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Autore: LAILA_dreamtime    27/06/2012    2 recensioni
Mi presento, sono Agathe Greene. Sono codarda, maldestra, timida...insomma chi più ne ha più ne metta! Ho un'ossessione per il XVIII secolo e sono un'inguaribile romantica. La mia vita apparentemente banale avrà una svolta più che inaspettata, grazie anche all'arrivo di un certo monsieur...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ragazze, mi rivolgo soprattutto a voi dato che credo che siate le persone piú adatte a capire i vaneggiamenti di una ragazzina eccessivamente romantica. Chi di voi non si é mai trovata ad immaginare come sarebbe stato vivere in un’altra epoca ma non ha mai osato esprimere il desiderio a causa del pensiero che echeggia costantemente nella vostra mente: «Come faró senza computer e cellulare? Sarebbe piú semplice terminare definitivamente la mia vita! Oh God..!». Io invece sono sempre stata contraria alla nostra ormai completa dipendenza dalle tecnologie, non nego che tutto ció porti ad una vita piú semplice, ma sono fermamente convinta che possiamo farne anche a meno.
Ecco perché stavo costantemente a sognare un tempo ormai passato.
Tutte queste seghe mentali mi portavano nella piú completa disperazione o addirittura ad idee suicide. Ma vi confesso una cosa: sono una vigliacca!
Si io, Agathe Greene, sono una codarda in piena regola e in piú tendo a drammatizzare tutto ció che mi succede. Quindi questi pensieri di morte rimanevano solo nella mia testa perché non avrei mai avuto il coraggio di farmi del male.
Come ciliegina sulla torta sono cosí maldestra che riuscirei a trovare un modo per farmi male anche in una stanza sommersa interamente da cuscini.
Ora che mi sono presentata posso proseguire con la mia storia...
Ero al primo anno di universitá, finalmente avevo abbandonato il nido e avevo preso il volo. Beh...diciamo non nel vero senso della parola e neanche in quello figurato dato che la mia vita non era cambiata piú di tanto. Sí convivevo con due ragazzi e non c’era piú mia madre con tutte le sue regole e i suoi modi antichi, o meglio datati, ma mi sentivo ancora oppressa dal desiderio di essere un’altra persona e la mia estrema timidezza (me n’ero completamente dimenticata! Un’altra fondamentale caratteristica della mia personalitá disturbata) non mi aveva permesso di aprirmi o di fare nuove amicizie, quindi ero rimasta un’asociale.
Mi ricordo ancora la mia folle convinzione che sarebbe diventato tutto come avevo sempre  desiderato una volta che me ne sarei andata di casa e di come, appena finito il liceo ero corsa come un fulmine a farmi tagliare i capelli.
Tutta la vita mia madre mi aveva costretta a tenerli lunghi e, dato che mi davano fastidio, ero costretta a tenerli in due trecce lunghe fino al sedere. Ereditati direttamente dalla mia bisnonna Charlotte, avevo dei capelli castani folti che mi cadevano in boccoli ottocenteschi lungo la schiena.
Credo che fu l’unica volta in tutta la mia vita che feci una cosa coraggiosa, prima di adesso. Infatti andai decisa dal parrucchiere che rimosse le tanto odiate trecce con un taglio netto.

Durante la mia disperata ricerca di un appartamento fortunatamente ero stata subito accolta con grande gentilezza da due stupendi ragazzi. Se vi dico stupendi credetemi! Erano quel genere di ragazzo che appena buttato giú dal letto sarebbe potuto andare direttamente a fare una sfilata senza neanche doversi sistemare. Io invece ero esattamente il contrario, che invidia!
Si chiamavano Thomas e John, nomi molto classici che aumentavano i miei filmini mentali sulla nostra possibile vita nel diciottesimo secolo. Non so perché ma entrambi si erano messi in testa che era loro dovere proteggermi e di conseguenza mi avevano preso sotto la loro ala protettrice. Io non negavo che ció mi infastidiva non poco e le nostre continue litigate erano ormai all’ordine del giorno.
Cosí la mia vita scorreva completamente diversa da quella che tanto avevo desiderato ed io continuavo a perdermi nei miei filmini malati.

