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Autore: ary_gg    02/07/2012    5 recensioni
E' una storia un pò particolare. Serena è una ragazza qualunque che vive a New York e che sta per affrontare il college, non ha una vita chissà quanto strana, ma diciamo che qualcosa cambierà presto. So che la storia può sembrare poco credibile, ma credo che sognare a volte faccia bene. Dateci un'occhiata.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO VENTISEIESIMO

"Ciao Carol!"
Esordii camminando a passo svelto verso di lei che mi aspettava davanti alla fontana di Central Park.
"Sere! Finalmente"
"Scusami ho dovuto fare delle commissioni per mia madre, domani sera lavoro, non so più come dividermi"
"Tranquilla...sei sicura di farcela con tutti questi impegni?"
"Si assolutamente"
Dissi con sicurezza.
"Mm"
"Che c'è?"
Dissi sbuffando vedendola non poi molto convinta.
"Stai bene? Non fai altro che fare su e giù come una matta, università, giornale, lavoro...sei proprio sicura che sia una buona idea? Insomma sei già così impegnata ci manca solo questo"
"Carol, mia madre da sola non ce la fa ok? Non voglio che chieda soldi ai miei nonni...o per lo meno sono soldi per me, per quello che mi serve e il resto contribuisco alle spese della casa. E comunque lavoro saltuariamente lo sai. Domani sera c'è questa festa, non ho ben capito, so solo che servono molti camerieri e che pagano molto bene. Deve essere qualche riccone"
"Va bene...ma devi anche svagarti ok?"
"Ehi ogni tanto esco con te e i tuoi amici!"
Dissi fingendomi offesa
"Ogni tanto...per l'appunto. Perchè piuttosto non accetti l'invito di Ben?"
Alzai gli occhi al cielo...si ricomincia!
"Carol...non mi va"
"Serena avete così tante cose in comune, sembrate anime affini, vi piacciono le stesse cose, avete gli stessi interessi, non ho mai visto due persone con così tanto feeling che non provano almeno ad uscire una volta"
Sospirai pesantemente, poi mi sentii prendere per un braccio e mi fermai di colpo trovandomi di fronte una Carol seria e determinata.
"Serena sono passati sei mesi dall'ultima volta che hai visto tu-sai-chi...dio mi fai parlare di lui come fosse Voldemort!"
Mi scappò una risata.
"Comunque, hai deciso di non tornare con lui nonostante avesse saputo la verità, bene, allora va avanti"
Mi rattristai nell'immediato. Per una settimana intera dopo quello che era successo Jake era venuto a casa e mi aveva cercato molto, ma io ero sempre stata categorica sul non voler tornare insieme, gli avevo perfino detto di non amarlo più sentendomi davvero uno schifo. Un mese dopo Jason parlò. Avevo detto tutto a Denise ovviamente, che aveva mantenuto il segreto per un intero mese, ma poi era crollata, la capivo, mentire alla persona che ami non è facile. Jason ovviamente aveva detto tutto a Jake, provocando una lite da primati con suo padre, o almeno così mi aveva riferito Denise. Poi era tornato da me, ma nonostante l'evidenza gli dissi che comunque era giusto che lui continuasse per la sua strada e io per la mia. Lo amavo ancora e lui lo sapeva, lo sapevano tutti, forse non avrei mai smesso di farlo, ma ero anche convinta che sarei sempre stata un limite per lui, per questo lo avevo rimandato a casa nuovamente sconfitto, sentendomi ancora peggio. Alla fine aveva accettato quel lavoro a Parigi. Era lì da sei mesi esatti, non sapevo altro, evitavo tutte le notizie riguardante lui sia ai notiziari che sui giornali. Mi ero anche allontanata da Denise e questo mi distruggeva ancora di più. La verità era che era sempre molto impegnata, ormai era una modella a tutti gli effetti e quando non lavorava raggiungeva Jason che stava girando ad Atlanta. Inoltre non volevo metterla in condizione di mentire ancora al suo ragazzo e poi loro erano ancora troppo vicini a Jake e io non me la sentivo, solo il pensiero che loro avessero potuto vederlo o sentirlo poco prima, o che potessero riferirgli come stavo era troppo. Sette mesi...nel totale questa agonia si protraeva da sette lunghi mesi.
