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Autore: Rey_    03/07/2012    6 recensioni
DAL CAPITOLO 16.
Non riuscii a fargli la domanda, perché un tuono squarciò il cielo, facendoci sobbalzare.
Portammo tutti e due lo sguardo verso i nuvoloni neri sopra di noi e in quel momento una pioggerella fitta cominciò a bagnarci.
-Non ci posso credere!- esclamai, allargando le braccia. Lui scoppiò a ridere di gusto, avvicinandomi a se.
-Che dicevi a proposito che siamo a Luglio e che…-
-Oh, zitto.- lo interruppi con una risata. Lui si scostò i capelli bagnati dalla fronte e si chinò su di me.
-Non provare a baciarmi, Payne. Sarebbe troppo da film.- gli dissi divertita. Lui fece una smorfia.
-Così rovini l’atmosfera.- si lamentò. Io scoppiai a ridere e mi allontanai da lui.
Lui non mi lasciò andare tanto lontano, mi afferrò per i fianchi e mi riavvicinò a se, stringendomi forte.
-Dai, è sempre stato il mio sogno.- piagnucolò. Scoppiai di nuovo a ridere e vidi un sorriso spuntare all’angolo delle sue labbra imbronciate.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1
 
 
 
Giugno 2012
 
 
 
Cher.
 
 


-Cheeeeryl, svegliati!- la voce fastidiosa della sorella le risuonò nell’orecchio. Mugugnò qualcosa e si rigirò nel letto, sotterrando la testa sotto il cuscino.
-Andiamo, Cher. Voglio andare al mare.- mugugnò ancora la sorella.
Cheryl sbruffò e soffocò un grido.
-Jenny, hai quindici fottutissimi anni. Basta che esci da casa, fai quattro passi e sei arrivata al mare. Lasciami dormire in pace.- si lamentò, serrando gli occhi. La ragazza però non mollò.
-Dai, Cher. Non mi va di andare da sola.- si lamentò. Cher sbruffò.
-E a me non va di accompagnarti. Puoi lasciarmi dormire, per favore?- le chiese ancora. Jenny fece una smorfia.
-Ok, ma poi non rivolgermi più la parola.- disse decisa. Cheryl sospirò e poi aprì gli occhi.
Ormai era sveglia, tanto valeva fare compagnia alla sorella.
-Ok, ok. Vengo anch’io.- le disse. La ragazza sorrise.
-Emh...Cher. Sai che se vuoi andare al mare devi alzarti dal letto, vero?- le chiese dubbiosa, dopo alcuni minuti in cui non si era mossa. Cher sospirò di nuovo e si alzò. Le passò accanto e le scompigliò i capelli.
-Certo che lo so, piccola idiota. Aspettami, vado a mettermi il costume.- le disse chiudendosi velocemente in bagno.
Un’altra giornata monotona le si era presentata davanti.
Cheryl, ormai diciannovenne, non ne poteva più.
Tutti i giorni, sempre la stessa storia.
Sveglia, lavoro, e sorella. Da quando il padre se n’era andato, la madre aveva smesso di fare la madre, dedicandosi a crearsi una nuova vita, lasciandole praticamente sole.
Cheryl era dovuta crescere in fretta, si era dovuta preoccupare di accudire la sorella, perdendosi in un soffio tutta la sua adolescenza e caricandosi di responsabilità che erano troppo grandi per le sue deboli spalle.
Ma doveva farlo, non aveva avuto altra scelta.
 
 
 
 
 
 
 


Liam.
 
 



