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Autore: runawaybaby    28/06/2012    4 recensioni
Amanda ha un enorme vuoto dentro, immenso come il dolore che lo ha provocato.
Amanda ha una 'missione' da compire e un segreto da custodire.
Amanda ha una giovinezza da riscoprire, che il male le aveva negato.
Amanda ha cinque ragazzi con cui sbagliare e rialzarsi in piedi.
Amanda ha ancora da imparare che cos'è l'amore.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Here I am




 

Un'ora. Era passata circa un'ora da quando mi ero seduta a fissare l'armadio intenta a cercare qualcosa di adatto da indossare, ma il mio armadio sembrava essersi svuotato improvvisamente dei miei pochi averi che conteneva. Mio padre, nel corso degli anni, mi aveve insegnato che una delle cose più importanti con cui presentarsi, era la propria eleganza. Ma "l'abito non fa il monaco", riecheggia nella mente di tutti noi e siamo abituati a nasconderci dietro questo proverbio, quando invece, la prima informazione della tua essenza che chinque acquisisce di te, è data dal modo in cui ti poni in una determinata situazione, e tra questo, l'abbigliamente ha una notevole rilevanza al giorno d'oggi. É una cosa d'impatto, naturale, che nessuno può controllare e per quanto possiamo fare i moralisti e affermare che e l'anima e non il corpo che conta, siamo incapaci di non giudicare l'esteriorità. Per questo tendiamo tutti a vestirci meglio possibile nelle occorrenze importanti, in modo da sembrare migliori di quello che realmente siamo.

Avevo ancora un'ora a disposizione. Dovevo fare in fretta. Era meglio che arrivassi con qualche minuto di anticipo alla riunione di lavoro, perché, citando le parole che Charlie mi aveva pronunciato al telefono la sera precedente:"Quest’appuntamento ti cambierà la vita tesoro mio!".
Charlie era la mia matrigna e da qualche tempo, anche capo a lavoro. Mia madre era morta di leucemia quando io avevo all'incirca tre anni. Ho pochi ricordi di lei, stampati come foto sbiadite e indelebili nella mia memoria che mi cullano quando l'odio per avermela strapata via, negando una mia parte che non potrò mai conoscere e talmente forte da annebbiarmi la mente. A volte penso che siano frutto della mia invenzione perché ricordare cose successe quindici anni fa mi sembra un po' difficile e improbabile, ma a me piace aggrapparmi alla speranza che siano realtà. Seguirono anni molto difficili dopo la sua morte, o almeno così mi venne raccontato. Papà si ritrovò a doversi occupare di una figlia piccola, alle prese con pannolini, giocattoli, favole, asilo ecc., quando la sua casa editrice stava 'decollando', e il lavoro era più pesante e impegnativo. Lui, però era un grande uomo, e riuscì a cavarsela al meglio."I Mcduff non si arrendono mai, ricordatelo sempre piccola mia!" ripeteva costantemente.
Cinque anni dopo si risposò, con Charlie. Era una donna di una bellezza mozzafiato che sembrava non accorgersene dell'effetto che faceva sulla gente. Capelli lunghi di un biondo lucido, quasi dorato, le solcavano le spalle fino a metà busto. Gli occhi erano di un marrone caldo, come il colore della sabbia bagnata dalle onde del mare, che scitillava sotto la luce del sole estivo, erano marcati dagli zigomi alti che le davano un'aria dolce, quasi candida. La sua media statura non si notava grazie a vertiginosi tacchi che incalzava ai piedi e che indossava con tale grazie, come se caminasse sulle piume. Le gambe slanciate e snelle, erano evidenziate dai vestiti eleganti che mostravano al meglio le sue forme femminili. Era una donna premurosa, e anche se non la chiamai mai 'mamma', per me lo divenne, perché ha saputo fare di me una 'figlia', quando forse, in realtà, molte donne al posto suo mi avrebbero considerata un'intrusa, un'occupazione in più nella loro vita matrimoniale.
Gli anni successivi passarono in fetta tra crisi adolescenziali, l'impresa di Papà che avevo successo e ci costrinse a trasferirci dal piccolo paesino dove abitavamo in Inghilterra fino a Londra, il Liceo di psicologia, i ragazzi, le amiche, gli idoli giovanili e poi arrivò una svolta drastica che con sè si portò via la quatidianità, la felicità e una gran parte del mio cuore. Mio padre si ammalò di cancro al fegato, che li succhiò ogni fibra del suo corpo e gli negò ogni respirò, finché lui non potè più combattere. Era la dimostrazione che arrendersi, a volte, è la scelta più facile e meno dolorosa, ma Papà non lo fece mai. Lui lottò per il suo diritto alla vita affrontando ogni giorno con un sorriso sulla faccia, mentre la sua fine giugenva silenziosa. La mia reazione non fu tragica come avrei creduto, forse perché le mie ghiandole lacrimali si erano prosciugate dai lunghi pianti isterici che feci in precedenza, forse perché era una cosa che ormai mi aspettavo o forse perchè semplicemente volevo farmi forza per lui.

