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Autore: Briseis Sophie J    03/07/2012    0 recensioni
Anno 11. Sulla città di Vector City alleggia una minaccia.La terra è stata colpita dalla Grande Catastrofe, che ha ridotto drasticamente la sua popolazione. Questa catastrofe ha portato ad un aumento delle temperature, che hanno causato lo scioglimento di buona parte dei ghiacci della calotta polare, che hanno portato alla luce la sopita Città del Sole, luogo dove dimorano gli Angeli delle Tenebre. Solo gli Element possono fronteggiare questa minaccia, mettendo a disposizione dell'umanità le loro straordinarie caratteristiche fisiche e psicologiche. Grazie ad un sistema di miglioramento delle qualità del corpo umano, chiamata Procedura, che lo rende più resistente a ferite e danni di altro genere, gli Element possono affrontare questa calamità.
Genere: Avventura, Fantasy, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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C'era un bel po' di agitazione nell'aria. Erano arrivati due ragazzi, con tute aderenti, tipiche da missioni di stato e con mantelli bianchi immacolati, profumati di muschio. Ai piedi avevano anfibi scuri, con varie cinghie, che fungevano da chiusura.
La Comunità era in subbuglio. Era da più di due ore che quei tizi stavano discutendo nell'ufficio della Direzione.
Probabilmente riuscirono a trovare un accordo, perché poco dopo i due giovani uscirono stringendo la mano al Direttore, che sorrideva compiaciuto: come c'era da aspettarsi, aveva fatto qualche affare, che era risultato più vantaggioso per lui.
Hanna, come molti, si era messa in attesa nei pressi della porta: aveva consegnato il pacco altamente fragile al suo destinatario e, non avendo nulla da fare, si era unita alla calca. Non appena la porta si aprì, molti occhi curiosi scrutarono i due stranieri. La prima era una ragazza di circa vent'anni, di media statura. Aveva gambe lunghe e snelle, ma il busto era invece un po' corto, ciò rendeva la figura un po' goffa. Aveva un viso rotondo e piccolo, con una carnagione mista e con grandi occhi marrone scuro. I capelli erano raccolti in una piccola treccia biondo platino, che oscillava ad ogni movimento del capo.
Il secondo era un ragazzo dalla carnagione scura, piuttosto alto e muscoloso. Il viso aveva tratti marcati: gli occhi erano marrone chiaro e piuttosto stanchi, la bocca era piena e rosea, gli zigomi un po' pronunciati e il naso tendeva all'insù nella punta. Era il classico macho seduttore e aveva un che di imponente che incuteva timore, ma al tempo stesso ammirazione.
Passarono di fianco ad Hanna e la scrutarono, lanciandosi occhiate d'intesa. Chissà cosa volevano. Dai loro sguardi, si sarebbe potuto dire che sapevano piùcose su di lei, di quante lei stessa ne riusciva a ricordare.
Il Direttore le si avvicinò sorridente.
- Hanna! Finalmente ti sei resa utile alla Comunità! Prepara i bagagli, domani partirai definitivamente.-
Hanna era spaventata: si era appena ambientata e già doveva levare le tende. Era assurdo! La Comunità aveva ancora bisogno di lei, pensava senza convinzione.
- E dove andrò, signore? Non ho una casa o una famiglia! Lei mi aveva fatto firmare un patto, non si ricorda? O forse...-
- Silenzio! Dove andrai saràanche meglio della Comunità! Sei già molto fortunata a poter passare da una topaia ad un palazzo reale! Ti volevo dire che ora devi recarti nella Sala delle Riunioni: lì ti sarà svelata ogni cosa!- il Direttore era visibilmente contrariato. Era rosso come un pomodoro e sudava freddo. Un rivolo di saliva gli colava dall'angolo destro della bocca: era uno spettacolo disgustoso.
 La ragazza si recò velocemente nella sala, per ricevere ulteriori informazioni circa il suo futuro domicilio. La Postina spalancò il portone di legno, finemente scolpito di scene tribali, riguardanti la giustizia e le punizioni, e se la richiuse dolcemente alle spalle. I due stranieri di prima erano comodamente seduti su seggiole di legno e sorseggiavano un liquido scuro, che Hanna identificò come cioccolata calda.