"Carol non è proprio così facile"
Protestai
"Lo so, Sere lo so, ma ti voglio bene e vorrei che almeno ci provassi, una sera solo...che ti costa?"
"Ci penserò"
Dissi per liquidare la cosa, come facevo sempre del resto.
"Ci penserò significa no Serena ormai lo so"
Riprendemmo a camminare in silenzio mentre ero completamente immersa nei miei pensieri.
"Parli del diavolo..."
"Mm?"
Mi girai verso Carol che guardava in una direzione, poi prese ad agitare la mano in segno di saluto e a sorridere, mi voltai anche io e vidi Ben.
"Ciao ragazze!"
"Ciao Ben!"
Carol gli diede un bacio sulla guancia e io gli sorrisi a mo di saluto, improvvisamente mi sentii a disagio nonostante con Ben non mi capitasse mai. Forse Carol aveva ragione, una serata fuori non poteva farmi poi così male.
"Ditemi che usciamo stasera vi prego, ne ho bisogno è venerdì"
"Io sono occupata mi dispiace, Dylan e Sarah partono per il weekend, Diana è a letto con l'influenza, gli altri sono sotto esame"
Disse Carol.
"Oddio vi prego, non posso reggere ancora altro lavoro, volevo proprio uscire"
Carol mi lanciò un'occhiata.
"Bè qualcuno è libero stasera in effetti"
La guardai malissimo e arrossii.
"Si...ma..."
"Le sto chiedendo di uscire da un pezzo ma mi dice sempre no!"
Disse lui ironico e io arrossii ancora di più.
"Scherzavo non volevo imbarazzarti"
"Ok"
Sia Carol che Ben mi guardarono interrogativi.
"Ci vediamo stasera"
"Ti...passo a prendere alle nove"
Disse un pò stranito Ben.
"Facciamo che ci troviamo lì ok?"
Non volevo rendere le cose troppo serie...perchè me ne stavo già pentendo?
"Va bene, alle nove allora, solito posto"
Ci salutammo e Carol mi guardò shoccata.
"Gli hai detto si?"
"Mi sono già pentita"
Gli dissi sincera.
"No, ok, rilassati e cerca di divertirti, domani ci penserai ok?"
"Ok...senti compriamo questo regalo così poi vado"
Dissi cercando di non pensarci. Una volta tornata a casa presi il telefono una decina di volte scrivendo sempre lo stesso messaggio per disdire l'appuntamento, ma poi mi trattenevo dal mandarlo. Il tempo passava troppo velocemente e già era ora di prepararsi. Indossai un vestito a fascia a fondo bianco, ma con dei ricami in pizzo neri. Arricciai i capelli e mi truccai, una volta davanti allo specchio sospirai, la mia faccia era tutto fuorchè felice per quell'uscita. Presi un taxi che mi accompagnò davanti al pub, entrai sbirciando dentro e vidi Ben seduto di spalle che giocava con la cannuccia del suo drink. Il panico mi assalì e uscii veloce dal pub. Le mie gambe tremavano e il cuore batteva forte, non potevo farlo, mi sentivo come se stessi tradendo non solo me stessa, ma anche Jake. Mi sentii stupida per quel pensiero. Senza nemmeno rendermene conto avevo preso a camminare ed entrai in un altro locale in cerca di un bagno. Era molto affollato e sembrava uno di quei pub molto costosi; trovai il bagno delle donne ed entrai. Fortunatamente non c'era nessuno. Il bagno era molto grande e aveva uno di quei divanetti rotondi che giravano intorno alla colonna di marmo...ok era decisamente un locale costoso. Mi sedetti sul divanetto e tirai fuori il telefono dalla borsa. Scrissi un messaggio: "Ben mi dispiace, ma mia madre è dovuta correre a lavoro e mi ha lasciato Dave, scusami". Inviai il messaggio e attesi la risposta: "Ok, mi dispiace davvero...ci tenevo. Magari un'altra volta". Mi sentii così in colpa, ero davvero una persona orribile. Sospirai di nuovo e uscii da lì, poi passai vicino al bancone e spiai il costo dei cocktail lì dentro. Ok, un bel pò, ma i cicchetti non venivano poi