Capitolo
8: Visions and
Plots
A
una scrittrice gentile e delicata
come il fiore di cui porta il nome. A te, rarissima Ninfea Blu.
Un umido
pomeriggio assolato di fine novembre.
Le
sorelle Brandon giocavano con i loro cugini. Il parco in cui si
trovavano era
più simile a un bosco. Per loro, però, era
identico a una casa. Il terreno era coperto
da un tappeto di foglie secche ed erba. Le pareti erano gli alberi,
alcuni
spogli, altri no, tutti diversi per altezza e specie, un po’
come loro.
Alice e Ronald,
ad esempio, avevano la stessa età, ma lei era decisamente
più bassa. Zachary e
Cynthia, invece, avevano un solo anno di differenza e sembravano
fratelli, più
che cugini. Entrambi avevano dei folti boccoli biondi e le stesse
guanciotte
paffute.
I quattro cugini passarono la prima metà del pomeriggio
rincorrendosi e
giocando a nascondino, poi decisero di fermarsi su una collina per la
merenda.
Alice aveva portato con sé un paniere carico di ogni ben di
Dio: acqua, frutta,
biscotti, panini…
Alice lo
posò in terra, poi fece per sedersi, quando ad un tratto si
sentì girare la
testa e iniziò a vedere bianco intorno a sé. Vide
il piccolo Zachary correre
via, ridendo, per poi rotolare giù da uno dei fianchi della
collina. Infine,
una lapide con il suo nome sopra.
Presa da sgomento, la ragazza guardò negli occhi il
cuginetto. Gli mise le mani
sulle spalle e si chinò su di lui.
“Zac, ti prego, non muoverti per nessun motivo, o ti farai
molto male. Me lo
prometti?” disse in tono grave, gli occhi sgranati. Il
piccolo annuì,
intimorito, tremando sotto la stretta della cugina più
grande. Cynthia rimase senza
parole a fissarli.
“Questo a papà non
piacerebbe.” Pensò
fra sé la piccola, col suo visino d’angelo
contratto in un’espressione
preoccupata. “Aveva sempre detto a
Alice
di non spaventare gli altri con queste stranezze. ..“
Ronald notò la cosa e si avvicinò a
loro, distogliendoli dai loro discorsi
e pensieri.
“Alice, non spaventare mio fratello con le tue storie, per
favore. È soltanto
un bambino, sai che prende tutto sul serio.” Disse il ragazzo.
“Ronald,
ascoltami. Zac non deve allontanarsi da qui o succederanno cose molto
brutte.
Dobbiamo fare attenzione.” Insistette lei, supplichevole.
“Alice, basta con questa storia delle visioni, o lo
dirò allo zio, chiaro?”
Alice, indispettita, si sedette lontana da tutti e prese un biscotto.
Lo mangiò
in silenzio, senza rivolgere la parola a nessuno. Le parole che aveva
detto suo
cugino erano le stesse che le rivolgeva solitamente il padre
ogniqualvolta le
capitasse di vedere.
La cosa la
irritava moltissimo, anche perché avevano lo stesso tono
autoritario. Che fosse il retaggio di una sorta di orgoglio da
primogeniti maschi? La cosa le importava ben poco.
Prese una focaccina con burro e cetriolini per scacciare il senso di
debolezza
lasciato dalla rabbia e dalle sue premonizioni. Quando aveva quei flash, non essendo ancora
sufficientemente
allenata – colpa dell’ostruzionismo del padre nei
confronti del suo dono – si
sentiva spossata, priva di forze, anche perché ultimamente
le capitava di
vedere cose davvero sconvolgenti e terribili.
Ronald rassicurò suo fratello. “Tranquillo, Zac,
non c’è nulla di cui
preoccuparsi. Alice stava solo scherzando.”
Zachary sorrise e si mise a mangiare. Poi, per far dispetto al fratello
maggiore, troppo preso a lanciare occhiatacce alla cugina pestifera
– come
l’aveva chiamata poco prima, borbottando – gli rubò il suo
panino preferito, quello alla
carne secca, e corse via portandoselo dietro.
“No, Zac! Era l’ultimo! Ti prego, non portarmelo
via! Uffa, sei davvero
dispettoso!” protestò Ronald.
Alice si alzò di scatto e inseguì il ragazzino.
