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Autore: LAILA_dreamtime    29/06/2012    1 recensioni
Mi presento, sono Agathe Greene. Sono codarda, maldestra, timida...insomma chi più ne ha più ne metta! Ho un'ossessione per il XVIII secolo e sono un'inguaribile romantica. La mia vita apparentemente banale avrà una svolta più che inaspettata, grazie anche all'arrivo di un certo monsieur...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                            Capitolo II


«Mi dispiace davvero tantissimo!» gli urlai dietro nella disperata ricerca di non farlo andare via. Lui si girò e, con un sorriso, mi disse: «Come vi ho già detto non preoccupatevi, mademoiselle Agathe» e con passo veloce si allontanò.
Io rimasi lì, come un’ebete, a seguirlo con lo sguardo. Con uno scossone tornai in me e ripresi il mio cammino verso l’aula.
Aspetta...come faceva a sapere il mio nome?? Questa domanda mi tormentò per tutta la giornata.
Non riuscivo a spiegarmi la sua fortissima somiglianza con Monsieur Horwyle né la grandissima attrazione che provavo per lui.

 Dopo la lezione andai di nuovo alla caffetteria per pranzare, nella vana speranza di rivederlo. Thomas mi raggiunse raggiante come sempre. Come fa ad essere cosí perfetto?
Tutte le ragazze si girarono verso di noi, alcune volgevano sguardi assassini alla malcapitata, ossia a me! Che siano davvero capaci di uccidere? Ci sedemmo a tavola e lui, ovviamente, non ordinò niente. «Devo mantenere la linea!». Ma vaffa...!
Le sue labbra perfette riuscirono a distrarmi e a tranquillizzarmi.
Finito di pranzare, decisi di andare in biblioteca a studiare. Che c’é di meglio di un paio di orette di studio per passare il tempo? Oggi è proprio la mia giornata no!

Arrivata in biblioteca mi sedetti e rimasi due minuti a rimuginare su ciò che mi era accaduto. Poi mi convinsi che non ne valeva la pena di torturarmi in quel modo e iniziai a studiare (un’altro tipo di tortura). Dopo un’ora passata sui libri notai che mi stavo deconcentrando e alzai lo sguardo al soffitto per ammirare gli affreschi che lo decoravano e per rilassarmi gli occhi. Abbassai lo sguardo e lanciai un grido di sorpresa. Seduto davanti a me c’era quell’uomo! E mi stava fissando con i suoi occhi azzurri.

«Shhhhh!», tutta la biblioteca sembrava improvvisamente avercela con me. Io mi feci piccola, piccola e diventai, come al solito, paonazza. Lui continuava ad osservarmi con sguardo divertito e ciò mi fece arrossire ancora di più. I pomodori sono certamente meno rossi di me in questo momento! Presa da un’improvvisa foga, mi alzai di scatto, presi i miei libri e corsi via alla velocità di un razzo. Purtroppo la mia goffaggine mi fece una delle sue, non contenta dell’imbarazzo che stavo già provando. L’ultima cosa che vidi furono i fogli che fluttuavano sopra di me, poi tutto nero. A morte colui che ha lucidato proprio oggi il pavimento!!

