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Autore: subside_    02/07/2012    10 recensioni
Dimmi, Cloe. Ci pensi mai agli ultimi anni? Pensi mai che le cose sarebbero potute andare in modo diverso? Magari adesso io e te non saremmo così distanti. Magari non mi ritroverei a scriverti queste inutili parole su un misero pezzo di carta che non riceverai mai. Ci pensi mai, a me?
Io si, ogni giorno. Ogni fottuto giorno.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Messaggi tra Liam e Cloe.

22.32:
“Ascolta, so che la tua amica è contraria, ma… non è che potresti dare a Harry il suo numero di cellulare? E’ da stamattina che non fa altro che ripetermi quanto sia preoccupato per lei. Le è successo qualcosa?”
22.38:“Ehm… ieri si è sentita poco bene. Ascolta, lei è contraria, sì, ma io non sono d’accordo. Io penso che Harry potrebbe avere un’influenza positiva nella sua vita. Credo che lei abbia bisogno di Harry. Ovviamente, se Harry sa comportarsi. Voglio dire… che intenzioni ha?”
22.44:“Non lo so, ma una cosa è certa. E’ diverso. La mattina del concerto mi è venuto vicino e mi fa: ‘Liam, sforzati e cerca di ricordare il numero di quella stanza. Sto impazzendo’. Mai stato così… ossessionato da qualcuno. Non ne ha parlato con nessuno, comunque. Con me abbozza qualcosa. Proverò a parlargli”.
22.47:“Grazie… :) Sei proprio come ti immaginavo”.
22.47:“Cioè? :)”
22.48:“Gentile, dolce. Una persona con un grande cuore”.
22.50:“Grazie a te, Cloe. Ora vado prima che Paul mi butti il telefono. Non lo faccio dormire lol”.
22.50:“Ahah va bene. Ci sentiamo… ?”
22.51:“Puoi contarci :) xx”
 
 
Pov. Hope
 
Arrivammo alla stazione di Londra stanche e assonnate. Jill e Alex ci stavano aspettando seduti sulla panchina in plastica di fronte ai binari. Quando ci videro scendere, si alzarono e entrambi ci rivolsero un caloroso sorriso di bentornate.
Salutai Jill mentre Cloe salutava Alex, poi andai da lui.
Lo abbracciai forte come se non lo vedessi da mesi e lui sorrise scompigliandomi i capelli.
Come stai?
Bene. Ma temo di essermi cacciata in un pasticcio” gli sussurrai con aria colpevole.
Lui fece un’espressione come a dire ‘ti pareva’.
Ti va di andare a prendere un caffè, così mi racconti tutto?” mi chiese.
Guardai Jill che aveva ascoltato la proposta.
Posso?”.
Lei guardò l’ora. Erano circa le undici e mezza. Alzò gli occhi al cielo prima di parlare.
Va bene. Ma solo perché sei con Alex!
Sorridemmo.
Grazie, Jill. La riporto a casa presto, promesso”. La rassicurò Alex. Poi guardò Cloe.
Vieni anche tu?
Lei scosse il capo mentre sbadigliava.
No, ho troppo sonno
Lasciai i bagagli a Jill e seguii Alex nella sua auto. Ci fermammo allo Starbucks più vicino e ne ordinammo due.
Allora… cos’hai combinato?” mi chiese curioso.
Fissai il mio caffelatte percorrendo con i pollici la superficie liscia della tazza di plastica.
Attesi qualche minuto prima di rispondere.
Credo… credo di… Alex, è possibile provare qualcosa per qualcuno che conosci a malapena?” alzai lo sguardo dalla bevanda per rivolgerlo, serio, al suo. Le sue sopracciglia si inarcarono in un espressione stupita, forse si aspettava tutto tranne che quella domanda.
Beh… si, come no. Cos’è, hai avuto un colpo di fulmine per caso?” disse lui sarcastico.
“E se fossi così?” continuavo a fissarlo senza accennare al minimo segno di ironia.
Tornò serio anche lui.
Dovrebbero forse esserci problemi?” chiese lui.
Poggiai la tazza sul tavolo di plastica bianco e portai le ginocchia al petto, poggiando i piedi sulla sedia.
Si che ce ne sono! Ma chi lo conosce? Arriva da un giorno all’altro, così, mi fa scazzare di brutto perché mi sveglia alle quattro del mattino e poi che succede? Non so come rispondergli? Mi trema la voce? Ma dove si è mai visto? Io poi!
Alex cercava invano di trattenere una risata. Gli lanciai la più brutta occhiata avessi mai lanciato a qualcuno.
Non ci trovo niente da ridere!” sbottai.
Rideva sempre di più, fino a cominciare a respirare a fatica.
Accartocciai il fazzoletto che avevo accanto e glielo tirai addosso.
Mi spieghi perché diavolo stai ridendo?” dissi arrabbiata.
Perché mi ti immagino tutta arrossata davanti ad un ragazzo, con la voce tremante”. La frase fu spezzata da un’altra fragorosa risata, che cerco di trattenere con una mano sulla pancia.
Partecipai alla risata, ricreando nella mente la sua stessa scena.
Ma dai smettila, idiota, guarda che sono seria!” lo richiamai infine con un sorriso.
Smise di ridere e si ricompose.
E chi sarebbe, il fortunato?” disse enfatizzando l’ultima parola.
Gli feci una linguaccia e prima che potessi rispondere, il mio cellulare mi vibrò nella tasca.
Lo presi e lessi il messaggio che era appena arrivato da un numero sconosciuto.
Come stai? Ieri sera mi hai fatto preoccupare. Harry”.
Spalancai occhi e bocca rileggendo il messaggio un paio di volte. Poi alzai lo sguardo su Alex.
Lui”. dissi.
 
