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Autore: gallavich    26/06/2012    8 recensioni
-Gli ho dato un pugno.- sussurrò.
-Che cosa?!-
Improvvisamente mi voltai verso di lui con un movimento repentino.
-Gli ho dato un pugno. Gli ho spaccato il labbro.-
-Niall, perché?-
Niall Horan aveva picchiato il suo migliore amico per una stupida frase.
-Lui non può trattare le persone in questo modo. Fa sempre così e con te non poteva farlo. Doveva pagare. Ho parlato con Daisy e… mi ha parlato di quello che è successo l’ultima volta.-
Chiusi gli occhi lentamente. Mi sentivo così in imbarazzo.
-No, Niall, è tutto passato.-
-Grace, sei caduta in depressione. Avevi cominciato a tagliarti i polsi, non volevo che succedesse di nuovo.-
Mi prese le mani e me le strinse. Gli stavo mostrando il mio lato debole e stranamente non me ne pentivo.
Genere: Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lean on me, when you’re not strong,
And I’ll be your friend, I’ll help you carry on.

 
 
 
 
Avevo accettato di rientrare a scuola.
Non sapevo perché, ma apparentemente sembrava una buon idea.
Niall mi aveva trasmesso calma e sicurezza, con quegli occhi così azzurri da affogarci dentro. Mi teneva la mano stretta e anche quando gliela lasciavo per asciugarmi il sudore sui jeans, era lui che me la riprendeva e intrecciava le sue dita con le mie, ancora più strette di prima.
La sua spalla toccava la mia, i nostri passi erano sincronizzati.
Lui sembrava tranquillo, tutto il contrario di me che mi mordevo nervosamente il labbro, cosa che facevo sempre quando ero spaventata o nervosa: un’abitudine che non mi avrebbe mai abbandonato.
Il mio cuore batteva all’impazzata, speravo che lui non se ne sarebbe accorto, perché stavo comunque camminando e se mi avesse fermato, non sarei più andata avanti.
Arrivammo davanti l’entrata della scuola ed io non potevo essere più spaventata.
Avevo sempre voluto essere una di quelle persone così convinte di essere bellissime, magre, amate da tutti, ma ogni volta che mi guardavo allo specchio vedevo soltanto un casino vivente, una massa informe di problemi posti l’uno sopra l’altro.
Ed era per quello che un tempo avevo cominciato a tagliarmi, perché non mi sentivo abbastanza per nessuno, nemmeno per vivere. Non consideravo la vita un dono, anche se lo è, eccome. Ma ero riuscita a smettere, grazie a Daisy.
Quella meravigliosa ragazza.
Lei era la mia migliore amica, un tempo.
Mi aveva aiutato così tante volte che non avrei mai saputo come ripagarla.
L’aiuto più grande, però, era stato quando mi aveva  fatto smettere di farmi del male.
Stava accanto a me, mi controllava, frugava nella mia borsa per vedere se c’era qualche lametta o qualcosa che potessi usare e toglieva anche le forbici dal mio portacolori, così durante l’ora di arte ricevevo sempre dei rimproveri, ma Daisy sapeva quello che faceva e sapeva anche che stava facendo la cosa giusta.
Non era al corrente delle mie intenzioni. E non ne ero neanche io.
A volte ero quasi felice, altre ero capace di piangere e non smettere più e non capivo che Daisy mi stesse aiutando, anzi. La insultavo, perché non mi lasciava vivere la mia vita, inconsapevole del fatto che se l’avessi vissuta come volevo io, non l’avrei più avuta indietro.
Solo dopo essere riuscita a smettere di farmi male, avevo capito che lei mi aveva aiutato e non sabotato. E la ringraziai.
Ma tutte le cose belle finiscono, come la nostra amicizia.
Essendo il bersaglio principale di tutti, per qualche strana ragione, ero soggetta a molti pettegolezzi che rovinarono in parte la mia vita.
Dissero che ero andata a letto col ragazzo per il quale Daisy aveva una cotta, Justin.
