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Autore: Amy Dickinson    28/06/2012    2 recensioni
Ciao a tutti,
questa è la prima volta che scrivo una storia su Twilight e non ho la più pallida idea di cosa ne verrà fuori, comunque... spero che vi piaccia!
Non c'è moltissimo da dire, la fanfiction è ambientata in Inghilterra, nella città di Manchester e la protagonista è il mio personaggio femminile preferito sia nei film che nei libri della Meyer: Alice. La nostra piccola Cullen è una ragazza inglese di appena 20 anni, è una studentessa universitaria che vive insieme all'amica Bella, conducendo una vita normale, tranquilla e forse anche un po' monotona. C'è effettivamente qualcosa che manca nella sua vita, lei finge che la cosa non le pesi e che tutto sia regolare ma in effetti... - può andare come anticipo?
Leggete! :) Magari se vi è piaciuta lasciatemi qualche recensione... d'accordo, vale anche se non vi piace! Fatemi sapere comunque e per favore non siate troppo severi con me, un abbraccio.
Amy
P.S. Mi scuso sin da ora per eventuali errori di svariato genere, appena possibile correggerò le sviste e posterò la conclusione. Spero che possiate comunque godervi il contenuto. Grazie dell'attenzione ^^
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Living in Manchester - Saga'
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Tensioni e piccoli momenti 


“Come?” 

Edward credé di non aver capito o, forse, volle non capire. Bella singhiozzò forte e parlò di nuovo, sorretta da Alice. “Sono incinta, Edward” ribadì, roca. 

A quella conferma il ragazzo sbiancò, scioccato. Non credeva alle proprie orecchie. 

“Incinta… Tu?” 

Bella annuì, continuando a piangere. Il ragazzo le si avvicinò e la strinse forte fra le braccia, restò in silenzio, era evidente che la notizia lo aveva davvero spiazzato, non sapeva cosa dire. Lui e Bella avrebbero avuto un bambino, lui stava per diventare padre. Padre. Come suonava strana quella parola e di colpo sembrava non avere davvero senso, eppure iniziava a rimbombargli forte nella testa, quasi fino a stordirlo. Tanto che dovette costringersi a parlare pur di far scomparire quell’eco. “Quindi era per questo…” articolò, lasciando la frase a metà.

“Sì” biascicò lei in risposta. “Credevo che fosse solo un forte stress, invece è… Una gravidanza” 

Edward guardò Alice, se ne stava in piedi vicino al divano, le braccia conserte, lo sguardo incatenato al suo, sembrava tesa, come se volesse dire molte cose ma non avesse il coraggio di parlare, consapevole che la cosa, in fin dei conti, non la riguardasse direttamente. Era del loro futuro come coppia che si trattava, il suo non sarebbe cambiato, quindi non avrebbe messo bocca sulle decisioni che avrebbero preso – anche se sperava con tutto il cuore che lui la pensasse come Bella e che avrebbero tenuto il bambino, non poteva pensare ad una soluzione diversa da quella; sarebbe stato terribile se lui avesse chiesto a Bella di abortire, si rifiutò anche solo di ammettere una simile possibilità.     

“Puoi lasciarci soli?” le chiese suo fratello. 

“Certo, buonanotte” rispose, voltandosi e andando nella sua stanza al piano di sopra, cercando di non far trasparire tutta la preoccupazione che l’affliggeva. Presto l’unico rumore udibile fu il ritmico singhiozzare di Bella, avvolta nelle calde braccia di Edward, alla ricerca di protezione e conforto.  

“Ne sei del tutto sicura?”

“Sì, Edward”

“Perciò ti eri chiusa in bagno?”

Annuì semplicemente. 

“Hai fatto uno di quei test che si fanno in questi casi?”

“Tre” precisò. “Ed il responso è stato sempre lo stesso” 

Il ragazzo si irrigidì ma continuò ad abbracciarla con lo stesso calore. 

