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Autore: AngelWithoutWings    30/06/2012    2 recensioni
Ci sono cose che non riusciremo mai a dimenticare.
Momenti. Sentimenti. Emozioni. Amore. Dolore...
Per Hayley tutto questo, poteva essere riassunto in una sola parola.
Daniel.
Non sarebbe mai riuscita a dimenticare il 9 ottobre di un anno fa.
Se ne stava seduta sulla panchina davanti al College, scarabocchiando come al solito sul suo album, ascoltando la sua canzone preferita, Boulevard of Broken Dreams.
Fu allora che il suo basco rosso le scivolò dalla testa, sospinto dal vento. Si voltò appena in tempo, afferrandolo al volo.
Strinse la presa, quando il ragazzo dalla felpa grigia lungo il viale si voltò verso di lei.
Il ritornello della canzone.
Gli occhi del ragazzo, da dietro i ciuffi biondi, incontrarono i suoi.
I brividi le percorsero tutta la schiena.
Un sorriso le si espanse timido sul viso, ricambiando quello del ragazzo simultaneamente.
Poi il ritornello finì.
Un gruppo di ragazzi stava attraversando la strada, tra lei e quel ragazzo.
Lo perse di vista.
La batteria e la voce di Billie Joe accompagnarono i battiti accelerati del suo cuore.
Si alzò in piedi, aspettando di vederlo.
La musica si calmò di nuovo.
Ma il ragazzo se ne era andato.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Schanty

Hayley alzò la mano, chiedendo al professore di letteratura di poter uscire. Chiuse la porta alle sue spalle, respirando l’aria del corridoio vuoto a pieni polmoni, pur essendo costituito da quattro mura, le sembrava già di essersi liberata dall’aria viziata della sua classe. Si diresse verso il bagno delle ragazze, anche se quella era stata solo una scusa e passò davanti al laboratorio di chimica e le grandi vetrate sulla parete opposta che davano sul grande giardino della scuola, illuminando quel corridoio di una luce lieve autunnale.
Si affacciò, correndo con lo sguardo lungo il viale di alberi secolari che conduceva al cortile davanti all’ingresso principale del College, fino al prato inglese che circondava l’intero edificio.
Stava per allontanarsi, quando una macchia di colore in movimento catturò la sua attenzione. Si avvicinò al vetro, mettendo ben a fuoco. Quella macchia era in realtà la felpa rossa di un ragazzo che si stava sedendo ai piedi di un albero, proprio sotto quella finestra.
Sorrise inconsciamente, non appena ricollegò il ragazzo a quello che aveva conosciuto il giorno precedente.
 
 
“Mancano ancora delle settimane!” rise Hayley, mentre scendeva le scale verso l’uscita con le sue compagne del corso di geografia.
“Lo so, ma i vestiti migliori vanno presi subito!” rispose Tiffany, prendendola a braccetto mentre apriva il portone principale, uscendo nel cortile insieme a tutte le altre studentesse.
Al discorso si aggiunse anche Marie, dicendosi d’accordo con la bionda, ma a quel punto Hayley non le stava già più ascoltando.
Attraverso gli schizzi dell’acqua che fuoriusciva dalla fontana al centro del cortile, riuscì a scorgere la stessa felpa rossa che aveva visto la mattina prima e, di nuovo, sorrise.
Seduto sullo schienale di una panchina, c’era il ragazzo biondo, coperto dal solito cappuccio. Anche se quindi non l’aveva mai visto davvero bene in faccia, Hayley lo trovava ogni volta bellissimo.
Una mano le offuscò la visuale, prima che sentisse la voce familiare del suo migliore amico vicino al suo orecchio “Chi sono?”
Sorrise, prendendogli le mani e si voltò, saltandogli in braccio.
 
Daniel la notò subito, non appena uscì dall’istituto e grazie al cappuccio, lei non si sarebbe accorta che la stava guardando, chiacchierando con le sue amiche.
Non era la prima volta che si fermava a guardarla, anche prima del loro incontro di qualche giorno fa. Ma non era mai stato tanto sfacciato da presentarsi all’uscita di scuola e anche negli ultimi giorni aveva preferito rimanere nel parco, guardandola allontanarsi verso il dormitorio con le solite ragazze.
Invece ora si era accorto che lei da qualche tempo restituiva i suoi sguardi, con occhiate timide, credendo di non essere vista.
Quasi non si accorse del ragazzo alto e moro che aveva già visto in altre occasioni e che le si stava avvicinando, finché non le si nascose dietro e lei, voltandosi, gli era praticamente saltata in braccio.
Era rimasto in attesa, aspettando un possibile bacio. Che non ci fu.
Tirò un sospiro di sollievo, sorridendo, prima di alzarsi. Gli rivolse un’ultima occhiata, mentre se ne andavano e fece attenzione al particolare delle mani sciolte.
Annuì compiaciuto, poi si girò, camminando verso la strada con le mani in tasca e quel sorriso soddisfatto sul viso.
 
