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Autore: dreamyD    28/06/2012    3 recensioni
Ennesima storia sui Malandrini come ne ho lette tante ma, dato che non posso conoscerle tutte, mi scuso se dovessero esserci delle somiglianze con altre storie. giuro che questa è tutta farina del mio sacco ma che ne so se magari qualcuno non ha un sacco simile al mio? Vorrei riuscire a raccontare la storia dei miei Malandrini dal primo al settimo anno e magari anche dopo chissà... Recensite grazie *dD*
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
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Spero di non avervi dato troppe aspettative su questo capitolo da deludervi. Enjoy it. *dD*
 

          Image and video hosting by TinyPic          21 Marzo

 

Sirius passava in rassegna con la mente tutti i posti in cui erano già stati: Sotterranei, dormitorio, Sala Grande, parco, lago, Hagrid, Torre di Astronomia...

All'improvviso si accorse che di fianco a lui James borbottava sottovoce qualcosa.

«...e poi cosa fanno loro? No no..magari potrei spedire un gufo a papà...» stava pensando a voce alta il ragazzo. Sirius balzò in piedi sentendo quelle parole facendo alzare lo sguardo stupefatto dell'altro.

«James sei un genio! Non siamo ancora andati alla Guferia!» esclamò Sirius, porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi da terra, dove era seduto. Poi senza dirsi altro i due cominciarono a correre.

Con il fiatone per la lunga corsa i due ragazzi spalancarono la porta della Guferia e si bloccarono.

Sunshine era seduta a terra con Nessy sulle ginocchia, con alcuni pacchetti chiusi attorno e scriveva su una pergamena lunga ormai almeno tre metri che cominciava con un “Cara Mamma”. La ragazza, i capelli raccolti in una treccia spettinata, il viso rigato da qualche lacrima e la divisa impolverata, non diede segno di essersi accorta del loro arrivo. Non alzò la testa neanche quando James fece un passo verso di lei e si schiarì la voce, né quando si accovacciò accanto a lei. Sirius rimase immobile sulla porta. Solo dopo diversi minuti la ragazza finì di scrivere con un “Ti voglio sempre bene. Sun” e alzò la testa, guardando sorpresa i due amici che la fissavano.

«Ehi...» disse con voce roca e incerta.

«Ehi? Sparisci tutto il giorno e dici “ehi”?»* esclamò arrabbiato Sirius, immobile sulla soglia.

«Tutto il giorno?» sembrava sorpresa «Non mi sono resa conto del tempo che passava.» parlava con voce distante, sembrava guardare nel vuoto cose che loro non potevano vedere, persa nei suoi pensieri.

Sirius stava per parlare di nuovo, infuriato, ma James gli fece cenno di tacere e abbracciò Sunshine.

«Che succede oggi Sunny? Perchè?» chiese sottovoce. All'improvviso lei scoppiò a ridere e a piangere insieme, stringendo convulsamente le spalle di James. La sua risata si spense poco dopo tra i singhiozzi che le facevano sobbalzare le spalle e le scuotevano il petto. Probabilmente si era tenuta dentro quelle lacrime tutto il giorno. James la lasciò sfogare per un po' e poi la guardò negli occhi.

«Perchè?» ripeté deciso ad avere una risposta.

«Oggi è il mio compleanno.» disse lei, la voce ancora piena di pianto.

«Auguri. Ma che c'entra?» fece James. Sirius rimase zitto e fermo.

«Grazie. Sono venuta a vedere se Angie mi aveva mandato un regalo come mi aveva scritto e poi sono rimasta qui.» spiegò la ragazza.

«A fare cosa? Hai saltato le lezioni, il pranzo, la cena...non ti sei fatta vedere! Che stavi facendo qui tutta sola?» ora James era incalzante. Voleva sapere.

«Se ti racconto una storia mi promettimi che non mi interromperai?» disse senza rispondere lei.

«Ok..ma..?»

