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Autore: Life_glee    30/06/2012    1 recensioni
E se il misterioso ragazzo che Blaine quattordicenne portò al suo primo e ultimo ballo scolastico, fosse stato Kurt? E se dopo la dura e sanguinosa pestata dai senior, in quel parcheggio del retro della scuola, entrambi avessero avuto una commozione celebrale, che ha causato la perdita di memoria, facendo dimenticare totalmente che Kurt e Blaine si innamorarono la prima volta, in primo superiore? Cosa sarebbe successo?
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1


Quella scuola non era mai stata menefreghista sull’omosessualità.
I senior giudicavano se stessi come la classe più importante, quella con più forza e intelligenza, e quella con più rispetto. Non c’era un giorno in cui la gente che pranzava fuori, a ricreazione, non assisteva allo spettacolo dei giocatori di football, nonché senior, che torturavano con gesti fisici, ma soprattutto con parole, dei semplici ragazzini omosessuali, di primo o secondo liceo.
Li umiliavano davanti a tutti, ma a nessuno importava di aiutarli, di dargli una mano dopo che avevano gettato uno di loro nel cassonetto dei rifiuti.
Gente comprensiva o altruista? Non esisteva in quell’edificio.
Okay, gente menefreghista c’era, ma menefreghista nel senso di non voler aiutare un povero ragazzino come loro, ma gay, che aveva bisogno di aiuto dopo una bravata dei senior. Erano proprio loro, i giocatori senior di football e hockey, a non andargli molto a giro l’omosessualità, e le felici coppiette gay in quella scuola.

Era una comunissima giornata di sole. Gli uccellini cinguettavano, e a nessuno importava quel fastidioso rumore di “ragazzino buttato nel cassonetto” nel retro della scuola, dove la maggior parte degli studenti passavano la mezz’oretta di ricreazione.
Blaine stava tranquillamente consumando il suo pranzo, portato da casa e preparato dalla madre, inginocchiato su quel prato inglese della scuola che si affacciava alla strada. Di fianco al prato c’erano dei tavolini sparsi, dove gli studenti chiacchieravano, sprecavano quella mezz’ora nel fare i compiti dell’ora successiva, altri mangiavano. Non poteva mancare quel famoso cassonetto di rifiuti circondato da due enormi querce.
Blaine era il tipico ragazzino di quattordici anni, bassino e con quei capelli ricci ricoperti da quel fine, ma abbondante strato di gel. Aveva praticamente un cassetto enorme nella sua stanza, contenente una miriade di papillon, di ogni colore immaginabile sulla faccia della terra, con svariatissimi motivi.  Indossava quel gilet cashmere in modo alquanto adorabile. E il modo in cui abbinava il colore del papillon con quello dei pantaloni lo rendeva ancora più unico. Aveva fatto da poco il coming out, non aveva ancora amici che potessero capire, che lo consideravano un ragazzino come tutti gli altri, che lo consideravano “normale”. Ma lui era normale, eccome se lo era. C’era qualcosa di sbagliato in lui? Voleva gridare a tutti quegli sporchi masochisti di quella scuola: “Non sono diverso, non sono un alieno per voi. Non sono malato o cos’altro se sono attratto da ragazzi dal sesso uguale al mio!
Ma insomma.. chi poteva avere il coraggio di dire paroloni così, a gente che lo avrebbe subito gettato nei cassonetti, e umiliato come non mai?
Non aveva detto nulla alla sua famiglia di come lo trattavano a scuola. Lui era fiero di se stesso, e nessuno poteva cambiarlo. Se non fosse per i senior, la sua vita non cambiava radicalmente. A nessuno importava che era gay, no? Ma la ciliegina sulla torta erano proprio quei giocatori di football e hockey.