 
***
 
 
“Posso?”
Hayley aveva ascoltato quella voce poche volte, in una sola circostanza ma già non le sarebbe servito alzare lo sguardo dal suo album, per riconoscerla.
Si morse il labbro, alzando il viso con un sorriso timido e gentile ed incontrò per la prima volta gli occhi del ragazzo che ultimamente si era ritrovato spesso al centro dei suoi pensieri, senza alcuna barriera.
Anche lui le sorrise e lo trovò come sempre bellissimo. Anzi, molto di più ora che aveva il viso scoperto: i capelli biondi corti ma folti e leggermente spettinati, le labbra rosee e morbide piegate in un sorriso bianco e caldo, i nei sulla guancia creavano una strada che conduceva oltre il colletto della felpa percorrendogli il collo e gli occhi chiari composti da ogni sfumatura di grigio. La ragazza si soffermò alcuni secondi su quest’ultimi; per quanto fosse poco romantica come metafora, le ricordavano il fumo che fuoriusciva dai comignoli: scuro all’inizio, ma che perdeva intensità avvicinandosi alla pupilla, proprio come il fumo si disperde nell’aria alzandosi in cielo. Non avrebbe voluto notarlo, ma quel grigio così intenso e bellissimo, sembrava le stesse nascondendo la tristezza di quel ragazzo.
 
Forse proprio perché troppo occupata a decifrarli, non si accorse che proprio quegli occhi, la stavano studiando attentamente. Da vicino come non avevano mai avuto il coraggio di fare.
Daniel si soffermò sul basco rosso, che le aveva visto spesso e che sovrastava i boccoli castani mossi spettinati dal vento, gli occhi scuri contornati solo da una leggera linea di matita nera stavano restituendo i suoi sguardi e le piccole labbra rosee che gli sembravano così delicate da essere state dipinte da un pittore esperto con un pennello finissimo erano ancora piegate in un sorriso timido e dolce, che risaltava sulla pelle olivastra. Era bella, l’aveva sempre pensato, da quella distanza anche di più.
 
