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Autore: SamanthaMcQueen    01/07/2012    4 recensioni
La mia prima storia Larry.
Spero vi piaccia. :)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3.

When I saw your face i fell in love.

 

La mattina seguente mi svegliai con un bel casino in testa. Avevo dolori ovunque, la sentivo pulsare quasi dovesse esplodere. Avevo deciso di non bere tanto, di divertirmi e magari di farmi qualche ragazza quella sera, e invece lui aveva scombussolato tutti i miei piani per quella serata.
Ecco il risultato della mia stupidità. Non ricordavo nemmeno bene cosa fosse successo quella sera, ricordavo le sue mani sui miei fianchi, la nostra vicinanza, i suoi occhi.. e quel sorrisetto furbo che stavo iniziando ad amare seriamente. Aspetta, amare? Frena, torna indietro e riavvolgi tutto!
Lo trovavo solamente molto carino, ecco.
Eppure non riuscivo a capire cosa avesse voluto fare, era rimasto un attimo con me e poi era sparito come se nulla fosse. Aveva detto di voler venire a conoscere gli studenti della scuola, per fare un po’ di amicizia, ma a quanto pare non era esattamente così, altrimenti non se ne sarebbe andato subito.
-Forza, muoviti che è tardi!- Urlava mia sorella fuori alla porta, bussando insistentemente.
-Sono sveglio! Ti ho sentito, non serve che mi sradichi la porta!- Le urlai esasperato, mi stava stordendo i timpani con tutto il rumore che faceva.
-E allora tu invece di startene nel tuo bel mondo di nuvolette rosa e unicorni, vedi di rispondermi!- Terminò scocciata, e scese le scale per andare a fare colazione. Sapeva quanto fossi lento ad alzarmi, possibile che tutte le mattina dovesse smuovere mezza casa? Bah.
Mi alzai dal letto di controvoglia, avevo ancora la testa che mi faceva male, e cercare di ripensare alla sera prima non faceva che farmi aumentare il dolore. Strisciai quasi, fino al bagno e mi buttai sotto la doccia. Ottima idea proprio, almeno mi sarei svegliato un po’.
Mi asciugai il più in fretta possibile, notando che ero già notevolmente in ritardo di mio, e corsi per metà stanza a cercare i resti della mia povera uniforme, che avevo buttato in giro dopo che mamma me li aveva lavati, e poi non avevo minimamente toccato per tutta l’estate.
-Dove… dove diavolo è finita quella benedetta unifome?!-
La ricerca fu più dura di quanto mi pensassi, ma forse c’era da aspettarselo, dato che l’ultima volta che avevo pulito la mia stanza era stato… quando era stato?
La trovai tutta spiegazzata sotto una montagna di vestiti e vicino ad un cartone della pizza, che detto sinceramente non avevo proprio idea da quanto tempo fosse lì. Lo guardai un attimo stranito e poi presi di fretta la mia uniforme, ricordandomi a che ora mi ero alzato.
Era tutta stropicciata, ma pazienza, mi avrebbe dato un’idea più da duro, no? (No.)
Corsi davanti allo specchio a sistemarmi i capelli, l’unica cosa di me che doveva essere perfetta, e dopo dieci minuti buoni a passare lacca e pettine, uscii dalla mia stanza, notando Gemma che mi aspettava pronta davanti alla porta con una faccia piuttosto furiosa.
-Arrivo, arrivo!- Dissi per tranquillizzarla correndo in cucina a prendere la mia fetta biscottata.
Me la misi in bocca e mi fiondai fuori di casa, mentre mi infilavo la giacca, mettevo le scarpe e tenevo le chiavi della macchina.
Non avevo nemmeno idea di come ci riuscissi.
-E’ tardi, dannazione! E’ il primo giorno, potresti evitare di arrivare tardi pure oggi?-
Sbuffai guardandola, possibile che aveva sempre da lamentarsi? Di prima mattina poi, aveva un caratteraccio..
