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Autore: Vit25    27/06/2012    3 recensioni
Learn to fly. Imparare a volare. Quello che deve fare Abbie, sedicenne, con non pochi problemi in casa. Vuole cambiare il mondo, renderlo migliore. Dal suo piccolo inizia suonando la sua chitarra elettrica, Mr. Waffle, che sembra essere la sua unica amica.
Dave, diciotto anni. Ragazzo misterioso che non ha una casa. L'unica cosa che può fare è ascoltare musica, che gli ha salvato la vita in molte occasioni. Rifiuta la società e tutto quello che fa ''la massa''.
DAL CAPITOLO 1
...mi scontro contro qualcosa di alto. Non lo vedo interamente, ma ne sono certa. Una camicia a quadri. Alzo la testa lentamente, pronta a porgere le mie scuse alla persona che ho davanti. Qualcosa me lo impedisce. Incontro due occhi smeraldo, di quelli che non vogliono essere guardati. Che non vogliono essere ricordati. Di quelli che possiedono un mondo tutto loro, che non vuole essere inquinato.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vago senza meta, osservando i palazzi grigi e spenti della mia città. E’ appena l’alba e le strade sono praticamente deserte, in giro ci sono solo i mattinieri e le persone come me. Solo mattinieri dunque. Anche perché non auguro a nessuno la mia situazione.
Cammino. Sono reduce da un fresco litigio con mio padre ed è un miracolo se riesco ancora a camminare o non ho qualcosa di rotto. Si, ho sedici anni e mio padre mi picchia. Questa mattina è arrivato ubriaco e mi ha svegliata. Andarmene è stata solo la cosa più saggia che potessi fare. Non reggo più questa situazione, ci fosse mia madre sarebbe tutto diverso, più semplice. Ma purtroppo lei non c’è più, qualcuno se l’è portata via quando io avevo appena sei anni, anche se non ho mai creduto in Dio ce l’ho fottutamente con lui.
Passo dopo passo è da un’ora che cammino e ad un tratto noto l’abbagliante luce verde dell’insegna del negozio di musica. Il vetro è leggermente appannato quindi allungo una manica della mia felpa sbiadita dei Ramones in modo da avere la mano coperta e disegno un cerchio sulla vetrata. Sbircio dentro, c’è già Ethan, mio amico e proprietario del negozio, nonostante sia veramente presto.
Spingo piano la porta e quella si apre cigolando leggermente. I miei piedi sono appoggiati su un tappeto per pulire le scarpe che recita ‘’Come to the dark side, we have cookies.’’. Dal soffitto, invece, penzola una bandiera con su scritto ‘’ Hook me up a new revolution’’ , frase tratta da una canzone dei Foo Fighters. Mi ricordo che è grazie a quella bandiera e a quella frase se anni fa sono diventata loro fan.
Ethan alza la testa distratto, quasi stupito di ricevere un cliente a quell’ora.
-Ciao Eth!
-Wei Abbie! Com’è? Svegliata presto questa mattina eh?
Di certo non potevo dirgli la verità. Non la dicevo neanche a me stessa.
-Già! Anche tu!
-Ehh! Il lavoro al primo posto!- dice con un sospiro a metà fra il divertito e l’annoiato della vita.
-Senti, do un’occhiata in giro.
-Fai pure… Ah, sono arrivate nuove maglie di band tipo mmm…Nirvana, Foo Fighters, Green Day e The Kooks… e mi pare anche Oasis!
-Interessante! Vado a vederle, anche se non ho molti soldi con me!
Con questa ultima frase me ne vado a curiosare per il negozio. Inizio dall’ingresso spulciando fra i vari cd disposti sull’unico scaffale. Roba vecchia. Molti di quegli album li possiedo già.
Osservo ancora un po’ la merce dell’ingresso, distratta e mi dirigo verso l’altra stanza con gli occhi fissi sulle piastrelle bianche sporche del pavimento.
Arrivo alla porta e inaspettatamente mi scontro contro qualcosa di alto. Non lo vedo interamente, ma ne sono certa. Una camicia a quadri. Alzo la testa lentamente, pronta a porgere le mie scuse alla persona che ho davanti. Qualcosa me lo impedisce. Incontro due occhi smeraldo, di quelli che non vogliono essere guardati. Che non vogliono essere ricordati. Di quelli che possiedono un mondo tutto loro, che non vuole essere inquinato.
Lo conosco. Lo conosco quello sguardo, non perché è simile al mio, ma perché sento che quegli occhi mi hanno già guardata in precedenza, che si sono già specchiati nei miei. Il ragazzo apre la bocca come per dire qualcosa, ma subito la richiude.
Io abbozzo delle scuse e cammino svelta verso i nuovi arrivi dei cd. Mi sento ancora i suoi occhi puntati addosso, che mi bucano la schiena.
Non avendo soldi dietro per la fretta con cui ero scappata di casa saluto Eth, gli prometto che sarei passata nel pomeriggio per acquistare qualcosa.
Cammino lentamente verso casa, turbata ingiustamente per l’accaduto, sperando di non trovare mio padre, o almeno trovarlo addormentato.

  
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