Si spostò appena, posandosi la borsa a tracolla sulle gambe per fargli spazio “Prego.”
Daniel si sedette, ringraziandola e lei rise impacciata, in un sussurro.  Si voltò verso di lui, senza riuscire a dire nulla però, frenata dalla sua solita timidezza.
Lui lo notò, quasi che fosse già facile leggere le sue espressioni e le sorrise amichevole “Che c’è?”
Hayley si scostò i capelli, nascondendo una ciocca castana dietro l’orecchio, imbarazzata “Insomma... forse è una mia impressione ma...” prese fiato e coraggio, inspirando l’odore dell’erba bagnata “Non è che mi stai seguendo?”
Daniel rise “Devo dire che non hai del tutto torto.” La guardò, sorridendole “Ma io preferisco dire che ti stavo cercando, piuttosto che seguendo.” Lei annuì, indicandogli di andare avanti “Volevo scusarmi per qualche giorno fa.”
“Scusarti?” Hayley era sorpresa e come sempre quando inarcava le sopracciglia, tra queste comparve una ruga d’espressione “Scherzi? Sei stato... gentile e mi hai aiutata.”
Luì annuì “E mi hai già ringraziato per quello.” Sorrise di nuovo –ad Hayley piaceva il fatto di averlo conosciuto da pochi minuti e averlo visto sorridere per quasi tutto il tempo- “Io volevo scusarmi per il modo in cui me ne sono andato, senza neanche presentarmi. E vorrei riparare.” Le porse la mano e dalla felpa spuntarono una manciata di braccialetti colorati, come quelli che si vendevano alle fiere o alle bancarelle lungo il fiume ed un braccialetto che attirò da subito l’attenzione della ragazza “Daniel.”
La ragazza sorrise, stringendogli la mano “Hayley.”
“Vieni a scuola qui?” Daniel si voltò, studiando la facciata in mattoni semi coperta dall’edera lungo gli angoli dell’edificio vittoriano. A quell’ora era particolarmente suggestivo perché, oltre ad essere una bella architettura, veniva illuminata dal sole basso del tramonto.
“Già.” Annuì lei.
Dio, che domanda stupida! Pensò, mordicchiandosi l’interno della guancia. Non era abituato a ‘trattare’ con una ragazza. Nell’ambiente in cui viveva era piuttosto raro imbattersi –non tanto in un essere femminile- ma piuttosto in qualcuna come Hayley.
Per fortuna, però, questa mancanza veniva pareggiata dalla sua spontaneità “Allora conoscerai di sicuro la caffetteria qui dietro!” Hayley sfoggiò un altro dei suoi sorrisi allegri e, anche se lui non lo notò, i suoi occhi brillarono, intuendo un possibile invito ed annuì “Se ti va magari...”
“Con molto piacere!” non lo lasciò terminare, arrossendo un secondo dopo per essere stata sfacciata.
“Bene.” Sorrise, passandosi la mano tra i capelli e si alzò “In questo momento avrei proprio voglia di un caffè.”
Hayley lo imitò, camminandogli affianco lungo il viale semi deserto.
Quando Daniel svoltò verso destra, lei lo fermò “Lo Starbucks è dall’altra parte!”
“Oh, sì lo so.” Alzò le spalle “Ma a me non piace mangiare lì.”
Lyn spalancò gli occhi, ridendo divertita, ma lo seguì comunque “Scherzi? Avresti il coraggio di dire che non ti piacciono le loro ciambelle?” di nuovo, lui alzò le spalle, puntando le mani nelle tasche dei jeans “Il cappuccino?” schioccò la lingua tra i denti “Ci sarà una ragione se ha sede in mezzo mondo, non credi?”
“Ascolta.” Si fermò, guardandola divertito “Adesso ordineremo cappuccino e ciambelle al mio locale e scommetto che ti piaceranno molto di più di quell’acqua sporca e dei surgelati del tuo.” Hayley annuì con un ghigno, accettando la sfida “Se non fosse così, usciremo subito e ti comprerò tutte le ciambelle che vuoi in qualsiasi posto vorrai.”
“Mi sembra giusto.” Commentò lei.
Daniel rise, svoltando di nuovo, imboccando una stradina a senso unico tra due palazzine “Se invece ammetterai che ho ragione, pagherai tu.
Hayley si lasciò andare ad una risata fragorosa tipica delle sue, che lui apprezzò e se ne lasciò contagiare, sorridendole “Non è molto da gentiluomini, non credi?”
Percorrendo la via secondaria nella quale erano imboccati dopo aver lasciato il parco, si erano ritrovati adesso davanti ad un comprensorio di palazzi alti e vecchi, tutti uguali. Se non fosse stato per il numero 36, il cui piano terra era rivestito di legno scuro. Di legno erano gli infissi delle finestre che contornavano le grandi vetrine abbellite da tendine rosso scuro, di legno era l’insegna che sventolava oziosamente e su cui era inciso il nome del locale ‘Schanty’ in tinta alle tende, di legno era la porta che Daniel aprì, spingendo con le dita affusolate appena sotto la finestrella di vetro rosso.
“Quindi non mi consideri tale?” la ridestò dalla sua contemplazione.
Hayley si strinse nelle spalle, avvicinandosi di un passo, fingendo quella disinvoltura con un ragazzo che non le apparteneva “Penso proprio che mi piacerebbe conoscerti e scoprirlo.” Daniel sorrise, annuendo e le fece cenno con la mano di entrare per prima “Da bravo gentiluomo...” lo prese in giro.
