Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Ingy_    27/06/2012    6 recensioni
Parlare con Evans dell'argomento 'Uscire Insieme' non richiedeva molta attenzione... in fondo era la quattrocentotrentaquattresima volta e le precedenti erano sempre state tutte uguali. Avrebbe potuto sostenere quella conversazione - se così si poteva chiamare - anche mentre dormiva, tanto era abituato.
Adesso era pronto a sentire un 'No' secco, oppure qualche originale variante tra cui "Quando Silente si tingerà i capelli di rosa" o "Quando imparerai l'uso del pettine".
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: James/Lily
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L'appuntamento

"James, è la ventisettesima volta che ti lavi i denti. Quello spazzolino - se può essere ancora definito così - sta disperatamente reclamando aiuto" borbottò Remus senza staccare gli occhi dal libro di Trasfigurazione.
James se ne stava in mezzo alla stanza, con la bocca piena di dentifricio e stringendo in una mano quello che un tempo era stato uno spazzolino da denti ma che adesso era solo un misero bastoncino con un paio di ciuffetti al posto delle setole.
"Forse hai ragione" disse James dirigendosi in bagno "penso che adesso siano puliti".
"Non sono puliti, fanno luce; ed è un miracolo se sono ancora attaccati lì..." continuò Remus esasperato; quella ragazza - Evans - stava uccidendo uno dei suoi più cari amici distruggendolo pezzo per pezzo: il cervello se n'era già andato da un paio d'anni, e adesso anche i denti erano in serio pericolo...
James uscì dal bagno e guardò distrattamente l'orologio che aveva al polso: sgranò gli occhi.
"Per le mutande di Merlino, Lunastorta! Me lo potevi dire che ero così in ritardo!" gridò al povero disperato che stava seriamente pensando di andare a studiare nell'angolo più nascosto della biblioteca: per quale terribile ragione proprio lui oggi era stato designato come balia di James-ho-un-appuntamento-con-Evans-e-sto-per-far-avere-un-esaurimento-nervoso-a-Lunastorta? Dove diavolo si era cacciato Sirius? Anzi no, meglio non saperlo...
"Ramoso, sono le tre e un quarto. Pensi di metterci quarantacinque minuti ad arrivare al portone d'ingresso?" rispose l'accusato guardando James con pazienza: eh sì, il cervello era decisamente andato "Cos'è? Hai cambiato animale a nostra insaputa? Adesso ti trasfiguri in una tartaruga zoppa?".
"Sta' zitto" lo rimbeccò James tirandogli un calzino e abbottonandosi la camicia. Finito ciò si fermò per l'ennesima volta davanti allo specchio, si spettinò un po' i capelli e uscì dal dormitorio borbottando un "Ci si vede" a Remus. Quest'ultimo non se ne curò, sapendo benissimo che nel giro di due minuti quell'idiota del suo amico sarebbe tornato indietro a prendere qualcosa - tipo il cappotto - o a guardarsi di nuovo allo specchio.
Ma non fu così.

Due minuti e mezzo dopo - probabilmente aveva stabilito un nuovo record - James si trovava davanti al portone d'ingresso aspettando la sua adorata Lily Evans.
Mentre contava le mattonelle del pavimento dell'atrio per passare il tempo, fu colto da un atroce dubbio: aspettare Evans fuori dal portone o dentro al portone? Lei aveva solo detto 'davanti', ma davanti fuori o davanti dentro? Si maledisse per non aver chiesto indicazioni più dettagliate. Dopo qualche minuto di frenetica riflessione, giunse a quella che la sua brillante mente reputava l'unica cosa da fare: turni. Due minuti fuori e due dentro, così se lei fosse arrivata mentre lui era dall'altra parte, non sarebbe stato poi in grave ritardo. 
Mise in atto la sua idea, ma venti minuti dopo, un principio di congelamento lo costrinse a fare una pausa nel calduccio dell'atrio: le sue mani erano di un violetto che non prometteva niente di buono, mentre il viso era caldo quanto un pinguino in Antartide. Oh-oh. Si era dimenticato il cappotto. E la sciarpa. E il cappello. Si era dimenticato tutto. Adesso però come faceva ad andare a prenderli? Mancavano solo una quindicina di minuti alle quattro. Le ragazze - e lui aveva una discreta esperienza in quel campo - non erano mai in orario, nè tantomeno in anticipo. Ma Evans non era una ragazza. O meglio, certo che era una ragazza, ma non una ragazza qualsiasi, era Lily Evans, e Lily Evans non era mai in ritardo. E questo implicava che potesse essere in anticipo. Ma aveva detto le quattro no? Erano problemi suoi se arrivava prima! Però James aveva aspettato quell'appuntamento per secoli e non poteva rischiare di sciuparlo con qualcosa di insignificante come una decina di dita congelate.

