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Autore: Vichy90    02/07/2012    11 recensioni
Edward e Bella non si conoscono.
Non si sono mai incontrati, mai visti, mai parlati.
Non sanno dell'esistenza l'uno dell'altra e la loro vita sarebbe andata avanti così per sempre, se non quella fatidica notte.
Una scossa.
I vetri che vibrano, i muri che scricchiolano, i mobili che cadono.
È il terremoto e tra le urla e lo sgomento, l'edificio si piega su se stesso intrappolando nella notte buia e gelida due ragazzi fino a quel momento sconosciuti.
Una notte di paura che cambierà per sempre il corso delle loro vite.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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20 Ore di Buio




Sto dormendo quando improvviso e  violento, come un tuono che irrompe nel silenzio della notte, un suono gutturale e sinistro si impadrona dalla mia casa, provenendo dai muri.
Apro gli occhi improvvisamente, la mente ancora annebbiata dal sonno, e l'unica cosa che sento oltre quel rumore sommesso e inquietante è un senso di straniamento. Mi sento dondolare come se avessi avuto un capogiro forte, ma quando alzo gli occhi sul soffitto vedo il lampadario sopra la mia testa oscillare in maniera inquietante.
I vetri iniziarono a vibrare e il materasso a scuotersi pesantemente mentre io, goffa ed impacciata mi getto  fuori dal letto, cadendo malamente a terra per le gambe ancora intorpidite.
Ho paura.
Una paura  che mi ha strappato la voce e l'unica cosa che riesco a fare è gattonare fino al muro davanti a me mentre le mie orecchie si riempiono di  sirene di auto che partono, urla di persone dei piani sopra, l'incessante e terrificante scricchiolare delle pareti.
Ho paura.
Una paura  che mi ferma il cuore. E così rimango ferma, con gli occhi spalancati mentre osservo la libreria vicino al mio letto ribaltarsi su se stessa, come se un fantasma dispettoso si stesse prendendo gioco di me; e rimango bloccata quando le penne dalla mia scrivania, trasportate dal quel fremito incessante, iniziano a rotolare fino al bordo del tavolo dove cadono come proiettili al suolo.
E infine urlo... urlo come mai ho fatto in vita mia quando il lampadario, che oscilla, oscilla e oscilla, si  stacca dal soffitto e cade in una pioggia di schegge al suolo.
Non ho tempo di fare nulla, non ho tempo di dire niente, che il soffitto si piega su sè stesso, si gonfia e si contrae ed infine esplode sopra di me precipitandomi addosso, coprendomi la vista, tappandomi le orecchie... facendo diventare tutto buio.



