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Autore: PeaceS    02/07/2012    3 recensioni
Può un amore fraterno trasformarsi in qualcosa di più? Lily ha sempre avuto una cotta per Ted, una cotta da bambina, da adolescente... e poi un amore ossessivo da donna. Ha deciso di non amarlo quando lui parte per la Francia con Victorie, ma lui ritorna sconvolgendo nuovamente il suo mondo, facendo crollare ogni sua convinzione. Un giorno lui le disse "Tu sorridi, io sorrido... ricordi?" ma come può Lily sorridere se la causa del suo dolore è proprio lui? E se qualcuno di molto particolare... l'aiutasse a conquistare Ted? Tra la follia della famiglia Potter e quella Weasley, sentimenti cominciano a crescere... e diventare qualcosa di molto pericoloso.
Tratto dalla storia: - Poi tu sei cresciuta, sei diventata sempre più bella, e i ragazzi hanno cominciato a ronzarti attorno. I tuoi principi assumevano diverse facce, sfaccettature, ma nessuno era quello giusto. Sei sempre stata una principessa per me, nonostante tu non indossassi vestiti larghi e non usassi un linguaggio consono. Poi tu sei diventata una sedicenne intelligente, affascinante... bella. Hai cominciato a truccarti, e usare vestiti corti. Hai cominciato a ragionare come una ragazza grande, a sognare come una ragazza della tua età. E... quel principe è diventato chiaro nella mia mente, ha assunto una forma, consistenza. Aveva la mia faccia, Lily. - disse, guardandola sempre negli occhi.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hugo Weasley, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Teddy Lupin
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Ottavo capitolo

 

 

 

 

 

 

L'amava. 

Non nel modo che lei meritava, non in un modo dolce e tenero, non l'amava dicendolo e basta; quel sentimento che gli pompava dentro era violento, e lo sentiva costantemente battere insieme al suo cuore, insieme al suo sangue, in un modo così viscerale da farlo sentire male. 

Se ne accorse in quel momento, quando la vide pallida giacere in quel letto dalle lenzuola bianche; se ne accorse quando lei gli strinse la mano con così tanta forza da sentire male, quello che gli attorcigliava le viscere nel vederla in quello stato.

Appoggiò la fronte sul dorso delle loro mani unite e rilasciò un sospiro tremolante. Aveva paura di perderla in quel momento, quando aveva urlato al mondo che l'amava, e voleva stare insieme fin quando lei non si sarebbe stancato di lui, e avrebbe cercato di meglio.

La voleva al suo fianco, alla luce del sole, in ogni attimo. Voleva asciugare le sue lacrime, condividere la sua rabbia, e godersi la sua felicità; voleva che lei un giorno pronunciasse quel fatidico "", e vederla avvolta in un meraviglioso abito bianco, accompagnata da suo padre verso quel "per sempre".

Voleva che in quella pancia piatta crescesse suo figlio, e i suoi tratti addolcirsi per la gravidanza. La voleva, sempre e comunque, fino a farla diventare il proprio ossigeno. 

- Non sappiamo cosa sia. - aveva sussurrato il Medimago. 

Non sapevano cosa l'aveva ridotta pallida su quel letto, con le labbra strette e un espressione corrucciata in quel coma in cui era caduta; sembrava lottare contro qualcosa, e ce la stava mettendo tutta per uscirne fuori.

- Ci sono io. - sussurrò al suo orecchio, stringendo una ciocca dei suoi capelli rossi tra le dita. C'era lui e ci sarebbe sempre stato, se lo era rimpromesso in quello stesso istante. 

- E' forte. - disse la voce di Ginny alle sue spalle, appoggiando una mano sulla sua spalla. 

- Mamma... - mormorò, guardandola con gli occhi nocciola intrisi di lacrime. Era la prima volta che la chiamava in quel modo, ma Ted la sentiva così; una madre che c'era sempre stata per lui, che non gli aveva mai fatto mancare nulla.

Lei lo aveva coccolato, abbracciato quando il mondo diventava troppo grande e la strada della vita una salita troppo dura. Lei lo aveva ascoltato, incoraggiato, rimproverato... lei era sua madre.

- Oh, Ted! - gemette Ginny, buttandogli le braccia esili al collo e stringendolo in un abbraccio delicato di spalle. Aspirò il suo profumo dolce, di donna, mamma, e si lasciò cullare come quand'era piccolo.