Alle quattro in punto, un qualcosa infagottato in un cappotto scuro guarnito con sciarpa rosso-oro, cappello e guanti fece la sua comparsa nell'atrio. Dopo qualche secondo di studio accurato, James decise che quel qualcosa doveva essere Evans, anche se non poteva esserne assolutamente certo, dato che l'unica cosa che riusciva a vedere erano gli occhi: verdi. Ok, era Evans. Come non riconoscere quegli occhi che lo tormentavano tutte le volte che si addormentava - lezioni di Ruf comprese?
"Potter" fu il saluto secco di Lily.
"B-b-buon p-p-pomeriggio E-e-e-e-e..." tentò di dire James: per la barba di Merlino, stava tremando!
"Sì, ho capito, non ti sforzare troppo che alla fine ti mordi la lingua... Ti senti bene?" chiese la ragazza contemplando le mani viola e tremanti di James con uno sguardo a metà tra il leggermente preoccupato e l'immensamente divertito.
"M-m-mai s-s-s-stato m-m-meglio!" balbettò lui scosso da brividi di freddo talmente forti da fargli ballare gli occhiali sul naso "C-c-che n-ne d-d-dici d-di a-a-andare?".
"Pensi di venire così? In camicia?" Lily gli lanciò un'occhiata seccata.
"M-ma c-c-certo, n-non f-fa p-p-poi c-così t-t-tanto f-freddo f-f-fuori, n-n-no?".
"No, certo, io mi sono vestita così per divertirmi. In fondo siamo solo a dicembre, nel bel mezzo di una tempesta di neve. Chi ha bisogno del cappotto?".
"I-i-infatti..." rispose lui annuendo vigorosamente.
"Vai a prendere il cappotto, Potter. Ti aspetto qui".
James, sentendosi il più grosso idiota che avesse mai messo piede sulla Terra, corse su per le scale talmente veloce che sembrava fosse inseguito dal gatto di Gazza.
Irruppe nel dormitorio, dove Sirius era misteriosamente ricomparso avvinghiato ad una biondina, afferrò cappotto, sciarpa e guanti - il cappello avrebbe rovinato i capelli - e tornò nell'atrio.
Spariti i brividi, invitò Lily ad uscire dal portone e la seguì in mezzo alla tempesta.