Charlie mi stette accanto moltissimo, cercando di tirarmi su il morale il più possibile e incitandomi a riprendere la mia vita normalmente, con il ricordo di Papà sempre nel cuore. Perché era così che lui avrebbe voluto. Lei aveva sempre un dolce sorriso in faccia, che mi dava coraggio di andare avanti, ma sapevo che in cuor il dolore le stava succhiando l'anima, più di quando desse a vedere.
Dopo questo tragico evento la mia vita prese una piega strana. Allontanai tutte le persone che conoscevo, per rinchiudermi nella mia solitudine, forse perché avevo il cuore a pezzi e nessuna parola di conforto avrebbe attenuato le mie sofferenze, ma sono certa che se non mi fossi distaccata dal mondo, non avrei avuto la forza di rialzarmi con i miei piedi e di riscoprirmi. Nessuno poteva capirmi e immaginare cosa stavo provando, nessuno, per quanto fosse buono il suo animo, poteva aiutarmi. L'anno successivo spesi tutte l'energie che mi erano rimasta per fiondarmi sui libri di scuola e dopo tanto impegno e fatica, mi diplomai con il massimo dei voti.
L'estate che seguiva, invece che partire per le vacanze scatenate dopo la maturità, come facevano tutti gli adolescenti della mia età , cosa che comunque non avrei potuto fare visto la mia mancanza di una vita socialmente attiva, decisi di fare un corso di specializzazione per giovani scrittori. Un requisito in più d'aggiungere al mio curriculum per Oxford, la mia più grande ambizione. Papà aveva deciso che l'impresa di famiglia non sarebbe stata mia fino al compimento di venticinque anni, l'età in cui, a parer suo, sarei stata abbastanza matura da gestire al meglio la sua casa editrice, mentre nel frattempo sarebbe stata nelle mani di Charlie, che era ben lieta di riuscire a impegnare le sue giornate dedicandosi al lavoro, senza lasciare, così, il tempo ai ricordi di assalirla. Io lavoravo lì, come scrittrice di piccole inserzioni all'interno della rivista "In London", mentre mi prendevo un anno sabatico e racimolavo soldi per potermi permettere l'Università, poiché non avevo la possibilità di usufruire della mia eredità.
A grande sorpresa di Charlie, però decisi di andare a vivere in un piccolo appartamento da sola, che pagavo con i pochi soldi che mi rimanevano dalla somma che mamma aveva lasciato per me in banca, non solo per crearmi un'indipendenza, ma anche per rafforzare le mura della mia solitudine e non dover dare spiegazione dei miei atteggiamenti a nessuno. Potevo essere ciò che volevo nel silenzio della mia casa. Potevo essere io.

Ed eccomi qua, in una fredda giornata di aprile, dove il vento batteva alle finestre e le nuvole grigie coprivano la luce del sole, mentre si avvertiva l'odore della pioggia nell'aria, quasi come se non fosse primavere, e il mondo avesse deciso di non farci più assaporare i colori della natura. Dovevo ancora decidere cosa indossare, e avevo ancora a disposizione solo quaranta minuti.







Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento, e se avete qualsiasi cosa da dirmi, soprattutto consigli potete trovarmi su twitter (RUNAWAY BABY!) Oppure su ask.fm (http://ask.fm/afaw95)
  
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