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Autore: Raven_Phoenix    12/01/2007    5 recensioni
Ecco la ff che tutti stavate aspettando sui Teen Titans! è incentrata su Corvina, ma non é detto che non ci siano scene anche con gli altri quattro^^ Che cosa dovrà affronztare Corvina? Chi saranno i suoi aiuti? Che male si sta nascondendo sotto terra? Scopritelo leggendo e recensite!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Holé! Rieccomi^^, mi scuso per il ritardo, ma ero malaticcia, purtroppo ^-^’. Mi sembra di vedere che questo capitolo poi sia un po’ più funghetto degli altri, fatemi sapere se è così^^. Buona lettura!



Era stata una settimana davvero intensa per Corvina. Tre giorni passati a battere criminali e mostri e i rimanenti passati in giro con Thunder, la sua nuova amica.
Da quel giorno, al museo sovrannaturale, avevano iniziato a incontrarsi spesso, e se ne andavano in giro per la città. Ora Corvina aveva capito che nello Shopping l’importante era la compagnia. Infatti, la amica era riuscita a portarla in giro per negozi.
Già, lei era proprio quella che poteva guadagnarsi il nome di amica.
Però, ogni notte continuava ad avere delle strane visioni. Oltre alla figura alata, ora si erano aggiunti una immensa foresta, un fondale marino, poi una strana grotta, e infine quello più strano. Tre piccole luci, una verde, una rossa e una blu, che si rincorrevano a vicenda e che alla fine si separavano.
L’unica che sapeva di quelle sue strane visioni era soltanto Thunder, che si era proposta per provare a interpretarle, ma dopo giorni e giorni passati a spremersi le meningi, non erano arrivate a niente. In compenso aveva scoperto alcune qualità della amica. Per esempio che sapeva suonare molto bene il pianoforte. Infatti, una sera, mentre erano a un bar, era stata annunciata una serata all’insegna delle esibizioni, e lei si era fatta avanti. Ricordava ancora la canzone, Breathe no More, degli Evanescence. Lei li adorava.
Mentre la canzone le risuonava ancora nelle orecchie si addormentò.
Fece un’altra visione, di una città. Palazzi altissimi che risplendevano come colonne d’oro. Con una biblioteca enorme, dove la gente ne usciva tenendo sotto braccio libri parecchio spessi, poi c’erano le guardie imperiali che passavano per le strade, con indosso delle lucenti armature e con delle lunghe spada che pendevano ai loro fianchi.
Quella era Azarath!
Si svegliò di soprassalto, si guardò intorno per qualche secondo per poi saltare fuori dal letto. Prese al volo il suo mantello e in silenzio si diresse verso il salone principale. Prese il primo foglio di carta e scrisse : “Per i Titans, non cercatemi, tornerò il più presto possibile, Corvina”
Lo lasciò sul bancone per poi ritornare in camera sua. Cercò la sabbia magica per aprire il portale, ma quando scorse le due ampolle, si accorse che erano vuote. Si ricordò solo allora di averla usata tutta quando era in atto la profezia. Rabbrividì al solo pensarci, fortuna ne era uscita. Si sedette sul letto e si mise a pensare.
Se aveva avuto la visione della sua città, questo voleva dire che doveva partire, andare nella sua dimensione natale. Non sapeva il perché, ma sentiva di dover partire, a tutti i costi. Iniziò a pensare ai particolari della visione. Pensò alle persone che le erano passate vicino, a quello che stavano facendo. Poi, capì tutto in un colpo. Il libri e le armature che la gente portava, le aveva già viste. Al museo sovrannaturale, nella sezione della dimensione parallela. Era dedicata alla sua dimensione.
Uscì dalla torre, prendendo con sé solo il suo diario, e voltò il più velocemente possibile fino ad atterrare davanti al museo.
Entrare fu facile, trovò un vetro rotto e in pochi secondi si ritrovò in uno dei tanti corridoi. Iniziò a percorrerli tutti, cercando di tenere a bada la paura che aveva per quel luogo freddo e buio. Infine la trovò, avvolta dal buio incuteva una gran paura. Corvina mise da parte i brividi e iniziò a cercare qualche indizio per poter andare nella sua città, ma in primo luogo nulla le sembrò fuori posto. Provò ad aprire, come faceva sempre, la mente in cerca di quella voce che aveva sentito le due volte in cui era andata li. Questa volta non sentì la voce, ma soltanto uno strano rumore, ritmico. Iniziò a muoversi tra i reperti, cercando di individuare la fonte. Lo strano suono si faceva sempre più forte man mano che si dirigeva verso una teca con dentro racchiusa un libro. Una volta vicinissima, poté chiaramente sentirlo. Era un respiro, un respiro macabro che faceva insidiare il gelo nelle ossa.
Corvina pensò di avere la febbre, dato che era scossa da un leggero tremito, in più si sentiva come se fosse appena stata chiusa in una cella frigorifera.