1h


<< aiut.. >>
<< ai...ut...aiuto... >>
Apro gli occhi piano e li sento pensati come se avessi dormito per un anno intero e mi sentissi ancora stanca... stanchissima. Ho voglia di richiuderli, di dormire, ma un rumore mi infastidisce e voglio capire cos'è, voglio vederlo e voglio farlo tacere per tornare così a dormire in santa pace.
Sento qualcosa contro la mia schiena di pesante e freddo;  per un attimo cerco di muovermi, sono convinta di farcela, di alzarmi dal mio letto e capire cosa c'è che continua ad infastidirmi, ma quella illusione dura solo qualche secondo, secondo necessario per imprimere al mio corpo il comando di movimento e vedere che questo non risponde.
No può rispondere.
Sono bloccata.
<< che cos... >> cerco di dire ma sento la mia bocca piena di terra che mi asciuga la lingua, il palato, la gola. Ho terra anche nel naso, non riesco a respirare bene.
<< c'è qualcuno?... hey... hey c'è qualcuno? >> ed è una voce quella che sento; una voce debole e spaventata, vicina a me. Ma io non vedo niente... ho gli occhi aperti, credo, ma vedo solo nero davanti a me.
Non vedo.
<< mi sentite? c'è qualcuno?... qualcuno mi sente? >> urla la voce.
<< io >> dico e non aggiungo nient'altro perchè non sò cosa dire.
Ho la testa in black-out e sono bloccata.
Non vedo niente.
<< dov...dove sei?... mi senti? >>
La voce dello sconosciuto si è fatta più forte, più viva se così si può dire e a sentirla meglio mi rendo conto che non è così lontano come pensavo... lo sento vicino.
Se allungassi le mani potrei anche toccarlo forse.
<< non ci vedo! >> dico semplicemente e nel dirlo ad alta voce la paura si impossessa di me... Non ci vedo! Ho gli occhi aperti ma non vedo niente!
<< stai tranquilla... è perchè è buio. >>
È buio? ne siamo sicuri? io... io mi sento come se fossi cieca.
<< ho paura >> singhiozzo in un sussurro, e mi fà male farlo perchè ho la gabbia toracica totalmente schiacciata e così il peso che ho su di me preme ancora di più.
<< anch'io... >> risponde lui basso << ma vedrai che andrà tutto bene... vedrai che andrà tutto bene >> ripete come a cercare di convincere più se stesso che me.
<< come ti chiami? >>
<< Bella >> rispondo mentre sento le lacrime scendere lungo le guancie.
Ho sete, ho freddo e ho tanta paura.
<< io sono Edward... Edward Cullen, ero al 7G... tu dove stavi? >>
Singhiozzo come una bambina ma gli rispondo perchè sentirlo parlare mi tranquillizza; voglio che continui a parlare perché ho paura di rimanere qui da sola in compagnia solo del silenzio, della polvere e del buio.
<< ero al 7F... quello sotto di te. >>
<< ti sono caduto in testa quindi! >> è lo sento forzare una leggera risata nel tentativo di alleggerire la tensione.
<< dormivi? >> gli chiedo per evitare di far ricadere quel silenzio opprimente su di noi.
<< no, stavo guardando un film...  soffro d'insonnia. Tu dormivi? >>
<< sì… ero tornata dalla discoteca poco prima. >>
Alla mia frase non lo sento rispondere.
Aspetto un attimo sperando di udire di nuovo la sua voce, ma il silenzio continua finchè non diventa insopportabile.
<< Edward? >> gemo con un forte panico nella voce << Edward... stai bene? >>
<< credo di avere una ferita alla testa... ho i capelli bagnati... mi sà che stò sanguinando. >>
<< cosa?! >> con quelle parole vado in panico: è ferito!
Forse sono ferita anch'io ma non sento niente, non percepisco nulla se non quel peso sulla schiena.
Allungo istintivamente la mano davanti a me e sento qualcosa di morbido.. un tessuto.
<< Sono io >> dice solamente e io per un attimo ritiro la mano ma poi torno a  posarla su di lui perchè mi sento meglio a sentire qualcosa di caldo e vivo sotto il palmo, in quell'oceano di calcinacci, terra e gelo.
<< è la mia spalla... ho il braccio bloccato, c'è qualcosa che si è impigliato... >>
Con la mano percorro il suo braccio, andando a tentoni e cercando di capire cosa lo blocchi finchè non arrivo a qualcosa che al tatto sembra un’asta di ferro. È piuttosto fine e malleabile però, così cerco di piegarla con la forza dell’unica mano con cui riesco ad arrivare a lui e a liberare il braccio di Edward.
<< grazie.. mi stava facendo malissimo! >> mormora mentre lo sento muovere il braccio.
Per un attimo non sento più nulla, finchè delicata e spaurita come non mai sento il suo palmo accarezzarmi il viso.
<< ah... sei qui.. >> mormora tranquillo mentre continua a premere la mano sulla mia guancia << non è una cosa da dire ma sono contento che sei qui con me... fà meno paura così. >> continua mentre lo sento muoversi.
<< cosa fai? >> gli domando spontaneamente.
<< cerco di farmi un pò di spazio... per fortuna non sono bloccato. Tu come sei messa? >>
<< ho qualcosa sulla schiena... è pesante, non riesco a muovermi. >> gli spiego.
Edward si muove ancora finchè non sento il suo fiato contro il viso e le sue mani percorrermi le spalle tentando di capire la situazione.
<< hai mezzo appartamenti sulla schiena mi sà... senti male? >>
<< no, non sento nulla... è una buona cosa no? >> chiedo timida ma lui non mi  risponde subito e questo mi allarma.
<< Edward! >> lo chiamo.
<< Bella vuoi fare una cosa per me? >> mi chiede inquieto.
<< cosa? >>
<< muovi le gambe. >>
La richiesta mi sembra strana perché gli ho già detto che sono bloccata, ma lo faccio lo stesso... con fatica lo faccio e noto che quelle sono libere, per fortuna.
<< Quelle non sono bloccate >> dico allora.
<< Le hai mosse? >>
<< Sì >>
Il suo sospiro spezza il silenzio.
<< Grazie a Dio >>



