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Autore: Polveredigente    27/06/2012    5 recensioni
E' una notte silenziosa ad Hamilton.
Una solita e nevosa notte nel cuore del Canada.
Il mondo tace, solo qualche animale lontano rincorre la propria preda, un ululato squarcia il silenzio, chi rivedrà la luce del sole?
Io scommetto sul più grande, qualsiasi cosa sia.
E' una notte silenziosa ad Hamilton ed una ragazza è pronta a cambiare vita, ancora una volta, ma lei ancora non lo sa.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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All I want is the taste that your lips allow
 
Vengo svegliata dal profumo inconfondibile del caffè appena fatto che riesce a risollevarmi dal sonno troppo breve e dalla tempesta di immagini confuse che mi costringeva in un dormiveglia fastidioso. 
Apro gli occhi ed una luce troppo soffusa filtra nella mia stanza ed un sole troppo basso fà capolinea attraverso uno strato spesso di nuvole, che ore sono? E dove sono? 
Mi guardo intorno ed il caos è l'unica cosa che vedo, vestiti sparsi ovunque, delle coperte buttate per terra, un cuscino sulla finestra e scarpe sul comodino, e proprio lì accanto mi aspetta un bicchiere colmo d'acqua con accanto una compressa, Danielle per fortuna sembra abituata a queste serate devastanti e naturalmente sa' come riprendersi. 
Mi fisso le gambe nude e mi rendo conto di essere praticamente solo in biancheria intima, un pensiero mi colpisce immediatamente e subito mi alzo in piedi, un giramento di testa però mi opprime e cado sul pavimento freddo appoggiando la schiena al materasso con gli occhi chiusi.
"Danielle?" La mia voce suona come un gracchio, ma spero davvero che sia lei a rispondermi e non qualche uomo sulla quarantina, brizzolato e con la pancia.
"Ciccia fatti una doccia veloce che io ti aspetto giù per la pranzo."
La sua voce non mi è mai suonata cosi melodiosa e inaspettata, con cautela mi alzo e mi affaccio alla porta: un ottimo odore di pancakes e muffin sale per le scale invitandomi a scendere.
No, prima una bella doccia gelida, penso mandando giù la pillola con l'acqua ormai calda, poi mi butto di tutta fretta sotto l'acqua ed il getto che mi accoglie è incredibilmente freddo, mi hanno accontentano in pieno, ma cosi riesco a pensare almeno.
Cosa è successo ieri sera? Siamo andati in discoteca, Danielle mi ha infilato in una gonna cortissima, abbiamo bevuto un po' - parecchio- poi l'unica cosa che ricordo è la musica assordante e frasi senza senso.
Mi insapono distrattamente e tocco un punto sul collo che mi fa' male, ma continuo disinteressata a bearmi del massaggio dell'acqua e del profumo esagerato di arance che mio bagnoschiuma emana, anche se sento le gambe doloranti e la testa battere mentre continuo a perlustrare i miei ricordi caotici, i pensieri diventano più chiari, uno in particolare, e tutta la mia attenzione si focalizza su un'unica scena: le labbra soffici di qualcuno sul mio collo, le sue gambe sotto le mie e le sue mani sulle mie cosce.
Spalanco gli occhi cercando fiato... è successo qualcosa, con uno sconosciuto, ed io non ero nemmeno completamente cosciente, merda!
Non è possibile, non volevo, ero ubriaca va bene, ma me ne ricorderei no? Non ricordo nulla, nemmeno un pò di dolore al basso ventre a ricordarmi qualcosa, nulla di nulla, solo vuoto e musica.
Appoggio la testa al vetro freddo e umidiccio della doccia cercando altri frammenti, altri momenti, ma l'unica cosa sono i suoi occhi che mi fissano dolci, le sue mani delicate sul mio corpo, la sua bocca avida però di me.. e poi d'improvviso un altro sguardo, più inquietante e duro, niente dolcezza in quegli occhi chiari, ma il mio stomaco scatta lo stesso, anche se sono distanti, troppo e cosi dannatamente azzurri.