“Zac, ti prego! Fermati! Non
andare!”
“Tanto non mi prendi!” cantilenò il
ragazzino, correndo più veloce di lei, che
invece aveva la lunga gonna a darle intralcio.
Il piccolo Zac arrivò parecchio più avanti di
lei. Si trovò di fronte un cane,
probabilmente randagio. Il pelo nero
e
marrone, lungo e sporco di fango, lasciava appena intravedere il
garrese. La
bestia se ne stava sulle quattro zampe, feroce e famelico, attirato
dall’odore
del cibo, ed era già alto quanto Zachary.
L’animale ringhiò, feroce, avventandosi sul
bambino, che lanciò un grido di
terrore. Lo buttò a terra, incurante dei suoi tentativi di
divincolarsi; lo
azzannò, puntando subito alla gola, per poi morderlo in vari
punti, facendogli
perdere molto sangue. Lo stava letteralmente sbranando e Alice non
poté far
altro che guardare, presto raggiunta da Cynthia e Ronald, mentre
l’animale
scrollava la testa, tenendo ancora tra i denti il corpo ormai esangue
del
piccolo, coperto solo dai brandelli di quelli che prima erano i suoi
vestiti. A
terra si era formato un lago di sangue grumoso e scuro, che si mescolava alla terra. Il
corpo di Zachary era
massacrato: alcune parti erano state proprio mangiate
dall’animale, che poco
prima si era leccato le fauci, imbrattandole ancora di più
di sangue. Quella
visione raccapricciante fece urlare i tre dalla paura.
Il cane gettò lontano i resti mortali del bambino, facendolo
rotolare giù per i
fianchi della collina, tra le foglie secche. Zachary, il cui aspetto
era quasi
irriconoscibile, finì in un cespuglio di rovi.
C'erano dei cacciatori di frodo nei dintorni e il cane, spaventato
dagli spari che si udivano di tanto in tanto, fuggì via,
portandosi via il panino tenendolo tra i denti, ancora
insanguinati come il resto del muso.
Alice rimase senza fiato e Cynthia iniziò a piangere,
disperata. Ronald gridò
con un misto di rabbia e di dolore.
“ZAC! ZACHARY!”
Scese lungo il fianco della collina per soccorrere il fratello, ma
ormai non
c’era più nulla da fare.
Il corpicino era sfigurato, non c’era una parte che non fosse
stata toccata dal
cane e dalle sue fauci.
Ronald era in preda allo shock. Si chinò allungando le
braccia, graffiandosi e
pungendosi con i rovi, poi prese tra le braccia il corpo del
fratellino,
sporcandosi di sangue. Gli organi interni, ormai esposti, erano lacerati e
faticavano a stare ciascuno
nella propria sede.
Alice mise le mani davanti al viso di bambola della sua sorellina.
“Tesoro, non guardare.” Le disse, trattenendo il
suo dolore per la perdita del
cuginetto.
“Zac si è fatto male, vero?” chiese la
piccola Cynthia, che ancora non si
rendeva conto della situazione.
Alice non ebbe il coraggio di rispondere e sua sorella si
abbandonò al pianto,
preoccupata per Zachary.
“Dobbiamo avvisare papà,
subito.”
Disse Alice. Di fronte a Cynthia doveva per forza usare quella parola.
La prese per mano e la portò a casa, mentre Ronald, ancora
sconvolto, portò il
corpo del fratello a casa, senza fiatare.
“Papà!
Papà!” gridò Cynthia una volta a casa,
correndo in lacrime verso Lewis.
L’uomo la prese tra le braccia, poi guardò Alice
con aria accigliata.
“Cosa le hai fatto?”
“Papà, Alice non ha fatto niente…
Zac…” farfugliò la piccola.
“Cynthia, vai a riposarti, tesoro. Parlo io con
papà.” Intervenne Florence,
attraversando l’ingresso. Alice la fulminò con lo
sguardo.
La bambina annuì e prese la donna per mano, conducendola
verso la sua stanza,
ancora sconvolta.
“Ovunque
tu sia, ovunque tu vada succedono sempre disastri. Cosa hai fatto a
Zachary
adesso?”
“C’era un cane nel bosco…” mormorò
Alice, singhiozzando. “Zachary è…
è…”
“Morto? È questo che stai cercando di
dirmi?”
Alice annuì.