Ero sicura che fossi stata tu a dargli il mio numero, ma in quel momento quel messaggio mi fece così piacere che non riuscii nemmeno ad arrabbiarmi con te. Anzi, te ne fui quasi grata.
Le cose non sono andate nel migliore dei modi, Cloe, ma gli splendidi occhi verdi che mi tengono ancorata a questa vita con un sorriso, mi rendono tutt’ora infinitamente grata.
 
 
Lui chi?” mi chiese Alex, cercando di leggere il nome dell’emittente sul display.
“Harry Styles” scandii piano ogni lettera, fissando lo sguardo del mio amico che passò da curioso a incredulo.
Poi finì in preoccupato.
Il cantante? Quello che sei andata a vedere in concerto?”
Annuii, ugualmente preoccupata. Non che li conoscesse, ma Cloe gliene parlava così spesso che aveva impresso i loro nomi nella sua testa.
Non disse altro. Si limitò a fissarmi mentre io fissavo il cellulare.
Non sapevo se rispondergli o meno. Quando lo chiesi ad Alex, lui accese la sua sigaretta e rispose guardando fuori dalla finestra alla sua destra.
Tanto vale buttarti. Non pensare troppo. Comincia ad agire d’istinto”.
Tornai a fissare lo schermo.
Non dovevi. Stavo e sto bene. Grazie, comunque.” Inviai.
Dammene una, va’”. Dissi a Alex mentre mi alzavo. Lui me la porse, poi ci dirigemmo verso l’auto.
Non dicemmo una parola durante tutto il percorso. Finita la mia sigaretta, mi accovacciai come poco prima nel locale appoggiando la testa sulle ginocchia, non distogliendo mai lo sguardo dal finestrino.
Entrambi eravamo immersi nei nostri pensieri.
Avrei tanto voluto conoscere i suoi…
Sentii il telefono vibrare ma decisi di lasciar perdere. L’avrei visto quando sarei stata sola.
Arrivati fuori casa mia, si voltò verso di me e interruppe il silenzio.
Ascoltami bene”. Disse.
Alzai lo sguardo per rivolgerlo a lui, che si era improvvisamente avvicinato.
Non essere troppo razionale. Non pensare troppo a cosa è giusto. Per una volta, lascia fare al cuore. Per una volta, sii felice”.
Quelle parole risuonarono nel silenzio dell’auto e si mischiarono tra i miei pensieri confusi, ed erano pronunciate con una tale determinazione da sembrare quasi un ordine.
Lo fissai con gli occhi lucidi, e strinsi i pugni poggiati sul sedile. Annuii sommessamente. Poi tornai a fissare fuori il finestrino e lui a fissare la strada.
Ho paura”. Confessai in un bisbiglio. Sono sicura che se non fosse stato così attento a qualsiasi cosa uscisse dalle mie labbra, non sarebbe riuscito a sentirlo.
Perché?” chiese senza distogliere lo sguardo dal parabrezza.
Di restare sola… di… Alex, se iniziassi questa frequentazione e se non riuscissimo più a fermarci… se diventasse una cosa affermata… e se dovessi rimanere sola a casa ad aspettarlo? E se…”
Mi bloccò, tornando a fissarmi.
Se è la solitudine a spaventarti, non devi preoccuparti. Basta uno squillo e mi troverai qui. Se, invece, hai paura della mancanza… beh, temo di non poterti aiutare”.
Le sue parole erano fredde, severe. Come il suo sguardo. Così freddo che rabbrividii.
Va bene, ho capito. Grazie, Alex. Ci sentiamo”.
Senza ricevere risposta, aprii lo sportello dell’auto e la sbattei forte.
Che cosa significava, tutto quello? Cosa voleva dirmi?
Sii felice, aveva detto. E poi mi fissava come se avessi fatto la cazzata più grande della mia vita.
Bene. Grazie, Alex, per avermi confuso le idee ancora più di quanto non lo fossero già.
Mi diressi in camera mia cercando di non fare rumore.
Sia Jill che Cloe erano già sprofondate nel sonno. Misi il pigiama e, una volta a letto, mi decisi a leggere il messaggio.
Voglio vederti”. Mi ritrovai scritte quelle parole senza che fossi psicologicamente preparata a leggerle, e questo causò una visibile accelerazione dei battiti del mio cuore e del mio respiro divenuto affannoso.
E il tour? E i concerti? Ma era matto?
Ti aspetto a Londra.”
Dieci giorni e finisce il tour. Dieci giorni e torno a casa. Torno a Londra”.
No, non poteva essere. Qualche stramba divinità greca mi stava prendendo per il culo. Troppe coincidenza, troppa fortuna in una volta sola.
Non poteva vivere nella mia stessa città, era assurdo!
Eppure, era un’assurdità che mi riempiva di gioia.
A tra dieci giorni, allora”.
Chiusi gli occhi e cercando di non pensare assolutamente nulla, mi addormentai.
 
