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Autore: Dreamersan    30/06/2012    4 recensioni
Dopo l'ennesima lotta contro un demone, Angel si ritrova catapultato nel 1750, tre anni prima che fosse trasformato e dopo tanto tempo sarà costretto a far nuovamente i conti con la sua famiglia,
la stessa famiglia che più di duecento anni prima, ricorda di aver ucciso...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Angel, Cordelia Chase, Liam, Wesley Wyndam-Pryce
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4 – Spiegazioni e risoluzioni 

 

«Angel!» esclamò la donna, dopo un attimo di smarrimento, riconoscendo il vampiro incatenato al muro e parlando con un forte accento
americano.

«Cordelia!» sorrise lui di rimando felice, sussultando quando lei lo abbracciò. 

Le mascelle delle due irlandesi allora caddero a terra, alla vista di quella scena semplicemente assurda.

Chi poteva essere così stupido da abbracciare un mostro chiamandolo "angelo"?

«Scusa se sono arrivata tardi, ma Wesley non riusciva a trovare nessun modo per raggiungerti» si giustificò, staccandosi da lui e guardandolo negli occhi, accorgendosi solo in quel momento del suo aspetto e delle ferite che lo ricoprivano.

«Ehi, che ti hanno fatto? E perché sei tutto grrr?» chiese, fissandolo confusa e ricordando che se c'era una cosa che al suo capo non piaceva, questa era proprio il farsi vedere con il suo vero volto.

Aveva continuamente paura di essere giudicato e questo era anche uno dei motivi, per cui non aveva mai voluto che i suoi dipendenti lo vedessero bere.

«Non riesco a ritornare normale. Credo sia colpa di una strana polverina  e... per quanto riguarda le ferite... guarirò, non ti devi preoccupare...» rispose evasivamente, guardando altrove e non avendo la minima intenzione di raccontarle di come fosse stato brutalmente torturato da suo padre.

«Ah... e perché sei incatenato? Non mi dirai mica che...», ma prima che potesse finire la frase, Cordelia venne interrotta da un urlo che la fece sobbalzare.

«Che cosa state facendo!» tuonò all'improvviso una voce e la veggente non tardò a notare lo sguardo disgustato del suo proprietario, quando si mise a guardare il suo capo.

«Chi siete signorina? Allontanatevi immediatamente da questa creatura immonda!» sibilò a Cordelia, per poi prendere la sua bambina e stringerla fra le braccia.

La veggente si avvicinò il vampiro e lo fissò dritto negli occhi con insistenza.

«Cordy, che stai facendo?» domandò lui, preoccupato e, visibilmente a disagio.

«Non sei Angelus, vero?» gli chiese inquisitoria, anche se non appena vide sul volto contorto dell'amico disegnarsi un espressione confusa, si sentì subito meglio.

«Cosa? No! Non sono Angelus!» esclamò, la sincerità nella sua voce più che evidente.

«Bene, in questo caso lui è mio amico» replicò Cordelia, guardando il signor O'Connor negli occhi.

La veggente poi si voltò nuovamente verso Angel per sorridergli, ma il suo sorriso si spende immediatamente quando vide il vampiro con uno sguardo così triste da strapparle il cuore.

Non l'aveva mai visto così e poté quasi giurare di aver notato una lacrima solitaria scendere dai suoi occhi dorati.

«Chi sono queste persone?» gli chiese, sottovoce e ci volle un po' prima che il non morto si decidesse a rispondere.

«La mia famiglia» sussurrò triste e Cordelia, capì immediatamente il perché dello stato d'animo del suo capo.

D'altronde, lei come si sarebbe sentita a essere guardata in quel modo da suo padre?

Suo padre...

Aspetta un attimo suo padre?

Allora questo voleva dire che...

«Oh Signore! Tuo padre ti ha ridotto in questo stato?!» domandò sconvolta, rimanendo letteralmente senza parole, quando trovò conferma di tale supposizione nel suo silenzio.

Quale genitore degno di tale nome sarebbe stato in grado di ridurre in quel modo il proprio figlio?

«Signorina, mi avete sentito? Quel demone è pericoloso, deve essere eliminato» ringhiò Malachy, per poi fissare sconcertato la veggente pararsi davanti al vampiro.