così tanto, avrei potuto permettermene qualcuno e sicuramente per la mia tolleranza all'alcol bastavano ed avanzavano. Non volevo sentirmi costantemente colpevole per quella sera. Mi sedetti su uno sgabello e entrambi i posti accanto a me, destra e sinistra, erano vuoti, non volevo essere rimorchiata, non volevo la pietà di nessuno, volevo solo fregarmene per una sera. Ordinai un cicchetto di tequila e lo buttai giù velocemente sentendo il bruciore in gola e nello stomaco, sentii le mie guancie accalorarsi immediatamente, ne ordinai un altro. La prima volta che mi ero ubriacata fu con Denise il giorno del mio diciottesimo compleanno. Il ragazzino stronzo che mi aveva persuasa a fare sesso con lui mi aveva lasciata da qualche mese, ma non era per quello che mi sentivo uno schifo, bensì per il fatto di aver concesso a lui la mia verginità senza che poi lo amassi davvero. La seconda sbronza era stata sei mesi prima, dopo che seppi che Jake era partito per Parigi, Carol continua a dirmi che ero fuori controllo, finchè non scoppiai a piangere improvvisamente...io non ricordavo assolutamente nulla. La terza? Stava per arrivare, o forse era già arrivata dato che mi sentivo frastornata. Io l'alcol non lo reggevo e la tequila aveva una rapido effetto su di me, la cosa che reggevo meglio era il Martini, ma io volevo crollare subito quella sera, per questo optai per la tequila. Buttai giù il quarto e mi passai una mano sul viso. Ok posso andare a casa, sempre che mi regga in piedi. Deglutii sentendo ancora il sapore del liquore, staccai i piedi dall'appoggio dello sgabello, ma non accennai nemmeno a scendere che sentii una voce alle mie spalle.
"Non è consigliabile che una ragazza beva da sola"
Sbuffai e alzai gli occhi al cielo senza voltarmi.
"Perchè? Sono ancora in grado di mandare al diavolo i cretini che ci provano"
Dissi seccata, sentii una risata.
"Non cambi mai eh?"
Percepii la stessa persona che si sedeva accanto a me e mi voltai.
"Oh no sono davvero sbronza come mai, ho anche le allucinazioni"
Dissi chiudendo gli occhi, appoggiai i gomiti sul bancone e mi presi la testa tra le mani. Poi riaprii gli occhi e mi voltai di nuovo vedendo Jake bere tranquillamente un cicchetto mentre mi fissava. Io inclinai la testa di lato.
"Un altro giro, mi sa che serve anche alla signorina"
Disse poi verso il barista. Io sussultai, allungai un dito toccandogli il braccio.
"Sei vero"
"Decisamente"
"Oh"
Guardai il bicchierino davanti a me e lo buttai giù, lui fece lo stesso.
"Sei ubriaca"
Alzai le spalle come se fosse ovvio e incrociai le braccia sul bancone.
"Non eri a Parigi?"
"Pausa...sono qui da un paio di giorni...resterò tutta la settimana"
"A New York?"
Dissi sentendo una strana agitazione dentro di me.
"Probabilmente andrò a trovare i miei nipoti a Los Angeles"
Non mi resi nemmeno conto che si erano materializzati altri due bicchieri e che li stavamo bevendo. Sentii la sua mano spostarmi i capelli e accarezzarmi il viso. Il mio cuore si agitò. Oh no, no, no, no. Torna atrofizzato dall'alcol ti prego!
"Sei bellissima"
Inclinai la testa verso la sua mano e chiusi gli occhi.
"Sei ubriaco"
"Non quanto te"
Lo guardai e gli sorrisi scuotendo la testa.
"Sei comunque ubriaco"
"Vero...come va?"
"In questo momento non sono in grado di dirtelo, non me lo ricordo!"
Dissi ridendo.
"La principessa è ubriaca, non esiste una favola in cui succede!"
Principessa. Quanto mi mancava sentirglielo dire? Lui si avvicinò dandomi un bacio sulla guancia, troppo vicino all'angolo della bocca.
"Jake.."
Lo ammonii.
