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Autore: Freccia_9    28/06/2012    4 recensioni
Questa storia (la mia prima :3) parla di un ragazzo, Franklin, per tutti (pochi, in realtà) Frank. Frank non si ritrova nella sua vita, non si ritrova nella sua generazione, non si ritrova nella sua cultura. Non si ritrova in sè stesso. Ma chissà che non si ritrovi in qualcosa, o in qualcuno.
Grazie dell'attenzione, e buona lettura **
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il dottor Dawson era il tipico esempio di dottore. Proprio come lo immaginate. Camice bianco, occhiali, pettinatura perfettamente tirata all'indietro; uomo in carriera, mai una pecca, mai un foglio fuori posto, tutto casa e lavoro, tutto casa e lavoro, con moglie e due figli (ovviamente maschio e femmina). Ginecologo, era diventato primario del suo reparto al St. James, per poi decidere di abdicare e dedicarsi al suo ambulatorio personale.
Quel mattino di venerdì gli portò una sorpresa. Qualcuno era riuscito nell'impresa considerevole di anticiparlo sul posto di lavoro. Una giovane ragazza in sala d'aspetto giocava coi suoi capelli fiammanti.
«Buongiorno, so che avrà mille appuntamenti in agenda, ma le chiedo cinque minuti del suo tempo. E' importante.» Aveva aggiunto le ultime parole come per paura di non essere stata convincente.
Profonde occhiaie le solcavano il viso sicuramente non dormiva decentemente da giorni. Forse da settimane.
Cinque minuti del suo tempo, non poteva rifiutare.
«Prego, si accomodi.» disse aprendo la porta candida.
Florence non potè non notare l'oggettiva bellezza di quell'uomo. Scacciò il pensiero, non era su MTV.
Si sedettero ai lati di una scrivania anch'essa rigorosamente bianca.
«Mi dica.»
«Credo di essere incinta.» La voce le tremava.
«Beh, questo non posso dirlo subito io. Almeno, non ora. Però posso controllare che sia tutto a norma e prescriverle lastre e analisi giuste. Ma prima devo compilare la sua scheda.»
Iniziò la sfilza di domande che esattamente furono:
- Dati anagrafici.
- A che età ha avuto le prime mestruazioni?
- Quanto dura attualmente il ritardo?
- Ha già avuto ritardi simili?
- E' vergine?
Diciamo non esattamente le domande che ogni donna vorrebbe sentirsi porre. Ma lei strinse i denti.
Fece lo stesso anche quando sentì il dottore entrare nel suo intimo ed esplorarla, spingendo al contempo sul monte di Venere.
Era una sensazione spiacevole. Fino a quel momento l'unico ad essersi spinto fin lì era Frank. E non era paragonabile ad un guanto di plastica che si muoveva in lungo ed in largo. Si sentiva osservata, con le gambe poggiate a quelle aste e tutto il suo sesso esposto. Non si fidava del dottore. Avrebbe dovuto? Si era pentita di averlo fatto. Voleva fuggire.
Finalmente la visita terminò.
«Signorina, complimenti, lei è sana come un pesce. Ed ecco qui..» proseguì scribacchiando incomprensibilmente su vari fogli «..le prenotazioni per analisi del sangue, delle urine e lastre. Sono fissate per martedì mattina, le crea problemi?»
«No, si figuri, perfetto.»
«A posto. Ora, mi scusi ma ho degli appuntamenti urgenti.» disse il dottore andando verso la porta. Non aveva mai smesso di sorridere.
«E' stato un piacere, torni pure venerdì prossimo in mattinata con i risultati delle analisi per avere il verdetto definitivo.»
«Grazie mille, a presto.» Florence mangiò le parole coi pensieri.

Frank aspettava da ore guardando i suoi dvd sulla storia della Formula Uno (aveva inserito per ben 5 volte quello delle infinite lotte Prost-Senna-Mansell) quando il campanello trillò.
Balzò oltre il divano spalancando la porta.
«Ciao amore.»
Florence aveva i capelli davanti al viso. Era terribilmente pallida e sudaticcia. Ma sorrideva. Un sorriso forzato, ma pur sempre un sorriso.
Frank la fece entrare stando in silenzio. Il cuore gli usciva dal petto.
«Sono stata dal ginecologo e..»
Il ragazzo era in apnea, stava morendo. Cercava ossigeno. Aria.
«..martedì ho da fare delle analisi e venerdì saprò se sono incinta o no.»
«Ma vaffanculo, mi hai fatto prendere un infarto! Potevi dirlo subito.» e tornò a sedersi con le gambe incrociate davanti al televisore.
«Guarda che il fatto che ancora so se porterò un bambino nel grembo non ci vieta di fare l'amore.» disse lei raggiungendolo e coprendogli la vista.
Si allungarono sul pavimento bianco e Frank spense la tv. Tanto la guida di Fangio lo aveva sempre annoiato.

Dopo alcuni minuti qualcuno aprì la porta rimasta socchiusa. I due amanti, ancora aggrovigliati, si voltarono di scatto.
«Buongiorno, ho portato le..» Nick si bloccò a bocca aperta «..okay,tranquilli,ripasso dopo..» aggiunse subito, facendo dietrofront. «Certo che scopate come ricci!» Esclamò, prima di chiudersi la porta alle spalle.
Florence e Frank risero a crepapelle per ore, fino a farsi lacrimare gli occhi. Ci volle un po', ma non appena riancquisirono la lucidità poterono tornare alle loro faccende, tornare a dimenticare tutto il resto.

«Mi raccomando, fammi sapere appena riesci, intesi?»
«Si, Frank! Sono ottocento volte che lo ripeti.»
«Scusa, sono in ansia.»
«Se lo sei tu figurati io.»
«Volete finirla voi due?! Mi mettete le ansie anche a me, tra poco anche le vostre ansie avranno le ansie.»
Fissarono entrambi Nick con espressione corrugata. Lui dal canto suo continuava a masticare patatine steso sul divano.
«Okay, il discorso non ha molto senso, ma ci siamo capiti, no? Flo, tu vai che rischi di fare tardi, e Frank si siede qua vicino a me, che tra poco c'è il sorpasso di Hakkinen a Schumacher col doppiato in mezzo, una meraviglia!»
«Eccomi!»
Florence sorrise al ragazzo, ammiccando. Non si salutarono. A Frank bastò ricambiare il sorriso. E attendere.
Rimase sul ciglio della porta guardandola camminare verso la macchina. Indossava un vestitone colorato. Di solito li portava quando si sentiva male e voleva nasconderlo. In ogni caso, era bellissima. Portava i capelli legati con una lunga coda.
Lentamente l'utilitaria diventò un puntino all'orizzonte e sparì. Rientrò in casa e si sedette di peso sul divano. Sentiva i polmoni chiusi, l'aria sembrava non entrare più.
Passò un'eternità (e ben 4 dvd) prima della fatidica chiamata.
Frank cadde nella corsa per raggiungere il telefono. Rispose, tenendosi la caviglia mentre saltellava su un piede solo.
«Pronto.»
«Ciao, sei papà.»


 

  
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