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Autore: shesfelix    27/06/2012    1 recensioni
Questa è la mia prima ff in assoluto, quindi spero siate comprensivi se non è il massimo. Ce la metterò sempre tutta per migliorare e rendere più comprensibili possibile gli avvenimenti e gli stati d'animo.
Il titolo è una frase latina che significa "se tu sarai felice, lo sarò anch'io". Se volete contattarmi su twitter, sono @shesfelix. Vi sarei anche grata se recensiste per farmi sapere come vi sembra. Grazie in anticipo!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Evanna

Non si era mai sentita così sola, nella mensa. Quello era il terzo anno che frequentava quell’istituto e non aveva fatto ancora amicizia. Era seduta al solito tavolo isolato e osservava gli studenti con aria disinteressata. Tutti facevano parte di un gruppo: i ragazzi della squadra di calcio con le cheerleader, i “figli di papà”, gli “strafottenti”, gli “alternativi”, gli “studiosi”, i vegetariani, i ragazzi “normali”, e per finire, gli “asociali”. Ed Evanna? Beh, lei non faceva parte nemmeno degli ultimi menzionati. Si sentiva fuori luogo; era come se si trovasse in una bolla che la rendeva invisibile agli altri. Chi l’avrebbe mai detto che la “popolare miss Tomlinson” sarebbe scomparsa per sempre una volta trasferitasi a Londra? Sapeva di essere cambiata e sentiva di essere certamente diventata una persona migliore. Si era persino rassegnata al fatto che, pur avendo cambiato corsi più volte, non fosse più capace d’intavolare una conversazione con qualcuno che non fosse Louis o un professore. Quell’anno sarebbe stato “piatto” come tutti gli altri, se lo sentiva.
 

Harry

La mensa era affollatissima, quasi non ci si poteva mettere piede. Trovare un tavolo libero sarebbe stata un’impresa senza Rebecca, dato che era andata dal preside per discutere di “un affare importante”. Tutti i giorni era lei, infatti, che riusciva a farsi spazio tra la folla per conquistare l’agognato posto a sedere; era un po’ la loro portavoce. Ora che ci pensava, si rese conto di avere per compagnia soltanto la merenda che gli aveva preparato Anne. Senza nemmeno Charlie ed Elisabeth (che erano state convocate dal professor Oliveras per una buona causa) sarebbe stata dura.
Si aggirò tra i tavoli, evitando a priori quello a cui era seduto Niall. Dopo un’occhiata generale, finalmente ne scorse uno, abbastanza lontano, che ospitava una sola persona. Si convinse a raggiungerlo.
 
Evanna

Dopo aver fatto un sospiro profondo, Evanna cominciò a infilzare le foglioline d’insalata e successivamente masticarle. Arricciò il naso per il troppo aceto. Quando si sarebbe decisa a portarsi la merenda da casa? Forse mai: preferiva mangiare quella poltiglia verde piuttosto che dare a Louis un’ulteriore preoccupazione.
Era arrivata alla quarta forchettata, quando «Scusami se ti disturbo, potrei sedermi qui? È tutto pieno e…» disse una voce. Un ragazzo.
Lei s’irrigidì. Pensava a tutto come a niente. La mente le si era svuotata. «Certo, certo… in effetti non aspetto nessuno» disse col tono più naturale che poté riprodurre e voltandosi. Non lo avesse mai fatto. Riusciva a malapena a respirare, i battiti avevano preso ad accelerare e lei si sentiva completamente incapace di muoversi davanti a quel viso troppo familiare ma anche sconosciuto, per dirla breve. «Prego» sorrise calmandosi, e gli indicò la panca opposta.
Il ragazzo la ringraziò, poggiò la scatola di latta che aveva in mano, si sedette. Poi alzò la testa e la massa di ricci scomposti tremolò tutta. Lei ne seguiva incantata ogni movimento. «Oh, ma io ti conosco!» disse ad un tratto, provocandole un colpo al cuore «Eri al corso delle dieci del professor Oliveras, ne sono sicuro!»
«Mi fa piacere che ti ricordi di me… Di solito non mi nota mai nessuno…» abbassò lo sguardo arrossendo. Ne era lusingata. Poteva giurare fosse stata sua la capigliatura ricciuta che in una delle prime file non faceva altro che spostarsi agitata da un lato all’altro del banco per copiare ciò che scriveva il docente alla lavagna.
«Io sono Harry, Harry Styles, piacere!» le porse le mani con un sorriso a dir poco stupendo.
«Evanna, Evanna Tomlinson» gliela strinse. Non si sentiva così leggera da chissà quanto. Forse la sua vita avrebbe finalmente avuto una svolta.
 
Niall

La campanella che segnava la fine delle lezioni suonò e Niall sentì improvvisamente scorrere nelle sue vene quella vitalità persa durante le ore precedenti. Si sentiva come un carcerato che ha scontato la sua pena, sentiva odore di libertà.
Raccolse la sua cartella dal pavimento e si ritrovò subito accanto a Phoebe, come se avesse avuto le ali ai piedi.
«Niall…» fece un sorriso stentato.
L’abbracciò. «Hey, amore, è tutto a posto… Non sono arrabbiato con te per oggi» la guardò negli occhi per rassicurarla e le accarezzò dolcemente una guancia «E poi la punizione non è tutto quell’inferno che dicono, su…»
«Niall, non ti ho detto tutto…» abbassò lo sguardo, colpevole.
Sgranò gli occhi, allarmato. «S-sarebbe?» Con lui era sempre stata sincera, almeno sino a quel momento.
Fece un sospiro profondo prima di parlare. «Non è stata tutta colpa mia: la punizione… è stata data anche a Liam»
Rimase stupito di quanto fosse preoccupata. Phoebe sapeva quanto Niall “odiasse” Liam.
«Se quel rintronato prova  a toccarti… lo ammazzo!»
«Tranquillo, Niall… Ti assicuro che non gli parlerò, lo ignorerò, e se proverà ad avvicinarsi a me… potrei anche sferrargli un calcio nelle parti basse» gli accarezzò dolcemente la guancia - lei si sentiva poco sicura delle sue parole «So come difendermi, lo sai»
«Fai attenzione. Mi fido di te» le prese il viso tra le mani e la baciò.
 
 
 
Ave, lettori! Arrivati a questo punto, vi starete chiedendo che razza di obbrobrio abbiate appena letto. A dir la verità, io in primis mi sento insoddisfatta di ciò che ho scritto; non volevo venisse così, ma davvero non sono riuscita a fare di meglio o modificare qualcosa. Inoltre, in questo periodo mi sento abbastanza insoddisfatta del mio “lavoro” e demotivata, quindi invoco la vostra clemenza. Dopotutto, sono ancora all’inizio, e mi serve solo del tempo per migliorare. Inoltre, spero di non far precipitare la storia nel banale/noioso o scrivere cose surreali, è l’ultima cosa che vorrei accada. Aspetto un vostro parere. A presto, Fel.
  
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