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Autore: Kristen Williams    01/07/2012    4 recensioni
Il passato di Alice, la storia della sua famiglia, la vita in manicomio e la sua trasformazione.
Visioni di vita e di morte, costruzione e distruzione di un equilibrio familiare, il crollo della nostra protagonista e la sua rinascita: questo e molto altro vi aspetta in questo mondo grondante di sangue.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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cap7

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Capitolo 8: Visions and Plots

 

A una scrittrice gentile e delicata come il fiore di cui porta il nome. A te, rarissima Ninfea Blu.

 

Un umido pomeriggio assolato di fine novembre.  Le sorelle Brandon giocavano con i loro cugini. Il parco in cui si trovavano era più simile a un bosco. Per loro, però, era identico a una casa. Il terreno era coperto da un tappeto di foglie secche ed erba. Le pareti erano gli alberi, alcuni spogli, altri no, tutti diversi per altezza e specie, un po’ come loro.
Alice e Ronald, ad esempio, avevano la stessa età, ma lei era decisamente più bassa. Zachary e Cynthia, invece, avevano un solo anno di differenza e sembravano fratelli, più che cugini. Entrambi avevano dei folti boccoli biondi e le stesse guanciotte paffute.
I quattro cugini passarono la prima metà del pomeriggio rincorrendosi e giocando a nascondino, poi decisero di fermarsi su una collina per la merenda. Alice aveva portato con sé un paniere carico di ogni ben di Dio: acqua, frutta, biscotti, panini…
Alice lo posò in terra, poi fece per sedersi, quando ad un tratto si sentì girare la testa e iniziò a vedere bianco intorno a sé. Vide il piccolo Zachary correre via, ridendo, per poi rotolare giù da uno dei fianchi della collina. Infine, una lapide con il suo nome sopra.
Presa da sgomento, la ragazza guardò negli occhi il cuginetto. Gli mise le mani sulle spalle e si chinò su di lui.
“Zac, ti prego, non muoverti per nessun motivo, o ti farai molto male. Me lo prometti?” disse in tono grave, gli occhi sgranati. Il piccolo annuì, intimorito, tremando sotto la stretta della cugina più grande. Cynthia rimase senza parole a fissarli.
“Questo a papà non piacerebbe.” Pensò fra sé la piccola, col suo visino d’angelo contratto in un’espressione preoccupata. “Aveva sempre detto a Alice di non spaventare gli altri con queste stranezze. ..“
Ronald notò la cosa e si avvicinò a loro, distogliendoli dai loro discorsi e pensieri.
“Alice, non spaventare mio fratello con le tue storie, per favore. È soltanto un bambino, sai che prende tutto sul serio.” Disse il ragazzo.
“Ronald, ascoltami. Zac non deve allontanarsi da qui o succederanno cose molto brutte. Dobbiamo fare attenzione.” Insistette lei, supplichevole.
“Alice, basta con questa storia delle visioni, o lo dirò allo zio, chiaro?”
Alice, indispettita, si sedette lontana da tutti e prese un biscotto. Lo mangiò in silenzio, senza rivolgere la parola a nessuno. Le parole che aveva detto suo cugino erano le stesse che le rivolgeva solitamente il padre ogniqualvolta le capitasse di vedere. La cosa la irritava moltissimo, anche perché avevano lo stesso tono autoritario. Che fosse il retaggio di una sorta di orgoglio da primogeniti maschi? La cosa le importava ben poco. Prese una focaccina con burro e cetriolini per scacciare il senso di debolezza lasciato dalla rabbia e dalle sue premonizioni. Quando aveva quei flash, non essendo ancora sufficientemente allenata – colpa dell’ostruzionismo del padre nei confronti del suo dono – si sentiva spossata, priva di forze, anche perché ultimamente le capitava di vedere cose davvero sconvolgenti e terribili.
Ronald rassicurò suo fratello. “Tranquillo, Zac, non c’è nulla di cui preoccuparsi. Alice stava solo scherzando.”
Zachary sorrise e si mise a mangiare. Poi, per far dispetto al fratello maggiore, troppo preso a lanciare occhiatacce alla cugina pestifera – come l’aveva chiamata poco prima, borbottando –  gli rubò il suo panino preferito, quello alla carne secca, e corse via portandoselo dietro.
“No, Zac! Era l’ultimo! Ti prego, non portarmelo via! Uffa, sei davvero dispettoso!” protestò Ronald.
Alice si alzò di scatto e inseguì il ragazzino. “Zac, ti prego! Fermati! Non andare!”
“Tanto non mi prendi!” cantilenò il ragazzino, correndo più veloce di lei, che invece aveva la lunga gonna a darle intralcio.
Il piccolo Zac arrivò parecchio più avanti di lei. Si trovò di fronte un cane, probabilmente randagio. Il pelo  nero e marrone, lungo e sporco di fango, lasciava appena intravedere il garrese. La bestia se ne stava sulle quattro zampe, feroce e famelico, attirato dall’odore del cibo, ed era già alto quanto  Zachary. L’animale ringhiò, feroce, avventandosi sul bambino, che lanciò un grido di terrore. Lo buttò a terra, incurante dei suoi tentativi di divincolarsi; lo azzannò, puntando subito alla gola, per poi morderlo in vari punti, facendogli perdere molto sangue. Lo stava letteralmente sbranando e Alice non poté far altro che guardare, presto raggiunta da Cynthia e Ronald, mentre l’animale scrollava la testa, tenendo ancora tra i denti il corpo ormai esangue del piccolo, coperto solo dai brandelli di quelli che prima erano i suoi vestiti. A terra si era formato un lago di sangue grumoso e scuro, che si  mescolava alla terra. Il corpo di Zachary era massacrato: alcune parti erano state proprio mangiate dall’animale, che poco prima si era leccato le fauci, imbrattandole ancora di più di sangue. Quella visione raccapricciante fece urlare i tre dalla paura.
Il cane gettò lontano i resti mortali del bambino, facendolo rotolare giù per i fianchi della collina, tra le foglie secche. Zachary, il cui aspetto era quasi irriconoscibile, finì in un cespuglio di rovi.
C'erano dei cacciatori di frodo nei dintorni e il cane, spaventato dagli spari che si udivano di tanto in tanto, fuggì via, portandosi via il panino tenendolo tra i denti, ancora insanguinati come il resto del muso.
Alice rimase senza fiato e Cynthia iniziò a piangere, disperata. Ronald gridò con un misto di rabbia e di dolore.
“ZAC! ZACHARY!”
Scese lungo il fianco della collina per soccorrere il fratello, ma ormai non c’era più nulla da fare.
Il corpicino era sfigurato, non c’era una parte che non fosse stata toccata dal cane e dalle sue fauci.
Ronald era in preda allo shock. Si chinò allungando le braccia, graffiandosi e pungendosi con i rovi, poi prese tra le braccia il corpo del fratellino, sporcandosi di sangue. Gli organi interni, ormai esposti,  erano lacerati e faticavano a stare ciascuno nella propria sede.
Alice mise le mani davanti al viso di bambola della sua sorellina.
“Tesoro, non guardare.” Le disse, trattenendo il suo dolore per la perdita del cuginetto.
“Zac si è fatto male, vero?” chiese la piccola Cynthia, che ancora non si rendeva conto della situazione.
Alice non ebbe il coraggio di rispondere e sua sorella si abbandonò al pianto, preoccupata per Zachary.
“Dobbiamo avvisare papà, subito.” Disse Alice. Di fronte a Cynthia doveva per forza usare quella parola.
La prese per mano e la portò a casa, mentre Ronald, ancora sconvolto, portò il corpo del fratello a casa, senza fiatare.