Solo una persona può avere gli occhi di un colore cosi intenso, solo un ragazzo può emanare tanto disprezzo ma allo stesso tempo attrarti con un'intensità spaventosa, scuoto la testa, lui non era lì. Adrian non era in discoteca, non c'è stato nessuno sguardo e non sono andata oltre con nessuno. 
Esco velocemente dalla doccia ancora grondante e mi piazzo davanti allo specchio tamponandomi i capelli e fisso la macchia rossa che spicca sul collo pallido, la tasto lentamente con le dita e noto che è questo il punto dolente, per un secondo mi chiedo cosa possa essere, poi mi sembra cosi chiaro che riesco a darmi anche della stupida, è un succhiotto, ma è l'unica differenza che noto sul mio corpo, niente lividi, niente macchie rosse, niente graffi, solo le solite labbra rosse e piene, gli stessi occhi grigi e troppo grandi, lo stesso corpo smunto ed esile, in più solo le occhiaie profonde.
Mi vesto in tutta fretta e in pochi minuti sono di sotto, con addosso solo una maglia larga e le mutandine, ho bisogno di risposte e sinceramente anche di cibo.
"Danielle nutrimi immediatamente. E dimmi che non ho fatto la puttana, potrebbe andarne della mia salute mentale!" Urlo sedendomi sul divano in soggiorno.
"Che?" Sbuca dalla porta ed è completamente in ordine: truccata leggermente, ma perfetta, i capelli alzati in una coda di cavallo ed in biancheria intima farebbe invidia a qualsiasi modella.
Io per conseguenza diretta mi rannicchio ancora di più contro il divano portandomi le gambe al petto e sorridendole.
"Come fai ad essere perfetta anche dopo una sbronza?" Cerco di sistemarmi i capelli, ma ci rinuncio e li lascio asciugare all'aria.
"Abitudine amica. Tu piuttosto sembri uno zombie." Ridacchia dandomi un piccolo schiaffo sulla nuca.
"Gentile come al solito." Dico e subito dopo sbadiglio, lei mi sorride e mi indica con la testa la cucina.
"Andiamo. Ci sono tonnellate e tonnellate di caffè. Hai preso la pillola?"
"Cos'era?" Rispondo annuendo prima di seguirla in cucina. " Tutti che mi parlate di pillole, mi state drogando, lo sento."
"Era un antidolorifico che ho rubato da mamma." Ridacchia sedendosi al tavolo pieno di qualsiasi cosa commestibile al mondo. "Uno di quelli forti credo, e specifico per le sbronze o per cose del genere." 
Mi siedo stravaccata al mio posto, e noto che si parte da cornetti, uova strapazzate e caffè e si finisce con carne e pasta.
"Chi dovrebbe mangiare tutto questo?" Dico addentando un cornetto, sperando che sia alla crema.
"Tu, puoi mangiarne per una settimana. Sai cucinare perché non lo fai più spesso testa di cazzo?" Inizia a mangiucchiare un uovo strapazzato e mi guarda torva. 
"Non mi và e poi cucino, i tuoi muffin chi li fa?" Affondo la faccia in una tazza fumante di caffè.
"Tu, magari sapessi cucinare io!" Come magari? E tutto questo da dove è sceso? Dal cielo? 
"Dimmi che non hai comprato tutto questo." La minaccio puntandole contro un coltello.
"Ho fatto il caffè." Sorride alzando le mani in segno di resa.
"Come al solito è inutile parlare con te." Sbuffo mentre assaggio un pò di bacon.
"Hope ho tanti soldi, condividerli con te non è un errore okay?" Non va bene, sei ricca? Tieni per te i tuoi soldi, non spenderli per me, io in qualche modo vivo, anche con i quattro soldi che mi da il supermarket.