"Sei razionale anche da ubriaca"
Sussurrò praticamente sulle mie labbra che incontrarono rapidamente le sue. La sua lingua entrò prepotentemente nella mia bocca, finalmente incontrò la mia. Sentii il respiro morirmi in gola, mentre lui continuava a baciarmi con trasporto e io rispondevo con altrettanta passione. Ci fermammo osservandoci con gli occhi lucidi a causa della voglia e dell'alcol. Mi sentivo così frastornata, mi sentivo in un'altra dimensione. Ci scambiammo qualche altro bacio veloce, poi lo vidi alzarsi e infilare la mano in tasca tirando fuori una banconota non so bene di che taglio e la sventolò verso il barista.
"Pago anche il conto della signorina"
Non riuscii nemmeno a protestare che ero già in piedi, mentre lui mi teneva la mano e attraversammo la sala, un momento sono così tanto ubriaca o l'uscita è dalla parte opposta? Si era dalla parte opposta, ci stavamo dirigendo verso i bagni. Entrammo nel bagno delle donne e una volta lì Jake mi chiuse contro la porta tornando a baciarmi. Io chiusi gli occhi e gemetti infilando le mani fra i suoi capelli. Mi staccai un pò.
"Aspetta"
Mi avvicinai alle porte dei vari bagni, erano tutti vuoti, lui chiuse a chiave la porta principale e si avvicinò di nuovo a me baciandomi ancora. Lo lasciai fare senza capire più niente, l'alcol mi annebbiava la testa e io non facevo altro che rispondere a stimoli e pulsioni corporee. Lo desideravo da morire, mi faceva sempre uno strano effetto, era come se fossimo tornati all'inizio, un cumulo di elettricità tra noi, solo che io sta volta non mi stavo tirando indietro. Le mie mani passarono dai suoi capelli alle sue spalle, odiavo quella giacca che aveva addosso. Cercai malamente di toglierla, finchè lui non fece da solo, sentii il contatto con la sottile camicia bianca, molto meglio. Lui mi accarezzava la schiena, poi fece scendere le mani sui fianchi e mi spinse più su di lui, gemetti ancora e lui con me. Mi fece indietreggiare fino al divano circolare del bagno, mi ci stesi sopra, mentre lui si mise su di me senza pesarmi. Le sue mani scivolarono sotto la gonna del vestito, accarezzò le mie cosce girando la mano verso l'interno e sfiorandomi l'intimità attraverso l'intimo. Ansimai inarcando la schiena rendendomi poi conto di quanto fosse stretto e scomodo quel maledetto divanetto, infatti rischiammo di cadere. Jake mi arpionò con le gambe e si afferrò malamente alla colonna.
"Dannazione"
Io respirai velocemente e mi passai una mano fra i capelli, confusa, non capendo cosa stessi facendo. Lo guardai e mi sentii improvvisamente un pò più lucida e il mio cuore fece le capriole, il mio stomaco si contrasse. Lui mi guardò con la stessa lucidità e mi accarezzò piano il viso, si spostò mettendosi seduto e mi fece alzare conducendomi su di lui. Mi sedetti a cavalcioni su di lui, appoggiò la schiena alla colonna e mi spostò i capelli guardandomi dolcemente. Ci avvicinammo piano l'uno all'altra scambiandoci un bacio dolce e pieno di sentimento, lasciando perdere la foga di prima. Mi accarezzò piano la schiena cercando la cerniera del vestito, una volta tirata giù mi alzai sulle ginocchia lasciandogli la possibilità di sfilarmi il vestito da sopra. Io gli sbottonai la camicia e gli accarezzai il petto. Il suo profumo familiare mi invase la testa e lo baciai nuovamente, piano, con amore e dolcezza, lui fece altrettanto. Eravamo ancora ubriachi, ma allo stesso tempo lucidi per prenderci il nostro tempo, come se potessimo metterci più tempo per non staccarci ancora una volta. Ci spogliammo lentamente, lui scoprii nuovamente piano il mio corpo viziandolo di baci e carezze, portando l'eccitazione alle stelle, io feci altrettanto. Mi sistemò meglio su di lui pronto a soddisfare entrambi, io passai le braccia attorno al suo collo avvicinandomi di più e sentendo la sua intimità contro la mia.