«Siete un'altra delle sue puttane?» chiese allora, notando il suo abbigliamento e riducendo gli occhi a due fessure.

Gli occhi marroni della ragazza allora si spalancarono.

Nessuno e dico nessuno si poteva permettere di trattarla in quel modo.

Insomma, era o non era Cordelia Chase?

«Che cosa?!» sbraitò fuori di sé e arrabbiata per il modo in cui era stata chiamata, non riuscendo inoltre a collegare in nessun modo le parole "Angel" e "puttana".

« Lui è il mio capo! Come può pensare che ci vada a letto?! Inoltre ha la minima idea di cosa succederebbe se ci andassi? » domandò isterica.

La famiglia di Angel, era confusa e stava iniziando a credere che la donna fosse pazza.

«E poi andiamo? Angel che va dalle prostitute? Vorrà scherzare spero. È la persona più depressa che conosca e inoltre, anche se si sono lasciati e questa è una bella storia ve lo assicuro... Buffy gli pianterebbe un paletto nel cuore se lo sapesse, senza contare che...»

«Un paletto nel cuore...» ripeté Malachy lentamente, fino a quanto resosi conto di ciò che significavano realmente quelle parole, spalancò gli occhi azzurri.

«È un vampiro!» urlò, questa volta spaventato e afferrando subito la piccola croce che teneva al collo.

Angel ringhiò quando l’oggetto sacro gli venne sventolato con rabbia sotto il naso e si sarebbe volentieri sbattuto la testa al muro, se non fosse stato incatenato.

«Ops, temo di aver parlato troppo...» ammise la bruna, imbarazzata dal fatto che quel pomeriggio ne stesse combinando una dietro l’altra.

«Chissà perché, ma la cosa non mi sorprende» sibilò il vampiro in risposta, iniziando a credere che probabilmente se la sarebbe cavata molto meglio senza “l’aiuto” dell’ex-cheerleader.

«Va all’inferno demonio» ringhiò il signor O’Connor, dopo essersi ripreso dalla rivelazione.

Dopotutto il padre di Angel, era pur sempre umano e benché fosse consapevole dell’esistenza dei demoni, non era certo un osservatore e di conseguenza le sue conoscenze sul soprannaturale erano alquanto superficiali.

«Diciamo che ho già dato» gli rispose il figlio, rabbrividendo leggermente al ricordo di quel periodo della sua vita letteralmente infermale.

Che cosa significa?

Si chiese perplesso Malachy, prima di decidere saggiamente che sarebbe stato meglio non indagare e rivolgere la propria attenzione alla strana ragazza che si ostinava a difendere il... vampiro.

«Ma almeno avete visto la sua faccia?» domandò, provando a farla ragionare.

«Certo che l'ho vista, non sono mica cieca! E poi sai che novità! Inoltre ora non sarebbe così se lei non gli avesse dato una stramaledetta polverina!» lo accusò.

«Erano delle polveri per smascherare il male!» si difese lui, scioccato dal fatto che una donna osasse parlare in quel modo a un uomo e per di più molto più vecchio di lei.

«Se fosse stato malvagio a quest'ora vi avrebbe già mutilati, torturati oh e anche uccisi senza pietà! Devo aggiungere altro? Credetemi, io ne so qualcosa...» disse, ripensando al sorriso perverso del flagello d’Europa.

« È un demone senz'anima, non è più il ragazzo che conoscevamo » replicò Anna, perplessa dal veder comparire sul volto di quella donna stramba un sorriso vittorioso.

Il sorriso però, scomparve immediatamente quando vide lo sguardo imbarazzato del suo capo.

«Non glielo hai detto?» chiese, allo stesso tempo stupita e arrabbiata.

«Non c'è stato il tempo» borbottò il vampiro, distogliendo lo sguardo dorato da quello della veggente che sembrava volerlo fulminare.

«Glielo devo dire io? Uffa quanto la fai difficile! Beh, signore e signori, bambini di tutte le età eccetera eccetera... Avete davanti a voi l'unico esemplare di vampiro con l'anima al mondo» disse, col sorriso sulle labbra e ridacchiando leggermente a causa della sua performance comica.

Il signor O'Connor si avvicinò al figlio e prendendolo per i capelli, gli tirò su la testa guardandolo dritto in quegli occhi gialli terrificanti.

