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Autore: Rosmary    02/07/2012    7 recensioni
È la Vigilia di Natale del 1996. Voldemort è sempre più potente e l'Ordine della Fenice deve agire.
Tutti sono coinvolti in questa guerra, anche i più giovani, costretti a vivere immersi in paure, preoccupazioni e compiti gravosi. Eppure vi sarà sempre qualcuno pronto a sorridere e a vivere, e allo stesso tempo vi sarà anche qualcuno pronto a spegnere quei sorrisi e quella vitalità.
Indirizza lo sguardo su Hermione «Ti accompagno a casa?»
«No, papà. Lo faccio io» Tutti si voltano verso Fred.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mangiamorte | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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L’atmosfera presente nella cantina è, a dir poco, opprimente. Sono trascorsi solo pochissimi secondi da quando la figura incappucciata ha rivelato il proprio volto. Angus ha boccheggiato, e poi ha preferito serrare le labbra secche e screpolate. Labbra vecchie. Tutto in Angus è vecchio. Deglutisce l’uomo malridotto, le dita delle mani tremolanti, ed il respiro irregolare. I due uomini tacciono, paiono studiarsi. La figura ostenta una calma maggiore rispetto all’altro, ciononostante, non accenna alcun suono vocale.

«Vattene» Il tono arrochito di Angus trova, finalmente, l’ardire di palesarsi. La schiena ingobbita, il capo inclinato verso il basso, lo sguardo chiaro, ed al contempo spento, non riesce a contraccambiare lo sguardo altrui, così scuro e così intenso.

«Non mi offri neanche del succo di zucca?!» La figura esordisce con un’amara ironia, accompagnata da un sorrisetto nervoso, che par tradire la rilassatezza ostentata dalle movenze del corpo.

«Vattene» Si ripete Angus. Il tono più incisivo, più risentito.

Ma la figura non demorde, ed anzi, fa un passo in avanti, verso l’altro mago «Non mi chiedi perché sono qui?»

«Oh…» Una risatina roca e cinica viene emessa dalle labbra del mago, il quale indietreggia, d’istinto. S’ingobbisce sempre di più, portando lo sguardo al sudicio pavimento della cantina «…Io so perché sei qui…» Una smorfia di disgusto s’increspa su quelle labbra screpolate «…Ma non posso fare niente per te»

S’induriscono i tratti della figura «Non puoi, o non vuoi

«Non è forse la stessa cosa… Remus?» Il capo di Angus torna eretto, ora quegli occhi azzurri scrutano il volto di Remus Lupin. L’espressione di Angus è un misto tra disgusto, terrore e malato divertimento; un misto concentrato nella curva delle labbra sottil.

Remus, all’espressione dell’altro, non può fare a meno di rabbrividire. Eppure lo sfida, contraccambiando lo sguardo, indurendo i tratti, ostentando un’espressione pacata e decisa «Il tempo dei giochetti è finito…» Impugna la bacchetta, lasciandola scivolare dalla manica del mantello sino alla destra «…E tu mi aiuterai»

Una risata stridula rimbomba nell’ambiente piccolo e cupo «Vuoi minacciarmi, Remus?» Assottiglia quegli occhi «Sei arrivato tardi. Qualcuno lo ha fatto prima di te!»

La bacchetta di Remus, rapida, s’eleva, andando a definire una traiettoria esatta, mirante al cuore di Angus «Chi?»

Angus, al gesto, s’avvicina. Il passo lento, appesantito da arti non più in forma. Gobbo e stanco, si porta ad una vicinanza che permetta alla punta della bacchetta di toccarlo realmente. Lo sguardo s’assottiglia ed il volto rugoso assume un’espressione grave «Lui è troppo forte. Vincerà» Annuisce alle sue stesse parole «Non combattere, Remus. Tu puoi ancora salvarti. Scappa… scappa, ragazzo»

«Angus!» Lo interrompe. La punta della bacchetta insiste sul petto dell’altro, ora che può toccarlo, par volerlo marchiare «Sta zitto! Chi è venuto? Con chi hai parlato?» La pacatezza, man mano, l’abbandona.