Mentre la fuori ci sono un sacco di persone che rischiano la vita, ecco che qualche scroccone di turno arriva e si permette pure di mangiare le cose piùprelibate! Noi quella roba ce la guadagnamo con fatica! Ma che luridi parassiti! Adesso poi mi sentono.
La ragazza era già pronta a dar battaglia a quei due forestieri, quando la bionda si alzò e le fece cenno di sedere.
- Hanna, giusto? Ti prego, cara, siedi qui con noi. Abbiamo molto di cui parlare!- disse con noncuranza.
La Postina si sentì ancora più spaesata. Quella ragazza, che probabilmente era una super top model, la faceva sentire insignificante, inferiore. Hanna non amava dare confidenza agli sconosciuti, nemmeno parlarci. Era l'unico consiglio che sua madre le aveva dato, prima di morire, e lei voleva rispettarlo a tutti i costi.
- Non parlo con gli sconosciuti. E non so neppure il tuo nome.-
La bionda rise sommessamente. Era una risata cristallina e piacevole, altro motivo per cui Hanna si mise sulla difensiva.
- Il mio nome è Amelia, molto lieta. Detto questo, non capisco perché te ne stai lì, in piedi, imbambolata. Siedi! Abbiamo molto di cui parlare, ti dico.-
Hanna si avvicinò ad una sedia con riluttanza, la ispezionò a fondo con lo sguardo e poi si sedette.
- Stiamo aspettando un certo Apollo, lo conosci? Èin notevole ritardo. Tieni, bevi un po' di succo d'arancia. Ti disseterà!- le porse un bicchiere con all'interno un liquido arancione; alla prima sorsata, la Postina poté constatare che era davvero ciòche la bionda aveva detto. Hanna ne trangugiò una sorsata avidamente.
- Apollo è sempre in ritardo. Non rispetta mai gli ordini che gli vengono dati. Deve sempre fare di testa sua.- esordì la ragazza.
- Male! La mancanza di disciplina non è contemplata nell'Accademia.-
- Accademia?- Hanna strabuzzò gli occhi.
L'Accademia era un posto da favola. Era uno di quei posti in cui avresti voluto vivere a qualsiasi costo. I figli dei benestanti potevano scegliere in quali materie applicarsi e per quanto tempo. Sviluppavano le loro inclinazioni, accrescendo il loro patrimonio culturale.
 L'Accademia era un edificio ottagonale di pietra bianca, ad ogni spigolo del quale si innestava una torretta a sua volta ottagonale. Il tutto circondava un cortile interno, al cui centro si trovava un giardino con una fontana d'argento.
Lo spazio interno era suddiviso in due piani, rialzati rispetto al piazzale. Le stanze, trapezoidali, erano divise da muri che congiungevano gli spigoli dell'ottagono interno agli spigoli di quello esterno. Le coperture delle stanze erano volte a botte, rifinite con stucchi e affreschi di pittori di grande fama. Nel Salone da Ballo vi erano dei colonnati, con capitelli dorici e corinzi. In tutto il palazzo si trovavano scale a chiocciola, tranne nell'ingresso principale dove si trovava una scalinata di marmo bianco e verde. Diverse finestre centinate illuminavano il palazzo, dando luminosità agli ambienti.
Un rigoglioso giardino all'italiana vivacizzava l'esterno, con aiuole di frutta e verdura e vialetti costeggiati da querce e magnolie.
- Si, l'Accademia! Perché sei così sconvolta?- Amelia smise di mordicchiare un biscotto al miele e la guardò con sufficienza. Hanna aveva già inteso che tra le due ci sarebbe stata rivalità, una volta giunte nella nuova dimora. Non le piaceva nulla di quella ragazza: era come una marmellata dolce-amara. Prima, con tutte quelle effusioni di gentilezza e simpatia l'aveva abbindolata, ma ora la Postina poteva vedere ad occhi aperti quanto poco Amelia la sopportasse. Non era una questione di interesse: alla ragazza piaceva stuzzicare e ferire le persone.
