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- Buongiorno.
- Buongiorno! Vuoi del caffè?
- Grazie.
- Preparatelo!
- Sas’ke, noto con piacere che la
delicatezza l’abbiamo dimenticata in qualche angolo remoto del cervello.
- Se non ti spiace non mi va di
parlare. Lo sai come sono al mattino.
- Come il resto della giornata!
Antipatico e scontroso.
- Avrò i miei buoni motivi, o la
tua memoria è così corta da dimenticare tutto in fretta?
- Ho capito! Sei ancora
arrabbiato per la storia della Play di ieri sera.
- Esatto. Sono andato via di casa
per non dover più rendere conto ai miei e ora tu cosa fai, ti metti a dirmi
cosa va fatto e cosa no? Ma sei fuori?
- Lo dicevo per te. Comunque, se
ti ha dato così fastidio, ti chiedo scusa e facciamola finita.
- Sarà meglio. Se ti prepari il
caffè me ne lasci un po’?
- Chiaro! Io non faccio i
dispetti da ragazzino… io!
- Ancora! Piuttosto, come ti
senti stamattina?
- Perché?
- Non è oggi che inizi a lavorare
come maschera al Piccolo Teatro?
- Bravo, ricordamelo pure! Lo sai
che se sento la parola lavorare mi riempio di sfogo in faccia, sono allergico.
- spiegalo al nostro
amministratore che sta aspettando l’affitto. Di secondo lavoro fa il segugio.
Quando lo incontro sulle scale, per salvarmi mi tocca lanciare un bastone così
lui lo va a prendere per riportarmelo e io riesco a scappare.
- Stai cercando di farmi sentire
in colpa?
- Assolutamente sì! Ti ricordo
che dobbiamo pagare anche la luce, il gas, la tassa dei rifiuti e le spese
condominiali.
- Nient’altro? Se vuoi stasera mi
vesto da donna, vado in circonvallazione e inizio a prostituirmi.
- Mamma, per venire con te
bisogna essere proprio disperati!
- Ah, dimenticavo che ho davanti
uno che alla bellezza da del “tu”.
- Sì, sì! Tu inizia ad andare a
lavorare, poi ne riparliamo.
- Ha parlato quello che porta a casa
palate di soldi.
- Intanto io un lavoro ce l’ho!
- Fare indagini telefoniche e
farsi insultare in continuazione tu lo chiami lavoro? Per me è un martirio:
comunque, se va bene a te!
- Prima facevo il dog-sitter.
- Almeno stavi all’aria aperta.
- Prova a stare due ore al parco
a dicembre ad aspettare che un cane faccia pipì.
- Il lavoro è lavoro.
- Quando inizi a parlare con le
siepi e i piccioni non è più lavoro, è follia.
- Sarà come dici tu, ma a me non
va più di tanto di fare la maschera. Che poi, scusa, hai un biglietto con il
numero della fila e quello del posto. Perché ti ci devo portare io? Non ci sai
arrivare da solo?
- È solo un modo gentile per
accogliere una persona che non conosce il posto.
- Allora vallo a vedere prima
‘sto posto, così quando ci torni sai già tutto e non trituri le palle a me. Già
mi costringono a mettere la giacca.
- Capirai che sacrificio.
- Se l’unica che hai è quella
della prima comunione allora sì! È corta di maniche e sotto le ascelle ti
stringe quel tanto che basta per bloccarti la circolazione e farti perdere
momentaneamente l’uso delle braccia.
- E quello della porta te lo
lascia?
- Mamma, che ridere! Vorrei
vedere te camminare con un paio di scarpe classiche e poi ne riparliamo.
- Basta sapersi adattare.
- Con il tuo esile 45 per
sollevare i piedi ci vogliono mesi di allenamento per rinforzare la muscolatura
delle gambe.
- Essendo alto ho il piede
grosso.
- E dell’alluce di 7 centimetri
che parla e ride come te cosa mi dici?!
- Ne hai ancora per molto?
- Non ti preoccupare, sto
uscendo. Devo passare da casa mia a ritirare la biancheria pulita.
- Ma scusa! Mi spieghi perché ti
ostini a portare la roba da lavare a casa di tua madre? Te la lavo io, tanto
devo fare la macchinata con i miei panni!
- Perché tu non hai ancora capito
che la roba bianca e quella colorata non vanno lavate insieme. E te lo dici uno
che tu, genio delle lavatrice, hai tinto tutte le mutande di rosa. Ora capisci
perché porto tutto dalla mamma?
- Se mai si prova mai si impara.
- Giusto, finché lo fai con la
tua roba. Se lo fai con la mia mi girano le palle.
Ma cos’è la lavatrice? Che l’ha
inventata? Ma soprattutto perché non hanno pensato a noi poveri maschietti che
con gli elettrodomestici non ci sappiamo proprio fare?