E lei ci credette.
Daisy era intelligente, ma a volte così ingenua.
Purtroppo ero appena uscita dalla mia fase depressa e non ero molto credibile, quindi lei pensò che tutte le bugie che giravano su di me fossero vere. Ovviamente Justin era amico di quel ragazzo con la cresta che mi aveva fatto innamorare quindi quando gli dissi di dire la verità, lui rispose tranquillamente che la verità era quella: eravamo stati a letto insieme.
E lì, quando mi accorsi di aver perso la mia migliore amica, fu un orribile colpo per me.
E l’impulso di ricominciare la mia dolorosa routine fu forte, ma lo feci per Daisy e continuai a non tagliarmi, forse più felice di prima. Tutto quello che mi importava era che lei c’era stata e che mi aveva aiutato a non buttare via la mia vita. Si era presa cura di me e adesso aveva passato il testimone a Niall che in quel momento mi guardava con quegli occhi bellissimi.
Mi trasmettevano calma e quella sensazione e lui erano le uniche cose di cui avevo bisogno.
Mi strinse la mano e fui tentata di scappare via correndo, ma sapevo che Niall mi avrebbe rincorso e mi avrebbe convinta ad entrare, quindi non ci sarebbe stato motivo di andare via.
-Tranquilla, ok? Ci sono io. E… se vuoi posso spaccare altre labbra.-
Mi fece l’occhiolino e mi baciò la fronte. Ma da dove era uscita tutta quella dolcezza?
Poggiò la mano sinistra sulla maniglia e io conficcai le mia unghia corte nella sua pelle. Non gli feci male, ma ne avevo bisogno, per stringergli più forte la mano.
Finalmente aprì il portone e fortunatamente tutti i ragazzi erano a lezione e il corridoio era vuoto. Guardai l’orologio appeso al muro accanto alla porta della segreteria e vidi che mancavano quindici minuti al suono della campanella.
-Oh, che peccato! Non c’è nessuno, la giornata sta finendo ed è meglio andare a casa.- dissi velocemente e mi voltai per uscire dal portone, ma come immaginavo, Niall non volle lasciarmi la mano e mi riavvicinò a sé.
Finii con la mano sul suo petto e un’espressione imbarazzata prese possesso della mia faccia, così come un rossore improvviso colorò le mie guance paffute.
I suoi occhi trasmettevano ancora calma e come avevo imparato in poco tempo, il suo sguardo era lo specchio della sua anima, quindi non era imbarazzato. Oppure era solo bravo a nascondere i suoi sentimenti.
Mi strinse velocemente e fece affondare il mio viso nella sua maglietta.
Profumava di muschio: evidentemente sua madre gli faceva il bucato usando quel detersivo, che come i suoi occhi mi calmava.
Tutto era rilassante in Niall, ogni minuscola cosa: lo sguardo, le labbra, la pelle, l’odore, gli atteggiamenti. Avrebbe potuto fare il maestro di yoga.
-Noi non andremo a casa e tu hai quindici minuti per pulirti la faccia, quindi vai a rinfrescarti e io ti aspetto qui.-
Mi baciò la tempia e poi mi lasciò la mano per lasciarmi andare verso il bagno delle ragazze.
Mi voltai prima di entrare e vidi che si stava asciugando la mano sui suoi pantaloni beige.
Lo sapevo che il sudore della mia mano gli aveva dato fastidio, ma non l’aveva fatto vedere.
Niall Horan era davvero dolcissimo.
Entrai in bagno.
Avevo sempre odiato quella stanzetta. C’era solo una finestrella in alto, dalla quale molto spesso i ragazzi si affacciavano per guardare che succedeva dentro. Usavano come leva la pietra gigantesca che un giorno tre giocatori della squadra di calcio avevano spostato per sbirciare le ragazze della scuola. Non sopportavo quando succedeva.
Poi c’erano tre porte blu piene di incisioni, dietro le quali si trovavano tre gabinetti sempre sporchi e senza carta igienica accanto. Ma nessuno li usava come sarebbero dovuti essere usati. Tutte ci portavano i propri fidanzati per stare più comodi e non essere costretti ad approfittare degli stanzini dei bidelli, ancora più piccoli di quel posticino dietro le porte blu.