Misi in moto e andai il più veloce possibile, sorpassando anche qualche auto anche se non era proprio consentito, e prendendomi pure qualche insulto. Grazie a quello però, almeno, riuscimmo ad arrivare puntuali, giusti giusti cinque minuti prima del suono della campanella.
Gemma scese dalla macchina e corse immediatamente dalle sue amichette, tutte oche quelle. La lasciai perdere subito, avendo paura che una di loro venisse a provarci o qualcosa del genere. Non avevo la pazienza di sentir starnazzare oche già di prima mattina.
Non sapevo se dovevo andare da Zayn. Sapevo che mi aveva visto, ne ero sicuro, e conoscendolo mi avrebbe riempito di domande fino alla morte, non avevo proprio bisogno di un interrogatorio quel giorno.
Passai in mezzo agli studenti che si affrettavano ad entrare nell’edificio mescolandomi tra la folla, abbassandomi appena così che non mi vedesse, guardandomi intorno per controllare dove fosse, quando finalmente lo trovai. In effetti la ricerca non fu difficile, bastava cercare una specie di ciminiera che oscurava il cielo, e l’avrei trovato. Ed eccolo lì, bello pompato come suo solito, con la sua amata sigaretta fra le labbra che parlava con..
Sbiancai di colpo e rimasi impietrito a guardare la scena. Proprio accanto a lui, c’era qualcun altro che gli stava dando delle pacche sulla spalla. Non mi ci volle niente a capire chi fosse, avrei potuto riconoscerlo in una folla di mille persone.
Louis? Che diavolo ci faceva Louis Tomlinson insieme a Zayn a ridere e scherzare come se fossero amici di vecchia data?
Non potevo svignarmela, non ora, non dopo la paura di quello che potevano dirsi. Ma poi,non era successo niente tra di noi, quindi cosa potevano dirsi? ‘’Aaaaaah, troppa confusione per il mio povero cervellino!’’
Preso dal panico cercai di tornare tra la folla, per passare sul retro ed andare in classe, ma a quanto pare la mia chioma non mi aiutò molto in quell’occasione. Cercai di sfoggiare il mio sorriso più gentile e naturale possibile, e tornai indietro nella loro direzione, impaurito, decisamente impaurito.
-Hey, Zayn.. Louis.- Dissi con quanta disinvoltura riuscii. –E così vi conoscete, eh?-
Zayn si voltò per guardarmi in pieno viso e mi sorrise, anzi, direi che quello non era un sorriso cordiale di quando si saluta un amico, ma piuttosto un ghigno perfido di quando si ha scoperto qualcosa, o si ha fatto qualcosa.
-Hazza, amico mio!- Disse, tornando ad avere un aspetto ‘normale’, se così possiamo dire, e mi diede una pacca sul sedere, divertito. Lo guardai un attimo perplesso, e feci un sorriso timido. –Dovresti piantarla di fare il cretino in questo modo..-
Possibile che doveva fare l’idiota proprio ora?
-Eddai su, stavo solo scherzando, non fare tanto il permaloso.- Aggiunse, dandomi una seconda pacca sul sedere, più forte però, e non riuscii a trattenere un gemito.
Ora stava veramente esagerato, quell’idiota. –Ma che cazzo fai, stupido! Datti una regolata, se non vuoi che te le do io due sculacciate come si vede!-
Urlai senza pensarci troppo, Zayn non sapeva fare altro che farmi incazzare, non capivo bene perché fossimo migliori amici.
In quell’istante una risata cristallina prese totalmente l’attenzione delle mie orecchie. Mi voltai, e trovai un Louis più bello che mai, che rideva quasi piegato in due, sicuramente divertito dalla situazione.
Parlando, anzi, litigando con Zayn mi ero completamente dimenticato che fosse lì, accidenti.
-Meno male che alla fine ti sei snodato, play-boy dei miei stivali.- Zayn mi guardava divertito.
Non sapevo cosa dire, ero indeciso se mandarlo a cagare direttamente o tirargli un pugno in piena faccia, ma poi, ricordandomi chi altro avevo accanto, decisi che forse non era proprio il caso, non volevo fare brutte figure, non con lui.
