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Autore: dubious3    04/07/2012    1 recensioni
Un tributo a Telesette e ai suoi cross-over.
Nella lontana terra di Konohamere, un malvagio stregone risorto dal passato esercita il suo terribile e nefasto potere.
L'unico che che può fermarlo è Ser Sasuke Uchiha, il più leggendario eroe della storia del regno, risorto per la stessa magia del negromante.
Peccato che le leggende, spessissimo, esagerino...
Note dell'autore: cambiamento di rating da giallo ad arancione per linguaggio più "forte".
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Orochimaru, Sasuke Uchiha
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Showdown alle Rovine Infestate (Buum-cha!!)

 

"Maledizione!"

Yahiko imprecò per l'ennesima volta: passi che quel maledetto voltagabbana traditore infingardo viscido doppiogiochista più di Benedict Arnold e Giuda Iscariota messi assieme gli avesse trapassato una gamba con fulmine, ma che lo avesse costretto ad ammaccare la sua preziosissima tiara gemmata, questo mai!

Non gli importava nulla, infatti, dall'ampia bruciatura sul retro della coscia che ancora sanguinava: tutta la sua attenzione era concentrata sui propri preziosi.

"Povero oggettino preziosino miuuucciioo!!" Si rivolse alla corona dopo essersela tolta dal capo. "Guarda che brutte ammaccature? Ti ho fatto male, vero?"

Osservò il maltolto con la stessa apprensione di una mamma che osserva il proprio bambino reduce da una zuffa tra coetanei orchetti, tanto che, al notare una piccola ammaccatura vicino ad un lapislazzulo, emise un tremito di angoscia degno di un uomo squartato.

"Piccolino... non odiare il tuo papi... sai che ti vuole bene, tantoooo bene..." si scusò all'oggetto inanimato tra pianti e guaiti "come ne voglio al tuo fratellino qui con me..."

Diede uno sguardo al preziosissimo manufatto trafugato, ancora giacente nella teca dove Rinji aveva posto la sua trappola incantata.

"Piccolino mio... il tuo papi ti abbraccerà presto; ma prima devo toglierti da questa brutta tecaccia..."

Dopo essersi rimesso in testa l'ornamento, indurì tutto l'arto destro sino all'avambraccio, scurendolo, per poi infilarlo nel contenitore ed afferrare il prezioso frammento. Nel momento in cui la propria mano entrò nel volume delimitato nella teca, una serie di aghi sottilissimi, composti di luce mistica, lo addentò formando una morsa simile alle zanne di un pipistrello, cercando di staccarglielo.

Un braccio normale sarebbe stato immediatamente trinciato, ma quello di Yahiko, rinforzato dalla sua magia, non venne nemmeno attecchito dalla difesa della pietra. Sdegnato per una trappola così poco efficace, l'uomo diede un colpo con l'arto, sferzando l'aria.

"Via, brutta trappolaccia mistica che vuole tenermi lontano dal mio grande amore!"

La magia a guisa di morsa svanì nel nulla da cui era apparsa; tuttavia, avendo calibrato male la forza, Yahiko spezzò anche la teca e scagliò via l'oggetto che tanto adorava.

"NOOOOOO!!!"

Il signore del crimine osservava inorridito il prezioso manufatto disegnare uno strano circolo nell'aria rovente per poi dirigersi pericolosamente vicino ad una pozza di lava. Per sua fortuna, il potere dello slow-motion funzionò anche su di lui (causa esigenze di trama) e Yahiko riuscì ad afferrare il prezioso in tempo e a serrarlo fra le amorevoli braccia.

"Oscurità..." balbettò incredulo di ciò che aveva appena osato fare, sudando molto più dall'ansia che dalla lava che gli stava praticamente bruciando le scarpe.

"Come ho potuto.... COME-HO-POTUTO?!?! Ti prego ti prego ti prego perdonami..." Incominciò a sbaciucchiarsi l'artefatto con tale insistenza da lucidarlo con la saliva.

Il suo idillio amoroso sarebbe durato per ore se uno strano rumore non lo avesse costretto a ricomporsi in qualche maniera. Poco distante, oltre a una zona della muraglia interna talmente liquefatta dalla lava da iniziare a sciogliere le rocce circostanti, poté scorgere una figura nera come ogni Demone delle Ombre, sebbene ancora confusa tra numerosi miasmi.

"Dannazione, dannazione, porc..." Inveì Yahiko, che quindi si rivolse al suo amato manufatto molto apprensivamente.

"Ora piccolino mio, papi ti deve nascondere. Fai il bravo e non fare nessun rumore per nessuna ragione al mondo, che poi ti porto a spasso in un museo egizio a giocare con tanti tuoi amichetti, d'accordo. Shhhhh...."

Alzò il proprio soprabito dietro la propria schiena ed infilò l'oggetto in uno dei due posti dove non batte mai il sole, sperando che non vi fossero demoni con preferenze sessuali tali che gli dessero anche un solo sguardo al deretano. Avanzò così, fieramente, verso lo sgherro di Angmar, saltando sulla cinta ed evitando la roccia fusa.

Il mostro che vide era uno strano essere piuttosto tracagnotto, dalla base umana ma dal cranio ampio e flaccido, racchiuso tra un grosso guscio di bivalve, arancione all'esterno ma grigio dentro, che gli balzò accanto strizzando gli occhi innaturalmente allungati.

"Lord Yahiko...? Ma cosa ci fate qui? Dove sono lord Rinji e i cadaveri dei nostri nemici?"

"Lord Rinji mi ha chiesto di raggiungere il grosso della compagnia, intanto: li abbiamo uccisi, e vuole semplicemente accertarsi che siano morti del tutto. Ecco tutto".

"Ma ma..." Balbettò la creatura, sgranando gli occhi. "Emm... Perdonate la mia estrema impudenza, ma... non per offendervi in alcuna maniera ... ciò che avete detto non è del tutto, totalmente, assolutamente al 110% logico, dopo tutto..."

Lo sguardo iracondo di Yahiko, reso ancora più maestoso dal nasone regale, sciolse le budella al subordinato.

"Osi mettere in discussione il mio operato? Osi-mettere-in-discussione-il-mio-operato?"

"No... nononononono". Tentò di difendersi il poveretto, portando i palmi avanti e negando con il capo l'offesa. Era talmente testo che spargeva secchiate di sudore ad ogni diniego.

"Bene, ma sappi che sono comunque piuttosto incazzato con te; e sai che, quando mi girano i cosidetti, l'unica cosa che mi può far tornare la calma è la moneta sonante o cartacea!" Minacciò quello facendo il gesto di chi è impaziente di ricevere denare.

"Sisisisisisi... aspettate..."

Eccitato sino all'inverosimile, il demone cercò freneticamente una moneta dentro al proprio cranio di mollusco. Estrasse un doblone d'oro, che lanciò al proprio superiore.

Questi la raccolse immediatamente, e, dopo averla esaminata con cura anche attraverso un precisissimo di test di morso, concluse che era di genuino biondo metallo. La gioia di una nuova ricchezza appianò il volto accigliato di Yahiko, e anche il suo subordinato tirò un grosso sospiro di sollievo.

"Perfetto, mio buon Kandachi, assolutamente perfetto. Direi che il tuo debito è stato saldato, e senza nemmeno estorsioni violente. Saresti una perfetta vittima per uno strozzinaggio, sai?"

"Certamente, mio signore... comunque, a proposito, ci sarebbe qualcosa di importante che debbo farle vedere".

Indicando poco dietro di lui, Kandachi condusse lo sguardo del demone verso un gruppo ben più nutrito di Demoni delle Ombra di ogni razza e forma, tutti radunati attorno ad un punto che ragliavano e sputavano, imprecando.

Come se avessero avvertita la presenza di un loro superiore , si aprirono per rivelare un Kukulann con le catene ai polsi e alle mani, imprigionato come un vero capretto pronto per essere fatto a fettine. Gli occhi gonfi e il rivolo di sangue alla bocca indicava che i servi dell'Oscurità avevano già incominciato a vendicarsi di lui.