- Ti prometto che andrà tutto bene. - sussurrò come una nenia al suo orecchio, e per un po' se ne convinse anche lui. Chi meglio poteva saperlo di una madre? Chi meglio poteva saperlo di lei?

E nascosto tra lo stipite della porta e la porta stessa, Harry Potter crollò seduto, e si portò le ginocchia al petto e le mani nei capelli in un gesto disperato. 

Si sentì nuovamente un diciassettenne, dove tutti i suoi cari, amici e conoscenti venivano uccisi senza che lui potesse far nulla. Si sentì fragile, piccolo, impotente.

- Andrà tutto bene. - questa volta non era stata Ginny a pronunciare quelle parole a Ted, ma James, che si inginocchiò dinnanzi a lui, con gli occhi marroni grandi e sinceri, forti e tenaci, confortanti.

- Te lo prometto. - ribadì come aveva fatto sua madre con il figlioccio, e con quelle ultime parole lo abbracciò. Era come se in quel momento fosse lui suo padre e non il contrario, ma in quell'abbraccio ritrovò la forza di alzare gli occhi, di continuare a combattere.

Ritrovò il sapore di famiglia, di amore, di tutto quello che gli era mancato fin da bambino e che aveva ritrovato con Ginny e la famiglia Weasley, con Hermione, con Hogwarts.

L'eroe del Mondo Magico sorrise tra le lacrime: ecco perché aveva combattuto fin dall'inizio. Per donare un futuro a tutti loro, e permettere a quei ragazzi di poter vivere la propria vita fino alla fine.

 

***

 

- Ho saputo. - la voce di Scorpius Malfoy le apparve trafelata e ansiosa alle orecchie, come se avesse corso miglia per raggiungerla.

- Ciao. - sussurrò Rose, girandosi verso di lui e stringendosi in un abbraccio immaginario. Quel reparto del San Mungo era silenzioso, quasi come se gli infermieri avessero imposto il silenzio assoluto per la famiglia Potter.

- Come sta? - domandò l'ex Serpeverde, guardandola preoccupato. Aveva i capelli biondi scomposti sul capo, e alcune ciocche gli accarezzavano la fronte larga.

- Non lo sappiamo. - rispose Rose, sedendosi su una delle sedie nella Sala d'aspetto e alzando gli occhi al cielo in una muta preghiera. Lui si sedette al suo fianco, e tremando appena le strinse un braccio sulle spalle, avvicinandola a sé.

- Il tuo futuro marito mi ucciderà? - domandò con una punta sarcastica Scorpius, anche se non era il momento, e Rose sorrise a mezze labbra.

- Non mi sposo, e tanto meno sono fidanzata con Lys. - disse, abbassando appena il capo. Il ragazzo sembrò rilasciare un sospiro, rilassando appena i muscoli del viso contratti.

- Rosie... mi dispiace, per tutto. Per non essermi opposto quando mi hanno imposto quel matrimonio, quando non sono riuscito ad andare contro la mia famiglia quando mi hanno costretto a lasciarti. 

Mi dispiace per averti fatto soffrire ed essere andato avanti con quella farsa, nonostante sapessi benissimamente che tu saresti stata l'unica nel mio cuore. Avevo paura di perderli, di oppormi e poi essere abbandonato. Mi sono comportato come un bambino. - mormorò, stringendola ancor di più.

Rose sorrise, continuando a guardare il soffitto bianco e asettico. 

- Era la tua famiglia, Scorps, come avresti potuto opporti e perderli per sempre? - disse, dandogli un leggero colpetto sulla guancia.

- Non voglio che si intromettano tra di noi... in questi anni in cui sei stata lontana è stato un inferno; avrei voluto morire per ogni secondo passato lontano da te, per ogni lacrima trattenuta, per ogni bacio perduto. Merlino, Rose, io ti amo. - sussurrò Scorpius, ingoiando a vuoto.

Nessuno dei due si accorse di Ron Weasley rimasto pietrificato dinnanzi a loro, e quando si baciarono delicatamente nemmeno di Hermione Granger, che lo afferrò per le orecchie e lo trascinò lontano da loro.

Troppo presi da quei cuori che avevano cominciato a battere all'unisono.

   
 
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