- Nulla. Semplicemente non credevo che mi sarebbe mai stato permesso entraci.-
Amelia scoppiò a ridere: - Se fosse stato solo per le tue forze, cara, non ce l'avresti fatta! Ho letto il tuo curriculum: una Postina incapace, che ha sempre bisogno della supervisione di qualcuno e che non è in grado di portare a casa nulla! Una come te non sarebbe mai stata nemmeno guardata dall'occhio del Preside. È solo grazie al fatto che anche tu sei un Element che sei stata scelta! -
Amelia rideva, ma Hanna non ascoltava più. Lei un Element? Una come lei che non era mai stata in grado di fare praticamente nulla? Non era possibile. Doveva esserci stato un errore. Gli Element erano ragazzi prestanti, con qualità cognitive elevate. Non il genere di qualità che una semplice Postina poteva avere. Era come dire ad una gallina che era un aquila: assurdo.
L'Element si accorse dell'espressione stupefatta di Hanna e rise di nuovo.
La porta si spalancò nuovamente: Apollo fece il suo ingresso nel Salone. Aveva corso e si potevano scorgere piccole gocce di sudore sulla fronte. Non aveva un aspetto molto gradevole ma era comprensibile: lui era un Postino Raccoglitore.
- Salve a tutti!-
- Sei arrivato, finalmente. Ci chiedevamo tutti se saresti venuto all'appuntamento.-
Amelia si  avvantaggiò per le settimane seguenti, presentandosi come una dolce e simpatica ragazzina, il che diede non poco sui nervi a Hanna. La Postina si chiedeva vivamente se Amelia fosse il genere di ragazza individualista, egoista e codarda o se si sarebbe rivelata un'ottima compagna in una situazione di difficoltà, in cui il gioco di squadra fosse stato necessario per la sopravvivenza del gruppo.
 Apollo si sedette vicino alla compagna, poi sorrise imbarazzato, ricordandosi l'innocente bacio di qualche giorno prima.
- Bene ora che ci siete entrambi, propongo di iniziare.-
La bionda tirò fuori da una tasca della giacca un piccolo telecomando verde pallido e premette un bottone. Da un apertura nel soffitto, difficile da notare, scese un grande schermo, sul quale iniziarono a danzare diverse immagini. 
Amelia parlava guardando solo Apollo e ignorando deliberatamente Hanna, a cui si offrì di dare istruzioni Censis, il ragazzo che si era tenuto in disparte.
- Probabilmente non sai cosa sia un Element, giusto?-
Hanna fece segno di sìcon la testa.
- So che sono ragazzi fuori dalla norma, dotati o di un elevato QI oppure dotati di una forza superiore ad un comune uomo e altre cose simili.-
Censis era soddisfatto della risposta. In fondo erano le informazioni base di cui era a conoscenza tutta la popolazione, ma c'era ovviamente dell'altro. Non si poteva ridurre a qualche piccola qualità, seppur comunque straordinaria, il fatto che questi ragazzi potessero affrontare gli Angeli delle Tenebre. Dovevano avere per forza qualche altra potenzialità, altrimenti non sarebbero stati diversi da tanti altri ragazzi che erano molto intelligenti e molto forti.
- Esatto! Ma vedi Hanna, ciò che sai sugli Element non è abbastanza. Per non spaventare ulteriormente la popolazione abbiamo limitato le nostre capacità, di per sé già straordinarie, ma abbiamo tenute segrete, ovviamente, alcune cose.-
Hanna si sporse maggiormente verso il suo interlocutore, per non lasciarsi sfuggire nemmeno una parola.
- Gli Element possono dominare alcuni degli elementi. Molti di noi sono dotati di telepatia e pochissimi sanno usare la telecinesi, qualità fuori dal comune. Altri sanno prevedere il futuro o infliggere danni più o meno irreparabili, ma la cosa più importante è che ogni Element è in grado di pilotare una vector-machine. Queste unità hanno il compito di ostacolare le operazioni delle Bestie Mietitrici, mettendole in fuga.-
Censis si fermò a sorseggiare la sua cioccolata, guardando una nuova consapevolezza farsi strada sul viso della Postina.
- Ma perché, allora, non siete intervenuti, qualche giorno fa, quanto il nostro migliore amico è stato portato via?!-
Amelia prese parte alla discussione: - Semplice: non sapevamo che una Bestia Mietitrice si stesse nascondendo qui. Possono cambiare forma, anche se la loro essenza rimane pressoché invariata. Tuttavia, è difficile scoprirle prima che inizino la caccia. Negli ultimi tempi si sono dotate di barriere protettive che le celano ai nostri occhi, perciò...-
- Perché noi siamo immuni al loro canto ingannatore?-
Censis e Amelia sussultarono, visibilmente sorpresi. Anche Apollo si ricordò a fatica di quel giorno in cui Baron venne portato via e di come quel canto non avesse avuto nessun effetto su di loro ; ed una fitta dolorosa gli squarciò il petto, togliendogli il respiro.