“Papà! Papà!” gridò Cynthia una volta a casa, correndo in lacrime verso Lewis.
L’uomo la prese tra le braccia, poi guardò Alice con aria accigliata.
“Cosa le hai fatto?”
“Papà, Alice non ha fatto niente… Zac…” farfugliò la piccola.
“Cynthia, vai a riposarti, tesoro. Parlo io con papà.” Intervenne Florence, attraversando l’ingresso. Alice la fulminò con lo sguardo.
La bambina annuì e prese la donna per mano, conducendola verso la sua stanza, ancora sconvolta.
“Ovunque tu sia, ovunque tu vada succedono sempre disastri. Cosa hai fatto a Zachary adesso?”
“C’era un cane nel bosco…”  mormorò Alice, singhiozzando. “Zachary è… è…”
“Morto? È questo che stai cercando di dirmi?”
Alice annuì.
Lewis sospirò e assunse un’aria cupa e triste, pur mantenendo un certo contegno.
“E Ronald? Cosa ha fatto?”
Alice ci mise un po’ a rispondere.
“Ha portato il corpo a casa. Potrebbe essersi fatto male nel prenderlo, a meno che non l’abbia aiutato qualche cacciatore. Sarebbe meglio far visita agli zii immediatamente. Avranno bisogno di noi.”
“E le tue stramberie non ti hanno aiutata ad evitare l’incidente?”
Alice scosse la testa. Aveva imparato che non c’era da fidarsi. L’uomo che aveva di fronte non era altro che un fantoccio nelle mani di quella donna ignobile. L’unico motivo per cui era rimasto calmo – non contando quell’ultima provocazione – era la curiosità. Gli premeva, infatti, conoscere la sorte di suo nipote e nulla di più.
“Forse stai tornando sana di mente, se mai lo sei stata. Dev’essere un segno del cielo.” Disse, lasciando l’ingresso. Stava andando a prepararsi nella sua stanza per andare a far visita alla sorella.
Alice, dal canto suo, non faceva più caso ad affermazioni come quella. Non era la prima volta che lui la ridicolizzava in quel modo. E anche quella sciocca con la quale si faceva vedere ultimamente in città iniziava a provare un certo gusto nell’insultarla e nel rimproverarla gratuitamente. Ma non c’era spazio per il rancore in quel momento. Piuttosto, Alice era triste per quella povera anima innocente ed era ancora scossa dalle scene che aveva visto nel parco.