"Io mi sento in obbligo." E' questo il problema, il mio voler assolutamente essere indipendente, l'ho sempre voluto, non ho mai voluto sentirmi in obbligo verso qualcuno perchè poi so di non essere in grado di ripagarlo.
"Non devi, mi sento felice quando vedo felice te." Sorride lanciandomi un tovagliolo in faccia e colpendomi in pieno.
"Va bene, va bene." Dico in tono pacato. "Però non esagerare!"
"Preciso e perfetto il succhiotto che ti ha lasciato il tuo amico."
"Cosa?" Le dita corrono subito alla zona arrossata sul collo e abbasso lo sguardo imbarazzata.
"Si il biondino, credo si chiamasse Jake." Si gratta la nuca e sembra pensarci, poi scrolla le spalle e beve un goccio di tè. 
"Jake??" Un sorriso mi sorge spontaneo, Jake, Jake non è uno sconosciuto, Jake l'ho incontrato in Germania, credo in una birreria di Brema, Jake mi vuole bene, Jake è un amico.
"Jake Tomar mi ha baciato? Ancora?"
"A te piaceva anche da quello che ricordo. Vi ho dovuto interrompere dopo un pò perchè dovevo stendermi io."
"Cazzo!" Sospiro bevendo un altro pò di caffè. "Non siamo andati oltre il bacio vero?" 
"Qualche toccatina probabilmente, ma non credo proprio sia successo quello che dici tu." Scuote la testa ed il mio cuore è molto più leggerlo, mi sento molto meglio adesso. 
"Mi sono baciata solo con lui no?"
"Si e stavi svenendo per Adrian. Ma niente non mi hai accontentato. Tutto nella norma, mi lasci come al solito scontenta!"
Calma cuore, calma.
"Aspetta un momento, Adrian Melek ieri era in discoteca?" La voce mi sale di parecchie ottave e mi ritrovo ad urlare, poi la mia faccia sprofonda tra le mie mani ed anche il cuore sprofonda nella solita tachicardia pacata, quando parlo di lui.
"Non ricordi nulla? Eri lucida però." Mi chiede con una voce interrogativa.
"Nulla." Scuoto la testa e mi appoggio al tavolo, mentre lei inizia una descrizione dettagliata della serata, bene o male non ho combinato tanti casini, oltre aver visto Jake baciarsi con un ragazzo, e dopo due minuti essermelo baciato io, ed escludendo il pugno che si è preso Jake in pieno viso.
"COSA?" Riemergo dallo stato di apatia solo quando sento che secondo "la me ubriaca" sia stato Adrian ad aggredire Jake. "Non è possibile. Non si conoscono nemmeno." Non si conoscono, Jake è tedesco, Adrian inglese? Americano? Non so nulla di lui, non mi ha mai detto nulla della sua vita privata, è sempre troppo occupato a sbattersi la nuova arrivata. Jake è carino, simpatico, delle volte anche indolente, ma non farebbe del male nemmeno ad una mosca, e poi c'è Adrian, che è bello, bello come un dio, strafottente, risoluto, e pronto a tutto.
"Sei stata tu a dirlo, e a cercare come una pazza Adrian per il locale, urlando." Scuote la testa come se fosse ovvia come cosa e beve un generoso sorso di un succo.
"Come sono arrivata a questa brillante conclusione?" Mangiucchio nervosa un altro uovo, ma l'unica cosa che faccio è spappolarlo in realtà. Non posso pensare di averlo fatto davvero, diamine Hope cosa cazzo ti prende? 
"Il tizio a cui hai rubato Jake ci ha fatto una descrizione abbastanza dettagliata, anche io ho pensato subito a lui." E le parole del ragazzo mi guizzano subito in testa: alto e leggermente muscoloso, camicia bianca, pantalone scuro, i suoi occhi però, erano di un stupefacente azzurro, quasi turchese. 