"Fa piano ti prego"
Sussurrai svelando la tacita certezza di non aver avuto rapporti nei sette mesi passati, non avrei potuto, già solo un'uscita mi aveva messa in crisi portandomi a dare buca a Ben. Mi accarezzò il viso e mi diede un bacio leggero, mentre la sue braccia tornarono a sostenermi la schiena e lo sentii entrare dentro di me piano. Chiusi gli occhi e sospirai al suo orecchio, lui strinse ancora di più la presa su di me andando più a fondo. Continuammo a muoverci in sincrono accrescendo il nostro piacere, strinsi le dita intorno ai sui capelli e mi lasciai andare al piacere che mi invase completamente, per la prima volta dopo sette mesi mi sentii di nuovo bene, mi sentii di nuovo bene dal momento in cui lo avevo visto al bancone anche se pensavo fosse un'allucinazione. Un volta ripresi ci costringemmo ad uscire da quella meravigliosa bolla di sapone che si era creata tutto intorno. Cominciai a sentire nuovamente la musica all'interno del locale, mi misi in piedi sentendo la testa girare. Ero ancora ubriaca, decisamente, anche se c'era una piccola punta di razionalità che mi fece comprendere ciò che era successo. Portai una mano alla testa confusa e sentii Jake sostenermi, lo guardai, era ancora ubriaco come me, ma leggevo la sua stessa consapevolezza negli occhi.
"Sarà meglio prendere un pò d'aria"
Mi aiutò ad avvicinarmi alla porta, l'aprimmo ed uscimmo ritrovandoci in mezzo al caos. Una volta fuori dal locale l'aria fredda ci invase e la mia testa pulsava.
"Prendiamo un taxi non sono in grado di guidare"
Non riuscivo a parlare ero completamente atrofizzata, riuscivo solo a pensare a quello che era successo e come avevo fatto ad essere così irresponsabile...ok ora mi ci sarebbe voluto un altro bicchierino, questa razionalità che si era improvvisamente svegliata mi stava irritando. Entrammo nel taxi e Jake diede il mio indirizzo che ormai sapeva a memoria. Entrambi eravamo seduti in modo molto comodo sui sedili posteriori e le nostre teste erano appoggiate allo schienale. Mi girai e lo guardai. Lui fece lo stesso. Si avvicinò un pò e mi baciò piano, io lo lasciai fare, volevo che lo facesse, mi era mancato. Se avessimo iniziato a parlare tutto si sarebbe dissolto e non volevo assolutamente. Una volta a casa mia chiese al tassista di attendere, mi accompagnò fino alla porta e mi ci appoggiai contro di schiena.
"Che facciamo adesso?"
Io alzai le spalle smarrita.
"Domani mattina dovrò prima convincermi che non sia stato solo un sogno"
Prese le chiavi della sua auto e me le lasciò tra le mani.
"Così saprai che è vero e sopratutto dovrò riprendermele...quelle di riserva non le trovo"
"Sei il solito distratto"
Lo presi in giro e lui si avvicinò nuovamente baciandomi e lasciandomi senza fiato.
"Jake"
Gemetti forzandomi a staccarmi.
"Non riesco ad andare via"
"Devi"
Guardai le chiavi e gliele porsi, lui scosse la testa.
"Tienile...al massimo c'avrai guadagnato un auto"
Si allontanò risalendo nel taxi e lasciandomi lì come un'ebete. Rientrai in casa frastornata, mi tolsi le scarpe sperando di avere più equilibrio, ma le mie speranze furono infrante. Arrivai barcollando in camera fortunatamente senza fare rumore. Chiusi la porta e mi avvicinai al letto lasciai le scarpe in mezzo, tirai giù la cerniera del vestito che cadde ai miei piedi. Chiusi gli occhi ricordando ancora le sue mani e le sue labbra su di me, probabilmente il giorno dopo non me ne sarei ricordata. Senza rendermene conto, con le chiavi ancora in mano e con solo l'intimo, mi infilai sotto le coperte e abbracciai il cuscino addormentandomi all'istante.