Il calore che li accolse li sollevò dal freddo di quella sera ottobrina ed Hayley allentò la sciarpa rossa, allontanandola dal viso, lasciando all’odore di caffè che impregnava la sala di invadergli le vie respiratorie.
Non c’era tantissima luce, per via delle lampade in stile inglese verdi su ogni tavolo, proprio come quelle sul bancone e i lampadari. Il locale era grande, ma non dovevano esserci più di dodici tavoli, ognuno della stessa tonalità di legno degli infissi alle pareti e si trovava in mezzo a due divanetti dello stesso materiale, foderati da cuoio rosso. Sul fondo, avvolto da una nuvola di fumo, si presentava un tavolo da bigliardo, appena sotto uno dei lampadari, al quale stavano giocando quattro uomini di mezz’età.
Alle pareti erano appesi poster e fotografie incorniciati tutti rigorosamente in bianco e nero.
La facciata del bancone d’ebano, era ricoperto da sottobicchieri e tappi di ogni marca di birra in circolazione, anche se per Hayley erano sconosciuti. Una ragazza bionda stava passando svogliatamente uno straccio bagnato sul marmo nero, tra la caraffa di caffè e il distributore di birre alla spina. Dietro l’angolo, c’era il registratore di cassa e affianco la lavastoviglie aperta dalla quale si scorgevano bicchieri di tutte le forme, colori e dimensioni in base al loro uso. Dall’altra parte, un espositore di vetro custodiva due piani di pezzi di torte dall’aspetto invitante e altri dolci, tra cui le tanto famose ciambelle. Il soffitto era più basso sulla sua testa, perché vi era un soppalco, dal quale pendeva a mo’ di striscione da compleanno una collana di fiori di plastica hawaiana, ricoperto da della sbiadita carta da parati giallo ocra era appeso un grande schermo televisivo, sintonizzato su un canale sportivo.
Un ragazzo alto rivolse loro un sorriso amichevole, che ravvivò il suo viso tempestato di lentigini, che le ricordarono il suo migliore amico, e gli occhi scuri dal taglio leggermente orientale. Lasciò cadere il block-notes per le ordinazioni nella tasca del grembiule bordeaux in vita e si passò una mano tra i capelli del colore del rame e già spettinati, che contribuivano a dargli un’aria simpatica. Quando fu più vicino Hayley notò che la maglietta nera ed enorme che indossava riportava il nome del locale all’altezza del cuore, scritto con gli stessi caratteri dell’insegna fuori e sulla schiena si intravedevano la prima e l’ultima lettera bianche della scritta cubitale ‘STAFF’, quando alzò le braccia.
Li raggiunse e il suo sorriso si espanse ancora di più, stringendo la mano di Daniel, per attirarlo a sé e stritolarlo in un abbraccio con tanto di pacca amichevole sulle spalle “E’ da un po’ che non ti fai vedere!”
“Già...” sorrise Daniel, scompigliandosi i capelli “Oh, lei è Hayley.” La indicò con la mano, sorridendole “Hayley, lui è Christofer.”
“Il suo migliore amico.” Puntualizzò, rivolgendo quel sorriso guarnito di fossette alla ragazza mentre, pulita sul grembiule bordeaux, le porgeva la mano.
“Gli piace vantarsene...” commentò Daniel, facendo ridere entrambi.
“Prendete posto ad un tavolo, vengo subito!” si congedò Christofer, correndo a prendere un vassoio pieno di hot dog sul bancone.
“Potremmo...” Daniel si guardò intorno, cominciando a camminare tra i tavoli. A parte una paio, erano tutti liberi, ma lui sembrava sapere quale fosse il migliore a cui sedersi “Ecco, qui.” Si fermò a quello davanti alla vetrina, uno tra i più illuminati, quindi “Ti va bene?”
Hayley annuì, sorridendo cordiale e si sfilò prima la borsa e la giacca, poi cappello e sciarpa poggiandoli affianco a lei, seduta sul divanetto di fronte al ragazzo.
Qualche minuto dopo, tornò Chris, con due menù foderati di un verde bottiglia “Madame...” ammiccò, facendola sorridere con la sua imitazione di una cameriere di un lussuoso ristorante in Francia.
“Merci.” Rispose sarcastico Daniel, restituendolo “Ma la signorina ha già le idee chiare su cosa ordinare. Dico bene?”
“Infatti.” Allungò il menù al cameriere, incrociando le braccia sul tavolo per ordinare, passando da uno sguardo di sfida rivolto a Daniel, ad uno serio mentre ordinava “Le ciambelle più buone che avete e una tazza enorme di cappuccino!”
“Ottima scelta!” sorrise Chris, apostrofandola con l’angolo del menù, prima di lasciarli soli.
Hayley si voltò di nuovo verso Daniel, notando i suoi occhi fissi su di lei e sulle sue labbra, che inconsciamente cominciò a mordicchiarsi, intuendo che quel grigio non doveva averla mollata per un secondo, durante la conversazione con il suo amico.
Lui si accorse del suo nervosismo e si concentrò sul portatovaglioli, giocandoci “So che non è da gentiluomini, ma non so ancora quanti anni hai.”
Lyn rise, spingendo i tovaglioli dalla sua parte “Sabato 19.”
Inarcò le sopracciglia, sorridendole “Grazie per avermelo detto, allora. Mi hai risparmiato una figuraccia per questo sabato!”
