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Autore: 9Pepe4    03/07/2012    9 recensioni
In un eccesso di insofferenza nei riguardi della sorellina, Trunks compie uno sbaglio che rimpiangerà amaramente.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bra, Trunks
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 19 – Al peggio non c’è mai fine?

Nel momento in cui Bulma aveva posato gli occhi su Bra, aveva avuto l’impressione che il tempo avesse iniziato a scorrere a velocità doppia.
Voltarsi verso la sua bambina, prenderla in braccio, stringersela al cuore… Era stato come se tutte quelle azioni si fossero succedute ad una rapidità impressionante.
Adesso che la donna si era finalmente resa conto che sua figlia era lì e lei non l’avrebbe più persa, però, il tempo aveva rallentato docilmente, tornando a muoversi alla consueta velocità.
E con la normalità del tempo, erano tornati anche i pensieri, le domande…
Bulma si volse verso il ragazzo del futuro.
«Trunks» lo salutò, meravigliata, cercando di stringerlo in un mezzo abbraccio un po’ impacciato – poiché non era affatto intenzionata a lasciare a terra Bra nemmeno per un istante.
«Mamma» replicò lui, posandole un lieve bacio sulla guancia.
La donna fece scorrere lo sguardo da lui a Trunks – che era in piedi accanto a Vegeta – e assunse un’aria un po’ confusa.
«Come mai sei qui?» gli chiese. «Cioè» precisò, stringendo più forte la sua bambina, «sono felice di vederti, ma…»
Il ragazzo del futuro abbozzò un sorriso, poi scambiò uno sguardo con Trunks.
«Se vuoi racconto tutto io» disse, semplicemente.
Trunks rimase interdetto per un attimo, dopodiché annuì, con gratitudine.
Aveva l’impressione che aver narrato al suo alter ego della scomparsa di Bra e del rancore di Algid lo avesse svuotato. Anche se ora non ci sarebbe stato bisogno di raccontare la parte iniziale – la parte peggiore – ai suoi genitori, che ne erano già a conoscenza, Trunks si sentiva girare la testa al solo pensiero di dover spiegare l’insana vendetta architettata dal seguace di Freezer.
Il ragazzo venuto dal futuro capì, e prese la parola, attirando l’attenzione di Bulma e Vegeta – la mano destra della donna non cessò mai di accarezzare la testolina di Bra, mentre il Principe era appena girato verso la bambina.
Trunks si sedette sul prato e li osservò, e una parte di lui si stupì della familiarità con cui il suo alter ego si rivolgeva ai suoi genitori.
Mano a mano che il giovane del futuro procedeva parlando della lotta contro Algid, Trunks scoprì di non sentirsi particolarmente scosso per quelle cose appena accadute.
La cosa lo stupì: in quei quattro anni, il passato gli aveva sempre artigliato il cuore con violenza. Ora che aveva recuperato Bra, però, sembrava che potesse riprendere a guardare al futuro, vivendo nel presente.
Certo, si sentiva ancora mostruosamente in colpa, ma la lotta contro Algid non lo toccava più.
Aveva combattuto ed era riuscito a portare il salvo Bra. Il resto – le botte ricevute, alla mente e al corpo – non aveva più importanza.
Dal canto loro, Bulma e Vegeta sembravano sinceramente impressionati dal racconto.
Il Principe pareva trattenersi a stento dal digrignare i denti, e stringeva i pugni come se avesse voluto stritolare Algid, mentre Bulma, a un certo punto, strinse a sé Bra con un gemito di orrore, tremando mentre immaginava ciò che la figlia aveva dovuto subire.
Trunks avrebbe voluto dire di nuovo che gli dispiaceva – sentiva che non si sarebbe mai scusato abbastanza – ma il ragazzo del futuro procedeva nel racconto senza lasciare spazio ad alcun intervento.
Quando infine la narrazione si concluse, calò il silenzio, che contro tutte le aspettative venne interrotto da Bra.
«Algid non mi piaceva» dichiarò la bambina, con voce risoluta. «Era cattivo».
Trunks sollevò la testa di scatto, sorpreso, perché sino a quel momento la bambina non aveva espresso alcun pensiero riguardante il suo rapitore.
Bulma accarezzò la figlia con mano tremante. Lo sguardo di Vegeta si era fatto impenetrabile.
Per un momento, nessuno disse niente. Poi, con un certo sforzo, Bulma si rivolse al ragazzo del futuro.
«E così, ora, temi di essere bloccato qui».
Sulle proprie spalle, la donna sentiva gravare il peso di tante notti insonni. Al contempo, però, le sembrava che la piccola Bra tra le sue braccia le stesse già restituendo la sua forza d’animo.