Viaggiavano in auto ormai da più di due ore e i ragazzi erano sfiniti. Niall era crollato, poggiando la testa su Zayn che era sulla buona strada per seguirlo nel mondo dei sogni. Liam accelerò, guardandoli dallo specchietto, e sorrise.
Louis, accanto a lui, cambiò per l’ennesima volta la stazione della radio, non soddisfatto delle canzoni che venivano trasmesse.
-Louis, piantala. Così me la rompi.- lo riportò all’ordine Liam. Lui sbuffò.
-Oh, ma andiamo. Dove ci stai portando? Qui non prende neanche la radio.- si lamentò per l’ennesima volta. Liam alzò gli occhi al cielo e lo ignorò.
Da quando aveva annunciato loro, tre giorni prima, che la meta delle vacanze estive l’avrebbe scelta lui, Louis si era lamentato senza sosta.
Lui voleva divertirsi, scatenarsi in città.
Mentre Liam aveva pensato che, per riprendersi dall’estenuante tour, era meglio fare una vacanza rilassante, in un posto sconosciuto alle loro fan, tranquillo e, soprattutto, dove aveva sempre avuto il desiderio di tornare.
-Lou, smettila di lamentarti…- mormorò Harry dietro di lui, maneggiando con il cellulare. Il ragazzo si girò verso di lui e lo fulminò con lo sguardo. Liam sorrise.
-Vedrai Louis, ti divertirai.- gli disse. Louis sbruffò.
-Si, certo. In mezzo alle mucche.- mormorò accennando fuori dal finestrino, dove stavano appunto pascolando alcune mucche. Liam scoppiò a ridere, tirando giù il finestrino e respirando l’aria di quel posto.
Cominciavano ad avvicinarsi sempre di più e già si poteva scorgere la linea blu del mare.
Quel mare che aveva sempre amato.
Inaspettatamente, respirando quella brezza fresca, si sentì a casa.
-Liam.- lo richiamò Harry, sporgendosi verso di lui. Liam tornò con la mente al presente e si concentrò sul riccio, che lo guardava con uno sguardo sorprendentemente serio.
-Si?- gli chiese.
-Ci sono ragazze in questo posto, vero?- gli chiese, con tono teatrale. Louis scoppiò a ridere, risvegliando Zayn, che lo fulminò con lo sguardo. Liam gli sorrise, rassicurandolo.
-Certo, Harry. Non stiamo andando su Marte. E’ solo un piccolo paese sconosciuto.- cercò di spiegare. Harry annuì, sollevato.
Alla parola ragazze, la mente di Liam ebbe un guizzo, portandogli davanti agli occhi il ricordo di un verde splendente. Non riuscendo a collegarlo a niente, si riconcentrò sui ragazzi. Zayn, ormai sveglio, sbruffava e si passava la mano tra i capelli, cercando di non smuovere Niall, comodamente sdraiato su di lui.
-Quanto manca?- chiese con la voce ancora impastata dal sonno. Liam sorrise, di nuovo.
-Siamo quasi arrivati.- annunciò. I ragazzi sospirarono tutti, sollevati.
Quando entrò nel paesino un’ondata di nostalgia lo travolse.
Da quando i genitori si erano separati, non era più tornato in quel posto e la sua vita frenetica aveva fatto sì che la sua mente dimenticasse tutti i bei momenti passati lì.
Ormai la sua memoria era a breve termine, era già tanto se si ricordava cosa aveva mangiato il giorno prima a pranzo.
Quando parcheggiò la macchina, davanti il vialetto della loro casa estiva una fastidiosa sensazione gli invase lo stomaco.
Come se mancasse qualcosa.
Come se dovesse fare qualcosa di importante.
Provò a scavare nei suoi ricordi, ma niente.
Respirò la brezza marina e sorrise ai ragazzi, che scesero dalla macchina stiracchiandosi.
Sarebbe stata un’estate fantastica, se lo sentiva.
 
 
 
 
 




Cher.
 
 
 