«Zitto.» Sunshine chiuse gli occhi e fece un respiro profondo poi, senza aprirli, iniziò a parlare. «Mia madre si chiamava Maia, come la stella delle Pleiadi, ed era una strega, ma era nata da genitori babbani e per questo ogni anno tornava a casa sua e non usava mai la magia. Praticamente nessuno sapeva che lei era diversa. Quando aveva finito il settimo anno ci fu un incidente a casa sua. La casa saltò in aria, forse una fuga di gas, forse qualcos'altro, uccidendo i suoi genitori e i vicini. Lei era a fare la spesa e quando tornò trovò il figlio dei suoi vicini e molta altra gente che frugava tra le macerie di quella che una volta era stata casa sua. Quella sera lei e Matt, il figlio dei vicini, non dormirono ma passarono la notte tra le macerie, cercando di consolarsi a vicenda. Passarono insieme molti e molti giorni perchè non riuscivano a condividere il loro dolore con chi non lo provava, con chi provava compassione e pena per loro. Dopo due settimane si misero insieme e andarono a vivere in un appartamento poco lontano. Lui un giorno le rivelò, chiedendole di non prenderlo per pazzo, che una delle sue due sorelle era una strega, faceva magie e preparava pozioni. E che lui la odiava. Perchè era diversa, perchè era crudele, perchè aveva rovinato la vita dei suoi genitori, perchè si divertiva a fare piccole pozioni per provocare dolore quando la facevano arrabbiare. Perchè poi era morta, lasciando un buco enorme nelle loro vite. Odiava la magia e le streghe. Mia madre decise di non rivelargli mai la sua magia. Aveva paura che se glielo avesse detto lui sarebbe andato via e lei lo amava troppo. Anche lui l'amava. Si sposarono quattro mesi dopo, si trasferirono in una casa lontano da quei ricordi e otto mesi dopo nacqui io. Il mio nome lo decise mio padre perchè disse che dato che una stella, mia madre, l'aveva già, voleva anche un raggio di sole. Ed è così che mi chiamava: Raggio di Sole.» Sirius sobbalzò, ma non disse nulla, lasciandola continuare. «Ero il suo piccolo raggio di sole ed eravamo felici. Il ricordo più bello che ho della mia famiglia siamo noi, sotto un albero di ciliegie su una collina a mangiare e poi correre e giocare. Mia madre però non riusciva a stare senza la magia e la usava di nascosto, quando era sola a casa. Un giorno però mio padre la scoprì e si infuriò. La picchiò, la accusò di essere una bugiarda, una traditrice. Disse che io non ero più sua figlia. Disse che non mi voleva perchè ero il frutto di una bugiarda traditrice e che sarei stata sbagliata quanto lei. E le chiedeva perchè, perchè gli aveva mentito. Lei non rispose mai, sussurrava dei “Ti amo. Perdonami” ma non rispondeva a quelle domande disperate e arrabbiate. Poi lui se ne andò e non lo vidi più per mesi. Vedevo mia madre diventare sempre più magra e pallida, deperire e morire senza di lui. Un giorno gli scrisse. Anzi, scrissi io dato che lei non ne aveva la forza. Gli scrisse che non gli aveva detto niente per non perderlo, che lo amava, che gli mancava, che senza i lui moriva. Lui non tornò. Scrisse ancora, due, tre, cinque volte. Poi un giorno non si fece aiutare da me, scrisse tutto da sola e spedì la lettera senza che io potessi leggere. E dopo una settimana lui tornò. Si chiusero in camera e li sentii urlare, piangere, scusarsi. E poi silenzio. Io me ne stavo nel sottoscala, le mani premute contro le orecchie, le lacrime che scendevano. Non volevo sentire, non volevo sapere. Quel giorno non mangiai. Rimasi chiusa nel sottoscala tutto il giorno. Loro rimasero in camera e sembrarono non ricordarsi di me. Sentii mio padre che saliva e scendeva le scale trascinando qualcosa, forse le sue cose per trasferirsi di nuovo da noi, ma non uscii mai e mai loro mi vennero a cercare. Quella notte dormii tra le vecchie scatole del sottoscala. La mattina dopo mi svegliai perchè sentivo le loro voci chiamarmi, ma non uscii. Mi cercarono per tutta la casa e era ormai ora di pranzo quando la porta si aprì mostrando il viso preoccupato di mio padre. Mi strinse a sé e mi disse che gli ero mancata, che mi voleva bene, che ero il suo Raggio di Sole, la sua bambina e non ci avrebbe più lasciate. Ma non siamo più stati felici come prima. Nonostante tutto l'amore mio padre aveva paura di mia madre e lei si sforzava di non usare la magia per non farlo andare via di nuovo. Io diventai silenziosa. Le urla di quel giorno mi suonavano troppo in mente per riuscire a fare rumore anche io. E cercavo di zittirle con i miei silenzi. Non ci riuscii mai. Un giorno i miei genitori mi dissero che mia madre era incinta. Sembrò che quello potesse riportare la felicità e ci riuscì per un po'. La mamma era felice con quella pancia che cresceva e mio padre sembrava amarla più che mai. Era al sesto mese quando mi dissero che avrei avuto una sorellina. Era all'ottavo quando tutto andò in frantumi.