Il giovane la guardò. «Tu puoi aiutarmi?» domandò, con uguale misura di ansia e speranza.
Anche Trunks rivolse gli occhi verso sua madre. Non voleva che il suo alter ego si ritrovasse bloccato in un’altra dimensione per colpa sua.
Bulma sbatté le palpebre. «Be’…» esitò.
«Pensi che riusciresti a costruire una macchina del tempo?» suggerì il ragazzo.
Bulma restò per un attimo senza parole. Poi, però, sfiorò con le labbra la fronte di Bra e dichiarò, decisa: «Se ci sono riuscita nella tua epoca, non vedo perché non dovrei riuscirci qua».
Vegeta la guardò. Era da tempo che non sentiva nella sua voce quella scintilla di caparbietà.
Trunks era sorpreso. «Mamma, hai costruito una macchina del tempo?»
Lei lo fissò. «Perché sei tanto meravigliato?»
Il giovane alzò le mani come a scusarsi, ma non ebbe bisogno di dire niente. A riportare immediatamente la pace, infatti, intervenne un suono melodioso e argentino, spontaneo e soddisfatto.
La risata di Bra.
Bulma se ne riempì le orecchie, sentendo il cuore battere di gioia. Un sorriso balenò non visto sulle labbra di Vegeta, mentre Trunks guardava la sorellina.
Poi la donna si rivolse al ragazzo del futuro: «Quanto tempo ci ha messo, tua madre – io –, a costruire la macchina del tempo?»
Il giovane fece una smorfia. «Almeno tre anni» rispose.
Bulma inorridì – aveva fatto la domanda più sbagliata.
«Però» riprese il ragazzo del futuro, «lei doveva ancora capire tutto. Io ho visto i progetti finali della macchina del tempo, potrei descriverteli».
Bulma si passò la lingua sulle labbra. Bra poggiò la testa sulla spalla della madre, sbadigliando e stropicciandosi gli occhi con fare assonnato.
Sia Trunks che Vegeta fissavano la bambina.
«Allora per me sarà semplice, dovrò solo seguire le istruzioni» concluse Bulma, in tono ottimista, cercando di confortare il ragazzo del futuro.
Quest’ultimo abbozzò un sorriso.
«Bene, adesso andiamo dentro» accennò la donna.
Non appena si mosse, Trunks la affiancò. Non voleva restare lontano da Bra nemmeno un istante.
Il ragazzo del futuro fece per seguire il trio, ma inaspettatamente sentì Vegeta richiamarlo un attimo.
«Sì, papà?» domandò il giovane, stupito e lieto insieme.
Il saiyan guardò da tutt’altra parte mentre borbottava: «Ti ringrazio per aver salvato la vita di Trunks».
Il ragazzo del futuro lo guardò, meravigliato. Il Vegeta che aveva lasciato anni prima non lo avrebbe mai ringraziato, né tanto meno avrebbe ammesso – neanche così velatamente – di essere sollevato che il figlio fosse sano e salvo.
Del resto, ormai suo padre sembrava ben inserito nella propria famiglia.
Vegeta gli diede una mezza pacca sulla spalla. «Andiamo dentro anche noi» disse, piuttosto burberamente.
Il ragazzo del futuro ne rimase stupefatto, poi sorrise, capendo che quel gesto era il modo spiccio di suo padre di dirgli che era felice di rivederlo.

Bra si era addormentata, e Bulma continuava a guardarla.
Anche Trunks la osservava da sopra la spalla della madre, riempiendosi gli occhi di quelle labbra dischiuse, di quelle guance fresche, di quei capelli azzurri.
Poi, d’un tratto, il giovane esclamò: «Goten!»
Fino a quel momento, il suo amico non gli era venuto in mente. Ora si disse che era il caso di avvisare la famiglia Son che Bra era tornata.
Il telefono, però, si trovava in un’altra stanza, e l’ultima cosa che Trunks voleva era allontanarsi da Bra.
Del resto, ricordava bene come l’amico avesse cercato di sostenerlo e infondergli forza, e si sentiva in colpa a lasciarlo ancora a preoccuparsi per lui.
«Chi è Goten?» domandò a quel punto il ragazzo del futuro, interrogativo.
Trunks lo fissò. Quella domanda posta dalla sua stessa voce gli suonava parecchio strana, quasi assurda. «È il mio migliore amico» replicò. «Il secondogenito di Goku».
«Goten è stato concepito poco prima del Cell Game» precisò Bulma, senza staccare gli occhi dalla piccola Bra.
«Caspita» commentò il ragazzo del futuro, scuotendo la testa.