“Non so cosa fare. Ho paura che non saremmo in grado di essere genitori, siamo ancora ragazzi e non ci sono le condizioni più favorevoli… Eppure, adesso che so che una vita sta per formarsi dentro di me… Io voglio che nasca, Edward, voglio crescerlo!” e detto ciò trovò il coraggio di alzare la testa verso di lui e guardarlo. Aveva gli occhi gonfi e arrossati ma l’espressione sul suo viso si era fatta di colpo decisa, il dubbio era svanito. Lui la guardò perplesso, capendo lo sfogo ma non il perché di quell’espressione. 

“Voglio tenere il bambino e, se ti venisse anche solo in mente di chiedermi di abortire, sappi che io non…” ma non poté finire la frase perché Edward le coprì la bocca con un bacio, soffocando alcune parole. “Che razza di uomo sarei se ti chiedessi di farlo? È una vita. Anzi, no, è la nostra vita, è parte di noi” disse in tono fermo, guardandola negli occhi a sua volta. “Voglio questo bambino, desidero crescerlo insieme a te. Dio, è la notizia più sconvolgente e meravigliosa che potessi darmi!”

“Allora, noi…”

“Sono pronto a fare qualsiasi cosa, non m’importa quanto sarà difficile o impegnativo e quanti sacrifici comporterà. Voglio stare con te, Bella. Saremo tu, io e nostro figlio. Per sempre”

“Per sempre” ripeté lei, come se quelle parole fossero magiche e potessero dar vita a uno splendido incantesimo. Si strinsero di nuovo in un abbraccio, felici, nonostante conoscessero già le difficoltà cui sarebbero dovuti andare incontro. 

“Adesso, per prima cosa, dovremmo dirlo agli altri e poi alle nostre famiglie. Di sicuro a mio padre e mia madre farà immensamente piacere, nonostante la nostra età. Tua madre non la conosco, ed è perciò un’incognita, chi mi preoccupa però è tuo padre. Da quel che ricordi non gli vado molto a genio, vero?”

“Beh, ecco, diciamo che non ha una particolare simpatia per te… Ma è un padre, io sono la sua unica figlia, è normale che sia geloso. Vuole solo proteggermi”

“Certo e di sicuro la prenderà male, mi vede come il vampiro pronto a succhiare il sangue dal collo della sua bambina per portarla nel suo angusto castello e renderla un mostro…”

Bella non poté trattenersi dallo scoppiare in una fragorosa risata e Edward sorrise, felice di vederla più rilassata. “Per fortuna che ci sei tu, sai sempre come farmi ridere. Ma come fai a sapere che ti soprannomina il vampiro?”

“L’ho sentito una volta mentre ci parlavi al telefono, parlava così forte che anche un sordo avrebbe capito che si riferiva a me. Lo trovo divertente, anche se non capisco l’attinenza”

“Lascia stare… Comunque non preoccuparti di lui. So per certo che ha stima per Carlisle ed Esme e poi parlerò con mia madre, quando si tratta di me è disposta a farsi in quattro. Se le chiedessi di venire, lei lo farebbe senz’altro e, credimi, anche se hanno divorziato, papà si fida ancora di lei e del suo giudizio. Se piaci a mamma, è fatta. In questo lui non differisce molto da Carlisle”

“Beh, lo spero, non voglio perderti per nessuna ragione al mondo” 

“Non accadrà. Non sono più sotto il suo stesso tetto, ormai sono un’adulta e so quello che voglio” 

“Quindi sei pronta ad affrontare tutto questo?”

“Certo”

“Mi spiace averti creato problemi, è stata solo per colpa mia. Quella sera ho voluto rischiare, credendo che una possibilità su un milione non capitasse proprio a noi e…”

“Ma no, che dici? Ero d’accordo, tu desideravi me ed io te, quindi è successo. Certo, è vero che la contraccezione è fondamentale, anche se non credevo che per una volta sarebbe finita così. Quindi non è colpa tua, siamo responsabili entrambi per quanto è successo. Non tormentarti, non è successa una disgrazia, da un nostro errore nascerà qualcosa di bellissimo”

“Il mio miglior errore”

“Il nostro miglior errore”

Le accarezzò dolcemente le guance. 