E' stato lui, ma perchè? Non ha senso come cosa..
"Jake, Jake come sta?" L'unico pensiero coerente che non comprenda occhi grandi e azzurri e sorrisi mozzafiato, mi esce dalla bocca con un rantolo.
"Chiedi a me? Ieri quella con la sua lingua in bocca eri tu."
"Non ti mando a cagare solo perchè non sono in vena." Acida. Stop. Stop Hope. Danielle? Presente? Calma i bollenti spiriti.
"Hope?"
Pensa adesso, pensa ad un motivo per il quale Adrian Melek abbia picchiato un ragazzo, uno sconosciuto. 
Ad Adrian forse ha dato fastidio che ci fosse qualcuno bello quasi quanto lui? Impossibile, ha un'autostima da far paura.
Forse Jake stava baciando qualcuna che aveva adocchiato lui o forse aveva adocchiato proprio Jake. Oh mio dio, Adrian gay. I sogni erotici di tutta Bristol mi cadono tra le braccia, però diamine che perdita per la popolazione femminile. 
"Hope!" O forse Jake assomiglia a qualcuno che aveva qualche conto in sospeso con Adrian, e quel pugno avrà sistemato tutto?
Oppure era ubriaco e qualcuno gli ha rifilato un due di picche e ha sfogato la rabbia contro Jake. Ma chi voglio prendere in giro? Chi manderebbe in bianco Adrian? 
"HOPE!!" Danielle sbatte i pugni sul tavolo e solo in quel momento mi ricordo della sua presenza, la fisso però sconcertata e sbatto più volte le ciglia. "Ah, finalmente. Odio essere ignorata."
"Ho notato." Un piccolo fiume di tè si riversa sulla tovaglia blu e corre dritto verso di me, e lo tampono con un fazzolettino.
"A cosa stavi pensando?" Incrocia le mani sotto al mento e mi guarda curiosa.
"Oh a nulla, pensavo." Altra fitta allo stomaco, non posso mentire a Danielle, non mi viene più naturale, mi fà quasi male. Mi gratto il mento e poi la nuca, ma il senso di inadeguatezza non passa.
"Stai mentendo. E poi ti vedevo concentrata, parla." Mi sorprende la velocità con cui cambia umore Dan, o meglio non proprio umore, cambia personalità, in un momento è la mia amica svampita e occupata a vestirmi e a truccarmi come una bambola, due minuti dopo è la ragazza seria e caparbia, che vuole capirmi e aiutarmi, e poco dopo è la maliziosa e sempre pronta a parlarmi come un camionista.
"Pensavo ai motivi, alle cause che hanno potuto portare Adrian a sferrare un pugno ad uno sconosciuto." Il caffè ormai è quasi freddo, e disgustoso, ma lo mando giù ancora.
"Sicura fosse uno sconosciuto?" Mi scruta ed i suoi occhi verdi sono lucidi e limpidi. Sinceri.
"Non proprio. Ho pensato si conoscessero già, ma come? Poi ho pensato ad un'assomiglianza." Dire il resto sarebbe troppo troppo imbarazzante.
"Non hai pensato l'avesse conosciuto quella sera?!" Si lecca le labbra e sorride.
"Oh si, ho pensato che lo trovasse anche carino.." Mi interrompe scoppiando a ridere e battendosi una mano in fronte.
"Sei tarata però. Non hai pensato che la causa del pugno potresti essere tu?"
"Io? Ed io cosa centro?" Inizio a mordermi il labbro inferiore e ad agitarmi sulla sedia. 
"Tu? Semplicemente Adrian ti desidera e un pivellino lo ha preceduto. Anzi diciamo che lui non ci ha mai nemmeno provato davvero e sono tre mesi che vi punzecchiate." Alza le spalle e picchietta le dita sul tavolo.
"Due mesi in realtà. E poi una volta.."