-Allora, ti sei ambientato bene qui?- Cominciò Zayn rivolgendosi a Louis in un momento di assoluto silenzio.
-Beh, Londra è sicuramente bellissima.. mi piace molto questa città, spero di trovare tante amicizie in fretta.-
Mentre parlava, infilava una mano in tasca, e con l’altra si massaggiava lentamente il capo, in un modo talmente suadente che mi saliva ogni secondo che passava di saltargli addosso, letteralmente addosso.
Volevo sentire di nuovo la sensazione delle sue grandi mani addosso, dovevo, sentirla di nuovo.
Mentre la mia mente stava iniziando a prendere una piega leggermente a luci rosse, qualcosa lì sotto iniziò ad alzarsi involontariamente, al che mi trovai leggermente spiazzato.
Scossi forte la testa, cercando di smetterla di far viaggiare la mia sfrenata fantasia. Appena mi ripresi, notai che i due ragazzi mi stavano fissando con aria interrogativa, anche un po’ divertita, avrei giurato.
-S-scusatemi, avevo dimenticato che devo consegnare un fascicolo al vice preside prima dell’inizio delle lezione, scusate!- Ovviamente io e le mie scuse eravamo sempre piuttosto scadenti, ma non si può essere perfetti in tutto, no?
Corsi il più velocemente possibile in bagno, schivando letteralmente Raquel e le sue amiche che cercavano di placcarmi per fermarmi con loro.
Mi chiusi nel primo bagno accanto alla finestra, notando con mia sorpresa (forse non molta) che il disastro intestinale di Zac Helton era ancora incollato, o per meglio dire, ora doveva essere incrostato, nell’angolino in basso della parete, facendo risultare quel luogo ancora più vomitevole di quanto già non fosse, se possibile.
Sospirai e mi sedetti sul water, cercando di ricomporci, io e il mio amichetto là sotto.
Non era possibile che mi fossi eccitato pensando ad un ragazzo, anche se ormai era inutile negare l’evidenza, per quanto la cosa mi spaventasse a morte.
Forse avrei dovuto provarci, con lui, in fondo era appena arrivato e conosceva solo me e Zayn, magari avrei avuto qualche chance..
Ma cosa andavo a pensare?! Dovevo farmi passare questa cotta, questa ‘cosa’! Sarebbe bastato ignorarlo per un po’, e la cosa sarebbe passata, sicuramente.
Dopo essermi rassicurato, e calmato totalmente, uscii dal bagno di corsa e corsi verso la mia classe, notando che era già suonata e non avevo nemmeno sentito.
-Ah, signorino Styles!- Stavo per abbassare la maniglia tutto di corsa qualcuno mi chiamò.
Mi ritrovai quell’occhialuto insopportabile del vice preside davanti, con quella sua espressione accigliata che tanto mi dava sui nervi. Accanto a lui invece.. eccolo.
Ma possibile che me lo trovassi ovunque? Forse avrei dovuto rinchiudermi in quarantena in camera, almeno lì non lo avrei rivisto.
-Buon giorno, signor vice-preside.- Dissi con fare svogliato, parlare con quell’uomo, oltre che innervosirmi mi faceva salire anche un certo sonno, come se me ne servisse altro, la mattina. Era già bello se riuscivo a stare sveglio i primi dieci minuti di lezione, con lui non era possibile nemmeno quello.
L’uomo mi guardò aggrottando le folte sopracciglia e continuò. –Questo è il signor Tomlinson. E’ arrivato qui da Doncaster, oggi è il suo primo giorno.- Lo indicò e mi fece segno di salutare e presentarmi.
-Oh sì certo signore, lo conosco ormai da qualche giorno.- Sfoggiai uno dei miei sorrisi più finti, e abbassai la maniglia della porta dell’aula. –Ora se volete scusarmi, devo tornare alla lezione.-
-Aspetti un attimo- continuò il vecchio, con fare insistente. –Vi conoscete?-
-Le sembra che io parli arabo o cosa?- Chiesi scocciato.
