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Autore: Looking at the Rainbow    04/07/2012    6 recensioni
Eleonor Thompson ha sessant'anni e una storia che preme per uscire.
Eleonor ha un segreto che alla fine, tra pergamena e calamaio, inizia a venir fuori.
Dal testo: "La pergamena bianca mi guarda, spazientita, invitandomi ad intingere la piuma e iniziare.
Ed io, debole come sempre, l’assecondo.
Non so dirti, Harry, quando vidi tuo padre per la prima volta.
Mi piacerebbe descriverti una sua entrata in scena che mi colpì, ma la mia mente, allora bambina, non ha trattenuto nessuna immagine di quel momento."
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Mary MacDonald, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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C'era una volta un eroe, ma anche due o tre.


Se il primo anno era stata una sorpresa continua, l’inizio del secondo fu un dolce ritrovarsi.
Tutto ci era ormai familiare, dalle pesanti tende rosso scuro dei letti a baldacchino, alle pericolose piante della professoressa Sprite.
Dal soffitto incantato della Sala Grande, al calore della nostra Sala Comune.
Eppure a Hogwarts c’è sempre qualcosa che viene a sorprenderti, qualcosa di diverso e di speciale.
Non ricordo di essere mai riuscita a provare noia per quel luogo fantastico e, ai tempi, il mio sogno era quello di tornarci dopo il diploma come insegnante di Incantesimi.
Oh, James lo sapeva bene!
Quante volte gli ho ripetuto che avrei fatto questo e altro per passare la vita lì.
E così, una mattinata di Settembre, di quelle che sembrano venire apposta per annunciare che la bella stagione se ne sta andando, venne fissata la data delle selezioni per la squadra di Quidditch.
James, che non aspettava altro, appena saputa la notizia pregò suo padre perché gli comprasse una nuova scopa da corsa.


Nemmeno a dirlo, qualche ora dopo il lungo e sottile pacchetto era adagiato sul suo letto.
Non voglio che questo ti faccia pensare, Harry, che tuo padre fosse un bambino odioso e viziato.
Certo i suoi genitori erano molto legati a quell’unico figlio, ma se riuscì ad ottenere quella scopa così semplicemente fu soltanto perché la sua passione per il Quidditch, e di conseguenza anche la tua, ha origini ancora più lontane nella famiglia Potter.
Una sera d’estate, poco prima che terminassi Hogwarts, Dorea mi raccontò che Charlus, tuo nonno, era stato un grande giocatore da giovane e che l’aveva costretta per molto tempo a riempire casa con i suoi innumerevoli trofei.
Purtroppo a venticinque anni aveva avuto un incidente, del quale non ho saputo molto, che gli aveva tolto la possibilità di giocare e insieme la voglia di sorridere.
Da quel giorno Charlus non aveva più toccato il manico di una scopa e aveva finito per chiudere in soffitta tutti i ricordi di quei tempi.
Fu la nascita di James a sbloccarlo.
Quando vide suo figlio che, ad appena due anni, fissava con aria sognante una scopa giocattolo dalla vetrina di un negozio comprese che non poteva togliergli la possibilità di volare e si disse che forse avrebbe potuto vedere i suoi sogni realizzarsi attraverso quel bambino che gli aveva ridato la forza per vivere serenamente.
Da allora Charlus Potter divenne l’insegnante del piccolo James e gli trasmesse tutta la sua passione e la sua dedizione per il Quidditch.
Mi sono chiesta spesso se anche i tuoi figli amano volare, Harry, e mi sono ripetuta che se avessi avuto il coraggio di tornare da te, ora non avrei motivo di pormi queste domande.
Ma come sempre parlare dei vecchi tempi mi porta fuori dalla carreggiata, sarà perché devo dirti così tante cose che mi sembra impossibile non lasciarne sfuggire qualcuna, come quando si tiene in mano una manciata di sabbia e si vedono dei granellini scappare dalla nostra presa.