"E non mi hai mai raccontato nulla? Però sei una testa di cazzo."
"No, purtroppo nulla. Eravamo vicini, tantissimo e lui mi stava sussurrando di quanto brava di bocca fosse la Sulgard di terzo e poi le nostre labbra si sono quasi sfiorate."
"Perchè quasi?" Si sporge verso di me e mi guarda assorta.
"Troppe domande Bull. No comunque perchè suonò la campanella ed io corsi in bagno e naturalmente svenni." Un sorriso amaro compare sul mio viso, quel giorno il mio cuore era fuori di testa, era completamente andato, batteva furioso e frenetico, ma quando lui mi tocca sto bene, non svengo, non piango, non fremo. 
"Perfetto. Domani a scuola ci parli." Mi minaccia puntandomi un dito contro e poi scoppiando a ridere.
"Ci parlo, ma chiaramente non è come dici tu." Scuoto la testa e continuo. "Ma adesso devo sapere il perchè."
 
"Hope esci da quella dannata doccia o ti vengo a prendere dai capelli."
Danielle ormai vive a casa mia da un paio di giorni e devo dire che amo il fatto che casa sia più ordinata e anche l'idea di non essere perennemente da sola, ma è fiscale e non posso uscire di casa se non vestita e truccata come dice lei. 
"Ti odio." Urlo uscendo dalla doccia e avvolgendomi in un accappatoio blu "Sali tu? O scendo io?" Mi infilo la biancheria intima e sciolgo la coda, i capelli biondi mi cadono sulle spalle in onde leggere e luminose, Dan sarà fiera di me, non ho rovinato il suo capolavoro.
"Camera tua. ADESSO." Mi muovo lentamente e attraversando il corridoio sento un odore e una fragranza famigliare.
"Caffè!" Grido entrando in camera e fiondandomi verso la scrivania.
"Oggi ci parli babe." Mi spinge sulla sedia ed inizia ad armeggiare con la mia faccia.
"Con chi?" Bofonchio con il caffè bollente che mi ustiona la gola, ha imparato anche a prepararlo come piace a me. Bollente. Ristretto. E dolce. 
"Con Adrian. Con chi se no?"Danielle si prende cura di me come non ha fatto mai nessuno, e mi segue con costanza e delle volte anche insistenza."Ieri ci sono cascata che non vi siete visti, ma oggi bella mia ti tocca." 
"Dan si, ma cosa gli dico?" Le sbadiglio in faccia e poi ridacchio aprendo un occhio.
"Bella panoramica davvero! Gli parli, stop. E poi esci il discorso."
"Ehi Adrian perchè hai spaccato il naso al mio amico? No sai mi hanno detto che sei stato tu e vorrei sapere il motivo."
"Si, perfetto. Proprio cosi. "
"Cosa mi stai mettendo in faccia?"
"Shh. Ho finito." Mi scompiglia leggermente i capelli e mi alza il mento. "Perfetta." A questo mi alzo di slancio e riprendo la tazza ancora calda in mano. "Andiamo, andiamo. E' tardi." Urla prendendo le nostre borse ed io abbandono la mia tazza. 
"Non sono nemmeno le otto, Dan." 
"Muovi il culo." Sento le sue mani sul fondoschiena e spingere.
"Ho un naso da spaccare?" Rido chiudendomi la porta alle spalle.
"No, un cuore da rubare." E corre verso la macchina ridendo e lasciandomi di sasso. 
 
 
 
"Ma dici che la Parker ci fà recuperare il compito?" Camminiamo fianco a fianco e lei cerca di scansare le scie di fumo che lascio.
"Forse.." Dico io guardandomi intorno ansiosa, se vediamo Adrian dovrò parlargli e non posso fare come ieri, che appena sentivo anche solo la sua voce mi chiudevo in qualche bagno. 