-Non si rivolga a me con quel tono, signorino.- Se continuava a ronzarmi attorno in quel modo fastidioso come facevo a non rispondergli in quel modo?
-In ogni caso, visto che vi conoscete, credo che sia giusto che sia lei a portarlo a fare il giro della scuola.- Continuò lui.
Rimasi a fissarlo un attimo interdetto, e poi gli rifilai una delle mie solite ed inutili scuse. –Mi spiace signore, ma proprio oggi che è il primo giorno di scuola, non mi va di rimanere indietro.-
Lui alzò un sopracciglio e piegò le labbra in quelle che mi sembrarono un ghigno, ma non ne fui del tutto certo. –Non credo che il banco sentirà la sua mancanza, può pure tornare a riposare dopo aver fatto conoscere la nostra amata scuola a Tomlinson.-
Okay, dovevo iniziare ad esercitarmi ad inventare scuse convincenti, o un giorno o l’altro sarei finito male.
Feci una smorfia scocciata e annuii col capo. –Ma certamente..-
-Bene, veda di non metterci troppo, avviserò personalmente le vostre insegnanti del motivo della mancata presenza a lezione!-
E con questo entrò in classe.
Iniziai a camminare per i corridoi, sentendo dei passi che mi seguivano. Ero indubbiamente teso, ma dovevo ricordarmi di stare calmo, e tutto sarebbe andato bene.
Passai in fretta per l’aula di musica, la palestra, l’aula di scienze, la presidenza e così via, e iniziammo a parlare del più e del meno. Se prima ero terrorizzato all’idea di parlare con lui, trovai poi che la sua compagnia era veramente unica, ed era rilassante parlarci, era così allegro e solare, sempre con il sorriso sulle labbra. Avevo sempre un certo nervosismo addosso, ma mi veniva più facile e spontaneo del previsto scherzare con lui, e dire che pensavo di non riuscire a formulare nemmeno una frase di senso compiuto.
In quel momento pensai che forse saremmo potuti anche diventare amici, dovevo solo cercare di non pensare a lui in quella maniera, e saremmo diventati grandi amici. A quel pensiero sorrisi, ora meno spaventato di quella mattina, in cui credevo seriamente innamorato. Sarà stata solo una specie di infatuazione o qualcosa di simile.
Mi raccontò qualcosa di Doncaster, di sua sorella e della sua scuola, ma non disse nemmeno una volta il motivo per cui si era trasferito qui.
E poi, ero curioso di sapere se avesse una ragazza. O un ragazzo. In fondo non c’era niente nel male nel chiederlo, però.. la cosa mi interessava un po’ troppo direi. Non dovevo pensarci in quel modo, dannazione.
Ad un certo punto arrivammo alla mensa, e poi entrammo in cucina. Non serviva veramente mostrargliela, perché probabilmente non l’avrebbe più rivista in vita sua, però il lunedì era la giornata del budino, e avevo una fame da lupi, per cui..
-Senti, non sarebbe totalmente corretto, anzi, se devo essere sincero se ci beccano siamo fritti, ma ho veramente voglia di budino e..- cominciai io, iniziando a mugugnare come mio solito.
-Fai fai, tranquillo.- Mi disse lui facendomi l’occhiolino, e io sorrisi compiaciuto, pensando solamente di mettere le mani su quel benedetto bicchierino.
Mi guardai intorno, sperando che la cuoca non fosse ancora arrivata, se mi avesse beccato grossa com’era, tirandomi una sberla mi avrebbe buttato all’altro capo del mondo.
Preso da una tutta mia frenesia, corsi davanti a dei vassoi e presi il mio tanto agoniato budino.
L’avevo stretto tra le mani, quando sentii qualcosa sbattere, un rumore sordo, e sobbalzai, inciampando nei miei stessi piedi mentre mi voltavo. Che goffo.
L’impatto con il pavimento fu piuttosto morbido però, sentivo qualcosa di caldo e morbido avvolgermi, ed aprii gli occhi per constatare grazie a cosa avessi attutito la caduta.
