CHAPTER 1.
una serie di bizzarri eventi.
Mi svegliai in un bagno di sudore, cosa piuttosto normale poiché era luglio, la cosa anormale era il fatto che mi sentissi così disorientata, questo e il forte dolore alla testa, come se mi stesse per scoppiare da un momento all’altro, come se nelle ultime ore il mio cervello avesse assorbito una quantità tale di informazioni da sovraccaricarsi, e la cosa sarebbe anche stata plausibile data la mia propensione a leggere qualsiasi cosa fosse messa per iscritto, ma quell’emicrania era causata da ben altro che da un semplice “eccesso di lettura”. Lo sapevo, per me era ricorrente ormai, ci convivevo da qualche anno con questi “incubi spacca testa”, ne avevo parlato con i miei genitori, e successivamente avevo categoricamente rifiutato di andare da uno psicologo, tutto quello che mi serviva per uscire di testa era proprio andare da uno strizzacervelli, e non era la prima volta che i miei me lo proponevano. A sei anni vidi uno dei nani da giardino della signora Wicket, la vicina di mia zia Grace, muoversi, fu solo la prima di un’infinita serie di strane visioni che i miei genitori attribuivano alla mia sfrenata fantasia quali moto volanti, cani che leggevano il giornale, piuttosto bizzarro, e questa è solo una parte delle innumerevoli stranezze che mi capitavano.
Quando aprii gli occhi avevo ancora vivide le immagine viste in sogno, un albero a terra che sbarrava il sentiero, un bosco, una ragazza che correva, scappava forse , poi un bagliore improvviso.
- Sheena Phoebe Morgan, giù da quel letto! – la voce di Janet (da quando ho scoperto dell’adozione preferisco chiamarla così, anche se il mio affetto nei suoi confronti resta immutato) arrivò ai miei orecchi come una secchiata d’acqua che mi risvegliò dal mio torpore mattutino, mi fece sorridere il fatto che cercasse si suonare severa, perché è decisamente l’ultima cosa che qualcuno potrebbe pensare di lei. Mi buttai letteralmente giù dal letto, e frenai la caduta a circa due centimetri dal pavimento per poi posarmici delicatamente, mi accadeva spesso da qualche settimana, e non era normale, cercavo di trovare una spiegazione ma non ne esisteva una logica, non potevo controllare la forza di gravità, e non ne avrei mai parlato con Janet e David o mi avrebbero spedita direttamente al manicomio.
Non avevo idea di che cosa mi stesse accadendo, ma ero certa di una cosa, tutto ciò era alquanto strano.