«Tu conosci la risposta» Quel tono roco torna a tormentare i sensi di Remus «Tu conosci sempre la risposta»

«Lui… lui cosa voleva?» La presa sulla bacchetta s’allenta.

Lo sguardo di Angus si cala, come colpito dal rimorso «Tu cosa vuoi?» Il tono retorico.

Abbassa l’arma, Remus, chinando il proprio volto «Gli hai detto tutto?» La mancina si porta al volto, massaggiandolo con nervosismo.

«Potrei aver omesso qualcosa»

In contemporanea, i due uomini si osservano, rinvigoriti da una nuova consapevolezza. Remus annuisce, lasciando scivolare via la mancina, accennando un sorriso di gratitudine «Perché l’avresti fatto?» Il tono improvvisamente speranzoso, rinato.

Angus si lascia andare ad un vero sorriso «Forse, speravo nella visita di un vecchio amico»

Remus par rilassarsi, grato e consapevole «Non posso farcela da solo»

Al sottinteso invito, il sorriso di Angus svanisce, e l’uomo, come a volersi proteggere, indietreggia «Non chiedermelo, Remus»

«Angus, ti prego. Ascoltami»

«Ascoltarti?» Una smorfia torna a troneggiare sul volto rugoso dell’uomo. S’ingobbisce nuovamente «Sai perché vivo qui? Lo sai?» Non dà tempo all’interlocutore di prendere parola, poiché prosegue, con ritrovata foga. Una foga presente nell’espressività e nel tono basso, arrochito, ma deciso quanto una bacchetta che scaglia una Maledizione «Perché ero stanco, Remus. Stanco d’essere giudicato, perseguitato…» L’indice destro viene puntato contro Lupin «…Stanco d’essere come te»

Profittando d’una pausa di Angus, Remus si porta in avanti «Se hai smesso di lottare, se sei stanco, perché hai mentito a chi è venuto prima di me?» Il tono enfatizzato dalla discussione «Angus… non tutto è perduto. Io sono come te»

«E questo mi basta» L’interrompe, allargando le braccia, mostrandosi in tutta la sua trasandatezza «Noi siamo questo, Remus. Siamo reietti. Accettalo. Non rischiare per chi ti ha sbattuto la porta in faccia» Stringe i pugni, rabbioso, trattenendo l’istinto di scagliare un qualsiasi oggetto contro Remus.

«Angus…» S’avvicina lentamente, poggiandogli la mancina sulla spalla destra «…Quelli di cui parli, sono quelli contro cui combatto»

«Non mentire a te stesso»

«Non farlo neanche tu» Inarca le sopracciglia, il tono che ha ritrovato la pacatezza, simbolo di persuasione «Non siamo reietti. E se Qualcuno lo pensa, va combattuto. L’Ordine della Fenice…»

«…Conta i suoi morti ogni giorno, e ogni giorno aumentano»

Scuote il capo Lupin, scostando la mancina «Non pensavo ti spaventasse la morte» Incrocia lo sguardo dell’uomo «Dopotutto, tra la tua condizione e la condizione d’un defunto… che differenza c’è?» S’allontana, avvicinandosi all’apertura che conduce alla scalinata. Gli dà le spalle «Mi occorrono quelle informazioni»

Angus, rimasto in silenzio, scosso dalla cruda realtà propostagli dalla vecchia conoscenza, annuisce tremolante all’ultima affermazione «Lo so» Osserva Remus, per poi portarsi verso un antico baule, sporco e malridotto, dal lucchetto rotto. Lo apre, estraendo un mantello ed una bacchetta. Indossa il primo e cinge con ritrovato vigore la seconda. Avanza di qualche passo, giungendo in prossimità dell’altro e poggiandogli la mancina sulla spalla «Abbiamo poco tempo»

Sorride Lupin «Non sprechiamolo, allora» Indossa nuovamente il cappuccio, Angus fa altrettanto ed insieme abbandonano la cantina.


 

****



È la mattina di Natale, ed alla Tana, seppure siano soltanto le nove, Molly è già ai fornelli, l’aria inevitabilmente preoccupata. Arthur è uscito all’alba. Bill e Fleur lo hanno seguito. In casa vi sono solo i ragazzi, tutti ancora a letto. Un bussare interrompe i nefasti pensieri della Signora Weasley, la quale s’affretta alla porta, scorgendo Malocchio.