«Sono felice di fare la vostra conoscenza, Mademoiselle Greene», disse lui con un leggero inchino e uno strano luccichio negli occhi. «Il piacere è tutto mio, Monsieur Horwyle».
Quell’uomo mi aveva di certo fatto un incantesimo. Non riuscivo a muovermi, le mie gambe erano come pietrificate. Una leggera brezza entrò dall’ampia finestra affacciata sul giardino e il mio abito di mussolina impalpabile si mosse leggermente facendomi tornare in me. Intanto il nuovo arrivato era andato a presentarsi a Miss Delaway e, con un sorriso smagliante, accolse i complimenti completamente fuori luogo di quella vecchia zitella.
I suoi capelli corvini si arricciavano leggermente sulla nuca e i suoi occhi chiari guizzavano di intelligenza e di qualcosa che non riuscivo a comprendere. Intorno a lui aleggiava un alone di mistero. Si giró verso di me e i nostri sguardi si incontrarono e per un secondo sembró che tutto si fosse fermato in attesa di questo attimo che a me parve infinito. Io fui la prima ad abbassare lo sguardo e subito quel familiare rossore tornò a colorarmi le guance. Non osai rialzare gli occhi ma sentii improvvisamente la sua presenza. Come aveva fatto? Con passo leggero e veloce come quello di una pantera si era avvicinato a me.
«Mlle Agathe, se posso osare di chiamarvi cosí, volevo chiederle se mi poteva accompagnare nella sua immensa biblioteca di cui sua  madre mi ha fatto cenno poco fa, sono smanioso di poterla ammirare» mi sussuró ad un orecchio. Era venuto tanto vicino che sentivo il suo respiro sulla mia pelle, mi ricomposi un attimo, aprii la bocca e...

DRIIIIIN...no la sveglia no!...alzai lo sguardo e cercai di muovere il mio braccio intorpidito. Mi stiracchiai e mi misi a sedere. Di fronte a me una ragazza completamente diversa da quella che stavo sognando poco fa mi stava rivolgendo uno sguardo frastornato. Aveva i capelli arruffati in tal modo da sembrare un nido e delle occhiaie che scavavano burroni sotto ai suoi occhi gonfi... Quando compresi che stavo guardando la mia immagine riflessa nello specchio sobbalzai e corsi verso il bagno incurante di essere in reggiseno e mutande. Devo dirvi peró che nell’appartamento, che era della misura adatta a ció che uno studente universitario poteva permettersi, aveva un solo bagno e, dato che convivevo con non uno ma bensí DUE uomini, avevamo organizzato dei turni.
Io ovviamente nella fretta mi ero completamente dimenticata del mio e, quando tutta trafelata entrai nel bagno, mi trovai davanti John, coperto solo da un asciugamano che si stava facendo la barba. Lui si giró verso di me e mi guardó da capo a piedi con uno sguardo che diceva piú delle parole e fece per aprire bocca, ma non ebbe possibilitá di proferire parola che io ero uscita e avevo giá sbattuto la porta con violenza. Mi sentivo bruciare la faccia dall’imbarazzo. Di sicuro ora sono piú rossa del divano di pelle di mia madre!

Dopo lo spiacevole incidente di quella mattina mi avviai con umore nero verso la caffetteria per fare colazione. Infatti ero riuscita a vestirmi e pettinarmi alla velocitá della luce ed ero schizzata fuori di casa prima che uno dei miei due coinquilini potesse anche soltanto augurarmi il buongiorno, chiaramente dimenticandomi di fare colazione.
La vista dei muscoli di John deve averti confuso un po’ la mente Agathe, mi dissi dopo essere inciampata e caduta per strada dando spettacolo. Solo io potevo inciampare su un marciapiede completamente sprovvisto di crepe o sporgenze. Ecco a voi la stupefacente Agathe! Si esibirá in un numero unico...il mio sarcasmo era al massimo stamattina. Devo imparare di nuovo a camminare!

Mi ero presa un cappuccino da portar via e mi trovai davanti l’ardua impresa di aprire la porta della caffetteria. Infatti avevo le mani occupate, una a reggere i libri per il corso e l’altra che sorreggeva il bicchiere di carta bollente.
«Aspetti, mi lasci darle una mano, mademoiselle»
Quella voce la conosco...mi girai di scatto e mi ritrovai a fissare negli occhi piú azzurri e profondi che avessi mai visto. Quegli occhi..
«Oddio scusami!!». Nella sorpresa avevo fatto cadere il mio cappuccino bollente proprio addosso a lui! Mi chinai in fretta per cercare di rimediare al disastro. «Non preoccupatevi. Stavo giusto andando a cambiarmi».
Alzai lo sguardo preoccupata. E di nuovo mi colse di sorpresa.
Non me l’ero immaginata! Era identico a George Horwyle, l’uomo del mio sogno!
Impossibile..oppure era davvero lui?
  
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