Eravamo arrivati al momento in cui tuo padre ebbe la scopa che desiderava.
Devi saper nei due giorni che seguirono, quelli che precedettero le selezioni, tentò in tutti i modi di infiltrarsi nel campo per allenarsi.
Questo causò non poche crisi di nervi a Remus, il quale si era impegnato a tempo pieno nell’arginare l’azione devastante di James e Sirius, per non parlare del raffreddore che si buscò e della punizione della McGranitt che giunse come una doccia fredda a coronare il tutto.
Eppure sai, contrariamente a quanto sarebbe logico, ho sempre pensato che quella donna avesse un debole per tuo padre.
Non che non fosse severa con lui, anzi, ma sono convinta che il suo entusiasmo contagioso avesse conquistato persino lei.
O magari era stata la sua notevole bravura in Trasfigurazione, chissà.
E, forse non ci crederai, ma proprio in quei giorni la beccai a sorridere davanti ad una finestra guardando James volteggiare per il campo.
A lui non l’ho mai raccontato, ma l’accaduto diede la conferma a ciò che pensavo.
Era riuscito a farsi voler bene anche dall’intransigente professoressa, che probabilmente contava su di lui per riportare a galla il morale della squadra.
Magari sorrideva immaginando a dove avrebbe sistemato la Coppa perché fosse ben visibile.
Incredibile quanto una donna rigida come Minerva McGranitt fosse ossessionata da un piccolo campionato scolastico. Non trovi?
D’altra parte a ciascuno le sue fisse.


E sì, a questo punto mi starai maledicendo perché ho di nuovo perso il filo del discorso.
Dopo quei due giorni massacranti arrivò il fatidico momento; io, James, Mary e Frank ci presentammo al campo mentre gli altri si accomodarono sugli spalti.
A dir la verità fu James a costringere me e Mary a partecipare, sentenziando che eravamo sufficientemente brave.
Le selezioni furono lunghe e complesse.
Roger Larry, un ragazzo del settimo anno che era lo storico capitano della squadra, riconfermò un Battitore, due Cacciatori, tra cui se stesso, e il Portiere dell’anno precedente, scartando Frank da quest’ultimo ruolo nonostante avesse sostenuto una prova molto buona.
Per il terzo Cacciatore fu più difficile.
Eravamo davvero tanti inizialmente, ma dopo una prima scrematura restammo io, Mary e un ragazzo del sesto anno.
Roger, un po’ in difficoltà, ci guardò e disse: “Preferisco allenare una squadra giovane. Dall’anno prossimo io non ci sarò e sarà meglio non perdere altri elementi.
Per questo ho scelto di dare il ruolo a te, Mary.”
A quel punto le sorrise gentilmente.
“Sono certo che con un po’ di allenamento sarai perfetta.”
Abbracciai forte la mia amica e mi diressi verso gli spalti dagli altri, celando la delusione dietro ad un sorriso.
Non l’avrei mai ammesso, ma avevo sperato veramente di entrare a far parte della squadra con James perché quello era il nostro sogno.
Rimasi lì ad osservare il resto dei provini.
Come Battitore venne preso un ragazzone di quinto che disse di chiamarsi Robin Walker e alla fine, in mezzo al campo, rimasero soltanto in due.
Tuo padre e Hank Dixon.
Quest’ultimo, che frequentava il quarto anno, era alto almeno due spanne più di lui e sembrava determinato a prendersi il posto che nella stagione precedente aveva perso per un soffio.
Roger diede loro il segnale di salire sulle scope e liberò il Boccino.
Non ricordo di aver mai visto James tanto determinato a raggiungere qualcosa.
Girarono in tondo per qualche minuto, guardandosi intorno e scrutando ciò che stava facendo l’avversario.
All’improvviso vedemmo Dixon scendere in picchiata.
James, che lo seguiva indietro di qualche metro, ad un certo punto si diresse nella direzione opposta a quella dell’avversario.
Noi lo guardavamo scioccati, non riuscendo a comprendere quello che accadeva.
Ma a Dixon invece la situazione fu subito ben chiara.
Si riprese dalla picchiata, che voleva essere una finta per distrarre James, e tentò di raggiungerlo, ma dopo qualche secondo tuo padre stringeva tra le mani la pallina d’oro e, di conseguenza, il suo posto in squadra.
Roger gli batté una mano sulla spalla, sorridente e ci mandò via, fissando nel frattempo i primi allenamenti.
Era contento James, davvero.
Come un bambino al quale viene permesso di svaligiare Mielandia.
E davanti al suo genuino entusiasmo persino Lily gli concesse un mezzo sorriso e un “Complimenti, Potter”.


Già, a pensarci bene fu la prima volta che gli disse qualcosa di carino.

 

 

Note: Quanto mi odiate da uno a dieci? Non posso dire niente per giustificarmi che non sia. Perdonatemiiii ç___ç sono stata un po’ fuori casa e un po’ a cercare di superare i piccoli blocchi che si incontrano di tanto in tanto, scrivendo. Spero davvero che il capitolo vi piaccia, è stato difficile buttarlo giù e forse l’avrei potuto fare meglio, ma ormai è fatta e l’ho postato così com’è. Vi voglio bene :3

 

  
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