“Sono felice, Edward”

“Anch’io, Bella. Ti amo”

Si scambiarono un bacio, poi, data la visibile stanchezza della ragazza, si accoccolarono sul divano e si tennero stretti l’uno all’altra, sconvolti ma, allo stesso tempo, molto felici. Edward rimase lì quella notte e dormì sul divano con Bella, abbracciandola teneramente, assumendo una posizione protettiva e rassicurante che faceva sembrare la giovane Swan un fiore riparato dalle intemperie. 

 

 

La mattina dopo Alice, su richiesta di Bella, telefonò a Emmett e Rosalie per informarli che era stata scoperta la causa del malessere della ragazza ma che era una cosa importante e andava detta di persona. La coppia non tardò ad arrivare insieme a Jasper.  

“Buongiorno, scusate se vi ho buttato giù dal letto presto stamattina, ma è importante” li salutò la piccola Cullen, chiudendo la porta d’ingresso una volta che furono entrati.

“Non preoccuparti. Di cosa di tratta?” chiese subito Rosalie, allarmata. 

“Accomodatevi in salotto mentre appendo i cappotti, ve lo dirà Bella stessa” assicurò, intenta a sistemare gli indumenti sull’attaccapanni posto nell’ingresso. 

“Aspetta, ti aiuto, tre in una volta sono troppi” disse Jasper, prendendo il grosso cappotto di Emmett e la costosa giacca di Rosalie e sistemandoli sugli appositi pomelli di legno.  

“Grazie, tesoro” sorrise lei. Per tutta risposta lui la cinse da dietro e le circondò la vita sottile con le braccia, attirandola a sé e insinuando le labbra nell’incavo tra collo e spalla e baciandola, suscitando in lei piccoli brividi che, seppur a malincuore, si liberò dalla gentile presa. “Non è il momento, né il luogo adatto” lo rimproverò, rossa in viso. “Andiamo di là”

Jasper sorrise divertito e la seguì in salotto. Bella appariva un po’ tesa ma aveva l’aria più riposata rispetto alla sera prima, sedeva sul divano costantemente abbracciata a Edward che si rifiutava di separarsi da lei. Non appena tutti si furono accomodati, la ragazza sospirò e si decise a parlare. “Grazie per essere qui, ragazzi. Vedete, si tratta di una cosa molto importante e volevo che ci foste tutti” 

“È successo qualcosa di grave?” chiese allora Rosalie, constatando che non proseguiva. 

“Beh, non lo definirei così, però…”

“Lascia che lo dica io” fece Edward, accarezzandole un braccio. “Ragazzi, Bella è incinta”

Il silenzio pervase la stanza per un istante, quindi Emmett azzardò una battuta. “È un po’ presto per il pesce d’aprile, questo non vale mica, sai?”

“Emmett non è affatto uno scherzo” rispose, serio. 

“È vero, Bella?” chiese Rosalie.

“Sì” rispose, stringendosi contro il suo ragazzo. 

Il maggiore dei Cullen rimase a bocca aperta, si sarebbe aspettato di tutto da suo fratello ma quella volta riuscì davvero a spiazzarlo. 

“Ma è una bellissima notizia!” esclamò di colpo Rosalie, alzandosi e andando ad abbracciare l’amica. “Incredibile, stai per diventare mamma!”

Quella parola piacque davvero a Bella, aveva un suono caldo e dolce, sorrise e ricambiò l’abbraccio. 

Emmett era ancora incredulo e Jasper aveva un’espressione simile alla sua. Quando Alice incrociò il suo sguardo il ragazzo arrossì e si volse dalla parte opposta. Evidentemente aveva immaginato una situazione simile ma con loro come protagonisti ed incrociare lo sguardo di lei lo aveva messo in imbarazzo. 

“Sono felice per voi”

“Grazie, Rose”

“Che sorpresa” disse Emmett, avvicinandosi al fratello. “Edward lo scapestrato che diventa papà, mi sembra impossibile. Dovrai appendere l’apribottiglie al chiodo, lo sai, no?”

“Sì ma, se non altro, sarà per una buona causa. Dovrò smettere con le bevute serie ma un paio di pinte non mi faranno uscire di senno…” 

“Eh, qualcosa mi diceva che Bella sarebbe stata la ragazza che ti avrebbe fatto mettere la testa a posto” 

“Certo, perché nessuna è come lei” disse, guardandola mentre era ancora abbracciata a Rosalie. 