«Alastor…» Lo guarda con cipiglio severo «…Buon Natale» Par quasi un rimprovero, e l’Auror, entrando in casa, non può esimersi dal rivolgerle uno sguardo di scuse e d’impotenza.

«Buon Natale anche a te, Molly»

«Arthur è già fuori» Un rossore invade le gote della donna «Già fuori, Alastor. Il giorno di Natale, mio marito e mio figlio sono in giro, a rischiare la vita!» Sibili rabbiosi, il tono tenuto basso, in modo tale da non svegliare i più giovani. Porta le mani sui fianchi «Se sei qui per altro lavoro, quella è la porta!» Gliela indica con un cenno del capo.

Moody non si lascia intimidire dal tono autoritario della donna. Semmai indurisce i tratti, ponendosi di fronte a lei «Se pensi che mi diverta, ti correggo: non mi diverto» S’appoggia al bastone «Sono qui per Fred»

«Cosa vuoi da lui?» Il tono maggiormente pacato, ma non meno preoccupato. La rabbia ha avuto il suo sfogo.

«Dargli questa» Mostra una pergamena «Devono iniziare subito, Molly»

Afferra la pergamena, stringendola con rabbia, annuendo, poi, verso l’Auror «Prega che non succeda nulla ai miei figli, Alastor»


 

****



Dei passi echeggiano nell’abitazione. Una figura minuta, abbigliata con un semplice maglioncino blu e dei semplicissimi jeans, fa il suo ingresso nella cucina. Uno sbadiglio accompagna le sue movenze. La chioma bruna raccolta in una crocchia bene ordinata. La Signora Granger ha pregato la figlia affinché tentasse, almeno, di domare quei capelli. La figura s’avvicina ai fornelli, armeggiando con qualcosa utile a prepararsi del tè.

«Quanto vorrei un succo di zucca»

«Succo di frutta?» Una voce maschile interrompe la pace della strega. Hermione si volta verso di lui, accigliandosi «Se vuoi lo andiamo a comprare!»

«Non credo siano aperti a Natale!» L’afferma con un sorriso, mitigando l’essenza saccente del dire. Il ragazzo ridacchia.

«Giusto! Come ho fatto a dimenticare il Natale?!» Il tono è ironico. S’avvicina ad Hermione, poggiandole un bacio sulla guancia «Buon Natale!»

Sorride lei, voltandosi verso i fornelli «Buon Natale, Logan!» Il dire canzonatorio «Come mai già sveglio?»

«Abitudine» S’accomoda sul tavolo, facendo penzolare le gambe. La mancina si porta tra i capelli scuri, scompigliandoli. Sono lisci, di media lunghezza, giungendo a coprirgli la nuca e parte della fronte. Lo sguardo azzurro segue i movimenti di Hermione «E tu?»

«Abitudine» Si volta verso il diciassettenne, sondando il fisico asciutto, abbastanza minuto, contenuto nel pigiama azzurrino. Ridacchia «Potevi almeno vestirti!» Adocchia, poi, la barbetta incolta «E togliere quei… peli?!»

«Altro?! Mi stai educatamente dando del mostro!» Si finge offeso, portando la mancina alla barbetta «E questa è barba, bimba! E qui resta!» Lo afferma con orgoglio, facendo inarcare le sopracciglia di Hermione «Che stai facendo?»

«Preparo il tè»

«Lo voglio anch’io!»


 

****



«Mamma, ripeti. Io cosa faccio con questa pergamena?»

«Vai da Hermione e vi mettete a lavoro»

La testa di Fred crolla sul tavolo. Ancora il pigiama indosso, i capelli scompigliati e l’aria assonnata «Ma voglio dormire!»

«Fred… questa situazione non piace a nessuno…»

«…Porto anche George!»

«Ehi, io non vengo da nessuna parte» L’ammonisce immediatamente George, appena entrato in cucina. Alle undici ha avuto la decenza d’alzarsi «Sono qui solo per i biscotti, poi torno a letto» Una decenza a metà, magari.

Molly, nel frattanto, ha abbandonato i figli alle loro beghe, decidendo che parlottare con Ginny le avrebbe dato maggiore soddisfazione.