Lewis sospirò e assunse un’aria cupa e triste, pur
mantenendo un certo
contegno.
“E Ronald? Cosa ha fatto?”
Alice ci mise un po’ a rispondere.
“Ha portato il corpo a casa. Potrebbe essersi fatto male nel
prenderlo, a meno
che non l’abbia aiutato qualche cacciatore. Sarebbe meglio
far visita agli zii
immediatamente. Avranno bisogno di noi.”
“E le tue stramberie non
ti hanno
aiutata ad evitare l’incidente?”
Alice scosse la testa. Aveva imparato che non c’era da
fidarsi. L’uomo che
aveva di fronte non era altro che un fantoccio nelle mani di quella
donna
ignobile. L’unico motivo per cui era rimasto calmo
– non contando quell’ultima
provocazione – era la curiosità. Gli premeva,
infatti, conoscere la sorte di
suo nipote e nulla di più.
“Forse stai tornando sana di mente, se mai lo sei stata.
Dev’essere un segno
del cielo.” Disse, lasciando l’ingresso. Stava
andando a prepararsi nella sua
stanza per andare a far visita alla sorella.
Alice, dal canto suo, non faceva più caso ad affermazioni
come quella. Non era
la prima volta che lui la ridicolizzava in quel modo. E anche quella
sciocca
con la quale si faceva vedere ultimamente in città iniziava
a provare un certo
gusto nell’insultarla e nel rimproverarla gratuitamente. Ma
non c’era spazio
per il rancore in quel momento. Piuttosto, Alice era triste per quella
povera
anima innocente ed era ancora scossa dalle scene che aveva visto nel
parco.
Quella sera passò in modo particolarmente pesante per tutti.
La famiglia si
coricò quasi senza toccare cibo, addolorata dalle notizie
che Lewis aveva
portato. Nancy, come era prevedibile, aveva avuto un crollo di nervi.
Ronald
non parlava con nessuno, mentre Harold aveva soltanto voglia di far
fuori la
bestia che gli aveva strappato ingiustamente il suo secondogenito.
Il peggio, però, doveva ancora venire.
Alice
prima di andare a letto decise di indagare l’attuale stato
delle cose. C’era
qualcosa nell’aria che la turbava, qualcosa che –
lo sentiva – l’avrebbe
portata presto alla rovina.
Questi pensieri la tormentarono tutta la notte, anche in sogno. Ne fece
uno
particolarmente privo di senso. Sapeva che qualcuno stava tramando
contro di
lei, che qualcosa di terribile stava per accadere, ma vedeva solo
immagini
confuse e molto, moltissimo bianco dappertutto. Udiva, inoltre, rumori
indefiniti e al tempo stesso assordanti. Ad un tratto si
sentì strattonare da
qualcuno… ed eccola: un’ultima immagine, fulminea,
ma netta e precisa.
“Ronald!” mormorò, svegliandosi con gli
occhi sgranati.
Fu allora
che capì di aver ragione, di aver trovato il tassello
mancante. Tutto dipendeva
nuovamente dalle scelte di Ronald, proprio come il destino di Zachary.
Ora Alice ne era sicura: il peggio doveva ancora venire.
Angolo dello
Sproloquio Vi
ho fatto aspettare un po', ma spero ne sia valsa la pena. Questa scena
è un po' splatter, non proprio adatta ai cuori deboli o agli
stomaci delicati. Tuttavia, era necessario sacrificare questa povera
anima innocente per far scorrere la trama e portare la situazione e i
personaggi dove volevo io. Sono certa di non essere la sola a provare
del dispiacere per la morte di Zac, ma chi conosce la storia di Alice
sa che era inevitabile. Ancora una volta vi consiglio di
visitare Twilight
Wiki per saperne di più su tutti i personaggi di Twilight (e, nel nostro caso, sulla famiglia d'origine di Alice).
Pur essendo in inglese (e quindi non proprio semplice da capire per chi non ama/sa le lingue) è davvero ben fatto e ricco di
informazioni utili. Tra l'altro ho trovato una delle prime immagini di
Breaking Dawn 2 in cui si vede Renesmee. Si vedono lei e Jacob, vicini
e la piccola ha un'aria così felice... Credo che
scriverò
una o due drabble su questa magnifica coppia.