“Sono contento di diventare zio, sarà un bravo red devil, lo porterò allo stadio e gli insegnerò tutti i cori e i nomi dei nostri giocatori” 

“Ehi, come corri, e se fosse una bambina?” s’intromise Rosalie. 

“Sarebbe lo stesso, la vestirei da football fairy e sarebbe l’orgoglio di zio Emmett”  

“Che bello! È in momenti come questo che sono orgoglioso di averti come fratello”

“Oh, cielo, quei due sono senza speranza” commentò la bionda, alzando gli occhi al soffitto. Bella sorrise, non le importava che le idee dei due fratelli fossero assurde, sapeva che quello era il modo di Emmett per dire che potevano contare su di lui. E lo stesso valeva per Rosalie e anche per Jasper che, sebbene se ne stesse zitto, sorrideva. 

“Grazie, ragazzi, grazie di cuore” disse, mentre una lacrima scivolò su una sua guancia. 

“Non piangere, siamo contenti” 

“Lo so, ma a volte la felicità fa commuovere” 

“Ma chi altro ne è a conoscenza a parte noi?” domandò poi Emmett. 

“Nessuno” rispose Edward. 

“Quindi mamma e papà ancora non lo sanno” dedusse. “Ma quando lo avete scoperto?”

“Ieri sera. Bella si era chiusa in bagno, poi però è uscita e mi ha detto come stavano le cose”

“Sarà stato un colpo, inizialmente”

“Beh, sì, lo ammetto. Ma subito dopo la notizia m’ha reso felice”

“Anch’io lo sarei stato” 

“Comunque abbiamo intenzione di dirlo prima a mamma e papà, poi Bella parlerà con sua madre”

“Ne saranno entusiasti, vedrai, è da quando le ho presentato Rose che mamma fa battute sul tempo che passa e su quanto le mancano i versi dei bambini in giro per casa…”

“Oh, beh, loro non credo che saranno un problema. Più che altro il padre di Bella…”

“Comunque vadano le cose, non perdere di vista la cosa più importante”

“No, no. Da oggi inizierò a risparmiare il più possibile e metterò da parte tutto ciò che posso, al momento quel lavoretto è l’unico che mi permette anche di studiare, forse ci vorrà parecchio ma non farò mancare mai nulla a Bella”

“Di questo ne sono sicuro. Comunque sono certo che i nostri genitori non esiteranno un attimo a darti una mano, e poi non dimenticarti di tuo fratello”

“Grazie, Mett”

“Scherzi?” gli batté un’amichevole pacca sulla spalla. 

 

 

Un paio di giorni dopo Edward e Bella partirono alla volta di Leeds, città in cui viveva Charlie, il padre di lei, e dove li avrebbero poi raggiunti i Cullen e Renée, la madre. 

Alice rimase sola e ne approfittò per scaricare un po’ le tensioni dell’ultimo periodo pulendo la casa da cima a fondo e mettendo in ordine dove serviva. A un certo punto dovette abbassare il volume dello stereo per assicurarsi che il telefono stesse davvero squillando, ed effettivamente era così. Allarmata, si affrettò a rispondere, credendo che Bella la stesse chiamando, sperando che non si trattasse di cattive notizie.

“Pronto?” alzò la cornetta. 

“Ehi, sorellina” disse una voce familiare all’altro capo del telefono. 

“Mett, sei tu!” sospirò, rincuorata.

“E chi altri? Sir Alex Ferguson? Sua Altezza?”

“Sei in vena di scherzare, eh? Non vorrai mica prendere il posto di Edds, vero?”

“No, no, il ruolo del giullare spetta a lui di diritto, ma va ricordato che io gli ho insegnato tutto”

“Già, ma poi ci ha messo del suo ed è peggiorato…” 

“In effetti… Però sono certo che suo figlio apprezzerà questa sua qualità”

“Lo credo anch’io, se è un fratello spassoso, sarà un padre fantastico”

“Dovrei dirglielo che lo stimi a tal punto, lui dice che sono io il tuo preferito”

“Siete allo stesso livello per me, voglio bene ad entrambi, ma in modi diversi. Comunque no, è assolutamente vietato dirglielo!”