«Già» sorrise la donna, sollevando lo sguardo. «Hai dato a ben due famiglie l’opportunità di espandersi».
Trunks fissò il proprio alter ego, sentendo un vuoto allo stomaco. La sua controparte venuta dal futuro era molto migliore di lui. Era un ragazzo altruista, generoso, che non aveva esitato un attimo prima di aiutarlo, e oltretutto aveva salvato tutte le persone a cui Trunks teneva.
Trunks, invece, si sentiva sciocco ed immaturo, un ragazzino viziato che aveva condannato sua sorella a quattro anni infernali, e aveva fatto passare una tragedia alle persone a lui più vicine.
“Io non credo potrò mai aggiustare del tutto il presente” pensò. “Lui, invece, ha cambiato il futuro”.
«Forse dovresti chiamare i Son» intervenne Bulma, carezzando lievemente i capelli di Bra.
La bambina arricciò appena il naso, ma continuò a dormire pacificamente.
«Già» mormorò Trunks. «Non devono preoccuparsi inutilmente».
Si alzò in piedi e si diresse fuori dalla stanza. Quando prese in mano il telefono, si rese conto che non vedere Bra lo agitava moltissimo. Come se, invece della sorellina, avesse lasciato in un’altra camera il proprio braccio, o metà gamba.
Pertanto, compose più in fretta che poteva il numero di cellulare di Goten, per poi portare la cornetta al proprio orecchio.
L’amico, se non altro, non lo fece aspettare, e rispose dopo soli tre squilli.
«Pronto, Goten? Sono io. Ho bisogno di parlarti…»

Qualche minuto dopo, Trunks tornò dove si trovavano gli altri.
I suoi occhi saettarono immediatamente su Bra, e per un momento si dimenticò quello che doveva riferire.
«Allora?» domandò però Bulma.
«Ehm» disse il giovane, riscuotendosi, «credo che Goku, Chichi e Goten saranno qui a momenti».
«Goku?» intervenne il ragazzo del futuro, perplesso. «Ma è morto nella battaglia contro Cell».
Trunks si girò verso di lui. «In effetti sì, poi però è resuscitato… Kaioshin il Sommo gli ha donato la sua vita, visto che Gohan…» Vedendo l’espressione del proprio alter ego, decise che era meglio tagliare corto: «Be’, è una storia lunga da raccontare, quel che devi sapere è che è vivo».
«E visto che sa teletrasportarsi» aggiunse Bulma, guardando Bra con affetto, «penso ce lo ritroveremo in giardino a momenti».
«Vado a vedere» disse Trunks, anche se un po’ a malincuore.
Era quasi arrivato alla porta d’ingresso quando percepì diverse auree comparire nella stanza che lui aveva appena lasciato.
A quel che pareva, Goku non aveva voluto sprecare tempo, e si era teletrasportato direttamente dentro la Capsule Corporation.
Trunks non perse tempo a chiedersi se quella del saiyan fosse sfacciataggine o senso pratico, e si affrettò a tornare sui propri passi.

«Wow, è davvero sana e salva» commentò Goten, mentre sua madre scoppiava praticamente in lacrime di gioia, abbracciando Bulma ed esclamando: «Oh, sono così felice!», mentre Goku si grattava la testa e mormorava: «Dai, Chichi, finirai per svegliare la piccola». Anche lui, però, stava sorridendo.
Goten, da parte sua, tirò un sospiro di sollievo.
Quando aveva sentito Trunks dirgli che Bra era sana e salva, per un momento aveva creduto che l’amico stesse parlando a vanvera, e si era chiesto preoccupato se per caso lo stress non lo avesse fatto impazzire sul serio.
E a proposito di Trunks… Goten alzò gli occhi e incrociò lo sguardo del suo migliore amico, che a dirla tutta gli sembrava un po’ diverso dal solito. Anche per il modo in cui gli sorrise, un sorriso cortese e curioso, come se lui fosse un estraneo, non il sorriso ampio e allegro che gli aveva sempre dedicato – prima della scomparsa di Bra, almeno.
Cercando di capire perché Trunks sembrasse tanto diverso, gli si avvicinò, dicendo: «Allora ce l’hai fatta davvero a riportarla a casa».
L’altro lo fissò e sembrò sul punto di dire qualcosa, ma non fece in tempo, perché in quel momento la porta della stanza si spalancò ed entrò – Goten spalancò gli occhi, convinto di star sognando – Trunks.
«Goten» lo salutò quest’ultimo. «Siete già qui?»
Il secondogenito di Goku sbatté le palpebre. Ecco, quello sì che era il suo migliore amico. Ma allora chi era l’altro?