- Non lo sappiamo. Nessuno lo sa...-
- E nessuno deve saperlo - disse in tono severo Censis - si scatenerebbe una caccia all'uomo e noi vorremmo evitarlo.-
Hanna annuì. La scelta di tenere quella verità per sé era stata saggia.
- Quale classe frequenteremo all'Accademia? Non mi risulta che vi siano corsi speciali per noi Element. Insomma, tutti sanno che chi va all'Accademia ci va sostanzialmente per ottenere una formazione di tipo strategico-militare.-
- Un'ottima domanda, Apollo! - Censis era di nuovo solare e affabile, come se si fosse dimenticato la tensione che si era venuta a creare in precedenza - Nell'Accademia vi è un'ala riservata all'addestramento degli Element. Ora, è vero che non siete destinati a diventare degli strateghi e men che mai dei generali, ma vi è una base comune in tutto ciò. Vedete, per pilotare una vector-machine dovete essere al massimo sia psicologicamente che fisicamente. Ciò significa che un allenamento mirato e una dieta equilibrata sono fondamentali per ottenere alte prestazioni.-
Hanna storse la bocca come una bambina piccola: odiava gli esercizi fisici. I suoi attacchi d'asma non la aiutavano di certo. La sua non era una mancanza di volontà, ma semplicemente era impossibilitata nel compiere sforzi prolungati. E come se non bastasse, non era certamente una ragazza temeraria: aveva una soglia del dolore e della fatica bassissima e non sopportava le attività all'aria aperta. Non era schizzinosa ma soffriva di così tante fobie, da non averne superata nessuna. Se le trascinava dall'infanzia e non serviva a nulla metterla davanti alla sua più grande paura: ciò non faceva altro che aggravare la sua salute cagionevole.
Hanna si concentrò su ciò che Censis stava raccontando ad Apollo.
- ... la scuola vi farà analisi periodiche, vi fornirà tutta l'assistenza necessaria, si prenderà cura di voi in cambio dei vostri servigi. Dovete solo accettare.-
Apollo sogghignò: - La fai fin troppo facile tu! E dove sta il trabocchetto? Scommetto che il nostro rifiuto non è contemplato, o forse sbaglio?!-
Censis sorrise. Apollo non era certo il primo Element che avesse mai rifiutato la sua proposta. Come per tutti gli altri, però, sarebbe stato trascinato all'Accademia anche se ciò andava contro la sua volontà.
- Essere ciò che siamo è un privilegio e una maledizione al tempo stesso. Non si può scegliere. E poi, se non sbaglio, un tuo amico è stato catturato dalle Bestie Mietitrici. Allarga i confini del tuo dolore e abbraccia una visione collettiva: pensa a tanti Apollo che perdono altrettante persone care. Come ti fa sentire tutto questo? Apollo tu hai i mezzi per cambiare la situazione, hai le possibilità! Non essere egoista. È tempo di pensare in grande e di agire, non per il bene del singolo, ma per la salvezza dell'intera comunità.-
Apollo ci pensò su. Censis aveva ragione: se salvava altre persone, gli Angeli delle Tenebre si sarebbero indeboliti e si sarebbero piegati a qualunque sua richiesta.
- D'accordo! Io ci sto!-
Amelia si complimentò con Apollo, poi volse lo sguardo verso Hanna, chiaramente in attesa di una risposta.
- Beh, mi avete convinto! Per una volta almeno riuscirò a rendermi utile! Io ci sto!-
Amelia e Censis si diedero il cinque.
- Molto bene! Allora, si parte!- 



Salve carissimi! Lo so, me la sono presa comoda! vi consola sapere che ho avuto la testa tra le nuvole per tutto questo tempo? Non credo... Va beh, come state? Mi siete mancati! Spero che questo capitolo vi piaccia... Chiarisce un paio di cosucce! :D A presto!

Briseis Sophie J
   
 
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