“Oh, e perché?”

“Non vorrai mica un Edward di zucchero, vero?”

“No, no, lo lascio volentieri a Bella… Meglio il buffone scapestrato!”

“Già, altrimenti non sarebbe più lui”

“Comunque ti ho chiamata per sapere come va, se hai bisogno di qualcosa”

“Va tutto bene, grazie”

“Sicura? Rose pensa che potresti sentirti sola ora che Bella non c’è”

“Sei da lei?”

“Sì, mi si è scaricata la batteria del cellulare, ti sto chiamando dal fisso di casa sua. Si è offerta di ospitarti, che ne dici?”

“Davvero? Dopo passamela, ci terrei a ringraziarla del pensiero, però no, grazie. Sono a posto così”

“Si sta preparando per uscire, comunque glielo dirò. Vuoi restare lì, quindi?”

“Sì, non devi preoccuparti per me, non sono più una bambina”

“Lo so. D’accordo allora, ma per qualsiasi cosa avvertimi, okay?”

“Grazie, lo farò, esci pure tranquillo. Buona serata, fratellone”

“Anche a te” salutò, prima che Alice riattaccasse. 

La ragazza allora si stiracchiò e si accoccolò sul divano a fare un rapido giro dei canali televisivi. ‘Uffa, come al solito quando accendo io la tivù non c’è mai niente d’interessante da guardare’ pensò, sbuffando. ‘Quasi quasi vado a fare un bagno, almeno mi rilasso’ 

Spense il televisore e si diresse in bagno. Una volta entrata versò un po’ del suo bagnoschiuma fruttato nella vasca, regolò l’acqua e lasciò che scorresse, iniziando a formare una ricca e profumata schiuma. Nel frattempo andò in camera sua, prese alcuni indumenti dal proprio armadio e li sistemò sul letto, quindi tornò in bagno e controllò il livello dell’acqua. ‘Ci vorrà ancora un po’ perché sia piena’ constatò. 

Ne approfittò allora per scegliere qualche trattamento dall’armadietto, allestendo un vero e proprio angolo di bellezza su uno dei mobili della stanza. A quel punto si tolse i vestiti e pregustò già l’effetto del bagno, ma non fece in tempo ad infilare un piede nell’acqua che suonarono alla porta. ‘Chi sarà?’ si domandò. ‘Certo che la gente potrebbe evitare di scocciare a quest’ora… Però potrebbero essere Bella e Edward’

Bussarono di nuovo. ‘Okay, ho capito, devo andare per forza’

Indossò l’accappatoio e le pantofole e di malavoglia si affrettò a raggiungere l’ingresso. Si assicurò di essere ben coperta, quindi ravviò i capelli all’indietro e sbirciò dallo spioncino sulla porta ma non riuscì a vedere nulla. La cosa la irritò, non poteva trattarsi dell’amica perché, ovviamente, aveva le chiavi. “Chi è?” domandò, non riuscendo a nascondere il tono seccato.

“La disturbo forse, signorina?” chiese una voce maschile da fuori. 

Alice aprì la porta per assicurarsi di aver sentito bene. “Jazz!” esclamò, vedendolo. 

“Sorpresa! Non te l’aspettavi, eh?” 

“Direi di no, in effetti”

“Ma se vuoi che vada…”

“E perché dovrei volerlo?”

Il ragazzo la baciò e sorrise malizioso, notando che indossava l’accappatoio. “Pensavo di venirti a prendere e di uscire ma stavi facendo il bagno, vero?”

“Sì, oggi ho pulito a fondo la casa e sono un po’ stanca, pensavo di rilassarmi”

“Capisco, comunque davvero, se vuoi che vada…” non terminò la frase, sapeva che non l’avrebbe lasciato andare per nessun motivo. 

“Jazz, piantala ed entra! Ehi, che bei fiori”

“Ti piacciono? Sono per te, naturalmente” e così dicendo le porse un mazzetto di ortensie. “A proposito, scusa se è un po’ improvvisato ma l’unico fioraio accessibile era chiuso, così sono tornato indietro e ne ho preso qualcuno dal giardino di Rose”

“Cosa? Vuoi dire che il mazzo lo hai preparato tu?”