Deve saperla usare anche l’uomo
perché non è giusto che il peso della casa gravi totalmente sulle spalle della
donna! Va bene! Allora fatene una che abbia solo due tasti grandi con la
scritta “lava” e “asciuga” e uno spazietto per mettere il detersivo e… stop!
Cosa sono ‘sti lavaggi a freddo, quello per la roba colorata, quello con lo
sciacquamorbido, quello solo ammorbidente, quello per i capi sintetici e quello
contro la caduta dei capelli… BOH! È solo un modo per complicarci la vita!
Ma una volta non era così: la
donna partiva con la sua bella cestina di panni sporchi e andava al canale dove
con il sapone e l’acqua faceva tutto. Ora non più, si è emancipata e ha fatto
amicizia con l’Omino Bianco, un tipo che ama la casa e sa fare tutto. Ha pure
il suo contatto Facebook, così è sempre aggiornata sulle sue missioni: “Omino
Bianco salva casalinga dall’attacco degli acari giganti” oppure “La maglia
dell’Omino Bianco è stata attaccata da un Ketchup scaduto; dopo una estenuante
battaglia, l’Omino ha avuto la meglio”.
Oggi i canali è meglio lasciarli
perdere perché con l’acqua che ci ritroviamo se lavi un maglione, quando lo
risciacqui si trasforma in cappotto.
…e pensare che c’è gente che ha
ancora il coraggio di pescare nei canali!
A Milano, per esempio, c’è il
Naviglio che attraversa la città. Con che criterio uno dovrebbe pensare di
pescare nell’unico tratto d’acqua in cui la gente scarica di tutto? E poi, poco
tempo fa un pescatore è stato anche picchiato da un pesce che, infastidito dal
rumore, si è arrabbiato, è uscito dall’acqua, è diventato verde e lo ha preso a
pinne in faccia!
- Guarda, fai un po’ come ti
pare.
- E poi mia madre me la stira
anche la roba.
- Mamma, che nervoso che mi fai
venire quando sento ‘ste cose! A cosa ti serve la roba stirata?
-
Se permetti, non mi piace andare in giro con i vestiti stropicciati.
- Ma l’abito non fa il monaco.
- Senti, Sas’ke, ma cos’è che ti
da così fastidio? Dici che ti faccio le menate per la Play e adesso mi sembri
mia madre. Vuoi anche sapere se mi sono lavato i denti o se ho fatto la popò
prima di uscire?
- Scusami!
- Cerca per lo meno di essere un
po’ coerente. Vuoi essere scambiato per uno che si è vestito con la roba della
raccolta dei ciechi? Fallo, e lasciami andare in giro come voglio io, intesi?
- Adesso però stai esagerando.
- Direi proprio di no, visto poi
che la tua roba la lasci sparsa in giro e il sottoscritto non si lamenta mai!
- Prendila e mettila nella mia
stanza.
- Io là dentro ci entro solo se
prima mi stipuli un’assicurazione sulla vita. Non è una stanza ma un campo di battaglia
abbandonato. Neanche Terminator si sentirebbe a suo agio!
- Sei un pallista. Non sono
disordinato e tu lo sai bene. È solo che il mio ordine è scaffalato.
- Cioè?
- Cioè se entri nella mia stanza
è tutto in ordine.
- Sì, ma aprì l’armadio c’è la Festa
dell’Unità.
- Ma tu non dovevi andare da tua
madre?
- Vado, vado. Mi conviene.
- Torni per pranzo?
- Penso di sì!
- Ah, Naruto, se passi dal super
prendi il pane, che siamo rimasti senza.
- Ok. Cià.
- Ah, Naru, già che esci riporta
il film da Shino, visto che siamo in ritardo e alla fine non l’abbiamo neanche
visto.
- Va bene! Ciao.
- Se tornando ti…
- Ma se non mi fai andare mi
spieghi come faccio a tornare? Ciao!... E basta!
- Mamma, che carattere!
Il gatto e la volpe, ecco cosa
siamo! Il nostro standard di comunicazione è la presa in giro, ma guai se non
fosse così! La nostra diversità ci tiene magicamente legati, come se fossimo
vittime di una macumba, e spesso ci chiediamo perché mai abbiamo deciso di
andare a vivere insieme. Forse perché non possiamo fare ameno l’uno dell’altro.
Questo è il brutto e il bello!
Da:
L’incantevole
Ino e il cadaverico Sai che non prende mai il sole
A:
Voi
due a cui ogni tanto voglio bene
Oggetto:
Occasione per divertirsi!
Ehilà ragazzi!
Vi chiediamo scusa per
l’altra sera alla prima del film, è solo che mentre venivamo siamo rimasti a
secco di benzina e a farmela a piedi non ci pensavo nemmeno. Ero con i tacchi.
Ah, tranquilli, ho già
picchiato Sai per la figuraccia che abbiamo fatto, perciò va tutto bene!
Com’era il film?