"Il leader di tutta la combriccola, mio s-signore..." spiegò il demone dal capo di bivalve "Kukulann. Le nostre forze lo hanno catturato poco tempo fa, ed ora è alla nostra complete mercé... può farci ciò che desidera, mio signore".

Yahiko osservò il prigioniero con estrema attenzione curiosità, grattandosi il mento. Poi saltò dalle mura e, nascondendo il dolore per l'ustione, atterrò a pochi passi da Kandachi, che parve tremolare ancora di più.

"Naturalmente, a voi è sempre permesso fare ogni cosa vi aggrada ai nemici in ogni momento, mio signore, anche qualora non lo desiderassero..."

Il signore del crimine già non lo ascoltava più; si avvicinava lentamente a Kukulann, tenendo gli occhi fissi di lui. Ad ogni suo passo l'interesse per il catturato aumentava sempre di più.  Da parte del Demone del Grano, invece, non vi fu altro che un'occhiataccia di disprezzo.

"Dunque sei tu il capo di questa banda di pagliacci cialtroni, non è vero?" Gli chiese capo dell'A.L.B.A. con sarcasmo. "Bene, bene... allora mi auguro che tutte le botte che i miei uomini ti hanno dato non ti abbiano fatto perdere l'udito, perché, in caso contrario, dovresti udire bene i rumori provenienti dalla fortezza principale..."

Indicò con il pollice, senza nemmeno voltarsi, il gigantesco tamburo ottagonale scosso da vibrazioni sempre più inquietanti.

"Abbiamo recuperato la Pietra e Rinji si sta occupando di far crollare l'intero edificio. In quanto ai tuoi amici, sono già a far concime alle margherite morte. Dimmi..." si avvicinò al volto di Kukulann, cercando sadicamente di scatenare in lui la collera.

"Questo ti da' fastidio? Ti fa' uscire fuori dai gangheri?"

Il demone non rispose; si limitò, al contrario, a guardare il proprio interlocutore dritto negli occhi con una furia glaciale, e gli sputò in faccia. Sentendo la saliva entrargli nell'occhio, Yahiko imprecò con tutte le proprie forze.

"Brutto fallimentare macilento fedifrago! Morirai per questo, e morirai come un maiale sotto i ferri di un macellaio! TORTURATELO!"

Nella malefica cricca vi fu uno scambio di sguardi assetati di sangue; dalla folla si fece avanti un gorilla della stessa genia che aveva attaccato la Taverna dell'Impiccato, e sferrò un calcio sulle tempie di Kukulann. Il Demone del Grano, senza emettere un gemito, venne sbalzato poco distante, disteso sul fianco destro; ma ciò non bastò al Demone delle Ombre, che poggiò la pianta del piede sul capo del nemico. Gorgogliando in una strana lingua, intensificò la pressione sul cranio rivestito di paglia fino ad affondarlo nella terra vulcanica, con il tentativo di schiacciarlo a poco a poco.

Il signore del crimine avrebbe adorato una scena simile, sennonché il condannato non gli stava dando alcuna soddisfazione: invece di strillare e implorare pietà, come avrebbe fatto qualunque vittima come si deve mentre la propria testa veniva ridotta ad una schiacciatina, quello rimase impassibile, forse persino annoiato, quasi come se qualcuno, inutilmente, stesse tentando di fargli il solletico.

"Dannazione, dannazione, dannazione..." Sbuffò Yahiko, visibilmente annoiato da una simile mancanza di collaborazione. "Ma possibile che non reagisci nemmeno un po'? Uffa... aveva davvero ragione Angmar, quando mi ha detto che le torture incantate sono le migliori perché le più dolorose..."

"Emm... emmm..."

Uno sputo di tosse ed un rauco rantolo attirarono l'attenzione di tutti verso la folla dei demoni. Gli esseri oscuri, facendosi ancora di più da parte, osservavano attentamente colui che aveva proferito parola: era l'unico del gruppo vestito, avviluppato in un largo saio monacale color nero che gli copriva la testa con un cappuccio tale che non si vedeva nulla nemmeno del volto. A prima vista sembrava persino un umano, se non ché un rigonfiamento abnorme che gli partiva dal torace e che proseguiva sino al capo gli conferiva un aspetto più innaturale.

"Se mi permettete, my lord," iniziò sfoggiando un'amabile cadenza british "io conosco molto bene sistemi estremamente efficaci per far vuotare il sacco agli interrogati".

"Mmmm..." Yahiko si avvicinò lentamente a questo strano suo sottoposto, girandogli attorno e squadrandolo da capo a piedi. Era sospettoso, molto sospettoso.

"Ci conosciamo per caso?" Gli chiese. "Credo di aver sentito la tua voce da qualche parte... non saprei...  E, comunque, perché indossi questo vestiario così particolare e vistoso, mentre i tuoi compagni qui sono nudi come il babbo Oscurità li ha trasformati?"

Dalle creature infernali si levò un brusio generale, misto a qualche raglio feroce e bestemmia. Anche Kandachi, rimasto poco distante, si grattava il mento per nulla sicuro di questo nuovo compagno, non ricordando nessuno dei suoi commilitoni vestito in maniera tanto inusuale.

L'interessato voltò lo sguardo -o quanto meno si poteva intuire che lo facesse, dato che la propria faccia era coperta- e tossicchiò un poco. Poi, si preparò a difendersi.

"Il fatto che io sia vestito è solo perché soffro di una malattia alla pelle, e temo che il sole possa fare del male alle mie poveri carni marce..."

"Marce? E che diavolo di malanno potresti mai avere?" Gli domandò Yahiko, che diffidava maggiormente di questo strano demone ogni minuto che passava.

In risposta, dal cappuccio cominciò a scendere copiosa una strana sostanza, una sorta di miscuglio di olio e squame avariate, che, impiastricciando il vestito, si depositò una pozza melmosa e maleodorante davanti ai piedi dell'uomo.

Vedendo tutto quello schifo, al signore del crimine gli si accapponò la pelle ed ebbe quasi un conato di vomito.

"Bleah... d'accordo, ti credo, ti credo. Che disgusto... Comunque, posso sapere quali sono le tue proposte per ottenere il massimo di informazioni e il massimo di dolore dal nostro condannato nel il minimo di tempo?"

"Semplice, my lord: utilizzando i più sofisticati metodi di tortura appena brevettati dall'Università di Malvard. Vedete, mio signore, per secoli aguzzini vari si sono scervellati tentando di trovare sistemi sempre più efficaci per far cantare ogni possibile vittima, creando macchine di tortura sempre più efficaci e perfette; tuttavia, strumenti e metodi di supplizio tradizionali sono antidiluviani, preistorici oserei dire. Spezzare le dita al condannato, bruciargli i testicoli, costringerlo ad ore di attesa estenuante in stanze anguste ed oscure... vecchiume, my lord, tutto vec-chiu-me!" Scandì bene ogni parola, alzando anche il tono di voce di un'ottava.

"Sono passati per sempre i tempi in cui bisognava sputare sangue e sudore quasi quanti il torturato per avere confessioni e urla di agonia soddisfacenti. Ora, dopo anni di test e ricerche condotte dai più prestigiosi studiosi alla facoltà di Sadismo Applicato, è stato scoperto un sistema che unisce in sé tradizione e innovazione con efficacia mai vista prima; un sistema che deriva dall'imitazione nientemeno che della natura stessa, my lord!"

Alzava le braccia, come un oratore esperto di fronte ad un pubblico pronto a farsi trascinare dalla sua eloquenza; pubblico che pendeva letteralmente dalle sue labbra, fantasticando su quali fossero le modalità di un sistema di tortura così strabiliante.

"Il grido di caccia del Cinghiale Zannuto delle Sabbie Himalaiane, è stato provato, consiste in una modulazione di suoni estremamente peculiare, in grado di stimolare tutti i recettori del dolore delle vittima allo stesso tempo! Basterà sussurrare un suono del genere all'orecchio della vittima, e quella si contorcerà dal dolore come mai si contorcerebbe se la sbudellassimo! Minimo sforzo e massimo risultato!"