Un giorno, tornata da una visita medica, mia madre si chiuse in camera e pianse. Quando mio padre tornò da lavoro la raggiunse. Io mi rifugiai nel sottoscala. Sentii mia madre piangere, mio padre urlare e poi piangere. Sentivo la loro disperazione. Quando mio padre venne a cercarmi per mandarmi a letto aveva ancora i segni delle lacrime sul volto. Gli chiesi cosa stava succedendo. Non mi rispose. Glielo chiesi ancora. E ancora e ancora e ancora. Alla fine lui me lo disse. “È malata. Morirà.” e allora urlai. Urlai come non urlavo da quando se ne era andato. Urlai fino a perdere la voce. Urlai senza una parola. Solo quella parola “morirà” mi suonava in testa. Mia madre, la persona a cui volevo più bene al mondo, sarebbe morta. Scacciai le urla e il silenzio gridandogli addosso. Il primo pensiero chiaro che riuscii a formulare fu per la mia sorellina. Mi dissero che sarebbe stata bene. Sarebbe nata in anticipo e sarebbe stata bene. Lei. La fecero nascere dieci giorni dopo e mia madre non uscì più dall'ospedale. La “sorellina”, come la chiamavo, rimase in ospedale alle cure dei medici e quando uscì me ne presi cura io con l'altra sorella di mio padre, zia Mary. Dopo la prima sessione di cure contro il cancro mamma tornò a casa. E allora litigarono di nuovo. Lei voleva farsi curare dai maghi, diceva che erano più avanti, più bravi. Lui si rifiutava categoricamente. Litigarono, urlarono. Sentii che lui si infuriava sempre di più. Volevo che non si facessero sentire dalla “sorellina” senza nome. Volevo che abbassassero la voce. E allora per la prima volta mia alzai e andai di sopra. Spalancai la porta e loro si bloccarono. Mamma era accasciata a terra vicino al letto, piangeva, una guancia rossa per uno schiaffo, i pochi capelli rimasti scaramigliati. Mio padre era in piedi vicino alla finestra. A terra erano sparsi degli oggetti, dei vestiti, le coperte del letto. Feci un passo avanti e li guardai. E poi dissi loro di abbassare la voce perchè la sorellina doveva addormentarsi e non potevo accompagnarla da zia Mary perchè pioveva. Poi chiusi la porta e me ne andai. Mio padre mi seguì e uscì di casa, senza una parola. Mia madre dopo quella litigata ebbe un crollo e fu portata in ospedale con l'ambulanza. Mio padre si fece vivo solo due giorni dopo. Entrò nella stanza dell'ospedale e si scusò. Si scusò milioni di volte per tutto. Disse di perdonarlo. Disse che l'amava, amava me e la sorellina. Le disse di salvarsi. Ma lei morì dopo otto mesi di agonia. Quel giorno la sorellina ebbe un nome. Mia madre la chiamò Angela. Mio padre la chiama ancora stellina. Quando mia madre morì mio padre si chiuse in sé stesso. Vive nel suo mondo opaco, fatto di ricordi, dove la sua stella è ancora viva e felice. Non mi chiama più Raggio di Sole. Non mi abbraccia più, non mi bacia più. Non prende più in braccio Angie. Quasi non ci conosce. Ci da i soldi per nutrirci e vestirci, ma è spento. E allora ho sempre dovuto contare su di me e su zia Mary. Ma se Angie piangeva di notte ero io che mi alzavo e andavo da lei. Se aveva un incubo ero io che l'accoglievo nel mio letto. Ero io che le preparavo la merenda e le stavo dietro facendo anche i compiti di scuola. Ero io che l'andavo a prendere all'asilo. Io. E nonostante tutto è felice. Ride, scherza, gioca e combina guai come una bambina normale. Ed è stata la mia salvezza. Per lei ho ricominciato a parlare, a gridare, a sorridere, a scherzare, a leggere, a disegnare. E le voglio bene. Grazie a lei sono di nuovo felice, ho superato tutto e sono rimasti solo i miei incubi a inseguirmi. E ogni anno, il giorno del mio compleanno, scrivo a mamma una lettera per farle sapere ciò che è successo durante l'anno. Quest'ano è stato denso di eventi e quindi ci sono stata di più del previsto. Mi dispiace se vi ho fatti preoccupare.» e poi tacque.