Non voleva rovinare la carta con cui era avvolto il sandwich, così lo stava aprendo molto lentamente. Ma quel momento fu interrotto dalle potenti voci di quei maschioni alti due metri, che stavano umiliando un povero ragazzino indifeso. Blaine alzò di scatto il suo sguardo, quando cadde direttamente sull’abbigliamento del ragazzo, e anche se erano a una ventina di metri di distanza, fu subito affascinato da quei stretti jeans di pelle che avvolgevano quelle gambe, illuminati dalla luce del sole.
Aveva un cappellino alla francese nero, in tinta con i lucidi jeans particolarmente aderenti e una maglia a righe bianca e nera, che gli lasciava scoperta una spalla. Quei capelli castano chiaro erano poco visibili, perché coperti dal cappello. Dal suo sguardo, Blaine notò che era molto impaurito, e con quei libri che teneva stretti a se, al petto, sembrava più indifeso che mai.
Nella sua mente iniziò a fantasticare. Lui era un supereroe, che va correndo incontro ai bulli che umiliavano quel ragazzo. Ad uno ad uno stendeva quegli omoni con un pugno netto, facendoli cadere a peso morto per terra. Lui prende in braccio il ragazzo, appena salvato, e felici volano via.
Beh, è bello vagare nella mente e fantasticare cose che non avresti mai potuto fare nella vita vera. Perché lui voleva andare lì, e insultare sia fisicamente che a voce quei masochisti che non erano altro. Ma non ci riusciva, non.. poteva. Gli erano capitate tante di quelle cose, che la paura di essere gettato anche lui nel cassonetto, gli impediva di alzarsi.
Il ragazzo più forzuto si guardò intorno, se per caso c’era qualche professore o addirittura il preside fuori in giardino. Non volevano vedessero quella scena, altrimenti avrebbero passato i guai. Per un piccolissimo istante, gli occhi incuriositi di Blaine incontrarono quelli del maschione, così il moro si ritirò indietro, cercando di nascondersi dal cespuglio che gli divideva.
Era il momento. Il povero ragazzino era indifeso, non poteva scappare e se l’avrebbe fatto, i senior l’avrebbero rincorso, e chissà cosa sarebbe successo in seguito.
Un ragazzo lo prese per le braccia, e l’altro per le caviglie. Ormai il ragazzino aveva lasciato cadere i libri per terra, e stava quasi per perdere il cappello, quando al “Tre!” del ragazzone di due metri, lo buttarono a peso morto in quella schifezza di cassonetto. Per un momento Blaine aveva giurato di aver sentito un gridolino strozzato dal ragazzino.
Una risata amara uscì dalle loro bocche, e il moro, da dietro al cespuglio, sentì perfettamente uscire dalle labbra di uno, “Frocio!”, dicendolo quasi sputando, nel cassonetto, mentre tutti si allontanarono per andare dalle Cheerleader, sedute a due tavolini più in là.
Blaine sentì dei lamenti, provenire dal cassonetto. Quel povero ragazzo non riusciva ad uscire, sembrava bloccato.
“Chissà come sarà stato umiliante..”
Disse Blaine a bassa voce, con un tono di rancore, ancora con le mani tra il cespuglio, intento a vedere verso la zona del cassonetto. Lui non aveva mai provato la sensazione di essere gettato lì dentro. Almeno, non ancora..
Alle ultime parole di quel giocatore di football, Blaine avrebbe pensato che quel ragazzino era dalla sua stessa parte. Forse era proprio lui, colui che aveva fatto coming out, oltre a Blaine nella scuola. Aveva sentito girare queste voci tempo fa, ma non credeva fosse vero.
Insomma, per come vestiva, per come aveva sentito quelle sue poche parole, anche da lontano.. L’avrebbe scoperto. E poi aveva un viso angelico, non l’aveva mai visto prima.
Blaine fece un gran respiro e diede tutta la sua forza nel rialzarsi, con il cuore che batteva a mille. Solo al pensiero che quei senior l’avrebbero visto avvicinarsi al cassonetto, gli venivano i brividi.
