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Autore: KatnissGrey    30/06/2012    2 recensioni
La storia di una ragazza che cresce. La storia di un'orfana da parte di madre. Cosa è successo in quella notte, al cimitero? E cosa vedrà Elizabeth entrare nella sua vita senza alcun preavviso? Sarà una buona scelta?
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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4-Best friends are like air.

 
 
Album di foto sgualcito ed in disordine sottomano, avvolta in una giacchettina leggera grigia con cappuccio, con indosso un paio di pantaloncini jeansati, esco dalla porta del retro, diretta in un luogo ben preciso. Il cappuccio è perfetto, perché fuori piove e di certo non sono così sconsiderata da non coprirmi almeno un po’. Nonostante abbia fatto seriamente caldo quest’ultimo mese di maggio, appena è scoppiata l’estate è andato via il caldo, come se il tempo volesse prenderci tutti quanti in giro. Le pioggia è fitta e noto con piacere che si sta alzando un pochino di vento, unica cosa buona di tutto ciò. Non amo particolarmente la pioggia, specialmente quella fitta che ti si infiltra sotto gli abiti senza che tu nemmeno te ne renda conto, facendoti arrivare a casa bagnato fradicio. Comunque, questo non è il mio problema, perché la fermata del bus dove mi piazzo ad un angolo da casa ha un pratico tettuccio dove mi posso riparare, senza rischiare di bagnarmi completamente. Seduta lì al riparo ad aspettare il bus, non sono sola. Accanto a me ci sono una vecchietta innocua che si appisola e si sveglia in continuazione, appoggiata al suo bastone, un signore in piedi che sembra andare molto di fretta ed un ragazzo giovane, forse sulla ventina, di cui non riesco a vedere il viso perché sepolto sotto un giornale, immerso nella lettura. Non vedendo alcuna faccia conosciuta intorno a me, decido di aprire l’album di foto in attesa che arrivi il bus. Sfogliandolo vedo mille foto bellissime, di una famiglia sorridente e felice. Sembra che nulla possa turbare la nostra armonia quando mia madre mi allatta al suo seno, sorridendo felice alla macchinetta fotografica con cui mio padre sta scattando la foto ed immortalando quel felice attimo. E l’allegria diventa più grande nella foto in cui due genitori sorridenti tengono per mano una bimba di cinque anni che entra a far parte della prima elementare, un anno prima del dovuto perché ormai aveva imparato a leggere e scrivere. Nel giorno della comunione mia madre e suo padre mi stringono tra le loro braccia, e le mie guance sono rosse rosse per l’imbarazzo, in profondo contrasto con il bianco del mio vestito. E poi..

-Scusi, mi sa dire a che ora passa il numero 14?- Una voce maschile profonda e tenebrosa mi distrae dai bei ricordi della mia famiglia di colpo, tanto da farmi sobbalzare sul posto. E’ il ragazzo che leggeva il giornale fino ad un secondo fa che mi si rivolge con questo tono pacato e profondo allo stesso tempo. Ha i capelli neri, di media lunghezza, che contornano un viso aggraziato ancora da adolescente. Due occhi azzurri come il cielo mi fissano, evidentemente impazienti di una risposta, e sul suo viso vi è stampato un bianco sorriso. Mi sono evidentemente imbambolata, perché il ragazzo deve riportarmi all’attenzione con un cortese –Signorina?- accompagnato da un altro sorriso.

-Mi scusi..ehm sì, dovrebbe passare..- guardo l’orologio, impacciata. Devo aver anche assunto un colorito roseo sulle guance –dovrebbe passare proprio ora. Oh, guardi, è arrivato.- dico, alzandomi. Il ragazzo dagli occhi azzurri prende il mio stesso pullman, evidentemente. Gli sorrido, e poi entro nel pullman, seguita da un suo –Grazie.- molto gentile. Dopodichè mi siedo. Il ragazzo si siede qualche posto avanti a me e ritorna ad essere immerso nella lettura del suo giornale.