Un mormorio di approvazione si levò da quest'improvvisata platea, assieme a qualche fischio di approvazione. Un demone, per, era rimasto in disparte dal gruppo, lontano da loro anche per lo scetticismo: era Kanadachi, rimasto a rimuginare su questo fantomatico oratore venuto, da quanto si stesse ricordando, dal nulla...

Al demone incappucciato non sfuggì quest'ultimo recalcitrante, e rivolse il suo sguardo su di lui.

"Tuttavia, mi rendo conto che alcuni di voi conservino una sorta di scetticismo per una metodologia del genere..."

Tutti i mostri si rivolsero al bivalve, mostrandogli zanni, artigli di sorti e occhiate assassine. Kandachi parve sciogliersi come un budino.

"... il solo modo, quindi, per dimostrare che non sono un semplice ciarlatano pronto a spacciare innovazione per ottenere gloria è quello di una dimostrazione pratica. Rimanete a bocca aperta, amici, e assistete allo sciogliersi di ogni dubbio di fronte al fuoco eterno del dolore!"

Avanzando con passo ieratico, l'essere incappucciato si avvicinò al prigioniero. Il suo attuale aguzzino, profondamente colpito e persino ammirato da tale eloquenza, abbassò il capo e con umiltà fece da parte il suo piede. Kukulann, da parte sua, pareva non aver ascoltato nemmeno una parola di questo discorso, indifferente e con lo sguardo distratto com'era.

"Ora, assisterete al miracolo. AL MIRACOLOOO!!" Modulò l'oratore quasi fosse un tenore durante la prima alla Scala.

Si tuffò, quasi, davanti alle orecchie di paglia del mostro, e fece uno strano suono, così indescrivibile e indecifrabile che debbo riportare alla lettera per farvi comprenderne la tremenda carica punitiva:

"HHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHS*".

All'udire ciò, Kukulann spalancò gli occhi, sbarrandoli, per poi tremare, urlare, ruttare e sbavare in maniera del tutto convulsa, facendo capire all'intero uditorio che sarebbe stato ben più pietoso mettergli addosso una cintura spinata e, allo stesso tempo, sottoporlo ad un waterboarding.

"Woa... eccezionale, eccezionale davvero...." Yahiko era rimasto a bocca aperta. "E'... semplicemente incredibile. Ci... ci posso provare anche io?"

Il torturatore fece un cenno benevolo, e quello, contento come un bambino a cui avessero regalato un manciata di bon-bon, trotterellò verso il Demone del Grano per infierire ulteriormente su di lui:

"HHHHHHHHHHHHHS.... HHHHHHHHHHHHS.... HHH...S...? Perché non funziona?!?"

Chinato sopra il demone, aveva sussurrato il verso più e più volte, ma ogni suo tentativo si era rivelato inutile: Kukulann era tornato al suo atteggiamento di orgoglioso stoicismo come se nulla fosse accaduto.

"Cosa significa tutto ciò? In che modo devo sussurrare questo dannato verso?"

"In che modo? In che modo... in che modo..." Ripeté il demone meccanicamente, tamburellando l'indice sulla stoffa in corrispondenza della bocca.

"Beh... direi che lo faresti molto meglio a cuor leggero..."

Il signore del crimine non dovette nemmeno perdere tempo a sviscerare una frase così criptica: il suo consigliere già gli aveva sciorinato in faccia lo stesso pezzo di Pietra di Anubi che aveva rubato. Trionfante, la alzò al cielo in modo tale che tutti potessero vederlo e constatare la portata del raggiro alle loro spalle.

"Signori, ingannarvi per la seconda volta in una sola giornata è stato un immenso piacere, by jove!"

Yahiko avrebbe voluto urlare, imprecare e far volare via un bel po' di teste, specialmente quella di folletto che solamente ora aveva riconosciuto; folletto che ora, mentre il proprio saio cadeva a terra, si rivelava davanti a tutti assieme al suo compagno, un figuro irsuto dall'aspetto scimmiesco.

"Tr...tr... trad..." riuscì a malapena a balbettare, tanto il livore gli serrava tutti i muscoli del corpo.

"Traduzione, forse?" Se ne fece beffe il ladro, di fronte a tutti. "Effettivamente, un simile puerile balbettio richiederebbe un traduttore per essere compreso da tutti i signori presenti".

"Grrargghhh.. GRAAARRGHHH!!!" Il ruggito di pura rabbia che eruttò dalla bocca di Yahiko atterrì persino i suoi stessi uomini, atterrandone quelli più deboli di gambe o che stavano mantenendo una postura sbagliata.

"IO-TI- SPACCO-TUTTO, DA OGNI SINGOLO OSSICINO AD OGNI FOTTUTISSIMA FALANGINA E AD OGNI MISERO ORGANUCOLO INTERNO, BRUTTO VOLTAGABBANA SENTIMENTALASTRO ANGLOFILO DA MEZZO DOLLARO BUC..."

Lo sproloquio del signore del crimine, tutto ad un tono di voce da concerto rock, venne interrotto bruscamente da un potente urto sulla nuca, tanto forte da sbatterlo a terra come se fosse caduto da un palazzo.

"Stai zitto... quel sussurro mi ha fatto venire un mal di testa che nemmeno ti immagini..."

Mentre Yahiko, faccia nel fango, perdeva conoscenza di sé ad ogni secondo che passava, ebbe comunque la forza di alzare lo sguardo quel tanto che bastava per vedere, quantomeno di sfuggita, colui che lo aveva colpito.  Ciò che notò, prima che finisse del tutto nel mondo dei sogni, era il luccichio dorato del fieno...

 

 

***************

 

Voltandosi rapidamente, Rinji schivò la tremenda vampa di Luce che gli era stato tirata contro. Non totalmente però, dato che le sue mani rimasero ustionate, piagate a tal punto da costringerlo a mollare la presa sul suo ostaggio.

Questo roteò a corpo morto nell'aria per qualche secondo; poi, risvegliandosi improvvisamente dal suo torpore incantato, afferrò il lembo della sciarpa del suo aguzzino per ruotare in senso inverso. Allo stesso tempo prelevava un coltello dalla propria tasca, e, sfruttando il proprio volteggio, si avvicinò al proprio nemico mirando con la lama alla gola.

Rinji si accorse bene di non avere abbastanza tempo a disposizione per usare gli arti e lanciare una sonicboom; una manovra, però, era sicuro che potesse scampargli l'assalto. Sputò così il proiettile che aveva conservato per tutto questo tempo, mirando alla testa.

Un ghigno di trionfo gli si dipinse sul volto mentre Sagiri interrompeva l'attacco all'improvviso e crollava sul pavimento, disarticolato. Allo stesso tempo, udì un ringhio stridente di ossa che sbattevano, segno inequivocabile che anche l'Uchiha si era risvegliato dal suo sortilegio.

"Devo ammetterlo, signori miei: siete stati degli avversari davvero fenomenali per un branco di pagliacci". Ammise, seppur senza mai rinunciare a quella punta di sarcasmo che da sempre lo caratterizzava. "E scommetto che avete organizzato quest'operazione nei minimi dettagli..."

"Nemmeno te lo immagini quello che abbiamo architettato, demone". Gli rispose Gozu. "Ti dico solo che eravamo davvero decisi a battezzare la nostra operazione Deus ex Machina".

"Allora non mi resta che mostrarvi quanto il vostro ingranaggio abbia ancora bisogno di upgrade per raggiungere la divinità. Soldati, distruggeteli!"

La truppa di creature infernali incominciò a volteggiare in circolo, stridendo ed emettendo, occasionalmente, colonne soniche dalla bocca. Circondati da ogni lato, Gozu e Sasuke furono costretti ad avvicinarsi l'un l'altro sino a che le loro schiene non si toccarono.