Con il cuore in gola, oltrepassò la siepe, e guardandosi intorno, cauto, si avvicinò al cassonetto dei rifiuti. Vide delle carte svolazzare per aria, oltre alle mosche che giravano intorno all’intero contenitore. Appoggiò le mani al bordo, e con la testa, sbirciò l’interno.
Il ragazzo, inerme, si stava togliendo la buccia di banana finitagli per sbaglio sul cappello. Era ancora steso, e non riusciva ad alzarsi.
“Maledizione, dovrò bruciare definitivamente i miei poveri abiti, cappello compreso.”
Aveva una voce angelica, Blaine l’aveva sentita perfettamente prima. Sembrava ancora non essersi accorto che lo stava osservando da fuori, con entrambe le mani e la testa appoggiata al bordo del cassonetto. Blaine aveva un viso incantato, quasi imbambolato. D’un tratto il ragazzino svoltò la testa verso di lui, guardandolo imbarazzato.
Blaine entrò nel panico. Dio, che occhi che aveva. Era impossibile che non gli aveva notati da lontano, per come erano color del cielo, cristallini. Decise di parlare, ma sapeva che avrebbe iniziato a balbettare.
“S-serve una mano?”
Solo ora aveva notato quelle lentiggini, che al rossore delle guance si notavano ancor di più.
Blaine aveva ancora il suo famoso sorriso da ebete, sperava di non aver fatto brutta figura. Ma per cosa poi? Voleva soltanto aiutare un povero ragazzino come lui, in difficoltà.
“No grazie, posso cavarmela da solo.”
Il ragazzino aveva risposto freddamente. Forse perché non era abituato a essere trattato così, da quei senior. Ma Blaine ci rimase comunque male, in fondo.
Cercò di alzarsi, spazzolando con le mani la polvere e la sporcizia finitagli su quei jeans lucidi, aderenti alle gambe del ragazzo, che Blaine non poteva fare a meno di osservarli incantato. Sfortunatamente, scivolò su qualcosa, e ricadde nella posizione in cui si trovava prima.
Blaine fece una piccola risata, ma cercò di non farsi sentire, altrimenti avrebbe pensato che si starebbe prendendo gioco di lui.
“Non credo ci sia bisogno bruciare quei stupendi capi d’abbigliamento, una lavata e via, ritornano come nuovi. Sicuro di non voler una mano?”
Il moro si pentì di quello che disse. Non voleva sembrare subito “gay” d’avanti ai suoi occhi, ma il suo abbigliamento diceva esattamente il contrario. Continuava a tenere quel sorriso ebete, con la mano tesa verso di lui, aspettando una risposta.
Il ragazzino gli sorrise, alle sue ultime parole, ma fu un sorriso di sconfitta, se anche di ringraziamento e con un accenno di forza gli diede la mano. Era calda. Blaine sentì il calore della sua mano, ma ci fece poco caso perché sentì venirsi il ragazzo addosso.
Dopo che si era arrampicato sul bordo del cassonetto, sfortunatamente scivolò una seconda volta, ma con la vista scaltra di Blaine, fece in tempo a prenderlo a malapena per i fianchi, e a cadere per terra.
Entrambi non si resero conto che stavano ridendo come due matti, seduti per terra, quasi stesi. Blaine scosse la testa.
“Tutto bene, vero? Niente di rotto?” Disse con le braccia verso il ragazzo.
“Niente di rotto, tranquillo.” Ancora stava ridendo, per la buffa caduta che entrambi avevano fatto.
“Ah, e grazie per avermi fatto uscire da.. quel posto orrendo.” Si spazzolò di nuovo con le mani, le braccia, il busto, e le gambe, ancora piene di sporcizia e polvere. Aveva gli occhi lucidi,  ma non per le lacrime, che non aveva nemmeno versato. Non sapeva perché, ma brillarono appena incontrarono gli occhi color miele, di Blaine.




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Note dell’autrice.

Innanzitutto ringrazio le persone che hanno visualizzato il prologo.
Mi fate felice anche per così poco, si :’) Ma non vi mordo se recensite, e mi fate sapere se dovrò aggiungere qualcosa, se non vi piace proprio la storia o che vi intriga. Non mi arrabbio, anzi, mi fate capire meglio. u.u
Mi farete ancora più felice ok? Ok.
  
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