Si mordicchiò di nuovo il labbro, sperando che dicendo questo, Daniel si riferisse al vedersi di nuovo...
“Sei all’ultimo anno, allora.” Continuò “Cosa studi?”
“Medicina.” Rispose “Uscita dal college mi piacerebbe specializzarmi in neuropsichiatria infantile.”
Lui annuì, imbronciando le labbra in una buffa espressione per complimentarsi “Anch’io una volta volevo fare il medico.” Lyn sorrise, indicandogli di continuare. Daniel non rispose subito, però e alla sua interlocutrice non sfuggì il tono scuro sui suoi occhi. Per questo quando lo mascherò con un sorriso, non riuscì a convincerla del tutto “Poi ho capito che avrei dovuto studiare troppo...”
Lyn annuì, voltandosi quando sentì qualcosa cadere alle sue spalle. Rise, vedendo Christofer che si scusava con una signora per aver fatto cadere il vassoio sulle sue gambe e per il commento sottovoce di Daniel “E’ sempre il solito cretino...”
Tornò a guardarlo, sorridendo divertita “Quindi cosa fai? Anzi no, aspetta; sono in svantaggio di una domanda.” Poggiò il gomito sul tavolo e la guancia sul palmo della mano “Quanti anni hai?”
“21 e lavoro nel negozio di cd in Roman Avenue.” Si presentò, mentre la ragazza bionda dal bancone li raggiungeva “Non è la mia grande ispirazione, ma intanto metto da parte qualche soldo.”
“Non ci sono mai entrata, non l’avevo neanche notato.” Lyn ripassò con la mente i negozi di quella strada che spesso attraversava per raggiungere l’appartamento del suo migliore amico.
“Lo so.” Sorrise lui, ammiccando.
“Giusto... Dimenticavo che tu ‘mi stavi cercando’!” lo prese in giro, enfatizzando con le dita per segnare le virgolette.
“Non ti darai troppe arie, adesso...” le fece la linguaccia.
La cameriera interruppe il loro scambio di frecciatine, posando il vassoio circolare tra di loro. Indugiò con lo sguardo sul ragazzo per un paio di secondi, senza accennare ad un sorriso “Ciao Da’.” Mentre sistemava alcuni ciuffi biondi sfuggiti alla coda alta dietro l’orecchio per chinarsi appena e posare a testa una tazza fumante ed un piattino con due ciambelle.
“Sam.” La salutò con lo stesso entusiasmo, mentre lei metteva il vassoio sottobraccio e tornava al suo lavoro.
Hayley la studiò dai capelli corti e chiari, al corpo minuto e sinuoso nella canottiera nera e i pantaloncini della divisa del locale. Notò che indossava un paio di Converse bianche e malandate –perché Hayley individuava chiunque indossasse delle Converse nel raggio di 100 metri- e un tatuaggio che non distinse sulla caviglia.
Tornò a posare lo sguardo su Daniel, che non aveva neanche guardato o accennato al minimo interesse verso la cameriera, ma si sentì comunque gelosa.
In diciotto anni di vita non era mai stata gelosa –fatta eccezione per le sue Converse, ovviamente- e ora, si ritrovava per la seconda volta a volere solo per sé l’attenzione di un ragazzo che a malapena conosceva!
“Vuoi aspettare che si freddi perché hai paura di perdere la sfida?” rise, indicando con un pezzo di ciambella la sua tazza ancora piena.
Hayley ritornò sulla terra e sorrise, scuotendo la testa. Prese la tazza tra le mani, soffiando prima di posare le labbra sul bordo di ceramica blu e ne bevve un primo sorso, socchiudendo appena la bocca per prendere anche la schiuma creata dal latte in superficie.
Daniel la studiò, guardandole le mani piccole dalle dita affusolate e la pelle più scura reggere saldamente la tazza. Sorrise, appena la vide deglutire, aspettando che la posasse “Quindi...”
“E’ buono, te lo concedo.” Lui posò il mento tra le mani, guardandola divertito con un sopracciglio alzato “Ok, è davvero ottimo!”
“Lo so.” Annuì soddisfatto, avvicinandole il piattino con le ciambelle “Siamo a metà strada: io comincerei ad aprire la borsa, se fossi in te.”
Lei gli rifilò un’occhiataccia, prendendo una ciambella. La sbatté leggermente contro il bordo del piatto, facendo cascare lo zucchero in eccesso e la studiò sotto varie angolazioni prima di portarla alla bocca. Masticò con calma, assaporandola senza staccare gli occhi da quelli di Daniel, che la stava imitando.
Ne prese un altro morso e lui fece lo stesso. Lei sorrise, masticando più veloce e ancora, lui la copiò. Continuarono quindi a mordere le loro ciambelle, masticando in modo sempre più strano ed eccessivamente accentuato, ridendo finché, all’ultimo boccone, Daniel masticò e tornò a mangiare normalmente e lentamente. Aspettò che Hayley lo guardasse incuriosita e spalancò a sorpresa la bocca ancora piena di cibo con un sonoro “Bah!”
Lei scoppiò a ridere, voltandosi per non guardare e gli lanciò una briciola “E’ disgustoso!”
“Proprio come il cibo dello Starbucks a confronto con quello che stai mangiando adesso, non è vero?” sorseggiò dell’altro caffè, sorridendo ancora divertito.
La ragazza finse un broncio, lanciandogli una mollica più grande “Ti odio, hai vinto!” scatenando la sua risata allegra.
 