6h


<< Bella? >> chiama leggero mentre mi stringe forte la mano.
<< che succede Edward? >>
È da molto che mi tiene la mano, lo ha fatto  dopo che a seguito di un gran fracasso e movimenti sopra le nostre teste ci siamo messi ad urlare come dei matti, convinti che qualcuno ci avrebbe sentito, ci avrebbe salvato.
E invece niente… non è successo nulla se non lo stancarci ancora di più.
Io sono scoppiata a piangere; devo averlo spaventato parecchio -di sicuro non mette molta fiducia vedere che chi è con te scoppia il lacrime urlando “moriremo seppelliti qua sotto”- ed è stato in quel momento che mi ha preso la mano.
Mi ha fatto calmare… mi ha aiutata.
Edward è una persona davvero unica, a volte mi chiedo come non avessi mai fatto a vederlo.
<< ho fame. >> mi risponde e sento il suo stomaco brontolare.
Anch’io ho fame,  tanta fame, ma soprattutto sete. Ho la bocca ancora piena di terra e polvere e la saliva azzerata.
Vorrei tanto dell’acqua.
<< Quando usciremo da qui andremo da McDonalds e ci mangeremo un panino gigantesco con una coca cola altrettanto gigantesca e per dolce uno di quei gelati con dentro le caramelle… hai presente?>> gli chiedo sentendo le mie papille gustative fremere all’idea di cibo.
<< Ma sono Smarties Bella, non sono caramelle! >> mi prende in giro <<  e poi non andremo da Mcdonalds… andremo a cena in un bel ristorante di classe! tu porterai i tacchi alti e una di quelle microscopiche borse dove ci stà solo il rossetto dentro. E io avrò il mio abito migliore.
Berremo due bottiglie di vino, il migliore della casa, e poi prenderemo un piatto di ogni cosa sul menù, dividendocela a metà per provare tutti i sapori possibili. >>
<< spenderemo un patrimonio! >>
<< tranquilla, pago io! >> risponde lui e anche se non lo vedo bene sento che sorride.
<< che lavoro fai Edward? >> gli domando di getto quando il silenzio diventa fin troppo pronunciato.
<< sono un pianista, o meglio, ci provo! >>
<< in che senso? >>
<< nel senso che suono nei piano bar praticamente gratis! Ho una band di musica blues… siamo bravi, verrai a sentirci un giorno vero? >> e sento nella sua voce una nota di speranza, non che io vada a sentirlo suonare, ma speranza che ce ne sia la possibilità.
Che un giorno io e lui, fuori da questa tomba, potremmo davvero incontrarci in una strada ed entrare assieme in un locale per passare qualche ora tra noi come due persone normali.
Come due individui liberi e vivi.
<< verrò di sicuro! >> gli rispondo di getto.
<< tu cosa fai? >>  Ha la voce tranquilla e questo rende tranquilla me.
<< studio letteratura al college e qualche volta lavoro in un negozio di articoli sportivi… un vero schifo! >>
<< ti trattano male? >>
<< no non è quello… è il figlio della proprietaria il vero problema. >> Mike Newton.
<< ci prova con te? >>
<< in maniera spudorata! a volte credo che nel suo cervello lui sia convinto di essere il mio ragazzo… è tutto matto! >> ridacchio pensando a Mike e ai suoi comportamenti assurdi.
<< ma tu ce l’hai il ragazzo Bella? >>
<< no… tu ce l’hai la ragazza? >>
<< nemmeno… diciamo che sono un tipo un po’ particolare >>
<< ti piacciono i ragazzi? >> e dire che non mi sembrava gay.
Lui scoppia a ridere.
<< no per niente! Semplicemente sono un tipo molto riflessivo e introverso… alle ragazze di solito piacciono quelli diretti e che osano. >>
<< no... non a tutte.>> e nel dirlo arrossisco.
Anche se non posso vederlo sento  che sorride.
<< non ha tutte. >> ripete.



