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Autore: Reykon23    27/06/2012    6 recensioni
Qualcosa è successo nel presente di akane...qualcosa che ha fatto si che lei e ranma si dividessero...nulla potrà dire cosa accadrà in futuro, i segreti sono tutti da scoprire e contenuti nei petali....in quei petali che vagano dimenticati...
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Profumo di Passato



Un vecchio amore è come un granello di sabbia in un occhio: ci tormenta sempre….. (Voltaire)



 
< Accidenti Akane! Ma si può sapere che fine ha fatto la mia maglietta?!! >
Ormai era passata quasi mezzora che imprecavo in giro per tutta la casa alla ricerca di quel maledetto indumento! Forse avrei potuto benissimo mettermi qualcos’altro per uscire quel giorno, ma io sono sempre stata una testa dura, e quindi era una questione di principio risolvere l’arcano! Ricordo di averla vista l’ultima volta proprio addosso a mia sorella, quindi se per caso l’avesse persa, me l’avrebbe dovuta pagare con gli interessi!
Kasumi era impegnata con le solite faccende di casa e stava spazzando tranquillamente la veranda mentre osservava il mio nervosismo aumentare sempre di più; quel giorno dovevo sbrigare cose importantissime per l’università e non potevo propria crederci che stavo perdendo tempo per una miserabile maglietta. Risalì di nuovo le scale per arrivare in camera di Akane, e la trovai affaccendata a svuotare tutto il suo armadio, in un minuto aveva reso la sua camera a soqquadro, a quanto pare le mie intimidazioni stavano funzionando bene.
Ero appoggiata allo stipite della porta mentre osservavo ogni suo movimento: da un po’ di tempo era diversa dal solito, certo eravamo cambiati quasi tutti dalla morte di nostro padre, però lei ultimamente era diventata più pensierosa, più triste….Ormai parlavamo raramente, tra noi due non c’era il rapporto di una volta, sembrava quasi che lei volesse allontanare tutti, come se potesse avere un qualche veleno dentro di sé che potesse far del male.
Mi feci spazio fra le sue cose tutte lanciate per terra per arrivare a toccare la sua spalla.
< Sei a buon punto?! > le chiesi quasi timidamente, cosa che stupii persino me stessa.
< Sei arrivata al momento giusto….tieni qui! > e mi diede distrattamente l’agognato oggetto delle nostre ricerche.
< Ecco avevo ragione allora! Ce l’avevi tu, almeno la prossima volta sistemale al loro vero posto le cose mie che anche tu utilizzi > Non era in realtà un rimprovero, di più una raccomandazione che non aveva alcun fine negativo. Mio malgrado però lei sembrò prendersela, solo che non volle darlo a vedere, o per suo personale orgoglio o per non dare alcuna soddisfazione a me…
< Sta tranquilla…anzi credo che non avrò più bisogno di nulla da te… > si alzò da terra e se ne scese di sotto…dopo qualche minuto sentì la porta d’ingresso aprirsi e chiudersi subito, stava uscendo anche lei evidentemente, e il più delle volte non diceva mai la sua meta…
Stava poco a casa ormai, il suo rifugio sembrava il mondo la fuori così vasto e sperduto, eppure potevo benissimo immaginava cosa cercava, anzi chi cercava….e sapeva bene che io e Kasumi non volevamo per niente che cercasse il responsabile della morte di nostro padre.
< Nabiki scendi un attimo! Visto che stai per uscire ho alcune commissioni da darti, non ti farò perdere troppo tempo > La voce di Kasumi sembrò ridestarmi da un sonno in cui ero discesa nel momento in cui Akane era uscita dalla stanza.
Eppure proprio il quel momento realizzai come mi sentivo perduta….stringevo tra le mani la maglietta un po’ stropicciata e ripensai alle parole che Akane mi disse poco fa…tra di noi qualcosa si era incrinato, non so dire quando tutto ebbe inizio; io, la ragazza più cinica e menefreghista che potesse esistere, a volte così fredda ed egoista, mi sentivo quasi ferita dal suo comportamento…il mio cuore a quanto pare si era troppo addolcito con gli anni, ora il mio unico pensiero non erano i soldi, ma l’affetto di mia sorella…una cosa che avevo paura di aver perso per sempre….
 