L’odore era sempre terribile: un misto di sporco e deodorante per ambienti che non serviva a niente.
Storsi il naso appena sentii l’odore di quel bagno, ma aprì il rubinetto per asciugarmi le guance e gli occhi. Ero veramente messa male.
Mi guardai allo specchio e forse per la prima volta non mi sentii orribile.
Com’era possibile che Niall mi avesse fatto tornare un quasi sorriso in pochi minuti?
Era un angelo: l’unica spiegazione.
Misi la mano a coppa e la riempii con l’acqua gelida che usciva dal rubinetto e scrosciava contro la superficie di ceramica del lavandino, per poi portarla al mio viso e strofinare leggermente sotto gli occhi.
Dopo mi asciugai con un fazzoletto che trovai nella tasca dei jeans.
-Ehi, guarda chi c’è.- disse una voce.
Mi irrigidii immediatamente perché ogni persona in quella scuola era contro di me e chiunque mi avrebbe potuto insultare.
Ma quando mi girai, la situazione diventò peggiore del previsto.
-Hai pianto? Per il mio fidanzato? Beh, mettiti in testa che non ti vorrà mai. Tu, Watson non sei nessuno di importante. E come Zayn non ti calcolerà mai, nessun altro lo farà.-
Adrienne Hall mi fissava con uno sguardo minaccioso, puntandomi un dito fresco di manicure contro.
Portava una di quelle gonnelline cortissime che Zayn adorava e non era tanto difficile immaginare il perché. Una camicetta bianca sbottonata mostrava il suo reggiseno rosso.
Quella visione mi fece immaginare che dietro la porta dalla quale era uscita ci fosse qualcun altro. Speravo di no con tutto il mio cuore, ma ero a conoscenza della mia sfortuna quindi credevo che da un momento all’altro Zayn sarebbe uscito con la camicia sbottonata.
Ero spaventatissima, non riuscivo a muovermi. Tutto quello che feci fu appoggiare le mie mani sul lavandino e aspettare che mi lasciasse andare.
-Mi fai pena, lo sai? Così piena di false speranze. Forse dovresti vivere la realtà e capire che non hai nessuno.-
-Ehi, Adrienne, stai parlando con chi penso tu stia parlando?-
Un’altra voce. La sua voce.
Sì, la sfortuna lavorava quel giorno.
Zayn uscì dal primo bagno mentre ancora si abbottonava la camicia, spostando lo sguardo dai bottoni a me.
Notai il suo labbro spaccato, che lui continuava a leccarsi e poi spostai gli occhi verso una scritta sul muro: “Peter Collins è un gay!”
Il bagno era peggio di Facebook: tutti potevano sapere ogni cosa degli altri solo passando mezz’ora lì dentro, ispezionando ogni frase stampata sul muro con penne colorate.
-Ehilà, Grace. Sai, spero che Niall ti abbia detto che questo,- disse indicandosi il labbro inferiore –me l’ha fatto lui. E spero anche che tu sappia che sarai tu a pagarne le conseguenze.-
Chiusi gli occhi. Non volevo assistere alla parte in cui mi avrebbero fatto del male.






Rieccomi.
Considerato che ho ricevuto 8 RECENSIONI che mi dicevano di continuare, ecco che cosa succede dopo.
Forse sarete felici di sapere che non sono più depressa, perchè ho finito gli esami, sono andati bene e adesso c'è l'estate e io dopodomani avrò davanti Ed Sheeran, poi per tre giorni avrò davanti le montagne russe di Gardaland e l'11 Luglio passeggerò per Trafalgar Square. Quindi diciamo che mi sono ripresa.
Ho un ultimo ostacolo prima della mia libertà domani, ma ho detto: "No, li ho fatti aspettare troppo."
E ho pubblicato questo secondo capitolo.
Spero che vi piaccia e che tutte e otto che hanno recensito la prima volta lo rifacciano. (:
Grazie davvero davvero. <3
Ok, ora vado via. :)

Peace.

  
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