«Dai, Fred… un’oretta e finite tutto!»

«Sì. La fai facile tu» Si alza in piedi, scocciato «Dobbiamo tenere a bada anche i Babbani»

«Gli ospiti di Hermione?»

«Già. Sta quel Logoro… Logis… Loganno, oh insomma! Uno a cui deve pensare lei» Incrocia lo sguardo di George «Io pietrifico lui, sua madre e suo padre»

George, silente, annuisce «Questo è lo spirito giusto»

«Un’oretta e torno!»


 

****



«Sono preoccupato per Remus»

«Non devi. Sa il fatto suo»

Lo sguardo di Arthur Weasley s’indirizza al volto di Kingsley «Ne sei convinto?»

«No» Cala la bacchetta, volgendo il proprio sguardo all’interlocutore «Ma non so cos’altro dire»

«Temo non ci rimanga altro tempo»

«Almeno tre abitazioni sono al sicuro»

La destra di Arthur rilascia una leggera pacca sulla schiena dell’uomo «Buon Natale, Kingsley»

Sogghigna l’uomo «Non perdere altro tempo, Arthur. Molly potrebbe ucciderti!»


 

****



Dal nulla, nella stanza di Hermione, appare un ragazzo vestito alla babbana. Almeno così si è autodefinito quando ha ingrandito – con sommo disappunto – gli abiti di Harry, sin troppo ordinari per i suoi gusti. Jeans scuro, scarpette e felpa. Cappotto, guanti e sciarpa tra le mani, gettati, poi, con noncuranza, sul letto ben fatto di Hermione. Si guarda intorno, avvertendo dei rumori e delle voci provenire dal piato sottostante.

«Perfetto» Un sibilo scocciato, nel constatare che la strega non è in camera. Dunque s’affaccia all’uscio della porta. Si guarda intorno «Hermione» Bisbiglia, sperando che lei possa sentirlo «Hermione» Ma niente, la ragazza non è nelle vicinanze «L’hai voluto tu, Granger» E così dicendo, ghignando, senza alcun problema abbandona l’uscio ed il secondo piano, avvicinandosi sempre più al vociare, che lo conduce nel salotto. A questo punto, una persona vagamente normale, avrebbe tentato d’attirare l’attenzione della strega, di lanciarle dei segnali. Avrebbe fatto qualsiasi cosa, ad eccezione del palesarsi, con un sorrisetto sghembo, ai presenti. Destra in tasca e mancina che s’agita, in segno di saluto «Buongiorno, Signori! Buon Natale!»

«Fred!» Hermione, sbiancando, si alza in piedi, abbandonando il divanetto.

«Fred? Chi è Fred?» Un tono maschile, ed abbastanza burbero, s’eleva dalla poltrona.

«Alan1, tesoro, non è il caso» Si alza anche Jean, sorridendo al marito ed agli ospiti «Fred è un compagno di scuola di Hermione… non l’avete sentito il citofono?!»

«No» In coro: Deena, Stefan, Logan ed il Signor Granger.

Accenna un sorrisetto, fintamente imbarazzato, Jean «Oh, che strano!»

«Mi spieghi cosa ci fai qui?!» Hermione, a denti stretti, verso Fred. Ormai l’ha raggiunto sull’uscio.

Ridacchia lui «Secondo te?!» Le sorride sghembo «Mi presenti ai Babbani, o continuiamo a dare spettacolo?!»

Arrossisce la ragazza, rifilandogli un’occhiataccia, tornando a voltarsi verso i presenti che, nel mentre, hanno ripreso a chiacchierare, l’unico particolare è il tema della discussione: Fred «Mi dispiace non avervi detto che sarebbe venuto» Rivolge un sorriso d’intesa al padre, il quale è a conoscenza della situazione relativa all’Ordine.

«Ma figurati, Hermione! È normale che il tuo fidanzato voglia vederti durante le vacanze!» La voce di Deena, risoluta ed allegra. I capelli corvini portati corti. Una donna sulla quarantina, abbastanza in carne, ma non per questo d’aspetto sgradevole.

«Il mio cosa

«Il tuo fidanzato, credo d’aver capito» Fred, sogghignante come non mai, trattiene l’istinto d’ammiccare al padre di Hermione.