"Bene, Sasuke, direi che l'unico modo per uscire da un vespaio simile..." Iniziò Gozu a constatare la situazione. Mentre parlava, concentrava una quantità di energia sempre maggiore nei guanti, fino a che essa non incominciò ad irradiarsi lungo tutto il corpo.

"... è portare in questo salone un bel po' di luce, tanta luce da scoppiare!"

Accortosi di un imminente attacco di elevata potenza, Rinji strillò un ultrasuoni un ordine di assalto a tappeto su i due bersagli. Sasuke, resosi conto di ciò, precedette l'orda infernale e sparò proiettili in rapida successione contro ogni demone a portata di tiro.

Viceversa, Gozu rimase fermo e immobile, sebbene almeno tre demoni lo avessero puntato e stessero inalando quanta aria possibile per scaricarla in un attacco devastante. Il loro bersaglio si limitò ad inspirare profondamente e a chiudere gli occhi, accumulando così una concentrazione tale che, come l'energia immagazzinata, sarebbe esplosa sul campo di battaglia.

I due demoni sferrarono per primi l'onda sonica, ma i loro attacchi non potevano minimamente eguagliare la velocità di un fulmine: dalle dita del guerriero la corrente che partì assunse la forma di un torrente un vero e proprio, il quale, diramandosi in più direzioni, andò a colpire tutti nemici nel suo raggio d'azione.

Folgorata dall'elettricità, quasi una dozzina di pipistrelli franò a suolo, carbonizzata con tale velocità da non aver avuto nemmeno il tempo di gridare dal dolore.

I nemici di fronte a lui erano stati sconfitti, ma doveva ancora aspettare a gioire, poiché ricordava bene lo strano sibilo che faceva un'onda sonica emessa dai quei mostri, e udiva ancora meglio il provenire del colpo verso di lui.

Coordinati come un solo uomo, seppure avessero avvertito l'attacco separatamente, Sasuke e Gozu approfittarono dello spazio guadagnato per balzare all'indietro, evitando in tal molo la colonna di energia diretta verso di loro.

Rinji, l'autore di un simile attacco, tentò di direzionare il proprio sonicboom dal pavimento che stava scoperchiando, massacrandone le tegole, ai suoi nemici; sennonché si accorse di dover interrompere tutto, udendo un sinistro sibilo farsi sempre più vicino.

Rapido chiuse la mascella e si voltò per scansarsi, ma non abbastanza per evitare alla lama di un pugnale da lancio di colpirgli la scapola destra, conficcandosi quasi sino alle ossa.

"Eheheheheh... hai buoni orecchi, ma occhi pessimi; i miei, al contrario..."

Era Sagiri che parlava; apparentemente illeso dal proiettile, indicava il proprio occhio runico scheggiato in prossimità dell'iride.

Poggiando la mano sul coltello ancora conficcato, dove scendeva rivoli di sangue, Rinji sorrise e rantolò rauco. Poi, dolcemente, atterrò sul terreno e si piegò su se stesso.

Si osservò intorno: tutti i suoi uomini erano stati massacrati o fuggiti. Per quanto si arrovellasse era troppo, troppo ferito per poter lottare ancora. L'unica cosa che gli restava fare era ammettere francamente la propria sconfitta.

"Eehhehehehe... mi ripeto ancora: le vostre tattiche sono assolutamente bastarde, ma altrettanto geniali. Non posso che dichiararmi battuto su ogni fronte. Mi arrendo".

Sasuke osservò il proprio avversario lentamente, pensoso su molte cose: il proprio avversario pareva sincero nel volersi arrendere, e il suo codice d'onore e morale gli imponeva di usare misericordia contro coloro che si arrendono. D'altro canto, questa sarebbe potuta essere perfettamente una trappola per far loro abbassare la guardia e attaccarli alle spalle, e finirlo sarebbe stato certamente meno rischioso.

Inoltre, sentendoselo rimarcare da Rinji, ripensò bene a quanto le strategie adottate dal gruppo fossero state ben poco cavalleresche, e ciò, a dispetto del loro innegabile quanto vitale successo, gli provocò un leggero di turbamento.

Di simili pensieri era Gozu, che si rimuginò tenendosi la maschera anti-gas con due dita.

"Questo potrebbe essere un trucco per attaccarci quando meno ce lo aspettiamo, Sasuke. Cosa proponi di fare?"

Lo scheletro fece per dire qualcosa, ma il demone lo interruppe con una risata strozzata.

"Eheheheheheheh... non fidate di me? Beh, fate benissimo, sul serio. Vi dico che se avessi le forze e i mezzi non esiterei un istante a combattervi ancora; ma non mi è rimasto più un briciolo né delle une né degli altri. Un vero guerriero sa quando la battaglia che è affronta è tanto impari che ogni resistenza risulta inutile. Chi non si arrende mai è uno sciocco, più che un eroe. E eroe non lo sono mai, mai stato..."

Il trio si guardò negli occhi per un poco, indeciso sul da farsi. Sui loro volti, però, si poteva leggere il desiderio di non spargere altro sangue inutilmente.

"E sia". Fu l'Uchiha, in qualità di leader non ufficiale, a decretare il verdetto. "La tua vita sarà risparmiata, anche se, viste tutte le ferite, dubito che ti rimanga ancora molto da vivere. Gozu ti farà la guardia, e ti impedirà di agire contro di noi o di scappare sino al momento opportuno".

"Per la mia morte, fa nulla". Rispose quello, perfettamente calmo sebbene la sua voce fosse incrinata da un respiro ormai rotto.

"Meglio andare dal Creatore con qualche minuto di ritardo che di anticipo. E, tornando al discorso di prima, quando intendete scappare? Siamo tutti sul filo di un rasoio... Li sentite i rumori della montagna? Sono deboli, impercettibili ad un orecchio umano, ma indicano che nel monte su cui è stato costruito questo castello si è formato un tappo sotto cui la pressione si sta facendo sempre più forte. Quando la furia della montagna lo vincerà, essa rilascerà sopra di noi la forza degli inferi stessi..."

"Non preoccuparti per noi". Disse Gozu, avvicinandosi al proprio nuovo "prigioniero". "Presto, leveremo tutti le tende".

"E come sperate di fare? Il frammento di Pietra di Anubi è stato trafugato, ormai. Sapete meglio di me che ogni vostro sforzo è vano, senza l'oggetto della vostra ricerca. A meno che..."

Drizzò le lunghe orecchie, captando vibrazioni di passi che si avvicinavano sempre di più. Aprendo leggermente la bocca e lanciando delle onde a mo' di sonar, "vide" chiaramente tre figure avvicinarsi e che una di queste, un demone a lui familiare, aveva sotto braccio il frammento di Pietra di Anubi.

"Kukulann! Banna! Clupin!" Salutò Sasuke il trio mentre questo si approssimava al muro distrutto.

"Esatto, Sasuke". Kukulann era quasi raggiante dalla felicità. "E anche sono riuscito a distogliere l'attenzione di quei bastardi dalle persone che avevano rinchiuso. Ora, quei poveretti sono sulla via della fuga, mentre noi siamo su quella della vittoria! E lo dobbiamo tutto a questi due".

Mentre indicava Banna e il ladro gentiluomo, il primo abbassò la testa e si grattò la nuca, imbarazzato, mentre il secondo rispose con cortesia.

"Affatto messere: il vostro lavoro di farvi catturare senza opporre quasi resistenza è stato impeccabile, come pure la vostra recitazione mentre simulavo quel verso che mi ero inventato sul momento. Per non parlare poi dell'eccellente prova che Banna ha dato alla prima truffa... dovevate vederlo, signori, dovevate davvero vederlo! Un attore nato! Io e lui saremmo una squadra impareggiabile nella truffa e nel borseggio, ci scom...t..."

L'occhiataccia di Al, dal fondo dell'orbita di Sasuke, lo dissuase dall'andare oltre .

"Emmm... scusa davvero Banna, non ho alcuna intenzione seria di coinvolgerti in altre avventure di questo genere, ovviamente..." Si scusò con il partner, imbarazzato.

