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Autore: HystericalFirework    29/06/2012    0 recensioni
Passa davanti al municipio e l’orologio inizia a rintoccare la mezzanotte.
Vieni. Si copre le orecchie con le mani. Ha paura.
Come può aver sentito quella voce? E’ impossibile. Deve essere impossibile.
Vieni, scappa con me.
Eppure… no, non può essere.
Mezzanotte. Mezzanotte all’albero degli impiccati.
Questa fanfiction partecipa all'Hunger Games Contest di DarkAeris
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seconda Strofa

 
 
 
 
Verrai, verrai,
all’albero verrai,
là dove il morto implorò l’amor suo di scappare?
Strani eventi qui si son verificati
e nessuno mai verrebbe a curiosare
se a mezzanotte ci incontrassimo
all’albero degli impiccati.
 
 
 
 
Un brivido percorre la schiena di Leyla.
Morirà, di questo ne è certa: che sia oggi, nel suo distretto, o tra qualche giorno, forse qualche settimana, davanti agli occhi di tutta Panem a Capitol City.
 
Le sembra passata un’eternità da quel giorno, ma era successo tutto solo due giorni prima.
Ironico come Capitol City sia veloce a decidere la sorte non solo di una persona ma di ben ventiquattro innocenti, rendendoli fonte di spettacolo.
Innocente… la parola le rimbomba nelle orecchie come un’eco lontana che si spande nelle profondità della sua anima.
Lei era sicura che il suo nome non fosse stato estratto per caso: era stato estratto perché loro l’avevano vista. L’avevano vista con Adam e questo è il prezzo da pagare.
 
La rivolta è finita, è tutto finito.
Il Distretto 13 raso al suolo, gli altri afflitti da una grande carestia, gli abitanti più morti che vivi che si riversano in strada in cerca di aiuto…
E la bandiera di Capitol City è il sigillo della loro imminente morte.
 
Mentre percorre le ultime vie che la separano dalla stazione, cerca di rievocare quel momento, quell’ultimo momento in cui si era sentita se stessa, felice in una maniera insana e incomprensibile.
 
-Scappa, Leyla!- la voce sembra distante, lei non riesce a vederlo.
Ma ormai è troppo tardi: gli uomini in uniforme si voltano e la osservano spaesati.
Si domandano chi sia quella ragazza, quella folle che va ad assistere all’esecuzione di un criminale. E’ sua complice? Dovrebbero giustiziare anche lei? Chi è quella ragazza?
Ma lei non ci pensa: perché dovrebbe?
Con passo leggero e sfrontato si dirige verso l’albero, attratta da un sottile filo d’argento che la unisce ancora a quell’uomo. Il cuore le batte all’impazzata: non è paura, no.
E’ qualcosa di più grande, è l’impazienza di vederlo ancora una volta. Di poterlo salutare.
Gli uomini con la divisa si spostano, intimoriti, e la lasciano passare registrando tutto ciò che quella folle ragazza sta facendo.
Marionette di Capitol City,pensa Leyla con un leggero sorriso stampato sul viso.
Quando anche gli ultimi due le restituiscono la completa visuale della scena facendosi da parte, lo riesce a vedere.
Gli occhi blu, terrorizzati come non li aveva mai visti prima, la fissano con fare perentorio.
- Mi avevi promesso che non saresti venuta- sussurra.
Il cappio di corda già appoggiato mollemente sul suo collo, i muscoli delle spalle tesi per la preoccupazione e la resa che si nasconde nel suo sguardo stonano con l’incanto di quella radura verde. Leyla non può trattenere il brivido che le scende giù per la schiena.
E’ la fine?
- Non sono brava a mantenere le promesse- una lacrima le solca il viso.
Adam la raccoglie con la punta dell’indice e le rivolge un sorriso stanco e tirato.
- Ti prego, scappa. Oggi è la mia ora, la tua deve ancora tardare a venire- cerca di prenderle il viso tra le mani, ma trema troppo violentemente.
Leyla non lo può lasciare lì. Lei…
Leicosa?
- Ormai sono qui- prende le mani di Adam, cercando di fermarne il tremito e posa le labbra sulle sue nocche, fa scorrere i palmi sul suo viso, assaporando ogni singolo momento che rimane.
Poi lo abbraccia. Perché in quel momento non serve un bacio, un addio appassionato.
A entrambi serve sentire il calore, quello stesso calore che tra poco abbandonerà il corpo di uno dei due.
- Anch’io credo di amarti- due sorrisi solcati dalle lacrime. Due anime che s’intrecciano per un’ultima volta in un turbinio di sguardi ed emozioni contrastanti.
Fino a quel momento, tutti erano rimasti paralizzati dalla scena, incapaci di agire, ma una voce tuona nell’ombra.
-Prendetela!
Ed eccolo: l’addio che stavano aspettando.
Le mani intrecciate si sciolgono velocemente mentre Adam le sussurra per un’ultima volta di scappare, scappare più veloce che può.
E lei scappa.
Si nasconde con il cuore in frantumi, mentre il suo destino è stato segnato.
 
 
Come quel giorno, una lacrima le solca il viso e vorrebbe essere davvero in grado di scappare. Scappare da tutto, scappare da quello che l’aspetta.
Altre ventitré persone, pensa.
Altri ventitré innocenti.
Passa davanti al municipio e l’orologio inizia a rintoccare la mezzanotte.
Vieni. Si copre le orecchie con le mani. Ha paura.
Come può aver sentito quella voce? E’ impossibile. Deve essere impossibile.
Vieni, scappa con me.
Eppure… no, non può essere.
Mezzanotte. Mezzanotte all’albero degli impiccati. 
  
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