Il settimo giorno ho ricominciato a vivere. Non senza di lui, ovviamente. Era presente nel mio cuore, nei miei gesti, nei miei pensieri, nelle mie scelte. C’era, quando sorridevo alla poltrona vuota, quando immaginavo la sua mano sulla spalla, quando rivedevo nella mia mente i suoi occhi carichi di gioia. Sono sicuro che sorridesse, accanto a me, mentre gli chiedevo il permesso di dimenticare il dolore, per un attimo, per godermi l’aria fredda del mattino che riempiva i miei polmoni e pizzicava la pelle. Lui la odiava. Per questo θ rimasto sulla sua poltrona, mentre io ho ricominciato a camminare.