«No, Deena! Fred è solo un compagno di scuola, devono portare a termine un compito, qualcosa di gruppo… Hermione era nervosissima!» Jean aiuta, nuovamente, la figlia. Ridacchia frivola, coinvolgendo Deena e Stefan.

«Poveri ragazzi!»

«Già» Volge lo sguardo ad Hermione, con complicità «Tesoro, va pure. Ti aspettiamo per pranzo» Torna, dunque, l’attenzione agli altri presenti «Carissimi, non sapete cos’ha combinato Anne Morian!»

Sorride Hermione, notando che il padre s’accoda alla madre, nel tenere l’attenzione degli ospiti ben lontana da Fred «Vieni» Un cenno, ed il mago la segue. Salgono nuovamente le scale, questa volta in silenzio, giungendo alla camera di Hermione.

«Tipi simpatici!» Esclama lui, mentre s’accomoda sul letto di Hermione.

Lei, una volta chiusa la porta, indirizza lo sguardo assottigliato al ragazzo. Mani sui fianchi ed espressione furiosa «Mi spieghi cosa ti è saltato in mente? Sbucare in salotto, con gli amici dei miei qui!» Lui si limita ad inarcare le sopracciglia «Tu… tu sei un irresponsabile!»

«Per quanto hai intenzione di continuare? Io vorrei tornare a casa»

Porta le braccia conserte «Non devi farlo più. Ci accorderemo per degli orari, così mi trovi qui»

Occhi al cielo, si alza in piedi, portandosi dinanzi a lei «D’accordo» Poggia le proprie mani sulle spalle di Hermione «Ora, fai un bel respiro e calmati»

Annuisce lei, osservandolo per bene «Fred…» Ridacchia «…Sembri un Babbano!»

«Non infierire! Questi vestiti fanno pena!» Lascia scivolare via le mani, starebbe per schiudere nuovamente le labbra, ma la porta si apre, facendo sfilare all’interno della stanza Logan. Vestito con jeans e felpa, non molto diverso da Fred, ed appena più basso di quest’ultimo.

«Scusate…! Vi spiace se resto con voi?»

«Oh… ecco»

Interrompe Hermione, tendendo la destra verso Fred «Logan, molto piacere!»

Fred adocchia Hermione, la quale annuisce debolmente. Dunque stringe la mano del ragazzo, esibendosi in un ghigno «Fred, il piacere è tutto tuo!»

«Ah! Divertente!» Logan, mentre ritrae la mano, sorridente, voltandosi verso Hermione «Il tuo amico è simpatico!»

«Già…»

«E il Babbano è idiota» Biascica Fred, contrariato dall’atteggiamento altrui. La sua non era una battuta.

«Allora, che si fa?!» Sorride ad entrambi Logan, alternando lo sguardo tra i due. Hermione l’osserva, in evidente difficoltà, tentando di trovare un motivo, fittizio e valido, che convinca il ragazzo ad andar via. Peccato che qualcosa la distragga dai suoi ragionamenti.

«Merlino! Ma quando ti spezzano la bacchetta?!» Un’esclamazione che fa ridacchiare Fred.

«Mai, Granger! Ora pensiamo alle cose importanti!» Le ammicca, tendendole la pergamena. Hermione l’afferra. Dopotutto, non sarà difficile cancellare la memoria di Logan, potrebbero addirittura fargli credere d’essere urtato contro lo spigolo di un mobile. Insomma, chi potrebbe credere d’essere stato pietrificato?








 

1 Alan: l'ho immaginato come nome del padre di Hermione, pur non avendo fonti a riguardo;




Angolo Autrice:
Salve! Utilizzo questo spazio per ringraziare hermionepotter, Black_Yumi, Krisma, fredlove e smelly13 per le belle recensioni <3 Mi dispiace non essere riuscita a rispondervi singolarmente, ma purtroppo ho giusto il tempo di pubblicare.
Inoltre, ringrazio voi ed in generale tutti coloro che hanno deciso di seguire questa mia long, è un progetto nuovo per me, e spero davvero di riuscire ad appassionarvi :)
Alla prossima :)

   
 
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