Corvina provò a toccare la teca, ma si accorse che il coperchio non c’era, così allungò ancora di più la mano, fino a toccare il libro. Le sembrò di avere appena toccato una lastra di ghiaccio. Si ritrasse indietreggiando, e nel farlo pestò qualcosa che dal rumore doveva essersi frantumato. Tasto il pavimento fino a trovare qualcosa. Erano piccole schegge di vetro sparse attorno a un oggetto. Corvina lo prese e mettendolo alla fioca luce della luna che filtrava da una finestra, si scoprì tenere in mano degli occhiali dalla montatura rettangolare. Quelli li conosceva bene.
-Thunder…?-
In quel momento una voce le arrivò alle orecchie, quasi come un soffio di vento.
-Thunder? Sei tu?- chiese all’aria.
Come risposta sentì una lieve risata, fredda e tagliente, simile a quando ci si feriva con un pezzo di ghiaccio affilato.
-Chi…chi c’è?- chiese titubante indietreggiando ancora.
-Sicura di volerlo proprio sapere?- rispose quella voce con tono divertito.
-Sono lieta che tu abbia risposto alla mia chiamata, davvero non pensavo di riuscire a convocare tutti quanti.- continuò, e Corvina la sentì avvicinarsi.
La ragazza indietreggiò ancora e questa volta inciampò. Si sentì come circondata da una strana foschia, tutta proveniente da quello strano libro.
-Che cosa…cosa vuoi da me?- provò a chiedere di nuovo Corvina guardandosi intorno alla ricerca di qualcuno.
-Oh, che cosa voglio io?- fece una breve risata –Voglio solo che tu partecipi a tutto quello che sta per accadere.-
Corvina vide quella strana nebbia attorno a lei accendersi di luce e iniziare a stringersi attorno a lei. Provò a urlare, ma la sua voce le sembrò infinitamente distante.
-Non devi aver paura, mia cara. Vedrai che non sarai sola.- disse in ultimo la voce scoppiando in una risata demoniaca, traboccante di malignità.
Corvina si sentì sprofondare, sentì il pavimento sotto di lei sgretolarsi per lasciare il posto a una caduta libera. Iniziò a cadere, giù, verso il fondo. Urlò con quanto fiato aveva in gola, cercando di far finire tutto, ma non succedeva niente. Chiuse gli occhi.
Dopo quella che le sembrò una eternità, sentì di nuovo in terreno sotto di lei. Aprì gli occhi e si trovò a fissare delle mattonelle di granito. Alzò la testa e vide davanti a lei una piazza, accerchiata da altissimi edifici, splendenti come non mai. Piccole locande agli angoli proiettavano sulle strade luci calde e invitanti, qualche persona passeggiava per le vie. Tutti erano avvolti da dei mantelli simili a quello di Corvina, che però variavano di colore o lunghezza.
Era arrivata…Azarath.
Iniziò a percorrere la piazza, cercando un segno che le potesse indicare la via. Per qualche minuto le era venuta in testa l’’idea di andare a cercare Arella, ma aveva scosso la testa e aveva gettato via quel pensiero.
Proprio quando stava per imboccare una delle stradine, sentì una voce alle sue spalle.
-Ehi, tu! Ce l’hai il permesso per stare qui?-
Era la voce di un ragazzo. Corvina si girò, per poi trovarsi faccia a faccia con un gruppetto di ragazzini.
-Allora? Sei sorda? Il tuo permesso.- ripeté seccato quello che stava al centro della combriccola.
-Permesso? Quale permesso? Io sono nata qui, ma al momento non vivo più ad Azarath.- rispose lei guardando un po’ stranita i ragazzini.
-Spiacente, ma la nuova legge dice chiaramente che solo chi è munito del nuovo permesso può stare in questa città.- spiegò il ragazzo.
-E secondo te dove potrei andare? Azarath è costruita sopra a una enorme roccia che galleggia nel vuoto!- ribatté Corvina che stava iniziando a perdere la pazienza.
Il ragazzo sbuffò e le lanciò qualcosa. Lo prese al volo, era una mappa che mostrava una strana regione.
-Non ho tempo per farti una lezione di geografia, quindi sappi solo che Azarath è sospesa sì, su una grande roccia nel vuoto, ma se qualcuno dovesse cadere giù si ritroverebbe nel resto di questa dimensione. Qui non c’è solo Azarath, ci sono tantissime altre città, che puoi raggiungere con delle scale apposite che trovi al cancello est.-
Corvina strabuzzò gli occhi. Non l’aveva mai saputo.
-Forza, sbrigati, se mi vedono i miei superiori mi costringeranno a buttarti fuori con la forza, perciò segui il mio consiglio e prendi le scalinate.- ripeté il ragazzo indicandole la direzione da prendere.
Stranamente Corvina obbedì e si incamminò. Era strano, ma sentiva nella mente che Azarath non era la meta che doveva raggiungere, quella era solo la partenza, il modo per arrivare nella dimensione.
Trovò con facilità le scale, che, lunghe chilometri, scendevano giù, e bucavano le nuvole rendendo impossibile vedere il fondo. Fortunatamente erano anche mobili, altrimenti a metà sarebbe morta di sicuro. Si sedette sul primo gradino che passò e lentamente iniziò la discesa. Dopo pochi minuti iniziò a sonnecchiare, del resto, era notte fonda.