Il mattino seguente appena sveglia strofinai la faccia al cuscino, mi sentivo così rilassata, ogni muscolo sembrava così felice, come se fossero stati massaggiati per ore nel migliore dei centri benessere. Mi rigirai nel letto stringendo il cuscino e le mie labbra si distesero stranamente in un sorriso. Uscita dal dormiveglia corrucciai la fronte. Mi passai una mano sul viso un pò confusa. Mi misi a sedere sul letto e sentii la testa pulsare come non mai.
"Oh no il mal di testa no"
Dissi fra me e me portando una mano alla testa, mentre mi accorsi che in realtà i muscoli erano un pò indolenziti. Mi resi conto poi di essere andata a dormire con l'intimo senza mettere altro...non riuscivo a focalizzare nulla.
"Oddio!"
Le parole uscirono un pò più forte dalla mia bocca e portai una mano sulle labbra come a volermi tappare la bocca, guardai la radiosveglia, erano le 9 e 30. Per terra vidi il vestito e le scarpe sparpagliate per la stanza.
"Oh no, no, no"
Mi guardai intorno in panico, sperando che dopo quei bicchieri di tequila in realtà mi fossi immaginata tutto....le chiavi! Guardai sul comodino nulla, mi alzai per cercare meglio in giro. Nulla. Guardai il letto e cercai fra le coperte e i cuscini e le trovai. Crollai sul letto come se mi avessero tolto tutte le energie. Perchè sono così stupida? Le lacrime mi riempirono immediatamente gli occhi e una di loro un pò più ribelle scese lenta sulla mia guancia. La asciugai rapidamente e rigirai la chiave targata Audi tra le mani. E ora? Mi ero messa in un bel guaio.

La mattina e il pomeriggio erano passati lenti e soprattutto mi avevano portato in un mare di ricordi. La scatola con le cose di Jake che mi aveva regalato, le cose che parlavano di noi, erano tutte lì dentro. Guardai tristemente per l'ennesima volta la foto di noi due incorniciata che prima avevo sul mio comodino. La accarezzai sospirando e la rimisi nella scatola che poi riposi nel fondo dell'armadio. Presi le chiavi in mano e le infilai nella borsa. Prima di andare a lavoro sarei passata un momento a casa di Jason e Denise e le avrei lasciate a loro. Sentii bussare alla porta.
"Sere sei pronta? Ci hanno chiesto di anticipare l'arrivo"
"Ma...dovevo fare una cosa prima"
"Tesoro dovrai rimandare"
Sbuffai prendendo la borsa, andai di fronte allo specchio, sistemai la divisa di lavoro e la coda un'ultima volta e uscii con mia madre. Una volta arrivati ci trovammo di fronte una grande villa stile vittoriano, bellissima ed elegante. Capii perchè pagavano così bene. Ci sistemammo in cucina dopo aver riposto i nostri effetti personali in degli appositi armadietti. Preparammo tutto, io ero addetta a stare in sala a portare bicchieri di champagne...ci voleva una certa maestria per farlo, la maggior parte delle ragazze rischiava sempre di far cadere i bicchieri, io avevo un talento innato, nessun bicchiere era mai finito per terra...ok ero perfino finita a vantarmi di essere una brava cameriera pur di non pensare all'accaduto, ma più passavano le ore più i ricordi affioravano e mi riscaldavano il cuore e anche gli ormoni.
"Sere ci sei?"
"Mm?"
Ritornai sulla terra.
"Sei frastornata oggi stai bene?"
"Si Samy tranquilla...dicevi?"
"Che c'è un sacco di gente importante oggi"
"Davvero?"
Lei annuì
"Si ho dato una sbirciatina fuori"
Sorrisi e scossi la testa poi sistemai i bicchieri pieni di champagne sul vassoio ed uscii facendo un piccolo giro, risistemai un secondo vassoio ed uscii ancora. Mentre facevo un giro diverso rispetto al precedente, vidi una ragazza che era di spalle, ma potevo vedere il suo viso dato che era girata di lato verso il ragazzo che aveva accanto. Bionda ed occhi azzurri aveva un viso dolcissimo mentre lo osservava, i suoi occhi erano luminosi e il suo sorriso sempre vivo, la sua mano era intrecciata a quella del ragazzo, parlavano con un uomo ed una donna, erano i proprietari della casa. Guardai ancora la ragazza provando una forte invidia, da quanto non mi sentivo così come sicuramente si sentiva lei in quel momento? Da ieri sera! Urlo il mio cuore. Sta zitto! lo ammonì il mio cervello. Presi un respiro e mi avvicinai con il vassoio porgendo un sorriso di cortesia verso il padrone di casa.