10h


Stò piangendo.
Piano, silenziosamente, ma stò piangendo e in questo silenzio e buio è difficile che Edward non mi senta e non si preoccupi per me…  infatti la domanda nasce subito dalle sue labbra.
<< Bella, che succede? Stai male? >>
Io però non rispondo, semplicemente piango.
<< Bella?! >> sento la voce di Edward farsi spaventata e in un attimo sento le sue mani sul mio volto e il suo viso vicino al mio, in un tentativo goffo di abbraccio << che hai? Ti prego parlami… >>
<< è così… umiliante! >> singhizzo.
<< cosa? >>
Non so come dirglielo… vorrei scomparire.
<< devo fare pipì. >>
Sento lui sospirare dolorosamente a pieni polmoni e appoggiare il capo su una mia spalla.
<< anch’io.. >> mormora << ci stavo pensando già da un pò… >>
<< ma tu almeno non sei bloccato.. io sono schiacciata qui sotto e… >>
<< lo so! >> mi interrompe << ma neanche io  ho molta libertà di movimento…  e comunque la cosa non cambia molto la situazione. >>
<<  come facciamo?>> gli chiedo angosciata cercando di asciugarmi le lacrime.
Per un attimo il silenzio cade pesante su di noi, per poi essere spezzato dalla sua voce tranquilla << cantiamo! >>
<< cosa? >> gli domando confusa
<< cantiamo >> ripete dolce  << al mio tre ci mettiamo a cantare una canzone e facciamo finta di niente…  o facciamo così o rischiamo che ci esploda la vescica e io lo stò già rischiando! E poi è da molto che non beviamo… poi non dovremo più farlo. >>
E così facciamo:
Io e Edward, quello che fino a un giorno fà era un completo sconosciuto, ci ritroviamo a cantare a squarciagola “”Yallow Submarine”, mentre assieme ci facciamo bellamente la pipì addosso.