Venne riscossa solo quando arrivò all’ultimo gradine e cadde a terra. Si rialzò scollandosi la terra di dosso, poi guardò in alto, verso Azarath. Solo un occhio particolarmente allenato poteva scorgerla come un puntino lontanissimo, quasi invisibile. Abbassò lo sguardo e prese la mappa, guardando che cosa c’era davanti a sé. A pochi passi c’era una enorme foresta, e subito dopo la prima città, Lantuna. In un battito di ciglia le rivenne alla mente una delle visioni più recenti. Una foresta buia e tenebrosa, doveva essere quella, quindi era sulla buona strada. Si incamminò seguendo il sentiero e dopo nemmeno dieci minuti si ritrovò ai margini di una immensa distesa di alberi giganteschi che avrebbero potuto avere tranquillamente mille anni. Anche se con il cuore che le batteva, vi ci si addentrò.
Il buio la avvolgeva, e Corvina si sentiva come osservata da qualcuno nascosto tra gli alberi. In più i suoni venivano amplificati da quella atmosfera. L’innocuo scricchiolare degli alberi diventava un cupo ruggito, il vento che ululava tra le fronde diventava un eco di vocine che bisbigliavano tra loro. aveva anche iniziato a piovere, e il ticchettio sul soffitto di foglie sembrava il passo di un esercito di piccole creaturine.
Si sedette per riprendere fiato sopra a un tronco d’albero cavo.
-Tsk…Bella situazione. Da sola, a notte fonda, in una foresta enorme e tenebrosa, con un nubifragio che imperversa di fuori.- si disse tra sé e sé, ma proprio non aveva calcolato di riceve una risposta.
-Vorresti tanto sapere che cosa ci fai qui, vero?-
Corvina la riconobbe all’istante, era la voce di ghiaccio che aveva sentito poche ore fa al museo.
-Dove sei? Fatti vedere!-urlò rimettendosi in piedi, anche se le gambe le tremavano.
-Non posso farmi vedere, mia cara. Non ne ho la capacità, non ancora.- rispose tranquilla la voce avvicinandosi.
-Tutto ha un suo momento, certe cose prima e certe cose dopo.-
Questa frase Corvina la sentì come se fosse stata alle sue spalle, a sussurrarle nell’orecchio. Si voltò, ma tutto quello che vide fu una leggera nebbiolina bianca che si stava andando a depositare sul terreno. La vide assorbirsi nella terra, e in meno di un istante delle punte di ghiaccio stavano spuntando dappertutto. Corvina indietreggiò spaventata e iniziò a correre. Dopo un minuto di corsa si decise a guardarsi indietro e con suo grande orrore vide che quelle lame ghiacciate la stavano seguendo. Cercò di seminarle prendendo il volo, ma quelle spuntavano anche dai tronchi e dai rami degli alberi. Sentì una fitta al braccio e vide che una l’aveva raggiunta. Era un piccolo taglio,ma era profondo e sanguinava.
Ignorando le fitte che venivano dalla ferita, si addentrò nel soffitto di rami e foglie che la graffiavano ovunque. Poteva sentire anche le punte di ghiaccio a un soffio dal suo viso, e quando sbucò fuori dalla foresta assistette a una scena a dir poco incredibile. L’intera foresta si stava ricoprendo di ghiaccio.
-Impossibile! Ma che diavolo è successo?-disse mentre punte acuminate squarciavano il soffitto di foglie e risplendevano alle luci dei fulmini.
Corvina iniziò a volare, schivando le saette e con la pioggia che le si insidiava sotto al mantello, sforzandosi di non guardare la foresta sotto di lei.
Dopo quella che le era sembrata un’eternità, Corvina atterrò fuori dai cancelli di una città. Lesse il cartello a fianco:”Benvenuti a Lantuna, la città lunare.”
Entrò, facendo fatica a reggersi in piedi. Il taglio al braccio le pulsava ed era sfinita per la corsa sfrenata. Camminò lungo una larga strada, dando occhiate agli edifici e alle taverne che davano un senso di accoglienza.
D’un tratto una musica le arrivò alle orecchie, anche se lontana. Proveniva da una casa sulla destra.
Quella canzone per Corvina era inconfondibile, era Breathe no More.
Attraversò arrancando il giardino e sbirciò da una finestra. Qualcuno stava suonando un pianoforte, ma non riuscì a capire chi era, la vista le si era annebbiata e venne assalita da un capogiro. Si accasciò contro al muro della casa.
L’ultima cosa che sentì fu la musica che si fermava e una porta che si apriva, seguita da dei passi felpati ed una voce lontana. Poi il buio, e tutti i rumori cessarono.



Allooooooooorra, come vi è sembrato questo capitolo? Ne vedremo delle belle da adesso in poi, preparatevi! Intanto ringrazio i miei fedeli lettori, in particolare a Dastrea che stando alle sue recensioni scalpita davanti al computer e io mi sento moooolto ma mooooolto onorata, grazie mille ^________________________^ Al prossimo capitolo, BOOYAKA BOOYAKAAAAA!!!!
  
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