Se avesse voluto ucciderli l'avrebbe potuto fare in innumerevoli occasioni... 

Ma d'altronde chi poteva assicurargli che quella donna non fosse che una strega serva di Satana?

E soprattutto come poteva accettare che quella cosa mostruosa con i denti digrignati fosse suo figlio?

«Non dobbiamo ascoltarla, secondo me è una strega» mormorò Anna guardandola impaurita quando iniziò ad avvicinarsi a lei con passo di guerra.

Insomma, quale donna normale si sarebbe vestita in quel modo?

Aveva i pantaloni e trattava gli uomini come se fossero suoi pari, anzi peggio, sembrava quasi li considerasse... inferiori.

«Ecco perché non avrei mai voluto nascere nel diciottesimo secolo» brontolo Cordelia, esasperata, ottenendo da parte di tutti uno sguardo confuso e coprendosi la bocca con una mano una volta che si rese conto di ciò che aveva detto.

Angel si schiaffò una mano sulla fronte, scuotendo la testa, uno dei tanti difetti di Cordelia?

Beh, parlava decisamente troppo anche se, c'era da precisare, rispetto a quand’era al liceo era già migliorata parecchio.

«Cosa vuol dire diciottesimo secolo?» chiese, il signor O'Connor fra i denti.

«Grazie, Cordelia» sbuffò il vampiro, iniziando a pensare come avrebbe potuto giustificare la gaffe della sua dipendente.

«È solo un modo di dire! Questo non vuol dire che... Insomma, stavo solo scherzando, si, stavo solo scherzando!» rise lei, isterica.

«Cordelia...» la richiamò di nuovo il vampiro, pregandola con lo sguardo di non peggiorare ulteriormente la situazione.

«Ehi, mi dispiace, d'accordo? Sono stressata tutto questo viaggiare nei portali è stato... Non mi vuoi licenziare, vero?» domandò, notando lo sguardo seccato del suo capo, evidenziato ancor di più dalla fronte piena di creste.

«No, non ti voglio licenziare» sbuffò, ma la ragazza non smise di guardalo sospettosa.

«Ridurre lo stipendio?» chiese inquisitoria.

«Cordelia» la rimproverò di nuovo, accorgendosi nel frattempo di quanto alterato fosse suo padre per il fatto di non essere stato minimamente preso in considerazione.

«E comunque è colpa tua se sei finito qui!» continuò la bruna.

«Colpa mia?» ripeté Angel arrabbiato, sperando di aver capito male.

La veggente allora gli si avvicinò ed esaminò tutte le tasche del suo cappotto fino a che non vi trovò un oggetto nero e lucido.

«Si, guarda! Cinque chiamate perse!» continuò, sventolandogli il cellulare sotto il naso e portandolo così a ringhiare.

«E non fare grrr a me! Cosa ci posso fare io se...»

«Adesso basta!» urlò Malachy e Kathy sussultò, non l'aveva mai visto così arrabbiato.

«Chi diavolo siete signorina? Esigo una risposta!» ordinò, furioso.

La segretaria allora, cercò lo sguardo dell'amico che, sospirando, si limitò a farle un cenno del capo.

Tanto come sarebbe mai potuta andare peggio di così?

«Mi chiamo Cordelia Chase, ho vent’anni e vengo dal futuro e lavoro con Ang... si, insomma, lavoro con lui» confessò, indicando il suo capo del quale però non conosceva il nome umano.

Ormai i due lavoravano insieme da un bel po' di tempo e la feriva il fatto che non si fosse neppure preso la briga di dirle il suo vero nome, anche se cominciava a sospettare che neppure Buffy lo sapesse...

«Lavoro? Dal futuro? Ora so che state mentendo...» ridacchiò divertito Malachy, Liam non avrebbe lavorato manco sotto tortura, non era altro che un perdigiorno continuamente ubriaco.

«Posso provarlo» affermò prendendo il cellulare del vampiro, schiacciando qualche tasto e lanciandolo all'uomo che iniziò a rigirarsi l'oggetto sconosciuto fra le mani.

«E questo cosa sarebbe?» brontolò, il solo fatto che quella cosa appartenesse al demone lo infastidiva.

«Un telefono cellulare, furono inventati verso la fine del ventesimo secolo» confessò stanco Angel, massaggiandosi le tempie con entrambe le mani.