“Io non credo.” Mi poggia la mano sulla spalla ed io sussulto leggermente. “Anzi lo farà fare solo a me, sono io la pecora nera. Dirà che la sua Evans non ne ha bisogno!” Imita la camminata leggermente sciancata della professoressa di italiano ed io scoppio a ridere. Lei ridacchia per un po’ poi però si blocca di colpo. 
“Danielle?” La mia voce è esitante, ho paura che abbia localizzato l’obbiettivo da cui io dovevo star lontana, e che adesso mi costringerà a parlarci, lei di tutta risposta mi sorride e mi incita ad avvicinarmi a lei, come ha fatto ad arrivare già alla rampa?
Cammino lentamente, cosa dirò ad Adrian? 
Ehi ciao perché hai rotto il naso ad un mio amico? E poi sei sparito? 
Ah non lo sai? Okay non fa niente, amici come prima. 
No, se scappo verso la macchina e mi ci chiudo dentro fino a quando tutti saranno dentro a lezione se ne accorge qualcuno? Danielle.
E se corro verso il boschetto? Danielle mi prenderebbe.
Maledetta.
Mi avvicino sempre di più a lei e vedo il sorriso enorme che le illumina il viso, ed inizio ad avere paura.
“Dan? Che succede?” Siamo a nemmeno mezzo metro di distanza e la mia voce è un sussurro, lei però mi si butta fra le braccia e mi abbraccia con forza.
“Sei forte.” Dice sui miei capelli, sembra che stia per andare in guerra.
“Smettila.” Le accarezzo la schiena impacciata, la gente inizia a guardarci ed io lancio sorrisi isterici a tutti.
“Adrian è dietro al muretto come al solito, ed è solo. Cosa aspetti babe?” 
“No, non posso, davvero. Non so cosa dire. “ L’allontano guardandola negli occhi, implorandola di non farmi fare una figura di merda. Ho paura, ho paura di svenire, della tachicardia, dei brividi, ma soprattutto che lui se ne accorga. 
“Vai e spacca un po’ di culi.” E con un’unica spinta mi allontana e non so grazie a quale esercizio fatto da piccola per la pallavolo atterro accovacciata per terra di fronte ad un Adrian divertito e stranamente sorridente.
“Sei arrivata dal cielo? O sei sempre stata una rana Evans?”
“Ciao anche a te, Adrian.” Mi alzo avvampando dalla testa ai piedi, il cuore oltre che per la vergogna batte tranquillo, niente sbalzi di temperatura e niente giramenti di testa. 
“Ciao Hope!” Si passa la mano fra i capelli e poi si lecca le labbra guardando dietro di me.
“Adrian posso farti una domanda?” Ma perché cazzo ascolto quella testa di minchia di Danielle? Non ho più saliva in bocca, e le parole faticano persino a prendere senso nella mia testa.
“Qualche altra strana supposizione sulla mia natura, piccola?” Scuoto la testa e mi mordo il labbro, poi sorrido arrossendo maggiormente. Lui si avvicina e mi sfiora la guancia con l’indice ed il medio, lentamente, mentre il cuore inizia la sua lunga e veloce corsa contro il tempo, saltandomi nella cassa toracica talmente forte da poterla rompere, e i brividi nascono sul mio collo quando il suo fiato incandescente mi arriva dritto in faccia. Cosa sta facendo? Devo essere concentrata, devo parlare, dobbiamo chiarire. Ha colpito il mio amico in faccia, gli ha spaccato il naso, devo parlare. Ma quando inizia ad accarezzarmi davvero le gote con il pollice, e libera il labbro dalla morsa dei miei denti, inizio a sentire le gambe farsi molli ed il respiro accelerare, calma Hope. 
“No, Adrian, no.” Balbetto leggermente stralunata, potrei morire qui in questo esatto istante e non me ne accorgerei nemmeno. Sono completamente rapita dal movimento delle sue dita sul mio viso, sono stregata dai suoi occhi internamente ancora turchesi come l’altra sera in discoteca ed esternamente più blu, sono ancorata al suo sorriso cosi vicino e splendente, e completamente ammaliata dal profumo di liquirizia che emana.