"Grazie"
Disse lui prendendo il bicchiere, a turno fecero lo stesso gli altri, io mi girai verso la coppietta felice e il mio cuore si fermò. Mi prendete in giro? Vidi la stessa sorpresa negli occhi di Jake, lanciai una rapida occhiata alla ragazza e alle loro mani, il tutto in una manciata i secondi. Sentii la mano cedere sotto il peso del vassoio come fosse di piombo. Cercai di portare una mano sopra al vassoio provocando però il rovesciamento dei bicchieri. Le mani di Jake si chiusero sulle mie per reggere il vassoio e i bicchieri ormai completamente distesi su di esso, mentre lo champagne era per terra. Arrossii vistosamente, un pò per l'imbarazzo un pò per...rabbia? Frustrazione? Tradimento? Sdegno? Non lo so.
"Jake fai sempre questo effetto alle ragazze? Fossi in mia figlia sarei gelosa!"
Disse scherzosa la padrona di casa, io non potei che arrossire di più.
"Mi...mi dispiace...scusatemi"
Dissi imbarazzatissima e lanciai un'occhiata trucida a Jake che non voleva saperne di lasciar andare il vassoio e le mie mani. Si stacco all'improvviso e si limitò ad un sorriso di circostanza.
"Si figuri"
Disse guardandosi il polsino della camicia bagnato dallo champagne come un pò del suo pantalone.
"Sere torna di là ripulisco io qui"
La voce di Samy fu la cosa più bella del mondo in quel momento. Mi dileguai in fretta verso la cucina col fiato corto lasciando tutto sul tavolo, come avrei fatto? Come?

JAKE'S POV.

Quella mattina mi ero svegliato un pò rincretinito a causa dell'alcol, ma quando fui abbastanza lucido mi ricordai dell'accaduto. Sei un coglione! Mi rimproverai da solo. Cercai le mie chiavi in giro, ma non c'erano era proprio vero. Il suo profumo, la sua voce, il suo sapore, i suoi sospiri su di me. Mi passai le mani fra i capelli, era decisamente un guaio. Il telefono squillò era Audry. Dio l'avevo tradita davvero? Con la mia ex per giunta...si sono un coglione. Ma lei era lì così bella e sembrava triste, di nuovo, come quando l'avevo conosciuta e...avrei dovuto lasciarla sola come lei aveva fatto con me. Audry era la coprotagonista del mio film. Inizialmente non c'era assolutamente niente, nemmeno sesso causa noia, io me ne andavo in giro per i locali Parigini e spesso la mattina nemmeno ero in grado di stare in piedi. Il primo mese ero davvero fuori controllo. Dopo Audry cominciò a tenermi d'occhio e mi sfogai con lei, era diventata un sostegno, un mese prima avevamo finito col baciarci e andare a letto insieme, da lì in poi era nata una storia tra noi, bè ancora instabile e inquieta, ma con lei mi sembrava di stare meglio. Finchè non tornai a NY. Lei era di lì e voleva salutare i suoi, così avendo ancora la mia casa decisi di fermarmi anche io, ma quel posto era come una lama nel cuore. John si era trasferito a NY aprendo un locale, decisi di andare a trovarlo...bè il resto fu un sacco di alcol e sesso con la propria ex. Sesso? No non lo sembrava. Il mio cuore era con lei, probabilmente era rimasto con lei per tutto quel tempo. L'amavo ancora? Una vocina mi suggeriva di si, la rabbia mi urlava di no. Quella sera saremmo andati ad un ricevimento a casa dei genitori di Audry, ma mai e poi mai mi sarei aspettato di trovare Serena lì. Appena l'avevo vista mi sentii le gambe tremare, fu qualcosa di inspiegabile, appena mi vide con Audry sbiancò e mi si strinse il cuore. Era scappata così velocemente che era sembrata quasi una fantasia della mia testa, dato che per tutto il giorno non avevo fatto altro che pensare a lei.
