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Autore: Cipppo    29/06/2012    5 recensioni
Isabella lavora come serva in un cottage appartenente ad un'anziana signora, Esme, la quale si ammala gravemente, e in seguito morirà. La dimora viene lasciata a suo figlio, il conte Edward Cullen, che noterà da subito la giovane serva.....
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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“Rosalie, ahia, mi fai male.” Si lamentava Isabella mentre Rosalie, serva come lei, le pettinava i lunghi capelli corvini.
Isabella era sempre stata intimorita da Rose, intimorita dalla sua bellezza extraterrena, impaurita dai suoi grandi occhi color ghiaccio e dai suoi capelli biondi.
In confronto a lei si sentiva uno schifoso insetto, di quelli che temi, anche se sei consapevole che potresti ucciderlo con un piccolo colpo.
Rosalie la guardò dolcemente e le sorrise.
“Lo so che ti sto facendo male, ma non puoi non curarli, guardali, sono così belli.” E mentre lo diceva ammirava la piccola testa scura. Isabella evitava accuratamente di guardare il piccolo specchio rotto di fronte a loro, per non vedere il paragone che vi era tra le due.
Isabella fece spallucce, e quando Rose finì di torturarla, si girò verso di lei e fece un inchino per ringraziarla. L’altra ragazza rise divertita, e quel suono era per Isabella il più musicale di tutti. Quando sorrideva sembrava una bambina, e non dimostrava i quasi trent’anni che in realtà aveva.
Una bambina entrò nella piccola stanza poco illuminata, e corse nelle braccia della madre, che la strinse baciandole la fronte.
Isabella, intenerita da quella scena, quasi si dimenticò delle faccende che aveva da sbrigare, ma una volta ricordatasi, lasciò le due piccole donne e corse giù per le scale, dirigendosi fuori.
Prese una vecchia sedia che stava ai piedi dell’albero, e la adoperò come scala per raggiungere i frutti oramai maturi. Una mela cadde per terra, e lei quasi scivolò dalla precaria struttura che la sosteneva per afferrarla. Ma due forti braccia la tennero stretta e la riportarono a terra sana e salva. Isabella alzò lo sguardo e le sue guance si imporporarono immediatamente. Di fronte a lei c’era il più bel ragazzo che avesse mai visto. Non che ne vedeva tanti, restando sempre nel cottage a servire la padrona. Ma quell’uomo che le stava di fronte e che la guardava con fare divertito sembrava uscito da quei libri che amava tanto leggere. Non si sarebbe mai aspettata di incontrarne uno.
Lui aveva grandi occhi blu e gioiosi, che insieme al suo sorriso ampio gli illuminavano il viso dalla pelle chiara. I capelli dorati erano tenuti corti e ben sistemati sotto un cappello, cappello che lui tolse. Era molto alto, dotato di spalle larghe e un fisico scolpito coperto dagli indumenti primaverili.
Isabella non si concesse di vedere altro, e si rimproverò mentalmente per ciò che aveva ammirato.
La ragazza si spostò i capelli ribelli dal viso e fece un piccolo inchino, mantenendo lo sguardo basso.
“Scusatemi, sono stata poco prudente.” Sussurrò fissando la mela che giaceva sul terreno.
Lui ridacchiò. “Si, lo siete stata, ma vi perdono solo se mi promettete di stare più attenta la prossima volta.”
Isabella alzò lo sguardo e gli sorrise timidamente, annuendo.
“Allora io vado.” Disse l’uomo, e dopo averle baciato la mano si dileguò tra gli alberi del grande giardino.
Isabella raccolse la mela e si avviò verso l’interno del cottage, ancora rossa in viso.
 
 
Il compito di sistemare la camera della defunta padrona toccò proprio alla ragazza dai capelli corvini, che rattristata dal drammatico evento, cambiava le lenzuola bianche sporche di sangue con altre pulite, sospirando di tanto in tanto, e pensava allo sguardo dolce di Esme ed ai suoi modi di fare sempre gentili. Pensò al suo sorriso e in un flash le venne in mente quello dell’uomo che aveva conosciuto poche ore prima. Si mise una mano nel petto per controllare il battito del cuore che improvvisamente era accelerato. Aveva conosciuto il primo dei due figli della signora.
Decise che non lo avrebbe detto a nessuno, e avrebbe mantenuto il segreto, sperando che l’uomo avrebbe fatto lo stesso.
Continuò a sistemare la stanza per altri minuti, e quando ebbe finito afferrò i libri che vi erano sulla poltrona accanto al letto, e uscì in punta di piedi sperando di non incontrare anche l’altro figlio.