15h


Edward stà dormendo.
O almeno credo stia dormendo…  ha il capo appoggiato contro il mio e la mano intrecciata alle mie dite che stringe forte. Ho paura che sia svenuto, ho paura che la ferita che ha detto di avere alla testa gli abbia fatto perdere troppo sangue.
Ho paura per lui e ho paura per me che senza di lui rimarrei sola.
<< Edward? >> lo chiamo scuotendolo un po’.
Mugugna -buon segno-  e poi gira il viso sfiorando con la punta del naso il mio.
Nel buio non lo posso vedere  e forse alla luce del sole una situazione del genere mi avrebbe messo a disagio, ma ora, per come stiamo, sento solo tranquillità in quel gesto.
<< tutto bene? >> domando in un sussurro  << avevo paura fossi svenuto… >>
<< per non dire morto! >> aggiunge lui con un sorriso.
<< stà zitto Edawrd! >>
<< tranquilla… prima di morire devo almeno provare il cibo tailandese, imparare una variazione di Mozart e passare un’intera notte a fare sesso bollente! >> scherza.
Mi viene da ridere << ma che razza di desideri sono? >>
<< i miei! >> mi risponde << e sono dei Signor Desideri… vorresti davvero morire senza aver mai provato il Padtai ? oppure morire con addosso una tremenda frustrazione sessuale? È no, se devo per forza andare dall’altra parte voglio farlo nel pieno del mio relax post orgasmo! >>
Mi fa ridere ancora… Edward è davvero buffo!
<< oh ti prego allora non morire! Non penso  riuscirò anche ad accettare tu che ti tocchi davanti a me! >>
<< è buio, non vedresti niente! >> continua a scherzare lui, seguendo il mio gioco.
<< non importa.. sentirei il rumore! >>
<< beh, se stò per morire non puoi mica togliermi l’ultimo mio desiderio. Non c’è molta scelta, o faccio io o fai tu! >>
<< io no! >>
<< è perché mai? Sono un uomo con un piede nella fossa, non puoi rifiutarmi la mia ultima sigaretta! >> ribatte divertito.
<< ti sei pisciato nel pantaloni Edward! >> gli faccio notare divertita.
Scoppia a ridere alla mia frase << anche tu, Miss! >>
<< che stronzo! >>
<< io? Mica ho detto che avresti fatto tutto tu, poi avrei ricambiato! >>
<< certo… avresti toccato il masso che mi schiaccia! >>
<< intendevo dire che avrei ricambiato una volti usciti da qui! >>
E dopo le sue parole il silenzio per un attimo cala su di noi in tutta la sua pesantezza.
<< usciremo… vero Edward? >>
<< sì usciremo… e ci faremo delle grosse risate. >>



20h


È successo mentre stavamo dormendo.
Un rumore, così forte da svegliare me ed Edward e farci gridare di paura.
Per un attimo credo che entrambi abbiamo pensato saremmo rimasti schiacciati qui sotto, come topi in gabbia, come due sconosciuti, senza aver mai la possibilità di vedersi in faccia alla luce del sole.
E invece and un certo punto la luce è arrivata.
Una linea, liscia e dritta che ha colpito un punto vicino a me.
Ho visto dei capelli rossi, talmente rossi che all’inizio pensavo fosse sangue,  poi ho capito fosse il colore di Edward. Ha i capelli ramati… sono belli.
<< ISABELLA.. ISABELLA!! >>
Qualcuno urla il mio nome ma io non riesco a reagire. Guardo il fascio di luce che pian piano si allarga e circonda la testa di Edward per poi scorrergli sulla fronte, ferita, piena di sangue, e sugli occhi, verdi, come zaffiri, e sul naso dritto come un giunco… e su un sorriso… il più bel sorriso del mondo!
<< siamo salvi.. >> mormora, e vedo i suoi occhi brillare come probabilmente brillano i miei perché anche io ora sono alla luce.
<< RAGAZZI STIAMO ARRIVANDO!!  RESISTETE!!>>  urlano ancora ed Edward risponde senza staccare gli occhi dai miei.
<< SIAMO QUI!! >> urla e sorride. Dio che sorriso!
<< ciao Edward… >> sussurro  sorridendo anch’io.
<< ciao Bella… piacere di conoscerti! >>
<< piacere mio! >> rispondo ridendo.
E mentre rido un uomo si mette vicino a noi e si avvicina ad Edward per farlo uscire dal buco nel quale siamo.
<< puoi muoverti Edward? >> gli domanda ed entrambi rimaniamo sorpresi del fatto che conosco i nostri nomi.
<< sì, io sì… è Bella che è incastrata! >>
Altri uomini si avvicinano a me e notano il peso che mi costringe la schiena.
<< fate uscire il ragazzo! Ti libereremo subito Isabella, abbi un’altro pò di pazienza! >>
Stanno per portare via Edward quando la mano che ancora stringe la mia si fa più forte e lui anche se trascinato non molla << no, voglio rimanere qui!! >> dice e vedo per un attimo il terrore nei suoi occhi.
<< non le succede niente, stai tranquillo! >> cercano di calmarlo ma lui non molla ancora.
Mi stà stringendo la mano così forte da farmi male ma non m’importa, anch’io stringo forte… ho paura che se ne vada e  che succeda qualcosa quando rimarrò sola.
Alla fine i pompieri si piegano alla nostra testardaggine << Lasciatelo qui… Cerchiamo di sbrigarci! >>
E mentre con un arnese alzano il blocco di cemento che mi stà sopra, Edward rimane accucciato vicino a me ad accarezzarmi i capelli.
Teniamo le mani unite per lungo tempo, finchè ci portano alle ambulanze e lì le nostre dita intrecciate si sciolgono e io lo perdo di vista…