 
Dieci giorni dopo…
 
Allora? Cosa ha detto?” Cloe non stava più nella pelle. A momenti mi strappava il telefono da mano per leggere i messaggi.
Vuole che venga anche tu. Dice che vuole portarci a casa sua. Ci saranno anche gli altri. Tutti e quattro”. Le spiegai calma. “Ceneremo lì”.
La sua reazione, come mi aspettavo, fu del tutto contraria alla mia.
COSA?” gridò. “Oh, Dio, sarò nella casa dei One Direction. Dev’essere un sogno… dammi un pizzico”.
Colsi l’occasione per darle un leggero schiaffo sulla guancia. Lei non ne sembrò disturbata, anzi.
“E’ TUTTO VERO!” gridò enfatica.
Io, però, non ne ero del tutto sicura. Continuavo a ripetere a me stessa che da un momento all’altra la voce di Jill mi avrebbe svegliata da tutto quello.
Era troppo bello per essere vero. Forse, se proprio non era un sogno, ci sarebbe costato qualcosa. Un pedaggio, tipo.
Alle sei di quel pomeriggio, un clacson suonò fuori casa.
Cloe emise un grido sordo, cercando di respirare profondamente per mantenere la calma.
Salutammo Jill che quasi piangeva dall’emozione mentre spiava dalle tapparelle la splendida Audi R8 nera parcheggiata lì fuori.
Appena ci videro uscire di casa, Harry e un altro ragazzo che riconobbi subito, Zayn, ci vennero in contro salutandoci.
Harry mi salutò con un largo sorriso. Poi abbracciò forte Cloe.
Heeey” la salutò.
Ciao, Harry”. Ricambiò imbarazzata lei.
Zayn mi allungò la mano con un sorriso mozzafiato sulle labbra.
Ciao, sono Zayn. Piacere di conoscerti”.
Hope”. Gli sorrisi anch’io, persa nei suoi occhi color cioccolato.
Quando si presentò a Cloe mi accorsi che lei arrossì mentre gli stringeva la mano.
Lo notò anche lui e le rivolse un tenero sorriso.
Dai, facciamo in fretta. Non vorrei vi assalissero bambine inferocite…” li stuzzicai avvicinandomi alla macchina.
Io e Cloe salimmo tenendoci per mano, occupando i posti posteriori, Harry era alla guida e Zayn accanto.
Tipo te?” controbattè quest’ultimo, sorridendo.
Ricambiai il sorriso e stetti al gioco.
Si, più o meno”.
Non conversammo parecchio durante il tragitto, non sapevamo cosa dire e per rompere il silenzio accesero la radio.
Ogni tanto, Harry faceva qualche battuta per sdrammatizzare e Zayn gli rispondeva altrettanto ironico.
Arrivammo sotto quella che doveva essere casa di Harry, perché prese un telecomando e azionò il cancello che si aprì poco dopo. Ci disse di cominciare ad entrare mentre lui avrebbe parcheggiato l’auto.
La casa non era particolarmente grande, ma era molto carina. Davanti aveva un largo giardino perfettamente potato, di un verde intenso. L’appartamento era rettangolare, con le pareti esterne in bianco e due grandi vetrate sul lato sinistro permettevano di intravedere il salotto.
Salimmo i due gradini in legno e percorremmo il breve tratto di veranda prima di arrivare alla porta d’ingresso, anch’essa in legno.
