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Autore: EffyPierce    02/07/2012    0 recensioni
Riuscirò mai a trovare una persona che mi voglia bene e che non scappi davanti alla mia vita? Ho paura che questo sia un no.
E a me non piace avere paura.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Let me save you

Non pensavo a niente. Non mi accorgevo di niente. Non me ne importava niente. Ero in balia dell'alcool, non ero più responsabile delle mie azioni.

Per questo quando vidi un ragazzo picchiare tutti quelli che "ballavano" con me non me ne curai. Sentivo qualcuno urlare il mio nome, e io cominciai a scappare, non volevo che qualcuno che mi conosceva mi vedesse in quello stato. Non volevo essere vista, volevo essere invisibile. Insomma, per me sarebbe stato solo un vantaggio. Se fossi stata invisibile nessuno avrebbe potuto più giudicarmi, perchè nessuno si sarebbe accorto di me. In questo modo sarei rimasta sola, ma non potevo sopportare altre critiche. Non importava il mio bisogno d'affetto, meglio sola che mal accompagnata.

 Il ragazzo cominciò a rincorrermi, con il fiato corto ed io mi fermai, esausta. La testa mi girava ed ero sul punto di svenire. Le gambe non mi reggevano più. Prima di crollare feci solo in tempo a riconoscere il ragazzo. Fui subito pervasa da un ondata di fastidio e feci in tempo a sussurare "Freddie".


Quando mi risvegliai avevo un mal di testa pazzesco e non ricordavo pressochè nulla. Ricordavo solo di aver scoperto che mia madre era incinta, di essermi arrabbiata molto e di essere scappata. Il resto era intuibile. Sicuramente mi ero ubriacata. Però non riuscivo a spiegarmi il fatto di essere distesa in un letto, in una casa a me sconosciuta. Ubriaca, mi ero forse prostituita? Oppure, mi ero semplicemente concessa a qualche verme che, credendosi furbo, aveva approfittato di me? Notai però di essere ancora completamente vestita  e mi sentii sollevata. Almeno non avevo fatto sesso con chissà chi. Ma dov'ero? E soprattutto come ci ero arrivata lì?

Mi guardai attorno. Ero sicuramente in una camera di un ragazzo. Era una stanza completamente nera, sul muro erano appesi alcuni poster di qualche donna mezza nuda e di calciatori. Sul comodiono c'era un Ipod e nella sedia accanto alla scrivania delle t-shirt azzurre e verde militare. L'armadio era piccolo e apparentemente ordinato e nel pavimento c'era un sacchetto di patatine, dei calzini sporchi e tre paia di scarpe.

"Oh, grazie al cielo ti sei svegliata!" Una voce disgraziatemente familiare interuppe la mia analisi. Quello era Freddie. Non potevo crederci. A casa di chiunque, anche di una maniaco ma non nella sua. Sembrava così' preoccupato e buono. Non mi andava di incasinargli la vita. Non mi andava di averlo sempre appicicato.

"Ti do cinque secondi per spiegarmi come ci sono arrivata qui. E non ti conviene mentire." La mia voce era seria e stanca.

" Eri in discoteca. Stavi facendo una specie di ballo-scopatorio con dei tipi. Io ho attaccato rissa con alcuni di loro e tu hai cominciato a correre. Ti ho rincorso e tu mi sei praticamente svenuta davanti. E io ho sempre avuto un debole per le damigelle in pericolo" Aggiunse, con un sorriso malizioso.

" Giuro che se mi hai anche solo toccata con un dito io ti uccido." Lui sbarrò gli occhi, sorpreso e disgustato.

" Ti sembro una specie di maniaco? Io non approfitterei mai di una ragazza. Tantomeno se ubriaca e piena di problemi come te".

Le sue parole in un certo senso mi colpirono, ma non lo diedi a vedere. " Bene ora vado. E non azzardarti a dire a qualcuno quello che è successo. Intesi?"

"No. Tu non te ne vai in queste condizioni. Avrai un mal di testa terribile e hai dormito per dodici ore. Dovresti mangiare o pisciare e.."

"Oddio, Torna un attimo indietro. Dodici ore? Tu mi stai dicendo che ora è pomeriggio? Cazzo, devo andarmente immediatamente. Dov'è la mia borsa? Dammi la borsa."

"Non così in fretta tu mi devi anche delle spiegazioni".

"Sinceramente io non ti devo un cazzo. Nessuno ti ha chiesto di portarmi qui. Nessuno ti obbliga a fare l'eroe."

Lui sorrise e uscì dalla camera chiudendola a chiave.

Fantastico. "Freddie. apri subito questa cazzo di porta o giuro che mi butto dalla finestra. O ti denucio. Sì ti denuncio per sequestro di persona. Freddie!" Lo sentivo ridere dal piano di sotto. Quanto avrei voluto prenderlo a pugni. Mi risedetti sul letto, in attesa che tornasse. Appena avrebbe aperto la porta mi sarei buttata verso questa a mo' di fionda. Dovevo recuperare la mia borsa e uscire da quella casa.