Quella sera passò in modo particolarmente pesante per tutti. La famiglia si coricò quasi senza toccare cibo, addolorata dalle notizie che Lewis aveva portato. Nancy, come era prevedibile, aveva avuto un crollo di nervi. Ronald non parlava con nessuno, mentre Harold aveva soltanto voglia di far fuori la bestia che gli aveva strappato ingiustamente il suo secondogenito.
Il peggio, però, doveva ancora venire.
Alice prima di andare a letto decise di indagare l’attuale stato delle cose. C’era qualcosa nell’aria che la turbava, qualcosa che – lo sentiva – l’avrebbe portata presto alla rovina.
Questi pensieri la tormentarono tutta la notte, anche in sogno. Ne fece uno particolarmente privo di senso. Sapeva che qualcuno stava tramando contro di lei, che qualcosa di terribile stava per accadere, ma vedeva solo immagini confuse e molto, moltissimo bianco dappertutto. Udiva, inoltre, rumori indefiniti e al tempo stesso assordanti. Ad un tratto si sentì strattonare da qualcuno… ed eccola: un’ultima immagine, fulminea, ma netta e precisa.
“Ronald!” mormorò, svegliandosi con gli occhi sgranati.
Fu allora che capì di aver ragione, di aver trovato il tassello mancante. Tutto dipendeva nuovamente dalle scelte di Ronald, proprio come il destino di Zachary.
Ora Alice ne era sicura: il peggio doveva ancora venire.

 

 

Angolo dello Sproloquio

Vi ho fatto aspettare un po', ma spero ne sia valsa la pena. Questa scena è un po' splatter, non proprio adatta ai cuori deboli o agli stomaci delicati. Tuttavia, era necessario sacrificare questa povera anima innocente per far scorrere la trama e portare la situazione e i personaggi dove volevo io. Sono certa di non essere la sola a provare del dispiacere per la morte di Zac, ma chi conosce la storia di Alice sa che era inevitabile. Ancora una volta vi consiglio di visitare Twilight Wiki per saperne di più su tutti i personaggi di Twilight (e, nel nostro caso, sulla famiglia d'origine di Alice). Pur essendo in inglese (e quindi non proprio semplice da capire per chi non ama/sa le lingue) è davvero ben fatto e ricco di informazioni utili. Tra l'altro ho trovato una delle prime immagini di Breaking Dawn 2 in cui si vede Renesmee. Si vedono lei e Jacob, vicini e la piccola ha un'aria così felice... Credo che scriverò una o due drabble su questa magnifica coppia.
Ma torniamo alla nostra storia... il prossimo capitolo prevede ulteriori svolte. Credetemi, sarà terribile. Ho già qualche idea in mente e ho buttato giù le prime righe. Il resto è ancora una massa informe di idee che frulla caoticamente nella mia testolina.
Oltre alle anticipazioni ho alcuni fatti di grandissima importanza da raccontare.