Ma torniamo alla nostra storia... il prossimo capitolo prevede
ulteriori svolte. Credetemi, sarà terribile. Ho
già
qualche idea in mente e ho buttato giù le prime righe. Il
resto
è ancora una massa informe di idee che frulla caoticamente
nella
mia testolina.
Oltre alle anticipazioni ho alcuni fatti di grandissima importanza da
raccontare.
PUNTO PRIMO: LA
CONFESSIONE
All'inizio BW doveva durare mooooolto di meno e limitarsi a parlare di
Alice nel manicomio, sino alla sua fuga. Ci ho ripensato quasi subito,
vedendo che l'ispirazione ancora non fa i capricci, e così
ho
deciso di parlare anche dell'incontro con Jasper e dell'incontro con
Carlisle. Ambizioso come progetto, vero? Lo so, me le vado a cercare,
ma se non scrivessi anche di questa seconda parte della vita di Alice
sento che a questa storia mancherebbe qualcosa. Spero davvero di non
deludervi. Tra l'altro ho in mente una parte decisamente affascinante sul sanatorio e sul direttore. Vi stupirò! :)
PUNTO SECONDO: SOGNO
DELIRANTE, RISVEGLIO ESILARANTE
Questa non è proprio una notizia fresca (risale al 15
luglio).
Non è nemmeno interessante, quindi non so neanche
perché
ve ne sto parlando. Per me, però, è stato uno dei
sogni
più belli della mia vita. xD Per la prima volta mi
sono svegliata ridendo fino alle lacrime, seguita dalla mia mamma, che
inizialmente temeva che fossi sotto effetto di stupefacenti vari.
Questo è ciò che ho sognato...
Dovevo salire su un autobus. Fin qui, nulla di strano. Il problema
è che mi sono inspiegabilmente ritrovata a salirlo dal
fianco
(altro che prendere l'autobus "all'inglese"), cercando di entrare da
uno dei minuscoli finestrini. C'era un vento gelido e fortissimo che
cercava di spazzarmi via. Spinta dalla voglia di sopravvivere e di non
finire schiacciata sotto le ruote di questo validissimo mezzo di
trasporto pubblico (fin troppo simile, per velocità ed
altezza,
al potteriano Nottetempo), finalmente riesco a passare e mi ritrovo a
terra, sul bullonato grigio scuro. Mi alzo in piedi e squadro i
passeggeri. Capisco, non so come, che si tratta del cast di una serie (mai vista né sentita O_O)
di CSI, telefilm per il quale ho perso davvero la testa. Peccato che non conosca nessuno degli attori presenti sul bus. La cosa mi manda
in panico, perché sembrano tutti attori emergenti, emeriti
sconosciuti (ma pur sempre bellissimi e inconfondibilmente americani).
Tutti, tranne uno. Il caro Robert Pattinson. Cappotto di
panno
grigio, aria accigliata, pelle di porcellana... si, è ancora
vestito da Edward, inspiegabilmente. Ma non è questa la cosa
più strana. Il vampirico divo mi guarda mentre divora.... un Polaretto
al
limone! O__O
Inizialmente scandalizzata, lo fisso con aria ebete, poi scoppio a ridere, per la
somiglianza tra lui e il simpatico, delizioso ghiacciolino imbustato. Lui è un
po'
sconvolto, non capisce l'ilarità del momento. Allora,
indossando
le vesti di Capitan Ovvio, gli comunico con fatica, scoppiando a ridere
ogni secondo, la mia assurda teoria, nata in quella frazione di secondo, come un lampo di genialità degno di Einstein: lui e il Polaretto sono bianchicci e freddi,
praticamente gemelli separati alla nascita.
Il caro Robert scoppia a sua volta a ridere: finalmente ha capito. Credo che
l'intero autobus stesse ridendo con noi, ma non so dirlo con
certezza, perché è stato proprio allora che mi
sono
svegliata, ridendo peggio di prima. .-.
Vi prego, non prendetemi per pazza per via del sogno o del
titolo-slogan. xD
Prometto di non tediarvi ulteriormente. Anzi, per farmi perdonare vi
posto l'albero genealogico delle famiglie di BW. L'ho fatto con le mie
manine sante per spiegare alla giudice del contest a cui partecipo l'organizzazione di questa famiglia.
Un bacione grande e al prossimo capitolo (spero)!