"Non importa... davvero;" disse quello "tuttavia, tutto ciò che voglio è terminare questa faccenda dell'invasione il prima possibile e tornarmene a casa".

"Parole sagge, Banna. Ora, Sasuke, prendi il frammento ed evoca il potere della Pietra di Anubi..."

Lanciò il pezzo di manufatto al cavaliere, che lo raccolse prontamente. Senza perdere altro tempo, quello estrasse tutti i pezzi della Pietra, e, manco fosse iscritto a qualche club di modellismo, ricompose il manufatto in quattro e quattr'otto.

"Ecco fatto. Ora, la Pietra di Anubi è di nuovo integra, come cento anni fa'".

Tenendo l'artefatto tra le mani, che aveva assunto la completa forma di uno scarabeo stercorario egizio, Sasuke non riuscì a trattenere fremito di trionfo.

Dopo tante peripezie, tante battaglie all'ultimo sangue, tanti incontri con tanta gente così strampalata che non basterebbe un manicomio grande quanto il regno a contenerla tutta, ora tutto sembrava concludersi. Il potere tanto grande da porre fine alla guerra era finalmente nelle sue mani.

C'era solo un piccolo problema: la Pietra di Anubi non reagiva, affatto. A prima vista, sembrava davvero un ingombrante gioiello oversized, seppur sempre assolutamente prezioso, buono solo a fare la fortuna di qualche museo archeologico.

Sasuke, inizialmente, fu tentato di scorarsi, ma si ricordò bene che anche il Talismano delle Strega aveva impiegato un po' di tempo ad attivarsi, e decise di aspettare. Ed aspetto, aspettò, aspettò finché... non successe nulla.

"Emmm... Al," chiese al suo amico " dato che sei tu l'esperto di magia e affini del nostro gruppo, non è che avresti una qualche conoscenza su come far funzionare questo coso?"

Al si rannicchiò su se stesso, infilando la testa tra le braccia come se stesse meditando molto profondamente. Tutti i suoi compagni lo guardavano con grande trepidazione.

"Io... Io... Io..." sussurrò la volpe. La tensione era alle stelle, tale che sulla tempia del pirata era comparsa persino una goccia di sudore, che colò sulla guancia sino a cadere, lentameeente...

"Io... Io no ha più pallida di come funziona Pietra di Anubi. Scusate".

Un patatrac generale seguì la risposta, sebbene il gruppo si rimise in piedi lentamente. Fra tutti, il più nervoso pareva Banna, che balbettava mordendosi il labbro inferiore.

"E adesso cosa facciamo? Pos-sibile che la Luce ci abbia chiesto di recuperare un artefatto senza potere? Non ha senso... non ha senso..."

"Calmati, Banna". Lo ammonì Gozu da lontano, che pure era nervoso al punto da quasi ringhiare.

"Dobbiamo mantenere la calma, specialmente adesso che ci troviamo in una situazione così inaspettata. I giganti che stanno combattendo là fuori potrebbero fare irruzione nel castello in ogni momento, per non parlare del vulcano attivo..."

"Ehehehehe... hai visto giusto, giusto davvero..."

Il guerriero ungulato venne interrotto dallo sghignazzare sommesso di Rinji, che giaceva supino con il volto reclinato sul pavimento.

"Cosa hai da ridere, tu?"

"Ehehehehe... semplice, sto solo dicendo che hai appena indovinato, senza nemmeno volerlo, il pericolo più imminente..."

Un rombo tremendo echeggiò all'improvviso. I guerrieri della Luce incominciarono a voltare le loro teste freneticamente, osservano la gigantesca magione scuotersi ancora sino a che parte della muratura venne sbalzata fuori asse. Immediatamente dopo, un rumore ancora più sinistro di roccia sfasciata e di stridore sulle pietre raggelò i cuori di tutti.

"E ora, amici miei, il vostro momento è arrivato. Preparatevi a combattere contro dei veri e propri titani e morire, oppure a scappare. Intanto, però, preparatevi a combattere me".

Senza aspettare un altro secondo, si alzò dal terreno sfruttando sia la forza delle braccia che delle ali, che generarono una corrente con un battito. Levatosi ancora nell'aria, provò a sferrare un destro contro Gozu. Questi, non meno rapido dell'avversario, lo schivò e contrattaccò sferrando un affondo con gli artigli.

Esausto e ferito come era, Rinji non aveva più la forza di agire. Rimase immobile ad aspettare, mentre le lami di mithril gli penetravano nella carne, lacerandogli il ventre tanto in profondità che un rivolo d'acido incominciò a scorrergli dallo stomaco.

In preda ad un dolore talmente forte che dubitava di averne mai provato tanto in vita, crollò a ginocchioni e si tenette l'addome. Alzò gli occhi appannati e quasi del tutto spenti verso Gozu, che era in procinto di finirlo con un artigliata finale alla gola.

"Che male boia!" Esclamò quel poco che poté, mescolando al suo filo di alito fiotti di sangue.  "Ma la vita è troppo breve per non essersi divertito a trollare un po' la gente! Vi saluto... e buona fortuna!"

Gozu rallentò l'assalto, sorpreso da una frase del genere, e forse parecchio confuso dalla tendenza così contraddittoriamente amichevole. In cuor suo era balenato persino il pensiero di non ucciderlo... ma era tardi, troppo tardi: con un botto ben più rumoroso e vicino degli altri, parte del soffitto della vetusta magione si squarciò quasi fosse attraversato dal fendente di una lama colossale, franando sopra i due.

"Gozu!"

Il gruppo intravide, attonito, la ciclopica mano ricoperta di squame verdi di Isaribi cadere sul pavimento con un tonfo sordo, alzando una vera e propria nube di polvere.

Diradatosi il polverone, udirono un annaspare: Gozu era ancora vivo, scampato al suo destino per il rotto della cuffia, che arrancava a pochi passi dall'arto dell'amica.

"Arrff... ci è mancato un pelo..." ansimò. "Ma Isa... cosa sta succedendo...?"

In quell'istante uno degli otto serpenti bianchi dell'Orochi guizzò tra la caligine e si addentrò nella fortezza quel tanto che bastava per azzannare la dura carne di Isaribi. Sibilando, trapassò il polso della ragazza con i due aguzzi canini, stritolandolo tra le mascelle.

Senza perdere nemmeno un istante, Sasuke evocò del bagliore luminoso nella mano e Gozu dei fulmini, quindi scaricarono l'energia sul serpente quasi all'unisono. L'unione dei due attacchi fu sufficientemente forte da infliggere un piccolo taglio sul capo del mostro, non abbastanza profondo da farlo sanguinare, ma doloroso quel che serviva a fargli spalancare le fauci in un sibilo straziato.

Il braccio di Isaribi, libero così dalla presa, si alzò subitaneamente ed afferrò il serpente per la gola. Invertiti così i ruoli, incominciò a stritolarlo tale da farlo boccheggiare per la mancanza d'aria. Tenendo la bestia in pugno, si erse dal pavimento, e, attraversando tutta la fortezza, la trascinò con se.

Finalmente, il gruppo poteva avere una visione d'insieme della battaglia in corso: davanti a loro, torreggiava la colossale schiena scagliosa di Isaribi, che, totalmente incurante dei suoi vecchi amici dietro di lei, si avvicinava al proprio avversario con una delle sue teste in pugno. L'altra, ciclopica creatura, alzò tutte le teste libere, dalle cui bocche spalancate fuoruscivano ancora le lame, per sferrare un contrattacco.

"Isaribi... questo non ci voleva, non ci voleva affatto, diavolo!" Imprecò Sasuke, preso da un incontrollabile timore. Agitò quindi il proprio artefatto con tutta la velocità e violenza che poteva, come se fosse posseduto da una folle smania.