Mentre raccontava James e Sirius avevano potuto vedere la felicità, l'amarezza, la tristezza, la paura, l'amore nei suoi occhi. Non avevano mai parlato. James aveva continuato a stringerla senza una parola, passandole ogni tanto la mano sui capelli. Sirius era rimasto immobile sula soglia. Era sorpreso che quella ragazzina potesse nascondere tutta quella forza. Era triste perchè lei aveva avuto un passato molto più terribile del suo e gli dispiaceva che ne avesse passate tante. Era fiero di lei e del suo coraggio. Era meravigliato per la quantità di volte che si era rialzata per amore della sorellina. Per come aveva superato tutte quelle prove. E capiva perchè era così adulta. Era stata costretta a crescere. Allo stesso tempo però la bambina che era in lei premeva per uscire e spesso ci riusciva. E insieme, l'adulta e la bambina dentro di lei, formavano quella ragazzina speciale e unica che gli stava di fronte, con gli occhi blu pieni di emozioni e i capelli biondi come il grano. Alla fine si mosse. Si avvicinò a lei, James si scostò e lui l'abbracciò.

«Sei la persona più forte, coraggiosa e speciale che io abbia mai incontrato. Buon compleanno Raggio di Sole.» sussurrò nel suo orecchio, facendola arrossire. Poi si alzò, diede una mano a James e una a Sunshine aiutandoli ad alzarsi. Raccolsero le cose di Sunshine e scesero come se niente fosse successo.

Lungo la strada James si fermò all'improvviso.

«Che succede James?» chiese allarmato Sirius.

«La Evans! Sarà furiosa perchè l'abbiamo fatta aspettare così tanto!» esclamò quello spaventato.

«Cretino!» disse Sirius. Poi rise e anche gli altri poco dopo lo imitarono. Giunti davanti al ritratto Sunshine li fermò.

«Potete non dire a nessuno quello che vi ho raccontato? Lo dirò io a Lily. E potete, per favore, non essere diversi con me solo perchè adesso sapete?» i due annuirono e lei sorrise.

«Vi voglio bene e grazie.» poi insieme varcarono il buco del ritratto, pronti a sostenere la sfuriata della temuta Rossa.

 

-Fine Capitolo-

 

 

*Vi ricorda qualcuno? <3 Romione <3

 

 

Spazio dell'Autrice

Ecco qui. Adesso sapete tutto. Spero che non pensiate che io abbia buttato troppo in fretta tutta la storia di Sun. E basta, stavolta non dico altro se non che la fine mi fa schifo perchè rispetto al resto è insipida.
Grazie a Just a Little Wizard e a Kira_Iris che recensiscono e a cui voglio tanto tanto bene.
Adesso ho pubblicato questi tre in tre giorni quindi non so quando pubblicherò il prossimo perchè voglio rallentare un attimo.
Bacioni

*dD*

 

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