Ma purtroppo i suoi desideri non vennero avverati.
Era nella biblioteca di famiglia, mettendo al loro posto i libri, quando sentì dei passi dietro di lei. Si immobilizzò all’istante, pregando che non fosse il ragazzo che aveva conosciuto. Chiuse gli occhi e si impose di voltarsi, poiché oramai era inutile fingere di non essersi accorta che c’era un’altra persona.
Se pensava che il ragazzo dagli occhi blu fosse bello, rivalutò il concetto di bellezza quando i suoi occhi incontrarono quelli verdi dello sconosciuto. Questi occhi erano simili agli occhi della defunta signora, ma al contrario di loro, questi erano freddi, di ghiaccio, incutevano paura. Isabella era incantata da quei due pozzi, e nonostante sapesse che una serva non può permettersi di guardare così sfacciatamente un uomo di rango superiore, lei non riusciva ad abbandonare il contatto visivo. Lui inarcò un sopraciglio con fare indispettito, e un angolo della sua bocca si incurvò in un ghigno di sorpresa.
Era diverso dall’altro ragazzo. Lui era leggermente più basso –ma sempre molto più alto di lei- e non sembrava un orso. Le sue spalle erano larghe, ma meno delle spalle che aveva ammirato poco prima, e il fisico era più asciutto, ma comunque perfetto. Sentì dei brividi pervaderle la schiena, e le sue labbra si seccarono. Si accorse di provare un forte desiderio per quello sconosciuto, ma rimase ferma a fissare quell’uomo che pareva pericoloso, e la guardava come se fosse un essere inferiore.
“Avete mangiato la lingua?” disse lui infastidito, guardandola dall’alto in basso.
Lei si riprese e si inchinò leggermente, per poi incrociare nuovamente lo sguardo con il suo.
“No.” Rispose lei fiera.
Questo atteggiamento non piacque al ragazzo, che scrutò quegli occhi scuri della ragazza di fronte a sé che parevano ardere.
“Sono Edward Anthony Cullen, figlio della vostra padrona.”
“So chi siete.”
Edward socchiuse la bocca per lo stupore.
Si avvicinò a passi lenti verso di lei, e Isabella indietreggiò fino a toccare lo scaffale dei libri con la schiena.
“Avrei gradito un’accoglienza migliore da parte vostra.”  sussurrò vicino a lei guardando il corpo della ragazza così esile in confronto al suo.
Guardò il collo candido scoperto, e scese giù, fino alla scollatura che lasciava vedere delle forme generose, che a lui piacevano molto.
Allungò una mano a toccare il ventre piatto e proseguì il suo percorso verso le gambe lunghe e sode, gambe che camminano, che lavorano.
Isabella tratteneva il respiro, osservando quella mano che l’accarezzava come seta. Sentiva il cuore battere forte e poteva scommettere che un intenso rossore le aveva colorato le guance. Percepiva calore ovunque la mano la toccasse, ed un altro calore, molto più acuto, si estendeva dove lui attardava a toccarla.
Lo sconosciuto aveva poggiato la fronte sulla spalla, e ora la baciava avidamente, spostando del tutto il vestito e succhiando la pelle scoperta.
La ragazza, inerme, era combattuta dal desiderio, dall’orgoglio e dalla dignità da mantenere. Emetteva lunghi sospiri e ansimava di tanto in tanto.
Quando Edward insinuò una mano sotto il suo vestito Isabella lo spinse via con tutta la forza che poteva. Si sistemò la spallina e lo guardò con disprezzo, perché in pochi minuti stava riuscendo ad abbattere il muro che si era costruita intorno a sé, lasciandola vulnerabile.
Lui sorrise soddisfatto.
“Si accoglie così un nobile?”
Domandò toccandosi il labbro inferiore con l’indice.
Isabella si sentì ribollire dalla collera.
“Sentite, non so con quali persone voi siate abituate a relazionarvi, ma io non sono una di quelle puttanelle che vi portate a letto durante i balli.”
Cercò di pulirsi la spalla che ancora sapeva di lui, e con uno sguardo furente uscì dalla libreria, sconvolta e delusa da sé stessa. Pregò che quei due uomini andassero via presto. 


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Scusatemi, sono passati secoli dall'altro aggiornamento! è solo che è estate, e le spiagge sono bellissime, e io sono sempre al mare a prendere il sole. Pardon! Grazie a tutti voi! Un bacione, alla prossima
M
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