"Artefatto mistico dei miei stivali decomposti, se per attivare i tuoi poteri mistici devo pregare in egiziano antico o prometterti di lucidarti nei secoli dei secoli in lingua aramaica, allora va bene, comprerò un dizionario. Ma ti supplico, utensile glorioso dai poteri infiniti, attivati adesso! adesso! ADESSO!"

Ma l'oggetto rimase totalmente inerte, come una semplice pietra. Sasuke avrebbe voluto accartocciare l'oggetto con le sue stesse mani sino a ridurlo in polvere, ma, essendo quello fatto di roccia robusta, si limitò a ruotare vorticosamente le braccia e ad osservare la pozza di lava più vicina.

Nel suo unico occhio si leggeva una rabbia tale sconfinare nella follia selvaggia, tanto che pure Al, che pure era dentro l'orbita, si accorse di quanto il suo amico stesse perdendo il lume della ragione.

"Sasuke... io capisce che noi è frustrato, ma dice un proverbio di mio paese: "Butta artefatto mistico che sembra ciarpame, e poi ritrova te sepolto in catrame". Io dire che tu sta facendo pazzia, Sasuke..."

"Pazzia... Pazzia?!? Dopo che ho passato gli ultimi giorni a correre come un forsennato affrontando una mostruosità dietro l'altra per nulla?!? Ma cosa ci posso fare se questo coso non reagisce, eh? Forse la soluzione sta proprio nel minacciarlo! Eh, mi stai ascoltando, Spirito della Pietra? Se ti butto nella lava, magari potresti dare qualche segno di magia!"

Osservò ancora la pietra di sfuggita, aspettando un segno di vita di qualunque genere, ma non accadde nulla.

"Maledetta pietra..."

"Calmati, Sasuke!" Provò a farlo calmare Kukulann, frapponendosi tra lui e la lava.

Il nobile squadrò l'oggetto un'ultima volta, poi portò il braccio sopra la testa, parendo proprio di scagliarlo nel liquido rovente; eppure, all'ultimo istante, si limitò a lanciarlo davanti ai propri piedi, contro dello sporco ma innocuo terreno solido.

"Ahhhhaahhhh!!! Siamo fritti, comunque, fritti! Non abbiamo possibilità contro degli esseri simili, non senza la Pietra di Anubi!"

Kukulann spalancò la bocca, facendo per rispondere in qualche maniera nel probabile tentativo di non lasciar abbattere l'eroe e l'amico da un così facile scoramento; tuttavia, la sua attenzione dovette spostarsi sulla coda del Titano del Mare, che, come una sferza colossale, fendeva l'aria avvicinandosi paurosamente al gruppo.

"Tutti in dietro!"  Avvertì i suoi compagni, saltando nello stesso istante per evitare di finire spappolato dalla sferzata. Anche Sasuke dovette sbollire in fretta e furia la frustrazione per concentrarsi sullo scappare dal pericolo imminente.

Gli altri combattenti della Luce li seguirono, ritirandosi nella fortezza il più velocemente possibile, mentre Isaribi agitava l'arto con sempre maggiore frequenza, sbattendolo sul terreno ed alzando nugoli di fuliggine sotto di lei.

Una di queste sferzate si frappose fra Banna, più lento degli altri, e il resto del suo gruppo, scappato più velocemente. La forza d'urto sbalzò a terra l'omone di qualche metro, fino a fargli toccare, con la schiena, la ruvida caviglia del mostro.

Assieme alle squame della compagna d'arma, l'omone avvertì un brivido percorrergli tutta la schiena. Terrorizzato a tal punto che aveva paura di alzare lo sguardo, fece leva su un braccio provando ad alzarsi, ma il palmo della mano era così intriso di sudore che scivolò goffamente, cadendo a faccia in avanti nella polvere.

Il Titano del Mare dietro di lui, che intanto teneva afferrate due lame di Orochimaru fra' le mani, avvertì questa lieve presenza sulla propria pelle durare per pochi secondi, per poi svanire. Emettendo un muggito, girò il capo per un istante per osservare colui che si era avvicinato alla propria gamba. Non riuscì mai, però, a vedere bene chi fosse, poiché avvertì immediatamente una fitta acutissima al costato e dei rivoli di sangue colargli sul sacro: Orochimaru l'aveva trafitta con la propria lama.

"Ahahahahahahah!!! Sei mia! Sei mia! Sei mia!!" Tripudiò Orochimaru, ebbro e invasato di trionfo.

L'altro gigante si accasciò sulla gamba destra dal dolore e sbatté i pugni, per poco non massacrando Banna, che aveva approfittato di tutto ciò per raggiungere i propri compagni in un luogo relativamente sicuro. Orochimaru, prestato attenzione al comportamento di Isaribi, non impiegò molto a rintracciare la fonte della sua distrazione. I suoi occhi calarono sull'Uchiha, vivo e vegeto a suo immenso scorno, assieme alla sua comitiva.

"Sasuke Uchiha! Sei... sei talmente inqualificabile che non ho nemmeno la battuta di scherno pronta! Tu e la tua... la tua..."

Un particolare gli balzò allo sguardo, apparentemente insignificante, eppure così vitale: il suo acerrimo nemico aveva con se la Pietra di Anubi, riunita in ogni sua componente. La visione dell'artefatto più potente e prezioso della storia di Konohamere, che apparteneva di diritto a LUI, nelle mani di un eroe rinsecchito come Sasuke gli fece montare una furia immensa.

"Tu... tu... tu... tutututututututututu...." sembrava una segreteria telefonica tanto era incollerito "tu hai osato trafugare la Pietra di Anubi, la mia Pietra di Anubi! Non so come un bifolco edotto di arti arcane quanto una carota sia potuto venire a conoscenza di una simile meraviglia magica, ma non ha importanza. E non avrebbe importanza nemmeno se i tuoi alleati sovrannaturali ti rivelassero come usare il vero potere della Pietra, perché questo posto sarà la tua tomba, come lo è di quello squallido e mentecatto di Sarutobi!"

C'erano molte cose che l'Uchiha avrebbe voluto dire a Orochimaru in quel momento, molte delle quali è meglio non rivelare per pudore, ma preferì più eloquentemente generare un lampo di Luce, che scagliò diretto al muso più umano del proprio acerrimo nemico.

"Pf..." commentò il negromante l'attacco. "E' tutto quello che sai fare? Mi aspettavo di più dal prescelto della Luce".

La sfera di energia stava per collidere contro di lui, quando, ad un tratto, venne bloccata a mezz'aria da una sua gemella, uguale ad essa ma diversa nel colore, di tonalità grigiastra.

Orochimaru alzò il palmo della mano, ancora soffuso magia nera, mentre, al contempo, le teste di serpente bianco si voltarono dal Titano del Mare verso guerrieri della Luce, allungando ulteriormente le loro.

Queste si drizzarono, pronte a colpire, ma il vecchio rivale dello stregone era tutt'altro che finito: con un barrito si lanciò per l'ennesima volta contro il nemico, cozzando con la propria schiena contro il suo corpo principale.

Orochimaru venne spedito altri metri indietro, polverizzando ancora più parti della mura di cinta.

"Maledizione, brutta sgualdrina..." sibilò rivolto il proprio nemico "ora mi hai stancato! Mi avete stancato tutti! E quando sono stanco voglio finire i miei scontri il più velocemente possibile. E cosa può terminare una battaglia in quattro e quattr'otto se non una montagna di fuochi d'artificio?"

Con un ghigno folle sul volto, spalancò le braccia, a cui, per simmetria, risposero i serpenti disponendosi in una ruota ad otto raggi. Tra Orochimaru e le sue appendici si generò presto un collegamento di magia incredibilmente potente, che partiva da ogni serpente per riunirsi davanti al corpo dello stregone in una sfera.

Sasuke, istintivamente, alzò entrambe le braccia per concentrare altra energia, ma Gozu gli strinse il polso, fermandolo.

"Non possiamo fare più nulla. Questo è il suo colpo finale. E non mi sembra neanche il solo che abbia il potere di generare energia per un raggio della morte. Guardate..."