“Beh, sì”

“Ma Rose non sarà arrabbiata?”

“Non preoccuparti, le ho chiesto il permesso prima”

“Oh, Jasper, sei un tesoro!” e così dicendo lo abbracciò. Il ragazzo ricambiò l’abbraccio ma sentì l’eccitazione salire non appena le sue mani toccarono la spugna dell’accappatoio, ricordando che Alice stava per fare il bagno. Non si trattenne dal baciarla, all’inizio dolcemente, poi con più fuga, fino a farla arrossire. 

“Jasper, così all’improvviso…” boccheggiò lei, riprendendo fiato. 

“Scusami, piccola” le sussurrò in un orecchio, la voce improvvisamente bassa e sensuale. “È solo che ultimamente non abbiamo avuto molto tempo per noi e in accappatoio sei una tentazione troppo forte. Ti desidero”

Alice sorrise timidamente a quelle parole e si lasciò andare alla dolce insistenza dei suoi baci che si facevano sempre più impertinenti.

“Oh, no!” esclamò all’improvviso.

“Che succede?” chiese Jasper. 

“Aspetta, vado a chiudere l’acqua o rischio di allagare il bagno!”

Corse nella stanza e strinse i rubinetti, impedendo così all’acqua di fuoriuscire, si voltò per tornare in salotto ma notò che il ragazzo l’aveva seguita. Inaspettatamente la prese fra le braccia e la fece sedere sulla lavatrice, attirandola a sé e riprendendo a baciarla. Lambì la sua bocca con labbra affamate, spostandosi prima sulla mandibola, poi sul collo, facendo pressione sulla pelle con la lingua, regalandole leggeri brividi in tutto il corpo. Liberò le spalle ed il seno dall’accappatoio ed iniziò a cospargere le zone di baci, accarezzandole la schiena, denudandola a poco a poco. A sua volta Alice lo aiutò a togliersi i vestiti e presto sentì la nuda virilità premerle contro il bacino. Jasper le prese le mani e la condusse fino alla vasca, dove si sistemarono, abbracciandosi stretti per sfruttare al meglio il piccolo spazio. Il profumo del bagnoschiuma, il calore avvolgente dell’acqua e il contatto dei loro corpi diede vita ad un mix esplosivo che accentuò ulteriormente la passione che li aveva già investiti. 

 

 

“Fortuna che hanno fatto presto, altrimenti saremmo rimasti all’asciutto!” esclamò Jasper, posando un paio di cartoni con la scritta Pizza Boys sul tavolo della cucina.

“Già” rispose Alice, dandogli un bacio che pretendeva qualcosa in più. 

“Tregua amore, ti prego, sto morendo di fame!”

“D’accordo, ma te la concedo solo per mangiare, dopo sarai di nuovo mio”

“Okay, ci sto” 

Si sedettero a tavola e iniziarono a tagliare le pizze. 

“Ti hanno chiamata?”

“No, ho mandato un messaggio a Bella ma ancora non mi ha risposto”

“Hai provato a chiamare tu?”

“No, preferisco aspettare che lo facciano loro, non so in che situazione si trovino perciò vorrei evitare di intromettermi, è una cosa che riguarda loro soltanto” 

“Mi sembra giusto. Sai quanto si tratterranno almeno?”

“A dire il vero no, Bella ha messo in conto un paio di giorni, come minimo” 

“E ti spiace essere sola?”

“Mi dispiace non averla qui intorno, però sono felice che ci sia tu adesso. È bello essere soli con la persona amata, quando possibile”

“Concordo” commentò lui, un’espressione maliziosa sulle labbra.

“Non dicevo solo per quel motivo… È che così abbiamo un assaggio di cosa vuol dire convivere con chi ami”

Jasper sorrise e le prese una mano, se la portò alle labbra e le stampò un piccolo bacio sul dorso. “Sono felice di sentirtelo dire” 

“Su, sbrighiamoci a finire, mi devi la rivincita!”

“Comincia a tremare, perderai di nuovo!”