Confusissimo, si girò verso la copia sputata di Trunks, e a quel punto Trunks intervenne precipitosamente: «Goten, lui è il mio alter ego venuto dal futuro. Sai, era stato lui a sconfiggere Freezer».
Goten sbatté le palpebre, a dir poco stupefatto. «Accidenti» commentò. «È come se avessero appena clonato il mio migliore amico».
Un momento dopo, sfoderando il suo consueto candore in un sorriso entusiasta, aggiunse: «Che forza!»
«E Gohan?» stava chiedendo Bulma.
«Gohan è fuori con la cara Videl e la piccola Pan» rispose Chichi. «Gli ho lasciato un messaggio in casa, quindi dovrebbero arrivare anche loro».
Vegeta sbuffò. Era un po’ infastidito, sebbene non riuscisse a sentirsi veramente seccato, non dopo che sua figlia, dopo tanti anni in cui l’avevano data per dispersa, era tornata.
Anche se non l’avrebbe mai ammesso, avrebbe voluto trascorrere un po’ di tempo con la propria famiglia.
Quel buffone di Kakaroth, con moglie e progenie allegati, non era esattamente la gente che avrebbe voluto accogliere in casa sua.
In quanto a Goku, del tutto inconsapevole dei pensieri astiosi che Vegeta gli stava rivolgendo, si era avvicinato a Goten e ai due Trunks.
«Oh, ma tu sei il ragazzo del futuro!» esclamò, aprendosi in un sorriso.
«Signor Goku» replicò il giovane, «è un piacere rivederla in vita».
In quel momento, Bra si svegliò e, sfregandosi una mano contro il nasino, si raddrizzò. A quel punto, nessuno poté preservarla dall’abbraccio commosso di Chichi, né da Goku – che le scompigliò i capelli – o da Goten che la salutò chiamandola “piccoletta”.
La bambina valutò per un momento il fratello di Gohan. «Ho fame» gli disse, alzando la voce per sovrastare i commenti di chi la circondava.
Bulma si alzò immediatamente, prendendola in braccio. «Allora andiamo in cucina» replicò, sorridendo alla figlia.
Udendo quelle parole, Goku fu subito accanto all’amica. «Sai» le disse, in tono speranzoso, «anch’io avrei un certo languorino».
«Tu puoi prepararti la merenda da solo» ribatté Bulma, acidamente.
Di fronte all’espressione abbattuta dell’altro, però, scoppiò a ridere allegramente. «E va bene, seguimi» gli concesse.
Così, alla fine, si recarono tutti quanti in cucina.
Trunks, infatti, non voleva lasciare Bra, Goten non voleva lasciare Trunks, il ragazzo del futuro decise di andare con loro e, quando anche Chichi li seguì, Vegeta alzò gli occhi al cielo, prima di unirsi alla comitiva.
Non l’avrebbe mai confessato, ma era un po’ preoccupato per Bulma. Aveva visto che ora la sua donna sembrava star bene… La felicità di riavere Bra, però, per grande che fosse, non valeva tanto da restituirle le energie per le notti insonne e per i pasti saltati.
Avrebbe dovuto riposare, non mettersi a fare panini imbottiti per quell’idiota di Kakaroth.
«Sai» disse in quel momento la voce di Bulma, rivolta a Chichi, «forse sarebbe il caso di informare anche gli altri amici… Il maestro Muten, Crilin e C-18, Yamcha…»
Vegeta spalancò gli occhi, inorridito.
Al peggio non c’era mai fine?
In quel preciso istante, Bra gli rivolse un sorriso da sopra la spalla di Bulma, e il saiyan si sentì improvvisamente meno cupo: sì, il peggio era finito. A quel punto, la presenza di quegli irritanti terrestri che Bulma chiamava “amici”… Be’, sarebbe stato solo un piccolo fastidio.








Spazio Autrice:
What do you mean by that? That is not an aaanswer!
E questa era la mia ottima interpretazione di Pilato in Jesus Christ Superstar (sto ascoltando la colonna sonora del film e mi faccio un po’ trascinare .-. Mi piace troppo come dice: “You’re deep in trouble, friend” =°D).
Chiusi gli approfondimenti culturali (?), ho una gran paura di aver scritto un capitolo noioso e incasinato… Soprattutto la fine… Sarò io che sono imbranata, ma muovere tanti personaggi tutti insieme è una faticaccia >.<
Spero di sbagliarmi e che non sia uscita una cosa proprio orribile…
Alla prossima!
(But – if – I – die…)
P. S. Ho spaventato qualcuno col titolo del capitolo? >.<
  
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