Tutti notarono che Isaribi aveva la spalancato enormemente le fauci. Dentro di esse apparve una luce turchese chiaro, che si faceva via via sempre più intensa. I due chiarori presto obliterarono in luminosità il cielo di sangue, dividendo lo spazio in due aree ben distinte di celeste e grigio.

L'Uchiha, sconsolato, abbassò la testa: cosa potevano fare loro, contro tanto potere? Ormai, lo sapevano bene, l'unico effetto di una collisione di energie di tale portata sarebbe stata la distruzione totale.

La speranza sembrava essere scomparsa, quando, all'improvviso, l'attacco magico di Orochimaru si smorzò un poco e così la luce che emetteva, venendo così surclassata da quella bluastra dell'avversario.

I suoi occhi, come quelli del gruppo, erano distratti di una figura femminile che si era catapultata sul campo di battaglia, ritta su un torrione decapitato alla destra di Orochimaru.

"Anko... Anko..." Non riuscì che a balbettare lo stregone. L'energia che aveva accumulato diminuiva sempre di più, mentre quella di Isaribi aumentava esponenzialmente.

La strega non si diede la pena nemmeno di guardare entrambi i nemici; si limitò, invece, a chiudere gli occhi. Le macchie nere già presenti sulla pelle della schiena incominciarono a diffondersi a velocità esponenziale, ricoprendole tutto il corpo.

La trasformazione accadde in fretta, talmente che in fretta che Sasuke pareva non riconoscere più l'amica della gioventù. La pelle della donna si era colorata di un marrone appena più scuro di quello di Kakuzu, mentre, per contro, i capelli lillà si erano schiariti sino a diventare cinerei.

"Mi avete costretto a liberare questo potere..." Disse lei. La sua voce aveva assunto una connotazione rauca selvaggia sino ad allora mai espressa. "Non mi piace questa forma per nulla: mi renda brutta e incline alla violenza. Ad un sacco di violenza".

Riaprì gli occhi, mostrando un inquietante sclera nera come la pece e della cornea gialla, segnata da pupille verticali sottili come quelle di serpenti. Senza dire altro, alzò un braccio tenendolo ritto come se stesse facendo un imposizione.

Sotto la sua mano la roccia della torre, incredibile a dirsi, incominciò a liquefarsi quel tanto che bastava per fargli assumere una consistenza molle. Questa nuova forma quasi gelatinosa incominciò a stirarsi come del pongo e a dirigersi verso i serpenti che formavano il corpo di Orochimaru.

"Alterazione erem-mitica... " realizzò, d'un tratto, lo stregone.

Subito anche il terreno attorno al suo corpo di Orochi e ad Isaribi incominciò a sciogliersi e dividersi in tanti tentacoli, che mirarono ai due titani. Questi provano a districarsi, ma sotto di loro si era formato un pantano vischioso che, quanto più si sforzavano ad districarsene, quanto più li intrappolava in una morsa appiccicosa.

"Graarrgghhh... grarrgghhh!!!" Isaribi emise un ruggito gutturale, mentre l'energia accumulata nella gola si affievoliva alla stessa maniera di Orochimaru.

Tuttavia, non scomparve: al contrario, il Titano ebbe l'alquanto straordinaria idea per un essere sottoposto ad un controllo mentale di ridurre la luminescenza sino ad un fascio sottile, ma comunque letale. Con una singola, fluida torsione del capo, diresse il fascio contro la stessa trappola magica che la teneva bloccata.

Sasuke osservava con orrore i tentacoli di terra staccarsi dagli arti del mostro, così come il terreno sotto di lei seccarsi quel tanto che bastava per non impantanarla più.

"Maledizione..." sussurrò. Sapeva di dover fare qualcosa, e sapeva anche che era necessario agire alla svelta.

Volse lo sguardo verso il collo del mostro, dove ancora luccicava fiocamente il marchio di contenimento: non era nella sua linea di vista, e questo lo rendeva impossibile da colpire con la folgore che gli aveva dato la Luce.

Lo scoramento che provava fino all'arrivo di Anko ritornò più forte che mai: la sua amica, libera e più feroce che mai, aveva rivolto le sue mortali attenzioni sulla strega.

Anko non era affatto intimidita dal Titano del Mare, sebbene questo torreggiasse su di lei di innumerevoli metri; ricambiò, invece, il suo sguardo con un altro non meno combattivo, e si preparò allo scontro.

Il Titano fece la prima mossa, sferrando un pugno sul terreno. Anko, le cui abilità fisiche parevano amplificate esponenzialmente dalla trasformazione, evitò con un agile balzo. Libratasi in alto sino a potere guardare negli occhi il nemico, si lanciò in avanti per sferrare un calcio volante.

Il suo nemico, tuttavia, si era mostrato quasi agile tanto era forte, e, spostando leggermente il collo per la sua mole, evitò il colpo. Immediatamente partì al contrattacco provando ad afferrare il nemico al mezz'aria, ma nemmeno la strega pareva aver esaurito tutte le sorprese: dalle maniche del suo caftano partì un nugolo di rami, ognuno dei quali assunse la testa di un serpente di una diversa specie. Queste piante non avevano in comune con quei rettili solo l'aspetto: emettendo un sibilo acuto, si gettarono a capofitto sulla mano dell'aggressore, mirando a morderne le carni.

La Strega della Foresta sorrise trionfante quanto vide le zanne delle bestie conficcarsi nelle falangi e nei muscoli delle dita; un trionfo che svanì immediatamente quando il Titano del Mare richiuse la mano repentinamente in un pugno, fracassando ogni estensione al suo interno.

"Grarrgghhh... serp... penti....  zanzare! Sono zanzare!"

Una frase di senso compiuto uscì dalla gola del Titano fra spasmi e gonfiori sintomo di una tale fatica che la lotta, da sola, non poteva spiegare.

Anko osservava bene questa modifica nel comportamento di Isaribi, e non ci impiegò molto tempo a realizzare ogni cosa: il sigillo che i Demoni delle Ombre gli avevano posto stava lentamente ma inesorabilmente plagiando la volontà della ragazza in modo ben più profondo di una semplice regressione animalesca. Ella stava recuperando parte del proprio raziocinio, ma che sarebbe stato comunque piegato alla volontà di Angmar: un intelligenza distorta, una volontà pervertita e schiavizzata.

Il disgusto per un'azione tanto disgustosa fece ribollire il sangue nelle vene di Strega della Foresta.

"Maledetto Angmar... maledetto... maledetto!"

Accompagnata da quest'imprecazione, simile sempre di più ad un ruggito di collera, un'altra trasformazione coinvolse il corpo di Anko: dalle spalle, ancora coperte dal caftano, parevano fuoriuscire dei bozzi cilindrici di materia mutante, in continuo rimescolamento. Le estensioni bucarono il capo, rivelandosi per delle ali di chirottero non troppo dissimili a quelle di un pipistrello, ma dalle membrane più spesse e munite di altre due paia di arti, dando l'impressione di due tozze ma avide mani pronte a ghermire la preda per non rilasciarla mai più.

Sfruttando simili appendici, abbandonò i corpi dei serpenti  di legno, ridotti ad un cumolo di truciolato, ed incominciò a planare attorno al Titano seguendo un orbita circolare. La creatura, apparentemente sempre più lucida, non provava ad afferrarla, almeno per il momento; rimaneva immobile, tranne che per gli occhi fiammeggianti, che, guizzando ora da un parte ora da un'altra, non mollavano la propria preda nemmeno per un istante.

Dopo questo breve, troppo breve momento di calma, ricominciò la furia: Isaribi tirò di nuovo un destro, ma infinitamente più preciso e meno goffo degli altri colpi, che sembrava risentire di una postura simile a quella di un karateka.

Con la grazia e la coordinazione di una libellula, la strega eseguì un ampio salto carpiato all'indietro, evitando per un soffio l'enorme pugno di Isaribi che si avventava su di lei. Si depositò, nell'atterrare, sul suo arto disteso, proprio davanti agli occhi del nemico.