 
Finirono di mangiare che non erano neanche le 19:00 e decisero di rimanere seduti ancora un po’ a  chiacchierare.
“Cioè hai una barca tutta tua?” chiese interessata.
Daniel alzò le spalle “Chiamarla barca è un’esagerazione; devo ancora sistemarla. Per ora è... un oggetto di legno colorato con un telo di stoffa che galleggia approdata al molo, giù al fiume.”
“Mi piacerebbe vederla, una volta finita.” Confessò Lyn, priva di imbarazzo. Imbarazzo che si era dissolto dalla loro entrata in quel locale, probabilmente.
Le sorrise, annuendo “Sarai la prima.” La ragazza arrossì e lui sorrise ancora di più, trovandola adorabile “E tu invece?” Hayley smise di disegnare passando il cucchiaio sul segno bagnato della tazza sul tavolo “Hai detto che giochi a pallavolo ma senza entusiasmo, cos’è che ti appassiona?”
“Il disegno.” Rispose subito, sorridendo. Anche lui sorrise, annuendo “Anche tu disegni?”
Scosse la testa “Ammetto di non essere poi così male, ma preferisco la fotografia.”
Hayley aggrottò le sopracciglia “Il disegno prevede la creazione di una propria realtà. La fotografia si limita a mostrarla per quello che è.”
“Dipende dagli occhi che la guardano.” Commentò Daniel, poggiando la schiena al cuoio rosso del divanetto prima di posare un braccio sul tavolo e sporgersi con il viso verso di lei, studiandola ancora una volta con quegli occhi chiari “Qualcosa mi dice che sei brava. Non conosco molte persone in grado di seguire il tuo ragionamento.”
Hayley si sentì fiera e si scostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio “E qualcosa mi dice che anche tu devi sapertela cavare con una macchinetta in mano.”
“Credo che il nostro modo di pensare ci porterà lontano.” Concluse, prima di alzarsi ed insistere per pagare lui, ammiccando “Magari la prossima volta.”
Hayley sorrise, stringendo la tracolla della borsa tra le mani, felice e già impaziente di passare un altro pomeriggio con Daniel.

No, non sono morta. Al contrario della mia ispirazione, aggiungerei...
Grazie per le recensioni, vi assicuro che sono state molto apprezzate e grazie anche a chi ha semplicemente letto.
Spero davvero che questo capitolo sia di vostro gradimento.
Se è così, lasciate una recensione e fatemi sapere cosa ne pensate, ne sarei ben felice! <3

 

          

Ormai l'avrete capito, questi qui sopra, sono i disegni di Hayley.
Già, perché la sua passione è disegnare, ma la sua ossessione sono i manga!
E ovviamente, il bel ragazzo da lei ritratto è Daniel in alcuni dei tanti schizzi degli ultimi tempi... ;D
Quella al centro, invece, è una foto scattata da Chris, a casa di Daniel e il ragazzo biondo è proprio il nostro bel protagonista!

  
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