“Perché hai colpito Jake?” Diciamo che tutte le prove fatte con Dan su come dovessi dirlo o farlo sono andate a farsi benedire, pazienza, ma almeno ho lanciato la bomba. La sua espressione però non cambia, si indurisce solo leggermente e al posto del sorriso dolce e leggero arriva un ghigno che mi spiazza.
“Chi?” La sua voce non mi è mai sembrata tanto suadente e melodiosa, e anche il suo respiro sa mandarmi fuori di testa, ma noto, non so con quale forza di volontà, la finta sorpresa. Sa di chi parlo e non vuole dirmelo.
“Jake, il mio amico, quello biondo. Gli hai spaccato il naso.” Sospiro appoggiandomi al muro, la sua presa sul mio viso non diminuisce,anzi si fa ancora più insistente, più profonda, più bella. Perché si, il cuore mi batte forte, i polmoni pretendono aria, la bocca è secca, lo stomaco si contorce e le gambe vorrebbero correre via, ma l’unica vera sensazione che riesco a provare è il benessere assoluto di essere con lui.
“Ah, lui. Mi stava semplicemente sulle palle!” Fa ancora un passo e il suo petto sfiora il mio, il mio cuore batte più forte, ma se fosse per me lo stringerei ancora più forte, lo vorrei ancora più vicino.
“Non mentirmi.” Non so come la mia voce questa volta esce netta e sicura, esattamente 
il contrario di come mi sento io.
“Non ci sono mai riuscito davvero.” La sua bocca è a pochi centimetri dalla mia, il suo naso sfiora il mio e le sue mani sono sui miei fianchi, le mie si poggiano sulle sue spalle, in un impeto improvviso vorrei solo allontanarlo e parlare, come persone normali.
“Allora dimmi la verità Adrian, ne ho bisogno.” La mia voce assume un suono lamentoso, sgradevole, eppure lui non si muove dalla sua posizione, se possibile si avvicina ancora, e con uno scatto le sue mani sono intorno ai miei polsi, portandoli contro il muro.”Cosa stai facendo?” 
“Shh piccola.” E le sue labbra toccano le mie per un secondo, un istante che a me sembra un sogno, poi si allontana leggermente e mi guarda negli occhi, per la prima volta sento che la mia anima è stata scovata, e soprattutto accarezzata con un flebile tocco. Ma anche io lo sto fissando e dai suoi occhi capisco di essere in una realtà parallela, ho perso il senso dell’orientamento e del tempo, ho perso la ragione e ogni senso del pudore, ma soprattutto capisco che non gli è bastato, ed infatti dopo qualche respiro veloce ed il rumore del mio cuore che risuona nelle mie orecchie,si avventa sulle mie labbra, impaziente, affamato e soprattutto frenetico. Ed il mio cuore smette di battere, per una frazione di secondo, per un momento infinito, ma ne sono certa il rumore assordante causato dalla tachicardia non c’è, non c’è nemmeno la voglia di scappare, tantomeno i giramenti di testa, non c’è nulla. Ci siamo solo io e lui. 
C’è solo la voglia di restare qui per sempre, imprigionata tra le sue braccia per l’eternità.
Poi ricomincia a battere, lento, costante, melodioso..tranquillo. 
Anche se io sono tutto tranne che tranquilla, sono l’esatta figura del caos e della voglia d’amore.
Mi morde le labbra, le succhia, le lecca, lascia piccoli baci casti e ravvicinati, continua quasi a venerarle e a farle sue, io non mi oppongo, io non faccio nulla. In un primo istante non ricambio nemmeno il bacio, rimango immobile contro il muro, convinta sia il solito sogno, convinta sia solo immaginazione, le mie labbra si schiudono per fare uscire un piccolo gemito dovuto al morso sul labbro inferiore, e sento la sua lingua entrare con forza ed il sapore metallico del sangue sulle mie labbra, e mi sveglio dal sogno, che sogno non è. 