"Non potevi scegliere un giorno migliore per dirmi di si, eh? Che ne so, una bella giornata primaverile... un bel pomeriggio d'autunno. No. Proprio oggi che infuria la piu' grande tempesta di neve che abbia mia visto nei sette anni che sono qui...".
"Potter, chiariamoci bene. Mi chiedi di uscire da almeno tre anni. Adesso che ti ho detto di sì ti lamenti?".
"Ok, scherzavo. Chi se ne frega della tempesta? Io ho te e sono felice" rispose lui con un bel sorriso idiota stampato sul viso.
"Ma quanto sei scemo" fu l'unico commento che uscì dalla bocca di Lily.
Continuarono a camminare in silenzio, fino a quando Lily non notò la faccia concentrata di James.
"Tutto bene, Potter?" chiese curiosa.
"Che ti è successo oggi? E' già la seconda volta che mi chiedi se sto bene... lo so che in fondo ti piaccio da morire" rispose lui producendosi in un altro sorriso idiota.
"Eh già, devo confessare che mi piaci quanto fare il turno di ronda notturna davanti alla sala comune di Serpeverde... ".
"Ma che gentile sei, sempre carina con me, vero Evans? Comunque stavo solo pensando..."
"Non immaginavo succedesse anche a te" lo interruppe Lily continuando a contemplare il paesaggio.
"Ha. Ha. Ha. Sto morendo dal ridere. Pensavo a... posso farti una domanda?" chiese James fermandosi in mezzo alla stradina per pulire gli occhiali con la manica del cappotto.
"Ma certo, quante ne vuoi. Così forse riesci a produrne una con un briciolo di senso". Anche Lily si era fermata, e i suoi occhi divertiti indicavano chiaramente che anche la sua bocca, sebbene fosse coperta dalla sciarpa, era sorridente: quanto le piaceva prendere in giro Potter.
"Era un insulto?" chiese lui mentre si rimetteva gli occhiali sul naso.
"No, un complimento. In fondo ti ho detto che penso che almeno una domanda con un po' di senso riesci a farmela, no? Allora?".
James decise di sorvolare su quella velenosa battutina. "Mi chiedevo perchè sei uscita con me. Voglio dire, hai battuto la testa? Hai avuto una visione stanotte?".
"No, non ho avuto nessuna visione stanotte. Se avessi sognato te sarebbe stato un incubo, me lo ricorderei...".
"Allora perchè?" continuò James trattenendosi dal soffermarsi sulla parola 'incubo': nessuna ragazza che sognava lui l'avrebbe definito un incubo, anzi...
"Vuoi la verità?".
"Mi farebbe piacere...".
"Per curiosità" rispose semplicemente lei sorridendo e riprendendo a camminare.
"Ok, adesso mi fa un po' meno piacere... comunque sempre meglio che sapere che l'hai fatto per battibeccare, dato che per ora sembra proprio questo il tuo intento".
"Lo so, lo so. Però è troppo divertente". James fece una faccia stupita.
"Fammi capire: litigare con me ti sembra divertente?" adesso si rendeva conto che non aveva mai capito quella ragazza: allora non era odio, era... era... cos'era??
"Aspetta, non è proprio così: diciamo che da un paio di mesi a questa parte è diventato divertente, da quando ho capito che ti saresti fatto appendere per gli orecchi alla Torre di Astronomia con un cartello con scritto 'Sirius Black è più bello di me' pur di ricevere le mie attenzioni". Lily concluse il suo ragionamento e incrociò le braccia al petto: sembrava estremamente soddisfatta della sua esposizione.
James invece era rimasto basito: era così palese che le sue vergognose e numerosissime trovate per attirare l'attenzione di Lily e convincerla ad uscire con lui non erano soltanto per fare il buffone, ma perchè era interessato davvero a quella ragazza? Era rovinato. James Potter non si interessava alla ragazze. Le ragazze si interessavano a James Potter, il quale, essendo un uomo dal cuore terribilemnte gentile, accontentava il loro 'interessamento'.
"Potter? Ti si congela la lingua se stai un po' di più a bocca aperta. Poi le tue ammiratrici mi vengono a cercare accusandomi di avermi privato delle tue doti di baciatore".
L'improvvisa comparsa attraverso il banco di nebbia - fedele accompagnatore della tempesta di neve - dell'insegna dei 'Tre Manici Di Scopa' evitò a James di dover ribattere in qualche modo alle affermazioni di Lily, preferendo optare per un "Entriamo?".
Il locale era praticamente deserto: gli unici furbi che erano usciti con quella tempesta erano loro due e un gruppetto di ragazzini del terzo anno, che, avendo aquisito da poco il permesso di andare a Hogsmeade, non avrebbero rinunciato ad un uscita nemmeno se il paesino fosse stato invaso da un centinaio di Mangiamorte.
James prese due Burrobirre e le portò al tavolo dove Lily si era seduta. In sua assenza, la ragazza si era finalmente decisa a levarsi il cappello e la sciarpa.
"Vedo che ti sei tolta tutta quella roba di dosso..." notò perspicacemente lui.
"Eh già, neanche a me riesce bere con la bocca coperta". Dopo questo breve scambio di battute cadde un imbarazzante silenzio. James fissava la sua Burrobirra con sguardo assente e sembrava che in mezzo a tutte quelle bollicine ci fosse caduta anche la sua lingua, dato che era zitto da ormai dieci minuti, cosa che non accadeva mai. Improvvisamente riscosso da non si sa bene cosa, iniziò ad arrovellarsi il cervello pensando a qualcosa di cui parlare: di cosa parlava con le ragazze che di solito portava a Hogsmeade? Ehm... la risposta era semplice, ma lui preferì ignorarla per un pò. Qualche minuto dopo fu costretto ad ammettere a se stesso che lui con le ragazze non ci aveva mai parlato, si era sempre dedicato ad altro... a, diciamo, soddisfare l'interessamento, quindi, di cosa parlare con Evans?
"Allora questo è l'ultimo anno, eh?" buttò lì giusto per fare conversazione "Mi mancherai, Evans".
"Tu a me non credo proprio... immagina, poter camminare liberamente senza temere che qulche idiota" sottolineò l'ultima parola lanciando un'occhiataccia a James "si metta in mezzo cantanto canzoncine cretine o trasfigurando i compiti in classe in bigliettini con scritto 'Evans vuoi uscire con me?'... Immagina..." Lily lasciò cadere la frase e sospirò sognate guardando un punto imprecisato alle spalle di James.
"Immagino, immagino, sai che noia... e poi devi ammettere che quell'idiota è proprio un bel ragazzo, gioca a Quidditch perfettamente, prende Eccezionale in Trasfigurazione..."
"...esce in mezzo alla tempesta in camicia" 
"Esce in mezzo alla tempesta in cam... ehi!" si interruppe James rendendosi improvvisamente conto di essersi appena dato dello stupido da solo.
Dopo altri quindici minuti di silenzio, Lily cominciò a fissarlo insistentemente.
"Evans, cosa c'è?" chiese James infastidito da quello sguardo che sembrava volergli comunicare qualcosa - sicuramente poco piacevole.
"Il conto" disse semplicemente lei indicando con una mano le due Burrobirre ormai finite.
"Il conto?".
"Già, qualcuno dovrà pagarlo, non credi?".
"Giusto, giusto. Ora vado da Madama Rosmerta e mi faccio dire quanto viene, così poi ti dico quant'è a testa" fece James alzandosi.
"James, hai presente quella cosa chiamata 'galanteria'? L'hai lasciata nella culla appena nato, insieme al cervello, magari?".
Questa infelice battutina fece capire a James che il conto doveva pagarlo lui.

