tornato in quella casa per rimanerci.

«Non credo. Domani me ne vado, io non combatterò mai più, quindi smetterò anche di allenarmi.» disse Vegeta con voce atona.

Bulma si voltò a guardarlo stupita, ma che sciocchezze andava dicendo?

«Non puoi farlo.»

«Me lo vorresti impedire tu?»

«No, te lo impedirai da solo. Non puoi decidere di non fare quello per cui sei nato, sarebbe una condanna terribile.» iniziò Bulma sedendosi vicino a lui e toccandogli una mano. «Tu sei il principe dei Saiyan, non fai altro che ripeterlo a tutti, rompendoci sempre le scatole. Il combattimento ti scorre letteralmente nelle vene, non puoi decidere di lasciarlo, questa scelta ti ucciderà interiormente.»

Vegeta scostò la mano di lei, notando come le sue parole riuscissero sempre a colpirlo nella sua parte più profonda.

Che avesse ragione?

«E poi tu non sei mai stato un codardo. Non vorrai iniziare ora? Ti arrendi di fronte a questa difficoltà? Devi lottare Vegeta, non cedere perché pensi di aver fallito.»

Vegeta alzò lo sguardo fissandola negli occhi azzurri.

Nessuno al mondo lo comprendeva così bene.

Ricordò il momento in cui aveva visto ucciso suo figlio, il panico che aveva provato e la voglia di vendicarsi. Aveva scoperto quelle nuove sensazioni solo grazie a lei.

Non credeva sarebbe stata una terrestre a trovare le parole esatte da dire, ma diamine, aveva ragione.

Non doveva arrendersi. Un giorno avrebbe raggiunto il suo obiettivo, non doveva demordere, sarebbe stato da vigliacchi.

«Allora vedi di riparare questa stanza, non mi sembra in buone condizioni.»

Bulma sorrise radiosa, contenta come non mai di dover eseguire delle riparazioni.

«Ho fame, non hai ancora cucinato?» disse poi Vegeta alzandosi e avviandosi verso l’uscita.

«No, ora preparo la cena per noi e il latte per Trunks.»

Lui annuì e si preparò ad uscire dalla porta quando la voce di lei lo richiamò.

«Vegeta… Te ne andrai?»

Lui si girò e fissandola intensamente tentò di dirle tutto quello che mai, a parole, le avrebbe detto.

Bulma vi lesse dei ringraziamenti per quello che aveva detto e ancora un sentimento nuovo che per la prima volta si manifestava chiaramente.

«No, sono tornato e resterò, Bulma.» disse uscendo dalla GR.

Bulma sentì il cuore galopparle nel petto come non mai.

Le tremavano sempre un po’ le ginocchia quando lui la chiamava per nome e poi quella frase voleva dire moltissime cose.

Sarebbe rimasto con lei e con il loro figlio.

Vegeta credeva di aver dimenticato i sentimenti sviluppati in quella casa, emozioni che neanche voleva che esistessero.

Ma quella donna si era insediata piano dentro di lui, così come quel figlio.

Per quanto fosse strano, ora capiva che il suo posto era con loro.

Del resto, finita la battaglia, il primo posto in cui aveva pensato di tornare era quell’abitazione, che stava iniziando vagamente ad avere sapore di “casa”.

Tentò di reprimere quegli sciocchi pensieri, ma ormai non poteva più combatterli.

 

 

Vegeta aveva chiamato Bulma due volte fino a quell’istante.

La prima volta era stata quando aveva iniziato a rispettarla, la seconda quando aveva iniziato ad amarla.

 

 

 

Fine.

 

Finita *___*

Ecco la fine della mia fic u.u Avevo un sacco di cose da dire e ora non me ne viene in mente nessuna o_o

Allora intanto, sì lo so nell’anime la chiama Bulma in presenza degli altri, ma ovviamente io intendevo una cosa privata fra di loro.

Poi alcune cose le ho gestite in base a come vengono mostrate nell’anime, mi spiego: ho fatto dire a Bulma il nome che intende dare al bambino perché, nell’anime, quando Vegeta ritorna lo conosce già. E non è andato da Bulma perché lei stessa dice di non sapere dove sia e non credo proprio che l’abbia “spiata” quando è nato Trunks, dal momento che nel suo viaggio tenta di dimenticare entrambi xD

Il momento con Yamcha, uhm, quello l’ho inserito per chiarire ancora di più la fiducia e l’amore di Bulma, non per denigrare quel poveretto x°D però ho immaginato che sarebbe avvenuta proprio in quel modo una scena tra i due.

Il parallelismo tra il bicchiere che cade e Vegeta che si trasforma, sbarazzandosi definitivamente dell’immagina di Bulma, l’ho inserito perché ci viene più volte mostrato come tra i due ci sia un “collegamento” (come quando lui muore e Bulma lo avverte subito) e poi mi piaceva u.u

 

La canzone è sempre “Dark Paradise” di Lana Del Rey, vi consiglio davvero di ascoltarla insieme all’altra perché si adattano benissimo a questa coppia.

Questa la traduzione dei versi: “Tutti i miei amici mi chiedono perché resisto, gli dico che quando trovi il vero amore esso ti fa vivere, ecco perché resto./ Tutte le volte che chiudo i miei occhi è come un nero paradiso, nessuno può essere comparato a te, ma tu non ci sei eccetto che nei miei sogni stanotte.”

Boh, ditemi se non è perfetta <3

 

Ringraziamenti:

 

-      MariannaV: ecco che Vegeta è tornato! xD Sì, concordo, Bulma è molto protettiva, del resto quel testone ne ha proprio bisogno ._. Ma continuerà sempre a pensarlo che si è rammollito, la saga di Majiin Bu ne è la prova (stupido Vegeta <_<) Grazie per avermi seguito e aver sempre commentato :D spero che il finale ti sia piaciuto.

-      Federika21: Carissima ** contenta di averti soddisfatto! È vero, loro sono molto per i gesti e non le parole <3 spero ti averti soddisfatto e dico grazie tante anche a te per avermi seguito dall’inizio <3 grazie tantissime *___*

 

 

Ringrazio anche tutte le persone che hanno inserito la storia in preferiti/ricordate/seguite e le persone che, semplicemente, hanno letto questa storia.

Sto pensando di scrivere anche una storia su Goku e Chi-chi perché anche loro sono personaggi che mi affascinano (anche se di meno di Bulma e Vegeta) e che vorrei approfondire. Vedremo :D

Un bacio grande :*

 

 

 

EclipseOfheart

 

 

 

 

 

 

   
 
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