“Cosa? Non fare lo spaccone, non è detto!”

Una decina di minuti dopo erano già seduti sul divano intenti a baciarsi con la stessa intensità di chi non tocca un corpo da mesi, pronti a ripetere l’esperienza vissuta non molto tempo prima. 

“No, aspetta”

“Che c’è, piccola? Ti arrendi già?”

“Non contarci”

“Allora?”

“Andiamo di sopra”

“Perché?”

“Ehm… Preferisco di sopra” puntualizzò, ricordando lo spiacevole episodio di mesi prima in cui aveva notato il fratello sdraiato su quello stesso divano accanto a Bella, completamente nudo. “Va bene” acconsentì, prendendola in spalla e portandola in camera da letto. L’adagiò sul letto con fermezza e si tolse nuovamente la maglietta, salendo a cavalcioni su di lei e, combinando il movimento di mani e labbra, prese a stuzzicarla piacevolmente. Alice si lasciò andare ma poi, con un colpo di reni, riuscì a ribaltare la situazione e a posizionarsi sopra di lui, bloccandogli i polsi con le mani. Jasper sorrise compiaciuto e non si impegnò neanche un po’ per scrollarsela di dosso, anzi, si abbandonò al calore che quel piccolo corpo armonioso gli infondeva, voleva farla vincere. Alice si abbassò gradualmente e si lasciò cadere su di lui, stimolando contemporaneamente i sensi di entrambi, e iniziando a muovere ritmicamente il bacino. Il ragazzo godé della vista di quelle piccole curve rotonde che ondeggiavano a ogni movimento, delle goccioline di sudore che le imperlavano la fronte e le scendevano sulle guance e sulle spalle, del flebile ansimare, del suo viso contratto in un’espressione estasiata. Esisteva qualcosa di più eccitante e allo stesso tempo puro del fare l’amore con lei? No, non per Jasper. 

Al culmine del piacere la strinse a sé in un abbraccio rovente e lei soffocò acuti gemiti premendo la bocca contro il suo braccio, in tensione per le forti contrazioni. Poi si lasciò andare sul letto, rimanendo comunque abbracciata a Jasper. “Allora?” chiese a un tratto. 

“Hai… Vinto” boccheggiò lui, in cerca di ossigeno. Lei sorrise e gli solleticò il petto con le unghie, senza fargli male. “Jazz?”

“Uhm?”

“Sei felice con me?”

“Certo che sì, che domande fai?”

“Ma lo sei davvero?”

Lui si girò su un fianco e la guardò amorevolmente, accarezzandole i capelli scompigliati. “Beh, posso dirti che non sono mai stato più felice di così in vita mia. Ed il merito è tutto tuo”

Lei sorrise. 

“Ma perché me lo chiedi?”

“Pensavo a Edward e Bella e anche a Emmett e Rosalie. Loro si amano e presto inizieranno la loro vita insieme, come genitori o come novelli sposi. E tutto ciò perché sono felici insieme” 

“E?”

“E volevo assicurarmi che tu fossi felice con me” 

“Certo! E poi, vedrai, un giorno anche io e te avremo una nostra vita” 

“Dici davvero?” 

“Naturalmente. Ma diamo tempo al tempo, no?”

“Sì, hai ragione” 

“Ti amo”

“Anch’io ti amo”

Dopo essersi scambiati qualche altro bacio, Alice chiuse gli occhi e sprofondò nel mondo dei sogni. 

“Staremo sempre insieme, te lo giuro, folletto” sussurrò, baciandole la fronte e chiudendo gli occhi a sua volta.

 

 

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L’angolo di Amy

Ciao gente,

mancano pochi capitoli alla fine, dovrete sopportarmi ancora per un po’, mi spiace per voi, care XD 

Che ne dite di questo capitolo, vi è piaciuto? Effettivamente ho trascurato un po’ i nostri protagonisti, spero di aver rimediato ^^ 

Mille grazie a chi preferisce, ricorda e segue la storia, ma soprattutto a chi recensisce: Lorelaine86, Orsacchiotta Potta Potta e alice cullenhalesnlgdr ^_ ^

Al prossimo chappy, un abbraccio,

Amy  


  
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