Mezzora dopo i due 'nonsisabenecosa' - non erano amici, non erano fidanzati, non erano nemici, o almeno non più, quindi non erano classificabili - si trovavano davanti al portone d'ingresso, giunti ormai alla fine del loro 'appuntamento', come James si ostinava a volerlo chiamare.
Lily si era appoggiata al portone e sembrava non avesse la minima intenzione di entrare. Così l'impolverato rimasuglio del cervello di James iniziò a mandare segnali con scritto 'bacio-bacio-bacio'. Tutto contento cominciò ad avvicinarsi alla ragazza, sicuro di relizzare quello che era il suo più grande desiderio da tre anni a questa parte. Erano ormai talmente vicini che i loro nasi quasi si sfioravano...
"Cosa diavolo stai facendo?" una voce, assolutamente poco gradita, lo raggiunse poco prima di portare a termine il suo intento. Voleva trovare il malcapitato che aveva parlato e ucciderlo tra atroci sofferenze. Per il momento però rimase con gli occhi chiusi, convinto di poter riprendere ciò che era stato interrotto.
"Potter, mi hai sentito?". No, per favore. Non poteva essere lei. Non poteva aver fatto sentire la sua vocetta penetrante anche in quel momento.
"Evans, posso sapere per quale stupidissima ragione devi far prendere aria alla tuo bocca adesso?". Si constrinse a rimanere a occhi chiusi, sperando che forse non era ancora tutto perduto.
"Proprio perchè è adesso". Ok, poteva riaprire gli occhi. Il momento magico e perfetto era andato. Lily lo guardò con aria di sfida.
"Pensavi di avermi già ai tuoi piedi, eh?" e con questo aprì il portone e sparì nell'atrio, lasciandosi un James confuso e deluso alle spalle.

"Allora Ramoso? Com'è andata?" chiese un curiosissimo Sirius dieci minuti dopo, vedendo rientare James nel dormitorio.
"Uno schifo".
"Ti dispiacerebbe definire un pò meglio il tuo concetto di 'schifo'? Schifo perchè l'hai solo baciata, o schifo perchè non l'hai nemmeno baciata - cosa che, conosciendoti, escluderei?".
"La seconda".
"La seconda... La seconda! Ramoso, mi vergogno di essere amico tuo! Come sarebbe a dire che non l'hai nemmeno baciata? Devo ricordarti chi sei? Guarda che hai una reputazione da difendere!".
"Felpato, se vuoi evitare di morire per mano del tuo migliore amico, tappati quella boccaccia e sparisci".
"Ma..."
"Adesso!".



Note: Pensavate che almeno un bacino piccino piccino ci scappasse, eh? E invece no!

Quanto sono cattiva...

Recensite, per favore, sapete quanto mi fa piacere. 

Ingy_


  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Ingy_