Non ce la facevo proprio più a rimanere chiusa fra quelle mura! Mi sentivo in gabbia, costretta a vivere una quotidianità che non mi apparteneva per niente e soprattutto mi sentivo tremendamente sola. Tutte le persone che conoscevo, tutte quelle a cui tenevo non erano più a portata di mano, il destino aveva fatto il suo corso: Kasumi era sempre lì per aiutarmi, ma non potevo certo tormentarla con tutti i miei problemi, Nabiki era diventata quasi una spina nel fianco, sempre indaffarata coi suoi impegni universitari e a cercare di leggermi dentro ogni volta che riuscivamo a parlare; Shampoo e Obaba ormai se ne erano andate e non erano più preoccupazione per nessuno; Mousse avevo saputo che era tornato da poco in città, sicuramente mi avrebbe fatto piacere incontrarlo per parlare un po’ come i vecchi tempi; Kuno si presentava di tanto in tanto a casa nostra, lui era l’unico che in questi anni non era cambiato per niente! E ogni volta un pugno che lo mandasse in alto nel cielo non mancava mai. Le sole persone che erano scomparse e con cui avevo perso definitivamente i contatti erano Ukyo e Ryoga…era strano come la loro sparizione coincidesse proprio col periodo in cui era successo tutto il pandemonio
riguardo la morte di mio padre.
Ma la persona che mi mancava più di tutti in assoluto era solo una, che occupava ogni mio pensiero di ogni singolo e maledetto giorno….e solo di lui avevo bisogno: Ranma.
Non so dire se lui centri veramente con tutta questa storia, tutti lo ritengono responsabile ma io non riesco a credere davvero che lui abbia potuto fare una cosa del genere.
Non posso evitare di trovare dentro di me sia l’affetto che sento per lui da sempre, sia l’odio che provo per essersene andato senza dire nulla, scappando via da tutto e da tutti, via da me…..
Adesso potrebbe darmi qualsiasi spiegazione, qualsiasi motivo per farmi avere almeno più chiara questa realtà, anche se fosse una bugia sarei disposta a credergli lo stesso,
basta che io possa rassegnarmi così da poterlo riavere di nuovo al mio fianco.
Tutti questi pensieri hanno tenuto occupata la mia mente per un bel po’, tanto che siccome mi ero messa a camminare prendendo strade che nemmeno conoscevo, svoltando a caso per i vicoli, ora nemmeno mi rendevo conto dove mi trovavo.
Ero tentata a fermare la prima persona che avrei incontrato per chiedere indicazioni ma mi vergognavo abbastanza a fare una cosa del genere…perdermi nel mio stesso quartiere, cosa c’era di più buffo?!?
In lontananza mi resi conto che c’era una strada un po’ più larga delle altre, probabilmente una delle principali della zona, poiché notavo come era anche la più curata, piena di aiuole, con una lunga fila di pali della luce, panchine dove sedersi, e quindi decisi di avviarmi verso quella direzione, magari questo avrebbe aiutato il mio senso dell’orientamento.
Un fresco venticello aveva iniziato a soffiare, la gonna che indossavo cominciò a sollevarsi più del dovuto, quindi dovetti trattenerla fra le mani durante il mio cammino, tuttavia la mia mente galoppava accompagnata dalla fantasia sulle nuvole del cielo.
Il peggior guaio che avevo in questo periodo è che mi distraevo continuamente, non riuscivo a rimanere concentrata su nulla per troppo tempo, ecco perché proprio mentre camminavo non mi ero resa conto di esser finita sull’asfalto dove correvano le automobili;
iniziai ad avviarmi verso le strisce pedonali per poter raggiungere l’altro lato della strada da cui avrei potuto avere una visuale migliore del paesaggio circostante, ma per un minuto rimasi bloccata lì sul marciapiede ad ammirare quello che mi avrebbe aspettato al di là: c’era un enorme parco che occupava la maggior parte di quell’isolato, era pieno di alberi sempreverdi che cercavano di sovrastare il muro di cinta che li chiudeva come in uno scrigno pieno di segreti; effettivamente non si poteva dire cos’altro ci fosse al suo interno, quindi la prima cosa che si impossessò di me fu la curiosità di andare a vedere di persona.
Attraversai decisa la strada e arrivai subito all’entrata: si trattava di un grosso cancello in ferro battuto nero, lasciato appena socchiuso dal custode, da cui partiva un lungo viale che si incrociava al centro con un altro dividendo il parco in quattro zone principali.
All’inizio pensai come potesse essere uno dei maggiori luoghi di svago per la gente e le famiglie, ma mi accorsi come in realtà era quasi del tutto vuoto, a parte qualche coppia che passeggiava e alcuni bambini che giocavano sul lato opposto con la sabbia; il resto del suolo era tutto occupato da un prato curato che insieme agli alberi sprigionava un atmosfera di benessere e pace con la natura, il verde era sicuramente il colore dell’anima di quel posto.
Respiravo a pieni polmoni l’aria carica di ossigeno e di un dolce profumo di fiori di campo, l’estate in qualche modo mi stava dando delle dolci sorprese che alleggerivano il mio cuore; tuttavia proprio mentre percorrevo quel lungo viale che non sapevo dove portava, potei notare particolari che solo nel mio passato riuscii a riscontrare.
I fiori, i profumi, le giostre, gli arbusti, la fontanella solitaria….ogni particolare lo ricollegavo al piccolo parco che stava vicino casa mia, quel posto che quasi consideravo mio e di Ranma;
lì ne sono successe tante di cose, in quel posto ho lasciato ogni tipo di ricordo, ma sicuramente il più bello che lo riguarda è stato durante quel Natale quando lui era scomparso tutto il giorno, per farsi trovare poi proprio lì, seduto tranquillo che mi aspettava per darmi i regali…
Quante emozioni potei provare quel giorno! Forse è solo quello che agogno più di qualsiasi altra cosa: sentire ancora quei sentimenti, avendo lui davanti che, nonostante la sua timidezza e arroganza, mi aveva fatto un po’ passare attraverso la sua corazza.
Questo parco però era diverso da quello, emanava qualcos’altro anche, qualcosa in più che mancava all’altro;
spezzai il mio percorso e intrapresi uno dei tanti piccoli sentieri che si dipartivano dal viale.
Guardavo come una bambina estasiata la natura che mi si presentava davanti, gli insetti che cercavano il nettare migliore, gli scoiattoli intenti a correre fra i rami gioiosi dell’aria estiva, le foglie che cadevano placidamente senza una traiettoria definita, eppure nonostante queste distrazioni mentre camminavo avevo una strana sensazione…non so…sentivo come se qualcuno mi stesse seguendo.
Infatti mi accorsi di strani movimenti che c’erano fra le fronde degli alberi, rumori di qualcuno che se ne stava nascosto per non farsi scoprire, cercando di mantenere l’andatura dei miei movimenti.
Cominciai a correre lentamente ma la sensazione di essere osservata non si dileguava per niente, in realtà con tutte le arti marziali che ho praticato avrei saputo stendere chiunque, però un po’ di paura la covavo dentro di me perché non sapevo chi o cosa volesse quel qualcuno da me.
Di colpo decisi di arrestarmi e girarmi dietro di botto, ma niente e nessuno c’era nella mia strada,
ma guarda caso i rumori che percepivo poco prima si bloccarono, e adesso solo il canto degli uccelli riuscivo a percepire.
Il mistero sembrava più infittirsi, avevo tanti pensieri e preoccupazioni in testa, ma qualcosa mi riuscii a distrarre da quella situazione: ero arrivata infatti sotto un grande e maestoso albero di ciliegio, la sua imponenza sovrastava la mia figura che si trovava sommersa dai suoi fitti rami in fiore…molti erano solo boccioli, altri si erano schiusi da poco, altri ancora spargevano i loro petali sul sentiero e sulle radici dove mi trovavo io; il tronco era pieno di nodi e venature che ne indicavano un età abbastanza avanzata, era unico nel suo genere e sicuramente era uno dei primi alberi che furono piantati nel parco.
Il sole contribuiva a fare un gioco di luci e ombre che mi investiva del tutto,
mentre lentamente i candidi petali rosa riscendevano su di me come una pioggia dolce e accogliente che può darti solo pace e nessun dolore.
Avevo chiuso gli occhi, tranquilla a godere anche dentro di me di quello spettacolo, ma all’improvviso….
un lampo! Un ricordo!