Mi rendo conto che uno dei miei desideri più ricorrenti sta diventando realtà in questo preciso istante ed io me ne resto ferma, come una stupida. E allora getto via ogni forma di pudore e paura, il mio corpo viene percorso da un formicolio e inizia la danza.
Le nostre bocche si incontrano e lottano, si cercano e si allontanano, le lingue si rincorrono smaniose mentre girano una intorno all’altra in uno scontro di passione lenta e vera, nessuna fretta di andare avanti, solo la voglia di sfiorarsi, di conoscersi, di raccontarsi, è come se non ci fosse un domani, come se tutta la nostra vita si concentrasse in quell’unico bacio. I miei occhi si aprono per un istante e trovano i suoi spalancati e lucidi, pieni di desiderio e di voglia, e cerco di muovere la mano, desidero toccargli i capelli, voglio sfiorargli il viso, voglio sentirlo più vicino, e cosi gli allaccio le gambe al bacino, ed ogni singola parte del mio corpo adesso batte sulla sua, siamo vicini, cosi tanto che non capisco più dove finisco io ed inizia lui, la mia lingua lo cerca, lo desidera, lo brama e si stringe alla sua in un’ondata di gelosia. Mio, mio non sarebbe stato mai. La sua bocca lascia la mia per farmi prendere fiato, e accarezza ogni parte del mio volto, le palpebre, le guance sicuramente arrossate, il mento, la mandibola, mi mordicchia le orecchie e poi ritorna sulle labbra gonfie ormai.
“Adrian”Mugugno sulle sue labbra prendendo fra i denti il suo labbro superiore, lui appoggia la fronte sulla mia e respira profondamente, prima di chiudere gli occhi e rituffarsi sulla mia bocca. Mi accarezza la lingua, il palato, i denti, ogni terminazione nervosa del mio corpo è come in fibrillazione per lui, il suo tocco ha spazzato via ogni pensiero, è come l’acqua capace di annientare tutto semplicemente esistendo.
E poi si allontana, troppo presto per i miei gusti, troppo in fretta per il mio cuore, troppo sola per la mia mente. 
“Hope non dovevamo.” Mi dice lontano, freddo, distante. Chi è l’estraneo che mi sta parlando? Ha solo il corpo di Adrian, solo la sua voce, solo i suoi occhi. Non è lui.
Non dovevamo, non dovevamo, ma cosa cazzo dice?
Lui mi ha baciato, lui mi ha interrotto mentre io cercavo di parlare, volevo solo sapere perché avesse colpito Jake, ed invece mi ha baciato, contro la rampa della nostra scuola, noi due da soli, come al solito del resto, noi ed il mondo fuori.
“Perché? Perché lo hai fatto?”
“Odiavo il fatto che avessi ancora il suo sapore sulle labbra.” 
E la mia mano si muove da sola, veloce, silenziosa, netta, contro il suo volto.
Ho appena dato uno schiaffo ad Adrian Melek, dopo averlo baciato nel retro della scuola.
L’ho baciato, ed è stato il bacio più bello della mia vita.






Salve persone!
Dovete scusare il ritardo pazzesco, avevo promesso un aggiornamento a settimana ed invece sono 10 giorni che non mi faccio viva.
No adesso sono qui e potete anche linciarmi, sono pronta a tutto.
Questo è un capitolo importante, cioè da inizio a qualcosa che non si sà ancora come finirà.
Hope si riprende dalla sbronza e chiarisce un pò le cose, piaciuto il come?

Ricordate di dirmi sempre la vostra, anche se non vi è piaciuto e dovrei ritirarmi.
Grazie a tutte..e buona lettura!
 
-Allen
  
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