2 settimane dopo


Sono in un bar, seduta con una tazza di caffè fumante in mano che aspetto il suo arrivo.
La gente attorno a me mi fissa con curiosità, le nostre foto girando ancora sui giornali ed è strano avere su di me questa attenzione da celebrità immeritata.
Anche per Edward è uguale. Ha detto che non vede l’ora di riprendere a suonare… che magari diventa davvero una celebrità e questa volta per un motivo reale... la sua musica.
<< Hey Bella!! >> mi sento chiamare e girandomi lo vedo arrivare, alto come non mai, con quei capelli rossi costantemente scompigliati e il sorriso luminoso.
Edward sorride sempre e anche se non lo vedevo lo avevo già capito quando avevamo condiviso quelle 20ore di buio assieme.
<< Ciao! >> lo saluto e alzando il mento lo vedo piegarsi su sé stesso per lasciarmi un piccolo bacio stampo sulle labbra.
Il primo me lo ha dato in ospedale, nella mia stanza, dove mi ha raggiunto dopo 24ore di ricovero
<< Dovevo assicurarmi stessi bene! >> mi ha detto, per poi aggiungere << ti ho fatto da balia per quasi un giorno, non posso mica rischiare di perderti adesso! >>
Io l’ho zittito con uno “stronzo”.
Lui mi ha zittito con un bacio.
<< volevo dartelo la sotto, ma volevo avessi la libertà di darmi un pugno nel caso non ti fosse andato bene. >>
Io non gli ho dato un pugno, ma un altro bacio.
E adesso che è seduto vicino a me con un’altra tazza di caffè in una mano e le dita dell’altra intrecciate alle mie mi sporgo verso di lui e lo bacio di nuovo.
<< e questo per cosa era? >> domanda lui sorridente mentre tira la sedia su cui sono seduta vicina alla sua per potermi abbracciare liberamente.
<< perché posso farlo e senza di te forse non avrei potuto. >>
A quelle parole non mi risponde ma lo sento stringermi di più e affondare il viso nei miei capelli per respirare il loro odore… questo finchè non si sposta veloce e torna a fissarmi negli occhi con un sorriso biricchino sul viso.
<< dimmi che stasera sei libera! >> mi dice pieno di aspettativa.
<< per cosa? >>  domando confusa da quel cambio repentino di umore.
<< devi venire a sentirci suonare! Non abbiamo una serata, ma ricominciamo a fare le prove a casa di Jasper… voglio presentarti i ragazzi e farti sentire la nostra musica! Dimmi che verrai? >> il suo sguardo sembra quello di un bambino e io alla sua richiesta non posso rifiutare... non voglio rifiutare.
<< verrò… e poi te l’avevo promesso, giusto? >> rido io.
<< giusto! >> risponde lui scoppiando a sua volta  a ridere al ricordo di quella promessa fatta in quella fredda notte per noi ormai lontana, e tornando ad abbracciarmi forte.
<< visto, te l’avevo detto! >>  mi sussurra cospiratorio all’orecchio
<< saremmo usciti.. >> continua con voce dolce
<< … e ci saremmo fatti un sacco di risate! >>
Le sue labbra cercano e trovano le mie con dolcezza e io di nuovo sorrido…
con le labbra e da quando ho conosciuto lui, anche con il cuore.
  
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