Il signor O'Connor fissò il figlio, confuso e scioccato allo stesso tempo, ma poi si convinse che lo stava soltanto prendendo in giro.

Insomma se avesse detto la verità, questo avrebbe voluto dire che ormai aveva più di duecento anni e questo era decisamente impossibile.

«Mi state prendendo in giro e...», all'irlandese venne un colpo al cuore e mollò l'oggetto come scottato, quando questo iniziò a vibrare.

«Che diavoleria è mai questa!» esclamò, spaventato, calmandosi tuttavia un poco, quando a contatto con il pavimento l'oggetto demoniaco si aprì in due e non produsse più alcun suono.

«È magia nera...» mormorò Anna e la veggente sotto lo sguardo carico di disapprovazione del vampiro scoppiò a ridere.

«Dio... dovreste vedere le vostre facce! Ehi Angel, pensa cosa accadrebbe se vedessero una macchina o un aereo» ridacchiò, provando ad immaginare una loro ipotetica reazione.

«Vi state prendendo gioco di noi» sibilò il capo famiglia irritato, ed iniziando però a credere, suo malgrado, alle loro teorie assurde.

«Quindi, ricapitolando noi dovremmo credere che veniate dal futuro e che quest'essere abbia più di duecentoquarant'anni» fece il punto
sentendosi semplicemente ridicolo per ciò che aveva appena detto.

«Duecentoquarantasei per la precisione... Oh, e anche un'anima» aggiunse la veggente con un sorriso.

«È vero?» interrogò allora il vampiro.

«Si, padre» rispose, terribilmente serio.

«Ti ho detto di non chiamarmi così» sibilò attraverso i denti, ma sussultando quando il demone lo guardò in cagnesco.

«Perché?» lo sfidò, scoprendo le zanne con un sorriso arrogante.

Malachy lo guardò arrabbiato, ma stette in silenzio; anche perché, a questo punto, non era più sicuro di chi gli stesse davanti.

«Quindi avete intenzione di tenermi qui per sempre?» domandò infine Angel, rimanendo però a dir poco scioccato quando vide il padre tirare fuori le chiavi delle sue manette.

Il signor O’Connor si avvicinò a lui riluttante, sentendosi per la prima volta in colpa alla vista di tutte le ferite che gli aveva inferto.

Forse, e dico forse, se quello era veramente Liam, aveva esagerato.

Angel si massaggiò i polsi indolenziti, pieni di sangue e suo malgrado non riuscì a trattenere una smorfia di dolore.

«Mi odiate?» domandò dopo un po’ al padre, che a quel quesito sussultò.

Lui non odiava Liam, non l’aveva mai odiato e anche se spesso, molto spesso, erano più le volte in cui litigavano che quelle in cui parlavano civilmente, gli voleva bene.

Tuttavia ora come ora cos’avrebbe potuto rispondere a quel demone che diceva di essere suo figlio?

Certo, se si concentrava riusciva ancora a scorgerlo sotto quel volto che gli faceva ribrezzo solo a guardarlo, ma il problema principale stava nel fatto che nonostante sentisse che il suo ragazzo fosse ancora là dentro, semplicemente si rifiutasse di accettarlo per quel che in quel momento sembrava.

Quindi che rispondere? 

L’odiava?

No, anche così non riusciva a odiarlo, ma preferì non rispondergli, sentendosi però male quando con sorpresa notò una lacrima scendere da quegli occhi inumani.

Probabilmente però non fu nient’altro che il frutto della sua immaginazione. 

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Salve a tutti :)
Ecco un nuovo capitolo.
Mi rendo conto del fatto che sia lunghetto, ma spezzandolo a metà, forse avrei rovinato la continuità della narrazione.
Preciso un fatto forse non molto chiaro...
Angel ha cinque chiamate perse nel cellulare perché poco prima che andasse a combattere il demone che l'ha inviato indietro nel tempo,
avendo fatto delle ricerche, Wesley si era accorto del suo potere e quindi, insieme a Cordelia, aveva provato a chiamare il nostro bel vampiro
per metterlo in guardia ;)
Ringrazio come sempre  GilesWatcher e starfragola per le recensioni.
Cosa succederà adesso, secondo voi?

Vi è piaciuta l'entrata in scena di Cordelia o avreste preferito che non ci fosse?

 

   
 
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