Aprì la mia vista al mondo e non potei evitare alla mia memoria di ritornare al giorno in cui avevo cucinato per Ranma, quei dolci alla ciliegia che avrebbero indicato chi fosse l’uomo della mia vita.
Il suo viso ne era pieno, non ho voluto ammetterlo a nessuno, nemmeno a me stessa, ma in quel momento avevo provato una felicità oltre ogni limite; ma tutto è andato storto, il destino mi ha diviso da lui e porto dentro un dolore che mi lacera sempre di più, sono sprofondata in un baratro senza uscita, pieno solo di perdizione.
Tutto questo non fa che riportarmi la tristezza nel cuore, mi sforzo per non cedere, ma non posso evitare di far scendere le lacrime, di far piangere ancora una volta i miei occhi….
Non ce la faccio più a rimanere lì sotto quell’albero, ho trovato ulteriore sofferenza venendo qui, l’istinto mi dice solo di scappare, scappare e scappare…correre via dai ricordi e da tutto!
Velocemente senza fermarmi faccio tutta la strada che avevo fatto prima, corro lungo il viale del parco senza dar peso agli sguardi dei passanti che mi guardano straniti, arrivo al cancello d’entrata e non riesco a fermarmi…fermarsi sarebbe cedere e perdere ancora un’altra battaglia.
L’incoscienza e la disperazione si sono ormai impossessati di me, non faccio nemmeno attenzione ad attraversare la strada, voglio solo tornare a casa e rinchiudermi in camera mia, buttarmi sul letto e trovare sollievo dal passato; e proprio mentre correvo sento un clacson, un rumore di frenata, due luci che mi vengono incontro, vicine, sempre più vicine….
Il mio cuore sembra fermarsi in quell'istante, mi trovo bloccata e sconvolta da quel momento che sta segnando la mia morte….è questo dunque il mio destino?!
Chiudo gli occhi di colpo, forse questo è l’unico modo con cui troverò la vera pace……

 
Qualcosa però sembra andare diversamente da quello che mi aspettavo, sento un veloce movimento vicino a me, qualcuno che mi prende all’improvviso fra le sue braccia, un vento che mi investe il viso e il corpo.
Realizzo ad un tratto che non sono più nel centro della strada, mi trovo sdraiata sul marciapiede e mi sento stretta a qualcuno; l’emozione e la paura mi avevano catturato, non avevano intenzione di dileguarsi da me e il mio corpo non seppe più reggere.
Così lentamente persi i sensi, cadendo nel buio più totale….l’ultima cosa che ricordai erano due profondi occhi blu, misteriosi e incostanti come il mare d’inverno.




  
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