Dopo un paio di fermate, scendo dal pullman, che porta con sé il ragazzo del giornale. Chissà se è di qui o è solo di passaggio.. Con questo pensiero in testa e l’album di foto ben stretto tra le mani, mi avvio verso una villetta fin troppo conosciuta. Una volta arrivata davanti al cancello, suono il campanello, ed un ragazzo della mia età, ma molto più alto di me che sono una nanetta di un metro e un tappo, si affaccia ad una finestra, mi sorride, e mi apre, gridandomi un –Vieni su!- allegro. Evidentemente è contento di vedermi, anche perché, tra la scuola e quant’altro, quest’anno ci siamo visti ben poco. Mi è venuto a trovare all’anniversario della morte di mia madre, poi nulla. Ma lo perdono, lo perdono sempre. Con lui sono cresciuta, lo conosco meglio di quanto io conosca me stessa, è il mio migliore amico e gli perdono tutto. Dopotutto anche lui mi perdona tante cavolate che faccio. Senza di lui non so come farei, parlo sul serio.
Claudio mi accoglie in camera sua tutto sorridente. E’ solo a casa, tanto per cambiare i suoi genitori saranno in viaggio da qualche parte per affari. Hanno, infatti, una società in comune, e fanno affari in tutto il mondo. Motivo per cui non sono quasi mai a casa, e ormai Claudio è diventato pienamente autosufficiente, come se vivesse già da solo.
Mi abbraccia forte, annusandomi per qualche motivo x anche il collo, come un cagnolino che riconosce una persona dall’odore.

-Cos’è, sei diventato un cane?- dico, ridendo e dando così voce ai miei pensieri.
-Ma no, ma no.- risponde lui, ridendo per contro. –E’ che non ti vedo da così tanto tempo che mi sono dimenticato anche il tuo profumo.-

Devo dire che Claudio non è un brutto ragazzo, altro un metro e novanta, capelli biondi, ricci, occhi verdi, fisico niente male, attrae ragazze come mosche. Ma da un po’ di tempo a questa parte credo di essere autorizzata a pensare di piacergli. Quando sto con lui è sempre molto dolce, cosa che ho per lungo tempo attribuito alla nostra grande amicizia, ma che a diciassette anni non può più chiamarsi tale. Comunque, per me rimane un amico, un grande amico. Non so se sarei mai capace di essere la sua ragazza.

-Che dolce zucchero.- gli dico io, sorridendogli come per dire “ti sto prendendo in giro e lo sai.”
-Ah-ah. Piuttosto, passiamo a te. Come mai sei qui? Non ti vedo dalle parti di casa mia da…non lo so, ma da molto tempo. Immagino sia qualcosa di serio.- dice lui, adesso con aria sospettosa. Ha fiutato qualcosa, mi conosce, e sa che non andrei mai in giro con un album di foto tra le mani solo perché mi piace farlo.
-Ah, ehm, sì, in effetti c’è un motivo..- rispondo io, un po’ tentennante. Ma che tentenno a fare? Il mio migliore amico è qui davanti, quale migliore occasione per raccontargli tutto per filo e per segno? Non penserà di certo che io sia una fissata, altrimenti non mi vorrebbe bene come dice, sarebbero tutte balle.
-Se vuoi raccontarmi ciò che è successo, perché di certo è successo qualcosa, sappi che io sono qui. Non ti lascio mica sola.- mi dice, con tono affettuoso. Ha gia capito che c’è qualcosa sotto, e che ho molto da raccontargli. So che, qualsiasi cosa accada, lui non mi lascerà mai da sola. Quindi mi siedo sul letto accanto a lui ed inizio a raccontargli tutto. Gli mostro qualche foto dove io affermo di vedere un’ombra, una figura, una cosa del genere, ma lui in tutte quelle che indico afferma di non vedere niente, a parte mia madre, mio padre, me, mio nonno eccetera. Non dice che sto farneticando o inventando cose, perché sa che non è così, ma inizia a sembrare piuttosto turbato, glielo si legge in faccia.

-Scusa, non volevo turbarti..- gli dico, con aria preoccupata, abbassando mestamente la testa –ma è solo ciò che mi sembra di vedere.. Insomma, non credo di essere pazza.-
-Tu cosa?! Non sei affatto pazza Beth! Io ci credo alle tue parole, solo che non vedo ciò che vedi tu.- mi risponde, allarmato, prendendomi il mento tra le mani e sollevandomi il viso così da poterlo guardare negli occhi. –Sappi che anche quando sarai una vecchia bacucca un po’ pazza sul serio io ti sarò accanto, anche se avrai le visioni. Quindi non dire stupidaggini.- e detto questo, mi abbraccia, come solo lui sa fare, facendomi scoppiare a piangere senza nemmeno saperne il motivo.

E’ proprio vero che gli amici sono importanti. Ma i migliori amici sono importanti come l’aria che respiriamo. Vi immaginate un mondo senza aria da respirare? 
  
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