Ma lui mi spiazzò. Entrò con un vassoio pieno di cibo. Un cappuccino, delle fette biscottate con la nutella, degli yogurt, un bicchiere d'acqua con una pastiglia accanto, delle fette di torta e persino del pane con qualche fetta di prosciutto e formaggio accanto.

"Mi stai prendendo in giro? Sei stato in pasticceria per caso? Io non mangio."

"Oh no. Tu mangi. Tranquilla non ho avvelenato nulla." Mi sorrise. Lui sorrideva spesso.

"No davvero io non mangio. Non mangio mai." Sussurai.

"Eh? Oh, ma sei matta davvero allora? Tu devi mangiare è da un giorno che non mangi!"

"Sono affari miei ok? Dammi la borsa che me ne vado?" Mi alzai, e lui mi si parò davanti. Era più alto di quanto ricordavo e in un certo senso mi intimoriva.

"Dimmi che non sei quello che sto pensando".

"Un vampiro?" Dissi, mostrandomi disinvolta. "No, mi dispiace, questo non è Twilight".

"Vickie, smettila e fai la seria per una volta! E dimmi che tu non sei anoressica."

Mi erano venute in mente milioni di risposte cariche di sarcasmo, ma risposi nel peggiore dei modi. Dissi la verità.

"Esserlo è l'ultimo dei miei problemi."

Questa risposta lo sconvolse. Non si aspettava che gli dicessi la verità e sinceramente nemmeno io mi aspettavo di riuscire ad essere sincera. Forse sperava che i suoi sospetti fossero infondati.

"Freddie tu non sai niente di me. Sei appena arrivato qui e non sai cos'è stata la mia vita. Tu non sai quello che ho passato. E appena lo saprai reagirai proprio come tutti gli altri."

"Hai ragione sai?Io non so niente di te. Ma sono sicuro che tu hai bisogno di aiuto. Sei anoressica, fumi, ti ubriachi e chissà che altro fai. In questo modo ti rovinerai. Lascia che io ti aiuti. Non puoi continuare ad allontanare le persone, rimarrai sola. Lascia che io ti salvi."

"Basta, smettila!" Stavo urlando. "Tu non mi conosci non conosci la mia storia! E quando qualcuno te la dirà, scapperai proprio come tutti gli altri. Tu non sei diverso da loro. Non sei un eroe. Non sei niente." Iniziai a piangere, troppo ricordi stavano tornando. "Tu mi devi ascoltare, mi devi lasciare stare. Nessuno mi può aiutare, la mia vita è segnata per sempre. Io sono destinata a questo. Tu sei così ingenuo, non sai cosa significa soffrire, la vita non ti ha ancora insegnato nulla. Amare è distruggere. Fidarsi di qualcuno è inutile. Tenere a qualcuno ti farà solo soffrire. Perchè quel qualcuno ti deluderà. Quindi no, tu non mi puoi salvare. Nessuno lo può fare. E ora per favore, fammi uscire da qui!" Singhiozzavo, piangevo, avevo perso il controllo.

Freddie era visibilmente scosso e spaventato. Mi lasciò passare "Come vuoi. La tua borsa è al piano di sotto, all'ingresso. La porta è aperta. Ma sappi che non è finita qui. Io non mi arrenderò. E che tu lo voglia o no, ti tirerò fuori dal baratro in cui sei precipitata. Anche se tu non vuoi lasciaare che io ti salvi, lo farò comunque."

Stronzate, pensai e uscii da quella casa maledetta.

Tornai a casa, distrutta. Mia madre non c'era. Mi feci una doccia e mi ributtai a letto.

Continuavo a pensare alle parole di Freddie. Avrei tanto voluto credergli. Ma non ero ingenua, sapevo come sarebbe finita.

Ripensai alla sua espressione sconvolta, quando ammisi davanti a lui la mia anoressia. Lui mi giudicava per questo proprio come tutti gli altri.

Nessuno mi capiva. Io odiavo me stessa. E odiavo anche il mio corpo. Vedevo i corpi perfetti delle modelle e mi sentivo sempre più brutta. Indesiderabile. Tutti mi dicevano che ero magra ma io mi vedevo grassa. E mangiare non mi rendeva felice, non mi faceva stare bene. Mangiavo quel poco che bastava per sopravvivere. Ma bevevo molto.

Ogni volta che mangiavo mi sentivo in colpa, come se stessi infrangendo qualche regola. Sentivo di meritare una punizione. Io non dovevo mangiare perchè ero già brutta dentro, non lo potevo essere anche fuori.




Tatatatatatan (?)

Sono tornata, ora che la scuola è finita.

Che dire, questo capitolo non è granchè è un po' corto ma io non li faccio mai molto lunghi xD

Ci fa capire meglio la nostra complessa protagonista.

E il suo rapporto con Freddie. Sarà sincero?


Ditemi che ne pensate con qualche recensione e mi renderete una ragazza felice :)

A presto.

  
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