Aprii gli occhi e come prima cosa vidi tutto appannato. Poi lentamente iniziai a mettere a fuoco e mi trovai ad osservare quegli occhi azzurri a meno di dieci centimetri dai miei.
Intanto sentivo delle voci confuse intorno a me. Ci siamo! Ora sto anche diventando schizofrenica!
Lui mi porse la mano ed io accettai il suo aiuto con gioia. Mi alzai a fatica e notai che le voci appartenevano a degli studenti che mi stavano intorno, tutti con un orribile sguardo di preoccupazione stampato sul volto.
Mi stava ancora tenendo la mano ed io non ebbi il coraggio di lasciargliela, o meglio non volevo dato che le sensazioni che mi procurava non erano poi cosí sgradevoli. Non lasciarmi mai..oddio sono davvero un’oca!!!
Ci avviammo lentamente verso l’uscita, sempre mano nella mano.
«Dovete smetterla di piombarmi tra le braccia, mademoiselle Agathe. Chissà cosa penserà ora la gente di noi!» disse con uno strano ghigno.
«Uno non lo faccio apposta! Due come sapete il mio nome? E tre..ma come mai continuate a darmi del VOI??... Oddio hai contagiato anche me!». Una risata cristallina fece accelerare i battiti del mio cuore, tanto da farlo sembrare un uccellino in gabbia. Mi prendi anche in giro?
Ormai eravamo usciti dalla biblioteca e ci stavamo avviando verso il parco.
«Cosa vuoi da me?» Perché la mia voce inizia ad assomigliare sempre di più a quella di un’oca impaurita?
«Non so neanche il tuo nome! Lasciami andare!» No ti prego, non farlo!
«Scusatemi, non mi sono neanche presentato: sono George Horwyle, duca del Derbyshire» disse con un inchino degno di un vero gentiluomo.
Non ci credo! Si sta davvero prendendo gioco di me!
«George Hor..» la voce mi morí in gola. Era lui! Era davvero l’uomo del mio sogno!
Dovevo aver fatto una faccia davvero strana, fatto sta che George mi fece il piacere di risentire la sua risata. Ed ecco che tornai rossa come un peperone!
«Sono desolato! Ma il vostro volto..hahhaha..».
Io non ci trovo niente da ridere! Mi ricomposi e cercai di guardarlo nel modo più serio possibile. La sua risata si fece ancora più forte: il risultato non doveva essere per niente come me l’ero immaginata.
Gli lasciai la mano e mi girai di colpo fermamente intenzionata ad andarmene.
«AGATHE!», quest’urlo si contrappose nettamente al silenzio intorno a noi.
 Mi fermai, ma non osai guardarmi indietro.
«Ci sono tante cose che devo dirvi! Dopo tutto questo tempo...» disse con voce strozzata. «Dovete capirmi! Appena vi ho vista..» gli morirono le parole in gola. In quel momento mi girai e lo guardai. Sembrava combattuto ma non appena vide che lo stavo guardando dritto negli occhi, una scintilla gli illuminò lo sguardo e come travolto dalla passione coprì con poche falcate quella distanza formatasi tra di noi. Mi abbracciò con trasporto e mi baciò. Ora svengo!

Per tutto questo tempo, io rimasi pietrificata. La situazione era talmente pregnante di cose che non riuscivo a comprendere e trovarmi davanti un’uomo uscito dai miei sogni di certo non aiutava le cose.
Un sussurro allo stesso tempo nostalgico e passionale uscì dalle sue labbra, che aveva momentaneamente staccato dalle mie: «Oh Agathe, quanto mi siete mancata!».
Grazie a quella frase, improvvisamente, mi ripresi dal torpore e con una forza di volontà sovrumana lo spinsi via (si ragazze, perchè ce ne vuole tanta per staccarti di dosso un ragazzo che ti bacia, per giunta carino!). Ora potevo guardare direttamente in quelle pupille rese momentaneamente vacue dalla sorpresa del mio improvviso rifiuto, presi tutto il mio coraggio e adottai l’espressione più seria e contrariata che avevo e gli dissi: «Io non ti conosco! Non ti ho mai visto in vita mia!». Come mai mentire mi risulta così improvvisamente facile? Se sapesse...

A quelle parole vidi come un velo coprire l’azzurro splendente dei suoi occhi e compresi ciò che non ero riuscita a riconoscere prima nel suo sguardo: un’immensa tristezza.
«È vero, come fate a ricordarvi di me!», era quasi un grido disperato.
Non ce la facevo più. Volevo gridare. Volevo urlargli in faccia che mi ricordavo di lui. Ma l’unica volta che l’avevo visto era stata in un sogno.
Mi sentivo già le lacrime scorrere sulle guance, mi voltai e corsi via!
AGATHE! Quell’urlo risuonava ancora nella mia mente.
Entrata in casa, mi chiusi subito in camera e lasciai che i pensieri prendessero il sopravvento su di me. E così mi abbandonai sul letto e caddi in un sonno tormentato.
  
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