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Autore: Forge    28/06/2012    3 recensioni
Beh dunque, questa è una storia che sto scrivendo. Aiutatemi a migliorarla con le recensioni, mi raccomando!
Per Ealy è la vigilia del suo compleanno. Presto conoscerà la sua natura e ciò la spaventa. Fortunatamente ha accanto a sè Max e Altair i suoi migliori amici. Ma il male sta arrivando...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un starnuto improvviso ruppe il silenzio della notte.
Una figura incappucciata corse rapida verso il bosco, senza fermarsi, senza voltarsi. Solo quando si arrestò capì che non l’avevano visto. Sorrise e osservò il paesaggio. Stava scendendo la prima neve anche nella contea di Galen. Ben presto le forze oscure si sarebbero rivelate, era questione di giorni. Era tutto pronto per il grande plenilunio. La magia non sarebbe più stata la stessa, i poteri dell’origine sarebbero stati distrutti e il male avrebbe finalmente regnato su tutto.

Aprì gli occhi di scatto. La prima domanda fu dove si trovasse. E la prima rassicurante risposta, nel suo letto. Il sole era già alto e anche senza l’orologio capì benissimo che era ora di alzarsi. A fatica, stropicciando gli occhi e strisciando i piedi, arrivò fino al grande armadio di mogano e prese qualche indumento.
Quando indossò la felpa col cappuccio, si ricordò della figura enigmatica del sogno. Chi era? Troppe domande, per essere mattina. Fece un giro di ricognizione, riempì la borsa di pelle con qualche libro sperando che bastassero per l’intera giornata e aprì la finestra. Durante la notte la neve si era posata silenziosa sul piccolo paese di Ther. I bambini correvano per le strade lanciandosi palle di neve, le mamme si scambiavano le ultime cure per il raffreddore e qualche sfortunato asino era costretto a trascinare il calesse del padrone per le strade, i cui ciottoli erano resi scivolosi dal ghiaccio.
Si voltò e vide il suo riflesso nel vetro della finestra. Lo fissò solo per un secondo, giusto per sapere se era tutto lì, dove l’aveva lasciato la notte scorsa. Due occhi grigi ne fissavano altri due. Le lentiggini risaltavano il naso leggermente arricciato e un sorriso spontaneo nasceva dalle labbra rosee. Ealy domani avrebbe compiuto sedici anni. Guardò i capelli castani sistemati distrattamente di lato, le mani affusolate al sicuro dentro le tasche.
Abbassò lo sguardo e vide un’impronta. Chi l’aveva lasciata? Sua non poteva essere, il suo piede era più piccolo. Optò per non pensarci e scendere a colazione. Chiuse la finestra dietro di sé ed entro nella sua stanza. Non era molto grande, in confronto a tutte le altre della casa, ma aveva sicuramente la posizione migliore. Da lì Ealy dominava tutta la vallata. Aveva posizionato di fronte alla finestra una poltrona, che aveva preso dallo studio di suo nonno e quando poteva ci si accoccolava sopra mettendosi a leggere un buon libro, accompagnata dai rumori della Contea.

-Ealy, per caso hai visto le mie chiavi?-
-No, nonno. Le hai perse ancora?-
-Non le ho perse. Sono scappate, si divertono quei ferri vecchi. Ma io sono più furbo, Ealy, sono più furbo.-
Nonno Noce era un uomo robusto, alto, con i capelli ormai bianchi e l’aria saggia. Aveva un gemello, con cui anni prima aveva tagliato i rapporti. Più Ealy indagava sul perché di quella separazione dal resto della famiglia, più Noce si chiudeva in se stesso ed evitava di parlare con la nipote. Ben presto Ealy assecondò i desideri del nonno e smise di porre domande ad alta voce.
Ultimamente Noce aveva preso l’abitudine di perdere le chiavi di casa. E a lui non piaceva perdere le cose, lo faceva sentire vecchio e stordito.
-Ti lascio le mie. Tanto probabilmente mi vedo con Altair o Max più tardi, quindi dovrei arrivare a casa quando mamma sarà tornata dal suo solito giro di spese.-
-Mia cara, sai perfettamente che oggi è Mercoledì. E io il Mercoledì mi rintano in studio, quindi non ho assolutamente bisogno delle chiavi di casa. Buona giornata e attenta ai rami bassi degli alberi!-
Si allontanò tranquillo verso il suo studio e si chiuse dentro. Ealy sospirò, pensando che quel giorno era Giovedì e non Mercoledì; afferrò una mela, baciò sua madre, suo padre e uscì di casa.