Comunque siamo stati
fortunati perché siamo capitati in un locale niente male in zona Sempione,
sembrava di stare in un happy hour!
Si chiama “Raikiri”,
non so cosa significhi però è forte, vero? Troviamoci lì domani pomeriggio intorno
le sette che ci divertiamo un po’ davanti qualche drink.
A presto e cercate
d’esserci eh!
Un bacio, bye bye!
-
Mamma, che profumo! Si sentiva dalle scale.
-
Ti piace?
-
Tantissimo, ma cos’è?
-
Tagliatelle al Grand Marnier.
-
Hai capito! E come si fanno?
-
Non è difficile. Fai cuocere la pasta normalmente e poi, pochi istanti prima di
tirarla fuori, versi tre bicchieri di Grand Marnier per dagli il sapore.
-
Minchia, con tre bicchieri altro che sapore! La pasta mi va in coma etilico.
-
Tranquillo, i dosaggi sono giusti.
-
Se lo dici tu! Lo sai che io sono praticamente astemio e che dopo un goccio
inizio a sbiascicare.
-
Fidati!
-
Non vorrei insistere, ma vedo che le tagliatelle stanno facendo la catena umana
per mettersi in salvo.
-
Assaggia e non fare tante storie!
-
Va bene!
-
Come sono?
-
Buone. Hanno un gusto un po’ particolare che magari va bene in certi contesti e
che deve piacere a seconda del tipo di alimentazione che sei abituato a
seguire…
-
Ho capito, non ti piacciono. Non c’era bisogno di fare tutte queste scene,
comunque.
-
Lo sapevo, ci sei rimasto male.
-
Assolutamente! Se non sai apprezzare la buona cucina mi limito a prenderne
atto.
-
Dai, per farmi perdonare ti cucino io una pasta. Ci metto un attimo, tanto ti
faccio dei “Quattro salti in padella”.
-
Piuttosto faccio quattro salti in pizzeria.
-
Sei solo un tradizionalista che non ha voglia di provare.
-
Non è vero, solo che per me non è possibile che da una busta preconfezionata si
possa ottenere, in pochi minuti, un piatto che di solito richiede tempi di
preparazione più lunghi. E poi, diciamoci la verità, così si perde il gusto di
cucinare.
-
E chi l’ha mai avuto? Per uno come me, che sa fare sì e no due uova all’occhio
di bue e non sempre azzecca la forma dell’occhio, è la soluzione a tutti i
problemi.
-
Sarà come dici tu, ma io proprio non ce la faccio. Ci ho provato, sai, ma non
c’è stato niente da fare. Ho preso una busta di gnocchetti ai quattro formaggi,
l’ho aperta, ma quando dentro ci ho visto quattro blocchi di marmo che dovevano
diventare il mio pasto ci ho rinunciato.
-
Madonna mia, sei diventato un salutista tutto d’un tratto.
-
Io ho sempre curato la mia alimentazione.
-
Uno che la mattina si mangia due cornetti alla crema e beve due cappuccini, una
spremuta e una Coca Cola ti sembra attento a come si alimenta?
-
La Cola mi aiuta a digerire, così faccio spazio per il pranzo.
-
E per fare spazio nel cervello cosa usi, un muletto? Cosa fai, accatasti da un
lato i neuroni buoni e dall’altro fai la svendita a metà prezzo di quelli
fallati?
-
Ha parlato quello che mangia sempre da Mc Donald’s!
-
È comodo e veloce: non a caso si chiama fast food.
-
Vorrai dire Fast & Furious. Con un paio di quei panni secondo me ti viene
il fisico di Vin Diesel.
-
E non è bello?
-
E, ma ti viene anche il suo cervello, e di questo io non sarei felicissimo! E poi,
mi spieghi che gusto ci provi a mangiare un panino con la carne masterizzata,
la sottiletta che si è appena fatta la lampada e il cetriolo killer che ha
sbagliato l’ultimo provino e ha perso per un pelo il ruolo del cattivo in Seven?
-
Cosa stai dicendo?
-
Dai, Naru, tu hai mai aperto il panino per guardarci dentro?
-
In effetti non ho ancora trovato il coraggio.
-
Ti faccio un altro esempio se vuoi! Le patatine! Di solito quando le cucina la
mamma sono belle dorate e stagne, giusto? Allora perché quelle del Mc sono
color panna e hanno la consistenza di una banana matura? Forse perché per
friggerle usano l’olio dello scooter del filippino assunto part-time?
-
Va be’, Sas’ke, non posso tutte le volte, prima di iniziare a mangiare, farmi ‘ste
menate, altrimenti mi tocca digiunare tutta la vita.
-
Basta solamente evitare certi posti. Io lo dico per te, visto che poi passi ore
e ore a fare sport per tenerti in forma.
-
Mi passi le tagliatelle al Grand Marnier che le finisco? Meglio l’alcolismo che
stare ad ascoltarti!