PUNTO PRIMO: LA CONFESSIONE
All'inizio BW doveva durare mooooolto di meno e limitarsi a parlare di Alice nel manicomio, sino alla sua fuga. Ci ho ripensato quasi subito, vedendo che l'ispirazione ancora non fa i capricci, e così ho deciso di parlare anche dell'incontro con Jasper e dell'incontro con Carlisle. Ambizioso come progetto, vero? Lo so, me le vado a cercare, ma se non scrivessi anche di questa seconda parte della vita di Alice sento che a questa storia mancherebbe qualcosa. Spero davvero di non deludervi. Tra l'altro ho in mente una parte decisamente affascinante sul sanatorio e sul direttore. Vi stupirò! :)

PUNTO SECONDO: SOGNO DELIRANTE, RISVEGLIO ESILARANTE
Questa non è proprio una notizia fresca (risale al 15 luglio). Non è nemmeno interessante, quindi non so neanche perché ve ne sto parlando. Per me, però, è stato uno dei sogni più belli della mia vita. xD Per la prima volta mi sono svegliata ridendo fino alle lacrime, seguita dalla mia mamma, che inizialmente temeva che fossi sotto effetto di stupefacenti vari.
Questo è ciò che ho sognato...
Dovevo salire su un autobus. Fin qui, nulla di strano. Il problema è che mi sono inspiegabilmente ritrovata a salirlo dal fianco (altro che prendere l'autobus "all'inglese"), cercando di entrare da uno dei minuscoli finestrini. C'era un vento gelido e fortissimo che cercava di spazzarmi via. Spinta dalla voglia di sopravvivere e di non finire schiacciata sotto le ruote di questo validissimo mezzo di trasporto pubblico (fin troppo simile, per velocità ed altezza, al potteriano Nottetempo), finalmente riesco a passare e mi ritrovo a terra, sul bullonato grigio scuro. Mi alzo in piedi e squadro  i passeggeri. Capisco, non so come, che si tratta del cast di una serie (mai vista né sentita O_O) di CSI, telefilm per il quale ho perso davvero la testa. Peccato che non conosca nessuno degli attori presenti sul bus. La cosa mi manda in panico, perché sembrano tutti attori emergenti, emeriti sconosciuti (ma pur sempre bellissimi e inconfondibilmente americani).  Tutti, tranne uno. Il caro Robert Pattinson. Cappotto di panno grigio, aria accigliata, pelle di porcellana... si, è ancora vestito da Edward, inspiegabilmente. Ma non è questa la cosa più strana. Il vampirico divo mi guarda mentre divora.... un Polaretto al limone! O__O
Inizialmente scandalizzata, lo fisso con aria ebete, poi scoppio a ridere, per la somiglianza tra lui e il simpatico, delizioso ghiacciolino imbustato. Lui è un po' sconvolto, non capisce l'ilarità del momento. Allora, indossando le vesti di Capitan Ovvio, gli comunico con fatica, scoppiando a ridere ogni secondo, la mia assurda teoria, nata in quella frazione di secondo, come un lampo di genialità degno di Einstein: lui e il Polaretto sono bianchicci e freddi, praticamente gemelli separati alla nascita.
Il caro Robert scoppia a sua volta a ridere: finalmente ha capito. Credo che l'intero autobus stesse ridendo con noi, ma non so dirlo con certezza, perché è stato proprio allora che mi sono svegliata, ridendo peggio di prima. .-.
Vi prego, non prendetemi per pazza per via del sogno o del titolo-slogan. xD
Prometto di non tediarvi ulteriormente. Anzi, per farmi perdonare vi posto l'albero genealogico delle famiglie di BW. L'ho fatto con le mie manine sante per spiegare alla giudice del contest a cui partecipo l'organizzazione di questa famiglia.
Un bacione grande e al prossimo capitolo (spero)!

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