 
-Ho fame.- mormorò Jenny, facendo zapping con il telecomando.
Quella ragazza non aveva pace. Dopo aver passato tutta la mattinata tra spiaggia, acqua e partite di beach volley, Cher l’aveva costretta a tornare a casa e in quel momento le stava preparando il pranzo.
-Ancora un po’ di pazienza, è quasi pronto.- le disse, cercando di placarla. Jenny annuì.
-Ma mamma quando torna?- chiese. Cher sospirò.
-Non lo so. Non me l’ha detto.- le rispose, posandole il piatto di pasta sotto al naso. Jenny fece spallucce e si concentrò sul suo pranzo, mentre Cher la guardava sospirando.
Non vedeva la madre da due giorni, quando se n’era andata con l’ennesimo buzzurro che aveva incontrato.
Faceva sempre così: conosceva un uomo, faceva una fuga d’amore con lui, per poi ritornare a casa delusa, al verde, e con il cuore spezzato.
Però se Cheryl le provava a dire di lasciar stare, che sarebbe stata più felice se avrebbe pensato solo al suo bene e, soprattutto, a quello delle figlie, lei cominciava ad urlare e si chiudeva in camera, senza ascoltare ragioni.
Era diventata una cosa impossibile, tanto che Cher ormai ci aveva rinunciato.
Prendeva le cose così come venivano, senza tanti coinvolgimenti.
‘You’re insecure, don’t know what for…’
La suoneria del cellulare della sorella la riportò alla realtà. Jenny si precipitò a rispondere e parlottò sottovoce, con squittii e urletti insensati. Cher alzò gli occhi al cielo e cercò di ignorarla, sintonizzando la tv sul canale della musica.
Jenny tornò a tavola e le sfilò il telecomando dalle mani, facendole la linguaccia, ma senza cambiare canale.
Come la sorella, amava anche lei la musica.
Era la cosa che più le accumunava.
Ma soprattutto, amava un gruppo di giovani cantanti che erano proprio in quel periodo in cime alle classifiche di tutto il mondo.
Proprio in quel momento, partì la loro canzone alla tv. Jenny urlò entusiasta e scattò in piedi, cominciando a ballare e a cantare. Cheryl scosse la testa e si concentrò a lavare i piatti.
-Senti, Cher. Senti quanto sono bravi!- le disse sempre gridando.
-Si, si.- le rispose sovrappensiero la ragazza. Jenny sbuffò, ma lasciò perdere in fretta. Sospirò, come sospirano le ragazze innamorate.
-E poi guarda quanto sono belli…- mormorò. Cheryl alzò gli occi al cielo e non si voltò.
Sinceramente, non le interessava vedere i visi di cinque montati che avevano avuto un po’ di fortuna. E non capiva neanche tutto l’entusiasmo di sua sorella.
Probabilmente era una delle solite band che faceva innamorare le ragazzine, per due o tre anni rimanevano sulla cresta dell’onda, e poi venivano dimenticati da tutti.
-Non ci credo che sei andata così in fissa.- mormorò alla sorella, mentre la canzone finiva. Jenny spense la tv, con un sorriso ebete stampato sulla faccia.
-Che vuoi? Mi piacciono.- le rispose facendo spallucce. Cher scosse la testa.
-E’solo una stupida band inglese. Tra qualche anno dimenticherai anche i loro nomi.- le disse. Jenny le fece una smorfia.
-Anglo-irlandese.- precisò. Cher cacciò via le sue proteste con un gesto della mano.
-E non li dimenticherò. Loro sono tutto.- disse, ammorbidendo il tono di voce. Cher alzò gli occhi al cielo.
-Ti prego.- mormorò schioccando la lingua. Jenny decise di finirla lì. Sapeva che con la sorella non ci si poteva discutere.
E poi, se non ci era dentro, non poteva capire cosa significavano quei cinque ragazzi per lei.
Erano l’unica cosa che in quel periodo la faceva sorridere.
L’unica cosa che la distraeva dalla continua assenza della madre, dalla noiosa scuola, e dalla quasi patetica vita sociale che aveva.
Non poteva permettersi di dimenticarli un ipotetico giorno.
Non dopo tutto quello che stavano facendo per lei.
Dopo un po’ che rimasero in silenzio, perse tra i loro pensieri, Jenny cominciò a parlare.
-Era Nikki, al telefono.- disse. Cher alzò un sopracciglio.
-E allora?- le chiese. Jenny la guardò, facendo gli occhi da cucciolo.
-Hadettosepossoandareadormiredalei.- disse tutto d’un fiato, sperando che la sorella non la sentisse e le rispondesse sovrappensiero.
Cosa improbabile, conoscendola.
Cher la guardò attentamente, poi sbruffò.
-No, Jenny. Ci sei andata anche ieri.- le rispose. La ragazzina le fece gli occhi dolci.
-Dai, ti prego. E poi non è vero, è dall’altra settimana che non ci vado.- le disse. Cher evitò il suo sguardo, sapendo che non avrebbe potuto resistere.
-No, Jen.- ribadì.
-Ma perché?- sbottò la ragazzina. Cher finalmente la guardò.
-Sei piccola e non puoi stare fuori casa quando ti pare.- le disse. Jenny alzò gli occhi al cielo e schioccò la lingua.
-Oh, l’ha detto tu che ormai ho quindici fottutissimi anni. Sono grande, e poi non sei mia madre, non puoi impedirmelo.- continuò con voce ferma.
Aveva ragione e quindi era inutile provare a insistere, tanto Jenny avrebbe fatto comunque di testa sua.
-Ok, ma non farci l’abitudine. Però io domani mattina lavoro, quindi non fare casini.- le disse raccomandandosi. Jenny fece un urletto di gioia e le baciò la guancia.
-Grazie, sorellona.- urlò dirigendosi in camera sua, per prendere le sue cose.
Cher sospirò e sparecchiò la tavola.
Almeno avrebbe passato una serata tranquilla, con la casa tutta silenziosa per se, e avrebbe potuto leggere in santa pace, per una volta.
Non sapeva però, che quei suoi buoni propositi, sarebbero stati spazzati via dai nuovi villeggianti che erano appena arrivati nella casa di fronte alla sua.
Quei cinque nuovi villeggianti che stavano per sconvolgere la sua vita.
 
















HOLA C:
Ok, stamattina sono di poche parole.
Praticamente sto ancora dormendo ç.ç
Vabbè, ecco il primo capitolo.
Ancora non ci si capisce praticamente niente, lo so.
Però un po' di pazienza, si sa, i primi capitoli sono quelli che devono dare lo sprint (?) alla storia.
Bene, sparisco.
Spero che vi piaccia e che lascerete qualche recensione, giusto per farmi sapere cosa ne pensate C:
#With love.
-S.
  
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