Mi accorsi, con mia grande sorpresa, di essere tra le braccia di quel bellissimo angelo, che mi fissava con i suoi due occhioni, dritto negli occhi, a pochi centimetri da me. La mia faccia non potè fare a meno di prendere un colore rosso-violaceo, la sentivo fumare, caldissima.
In quell’istante un sorriso compiaciuto apparve agli angoli delle labbra del ragazzo, che mi tenne saldamente per i fianchi e mi rigirò su me stesso, mettendosi a cavalcioni su di me.
Non sapevo cosa fare, ero sdraiato su un pavimento ghiacciato, ma dentro mi sentivo ardere, andare a fuoco.
Lui continuava a tenere lo sguardo fisso sul mio viso, mentre invece io ero pietrificato, e non volli nemmeno pensare all’espressione da idiota che dovevo avere.
Louis allungò una mano vergo il mio viso, sfregò un dito delicatamente sulla mia guancia e poi lo mise in bocca.
-Vaniglia.- Disse quasi in contemplazione.
Sul subito non me n’ero accorto, ma cadendo il budino mi aveva sporcato la faccia, e sperai nient’altro, altrimenti non avrei saputo come spiegarlo.
Quella situazione si stava prolungando troppo, stavo per esplodere e non riuscivo a capire le sue intenzioni, così feci per alzarmi ma lui me lo impedì facilmente, bloccandomi a terra entrambi i polsi con le mani.
Eravamo in una posizione veramente ambigua, se qualcuno ci avesse visto non avrebbe potuto immaginarsi molte diverse prospettive, avrebbe sicuramente immaginando che lo stavamo facendo sul pavimento della cucina della scuola.
Ma in quel momento, i miei pensieri svanirono, come la mia mente, tutto svanì nell’esatto istante in cui lui avvicinò sempre di più le labbra alle mie.
-Che diavolo sta succedendo qui?!- L’urlo della cuoca riecheggiò in tutta la stanza, e sentii la pressione del corpo del ragazzo sopra di me diminuire lentamente.
-Stavamo studiando la cucina, non si vede?- Disse disinvolto Louis.
Se prima ero totalmente rosso dalla vergogna, non osavo immaginare di che colore fosse la mia faccia in quel momento.
-C-ci scusi tanto.- Dissi solamente, incapace probabilmente di professare qualsiasi altra parola, ed uscii correndo dallo stanzone.
Che diavolo era appena successo lì dentro? Iniziavo a non capirci più niente.
 
 
 
 
 

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Buona pera! :3 No okay, non sto tutta apposto T^T sono le 00:40, non è nemmeno tanto tardi ma sono totalmente fuori de capoccia ç_ç, infatti si vede da questa sottospecie di capitolo che ho tirato fuori.
Scusatemi per la schifezza, ma volevo aggiornarvelo, e ho cercato di lasciarmi andare alla fantasia, ma a quanto pare la cosa porta pessimi risultati. Lol
Boh, inizia a succede qualcosa, la storia inizia pian piano a svilupparsi, ma vi avviso che prima che prenda una piega decente ci vorrà un po’! u.u
Boh, detta così non si capisce che voglio dire D: sono incomprensibile lo so. T^T Beh, meglio così, almeno non vi anticipo niente.
Voi leggete e recensite (sì, sto parlando ai miei amichetti immaginari :’D) mi raccomando!!
Siete state dolcissime tutte quante, ogni volta che mi scrivete due paroline mi commuovo, awwwww. ç_ç Grazie per chi mi da il suo appoggio, davvero!
Domani non so se aggiornerò sarò fuori tutto il giorno e non ho idea di quando avrò il tempo per scrivere qualcosa di decente, anche se la cosa non succede mai, ma okay.

 
Ah, e ricordo che chi vuole può seguirmi su twitter: https://twitter.com/SynysterHoran_
E ci sono anche nella mia pagina face book: http://www.facebook.com/pages/Larry-Stylinson-is-the-way/287801831290301 .
  
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