"Vedo se riesco a sistemare questo disastro"
Dissi scherzando verso Audry.
"Ti accompagno"
"No tranquilla torno subito"
Mi guardai intorno disperdendomi tra la gente e poi mi diressi verso la cucina dove sicuramente c'era il personale, la intravidi ancora spaesata vicino ad un tavolo con dei bicchieri.
"Serena"
Si irrigidì e si voltò verso di me guardandomi male.
"Va via"
"Sere..."
La vidi avvicinarsi spedita a degli armadietti e la seguii, frugò con foga dentro una borsa e io sospirai pesantemente.
"Ti prego ascoltami"
"Tieni"
Disse dandomi con rabbia le chiavi dell'auto.
"Non vorrei che poi tu debba inventarti chissà cosa per giustificare l'assenza dell'auto alla tua ragazza"
Sentii la rabbia crescere dentro di me.
"Che diavolo vuoi eh? Mi hai lasciato tu!"
"E ti sei consolato in fretta"
La presi per le braccia costringendola a guardarmi.
"L'unica consolazione per me è stata ieri notte!"
La vidi rabbuiarsi e le lacrime scivolarono lungo le sue guancie.
"Non piangere non ne hai il diritto"
"Il fatto che sia stata io a lasciarti non significa che non faccia ugualmente male."
"Potevi tornare sui tuoi passi e non l'hai fatto"
"Non lo capisci? Fa male perchè è esattamente questo quello di cui parlavo Jake. Una donna che possa starti accanto nel tuo lavoro, che capisca tutto quello che ti circonda, è questo tutto quello che dovresti avere, la persona perfetta per te, io non posso esserlo e fa dannatamente male"
Scossi la testa, ancora non riuscivo a comprendere le sue parole in pieno.
"Mi hai insegnato che la perfezione non esiste in un rapporto Serena, siamo quello che siamo, sta a noi essere in grado di far funzionare le cose con la nostra volontà, tu non hai voluto tutto qua"
"Se vuoi pensarla così va benissimo, non comprenderesti comunque quello che voglio dire"
"Che ci fai qui comunque? Il college?"
"Ci vado ancora, do solo una mano a mia madre per far quadrare i conti, sai com'è siamo soli"
Si lo sapevo.
"Dave?"
La vidi alzare le spalle triste.
"Ha smesso di chiedere di te finalmente"
Mi rattristai all'istante, sapevo quanto si fosse legato a me, per me era lo stesso, all'inizio lo chiamavo, poi Serena mi aveva pregato di smettere e aveva ragione. La guardai di nuovo senza riuscire più a dire nulla, avrei voluto chiederle solo una cosa, se mi amasse ancora.
"Basta una tua parola"
Lei alzò lo sguardo su di me interrogativa. Io mi avvicinai e le accarezzai il viso guardandola negli occhi.
"Serena basta una tua parola, un tuo cenno, qualsiasi cosa, io non ti ho ancora dimenticata. Resterò in America fino a lunedì"
Lei si staccò velocemente.
"Torna da lei, non ci sarà nessun segnale da parte mia"
Io sospirai scuotendo la testa.
"Perchè sei così testarda?"
"Addio Jake"
Si allontanò uscendo da una porta secondaria, mentre io rimasi lì a fissare il vuoto, presi fiato cercando di ritrovare un pò di forza interiore e ritornai in sala.

ANGOLO DI ARI

Wow ho l'affanno quante cose! xD allora ve l'ho detto che era frenetico e  probabilmente poteva sballottarvi un pò ma cmq ecco qui il capitolo. E' molto lungo ma non mi andava di dividerlo. Allora credo che il prossimo sarà l'ultimo e poi ci sarà l'epilogo. E bene si ci siamo! Vorrei finirlo entro questa settimana anche perchè se no non so quando avrò tempo quindi tenete d'occhio il sito nei prossimi giorni! Bene io lascio parlare il capitolo e voi, fatemi sapere! Alla prossima Ari.

ps alle recensioni risponderò più tardi

   
 
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