Zayn l’aprì disinvolto. Entrammo e ci ritrovammo davanti lo splendido salotto intravisto poco prima. All’interno era caldo e accogliente.
Il pavimento era fatto interamente di parquet. Due divani in pelle bianca attorniavano un tavolino in vetro, posto dinanzi ad un grande camino in marmo.
Zayn ci condusse in cucina. Anch’essa era molto accogliente e illuminata, predominava il bianco dei mobili lucidi e l’alluminio delle maniglie di ogni sportello, e del frigorifero.
Il tavolo era in vetro. Affianco ad esso, un divano in stoffa bianca su cui erano seduti gli altri tre ragazzi, intenti a guardare la televisione di fronte a loro.
Quando ci videro entrare, si alzarono e ci accolsero sorridenti.
Ciao, ragazze! Io sono Niall”. Ci salutò l’irlandese venendoci incontro, masticando un boccone dell’enorme panino che teneva in mano e abbracciandoci come ci conoscessimo già.
Poi fu il turno di Liam, che sembrava quasi scusarsi per il comportamento dell’amico. Ma a me fece piacere, mi aiutò a sentirmi a mio agio in quell’ambiente in cui non c’entravo assolutamente niente.
Il ragazzo di fronte a me mi diede la mano e mi rivolse un caldo sorriso, che si allargò quando incontrò quello di Cloe, che salutò con un timido “Ciao”.
Mi ritrovai davanti il ragazzo dagli occhi color del mare. Sentivo di poterci affogare ogni volta che li guardavo, eppure non distoglievo lo sguardo perché non volevo perdermi quella fantastica visione.
Anche lui ci porse la mano e un sorriso sghembo.
Sera! Molto piacere, Louis”. Ci salutò. “Questa volta Harry ha superato sé stesso!” si complimentò e tutti, in stanza, ridemmo a quella battuta, io e Cloe leggermente imbarazzate. Mi fissò negli occhi, rivolgendomi uno di quegli sguardi penetranti di qualche giorno prima e mi sorrise allo stesso modo di quando piangevo per lui. Sentii una strana sensazione al mio interno e, se fossi stata sola, penso sarei scoppiata a piangere di nuovo.
 
Trascorremmo quella serata come vecchi amici che si rincontrano dopo tanto tempo e mangiano una pizza insieme, raccontando di cosa fosse loro successo durante il periodo di separazione.
Mi trovai esattamente a mio agio in quella casa, come se conoscessi lei e i ragazzi da anni.
Oggi ci torno spesso, sai? E’ tutto esattamente come lo lasciammo tanto tempo fa, solo un po’ più silenziosa, senza le grida di Harry ogni volta che vedeva i vestiti di Louis sparsi qua e là.







Ok, ehm.. mi scuso se c'ho messo più tempo del solito ma l'ispirazione è pari a zero, e si vede. lol
Oh,  a me sta sembrando tutto troppo banale D: sarà che è solo l'inizio.. eheheh Ho notato che le cose sono molto lente e sto cercando di velocizzarle un po... :\ 
Bene, spero vi piaccia anche se a me convince poco ma vabbè. 
Recensite se vi va, mi farebbe moooolto piacere! :) 
Grazie di nuovo a chiunque stia leggendo! 
BACI. <3
  
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