Durante la strada verso scuola si concentrò sul sogno. Perché una figura incappucciata si era presa il disturbo di spiare Ealy mentre dormiva?
Elaborò una teoria: forse suo padre si era svegliato, si era infilato una felpa con il cappuccio per il freddo ed era andato a controllare se Ealy dormiva o stava ancora leggendo. Una volta entrato voleva prendersi una boccata d’aria e… Ealy perse l’equilibrio.
Due mani salde la sostennero e una voce calda le disse –Dovresti stare più attenta a dove metti i piedi, Al. Solitamente cadi anche quando sei semplicemente in piedi, figurati se cammini sul ghiaccio!-
-Sai Maximus, qui di gelido ci sono solo le tue freddure!- e si incamminarono insieme.
Max era il migliore amico di Ealy e insieme erano una coppia formidabile. Si divertivano a farsi scherzi tra loro, leggevano libri su libri solo per rovinarsi a vicenda i finali, andavano a pesca o a cogliere i fiori in prati ancora inesplorati da mezza Ther.
–Allora, per stasera è tutto confermato?- le chiese Max, spettinandosi i capelli biondi e fissandola con i suoi occhi color del mare in tempesta.
-Si. Si, certo.- rispose Ealy senza il suo solito entusiasmo.
La storia dell’uomo sul suo balcone la preoccupava più di quanto volesse e l’ultima cosa a cui pensare era la sua festa di compleanno.
-Senti, tutta questa felicità mantienila per dopo, non vorrei che arrivassi stanca e senza allegria!-
Si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere. Ora andava decisamente meglio.

Si fermarono davanti a una fontana, in una piccola piazza accerchiata da case di pescatori. Lì vicino viveva Altair, l’ultima componente del trio.
Altair portava il nome della stella più luminosa del cielo di Galen. Aveva occhi cristallini e piedi così minuscoli che quando si muoveva diventavano trasparenti. Era veloce e possedeva un’energia innata…Solo che non riusciva sempre a tirarla fuori. Almeno non con tutti.
-Hei, quasi sedicenne!- salutò l’amica
-Sei in ritardo. Di questo passo potremmo incontrare persone sgradevoli- commentò Al di rimando.
-Per te mezza Contea è sgradevole!- si intromise Max.
-Non è colpa mia se mezza Contea è imparentata con l’unica persona che non sopporto.-
-Però le persone non sono tutte uguali, Al. Magari i parenti di Daisy non sono tutti come lei,- Altair era solita difendere tutti, anche le persone più fastidiose –Non pensi?-
Ealy mugugnò qualcosa in risposta e decise di accelerare il passo, per essere sicura di non incontrare Daisy. Quella ragazzina era l’unico lato negativo che Ealy riusciva a trovare nel suo amato villaggio. Dispotica, egoista, pettegola, scortese. Decisamente il tipo con cui Al non poteva per principio andare d’accordo. E d’altronde l’antipatia era reciproca. Il problema era che Daisy non veniva ritenuta gradevole da nessuno. Ma facendo parte di una famiglia antica e potente tutti le portavano rispetto. Anche perché suo padre faceva parte del Consiglio delle Querce, ovvero di coloro che stabilivano le leggi e portavano la pace o la guerra nella Contea. Con un padre così, Daisy sentiva di dover mantenere alto il buon nome della famiglia. Torturando tutti, proprio come il padre.
-Il signor Ganer ha detto che stanotte hanno avvistato qualcuno che vagava tra i boschi,- la voce dell’amica interruppe i suoi pensieri –ma pensano fosse un forestiero che aveva sbagliato strada.-
Hanno avvistato qualcuno? Vicino alle mura? Insolito. Insolitamente insolito. Nessuno passa mai vicino a Ther per caso.
Ther era il paese più isolato della Contea sia per il suo passato bellicoso, sia per la sua propensione ad accettare ogni tipo di individuo. Qualsiasi esterno giungesse da quelle parti, lo faceva con uno scopo ben preciso: andare a trovare dei parenti, comunicare una missiva, chiedere una delega per qualche affare importante del Consiglio…
-Ealy, giuro che se non mi dici cos’hai, potrei seriamente avere una crisi di nervi!- Altair le aveva sbarrato la strada, imprigionandola tra lei e Max. Era in trappola.
-Come? Oh, scusa, sono solo in ansia per domani. Sai com’è…Sedici anni si compiono una volta sola, Altair.- e si scostò.
Forse non era stata gentile con l’amica, sicuramente non si meritava una frecciatina di questo genere, ma l’angoscia che provava per i suoi sedici anni era indicibile. Aveva paura. E dopo i fatti di quella notte, ne aveva ancora di più.
-Ora andiamo o facciamo tardi- e si diresse spedita verso l’edificio azzurro, a qualche metro di distanza.
Max e Altair si scambiarono uno sguardo allarmati. Dovevano resistere anche loro, domani tutte le loro preoccupazioni sarebbero svanite. Fecero un respiro profondo e seguirono Al verso scuola.

  
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