"Bene". Disse. "E' il momento di intrappolare questo pescione!"

Comprese subito, però, che il nemico era di tutt'altra intenzione: vide il braccio dove si era depositata effettuare uno scossone e piegarsi verso l'interno, per poi subire una quasi simultanea pressione sul torace.

Il mostro ghignò fra sé: aveva unito le dita come una lama non in maniera dissimile da Gozu, e, con un gesto da perfetto cacciatore di mosche, aveva colpito con l'artiglio del medio destro. La sua vittoria venne parzialmente ridotta quando scorse di non essere riuscita ad impalare la strega, avendo questa bloccato l'artiglio afferrandolo con le mani prima che le dilaniasse il petto; nondimeno, Anko venne sbalzata via come un insetto in mezzo ad una raffica di vento, scagliata verso il torrione principale.

Per la fortuna della Strega, Kukulann si era precipitato al suo soccorso, afferrandola con le potenti braccia un attimo prima che andasse a collidere contro la muratura.

"Tutto bene?" Le domandò, atterrando ad un angolo fra una delle torri e un brandello di muro di cinta.

"Sì... va bene..." Gli sussurrò in risposta, per poi volgere agli occhi in alto; Isaribi, non demordendo affatto, si era chinata verso i due con le dita frementi per il desiderio di colpire ancora. Ruggendo per l'ennesima volta, alzò la propria gamba e ricoprì con l'ombra del proprio mastodontico piede i due, nel tentativo di ridurli a misere macchiette.

Nessuno dei due si mosse; fu invece Isaribi a doversi spostare, costretta da un dolore atroce alla spalla. Subitaneamente un lampo color giallo andò a colpire la spalla del Titano, fondendo la propria luce a quella del sigillo di contenimento fino ad eclissarla del tutto. Irretita, la ragazza cominciò ad ondeggiare su se stessa come un ubriaco e ad ansimare e raspare.

Dopo pochi istanti, perse del tutto l'equilibrio e crollò a ginocchioni, per poi cadere con il volto in avanti, priva di sensi.

Sebbene la sua stanchezza fosse mentale invece che fisica, Sasuke ansimò e fece lunghe boccate d'aria, quasi potesse rinfrescargli l'ugola morta. C'era mancato davvero un soffio, ma del sigillo che vincolava Isaribi alla volontà di Angmar- lo vedeva bene-  non vi era la benché minima traccia. Al risveglio, sarebbe tornata la vecchia amica d'un tempo.

I problemi, tuttavia, non sembravano affatto terminarsi: da dietro al corpo di Isaribi erano visibili quattro enormi teste di serpente bianco, che, armi in gola, puntavano al Titano del Mare per infliggerle il colpo mortale.

Rapida, Anko poggiò entrambi i palmi delle mani sul terreno, facendone uscire tentacoli gommosi come il precedente attacco, i quali andarono ad afferrare i quattro serpenti prima che questi potessero calare le lame sulla carne del nemico.

Stranamente, Orochimaru non reagì a questa contromossa: sebbene avesse potuto facilmente recidere quei legacci magiche con le serpi libere, apparentemente ordinò loro di fiutare l'aria circostante, alla ricerca di qualcosa tra i fumi roventi, che,evidentemente, era più che mai degna di attenzione.

"Cosa sta succedendo?" Sibilò il corpo principale quasi come le sue stesse appendici. "Non mi direte che...?"

Al Kyubi e Anko avevano anch'essi rivelato dell'energia anomala, ed era entrambi giunti alla stessa conclusione di Orochimaru: il potere oscuro avvertito era qualcosa di sinistramente gelido eppure rovente ancora di più delle fiamme di quest'inferno, un potere che solo il Maresciallo delle Tenebre poteva possedere.

"Bene, bene, bene... il vostro demone di fiducia è tornato da voi, pronto come non mai a rompervi le uova incendiarie nel paniere! Muahahaha!!!"

Con la sua caratteristica quanto lugubre ghignata, Angmar era apparso sulla torre più alta, con le lunghe dita arcuate avvinghiate sul motivo a forma di spirale incastonato nella lanterna di bronzo. La sua venuta aveva instillato in tutti il terrore più puro, ma quello che pareva più impietrito era lo stregone Orochimaru, che tremava come un delirante.

"An-gmar.... b-b-bene...." Riuscì a malapena a bofonchiare. "S-sono felice che tu sia venuto qua. O-ora, cosa ne dici di aiutarmi a liberarmi di questi miseri e folli vermi?"

Lo sguardo del mostro, sempre raggelante nella sua malvagità, si posò sul negromante, il cui cuore, in quel momento, si fermò.

"Sono perfettamente d'accordo con te, in questo frangente. E comincerò dal ripulire questo mondo dalla creatura più inutile e patetica e strisciante di tutte..."

Alzò il braccio destro sopra la testa, che subito venne soffuso da ventate di magia nera come a Porto Scorbuto, sebbene a velocità di gran lunga maggiore.

Tutti gli occhi dei presenti parevano schizzare nelle loro orbite mentre cercavano di interpretare dove l'attacco sarebbe caduto. Tutti tranne quello di Sasuke, che rimaneva fisso sul volto di Angmar mentre lo scheletro generava della folgore, pronto a colpire.

"Fai una mossa, Angmar, e sarai tu quello a rimanere fritto, questa volta!" Lo minacciò, caricando il braccio come la corda di un arco, pronto a scattare.

"Ahhhh..." Il mostro lo degnò di attenzione. "La folgore della Luce stessa? Ammetto che questo potrebbe creare qualche problema ad un demone... ma ad un demone di bassa lega, ad un figlio degli inferi di infima categoria. Se credi davvero che questi mezzucci possano funzionare con me, provaci pure; ma ti avverto che tutto ciò che otterrai saranno una manciata di scintille per terra ed il sapore amaro del fallimento della bocca! Voi non potete sconfiggermi, nessuno può farlo; e per maggiori delucidazioni su quanto possa essere folle sfidare la mia forza, chiedilo alla tua amichetta... "

La donna, rimasta accanto a Kukulann, non perse un istante a poggiare i palmi sul terreno e a far sorgere dal terreno una vera e propria muraglia di materiale molle, che si erse lungo un perimetro che comprendeva tutti i suoi amici per proteggerli dall'imminente assalto di Angmar. Aveva, tuttavia, lasciato accuratamente uno spazio vuoto per permettere a Sasuke di colpire il demone.

Difeso da una barriera ben più alta di loro, il gruppo non poté vedere nulla; udiva, però, un crepitare di scintille su della fredda roccia ed una risata malefica. Avvicinandosi a loro, Sasuke si lanciò in una capriola, inseguito da un vero e proprio torrente di fiamme nere, che scrosciava contro la liscia parete rocciosa rilasciando fiammelle da tutte le parti.

"Maledizione!" Latrò quasi l'Uchiha. "Le fiamme stanno invadendo tutto! Come se non ci fosse già abbastanza calore da friggerci..."

Al sentire nominata la parola fiamme, Gozu ebbe un'orrida realizzazione: Isaribi era ancora fuori dalla loro protezione, indifesa contro il fuoco infernale.

"Isaribi! Isaribi!" Gridò con tutte le forze. "Devo andare a salvarla..."

Prima che potesse muovere un solo passo, Anko lo bloccò tendendogli di fronte un braccio.

"A lei penso io! E tu, Sasuke, occupati delle fiamme!"

"Aspetta!" Fece per fermarla Kukulann, ma la donna era già balzata ben oltre la barriera magica.

Intanto, aveva cose ben più urgenti a cui pensare: il flusso rovente era aumentato paurosamente di intensità, tanto da sembrare un vero e proprio fiume in piena, pronto a scrosciare i suoi fluidi incendiari su ogni cosa al suo passaggio. Accompagnata da un rumore di roccia sfrigolante una parte di fluido ardente, si erse contro gli avventurieri per poi crollare su se stessa come un'onda, riversandosi su ogni anfratto roccioso.

Una parte, però, si salvò dal fuoco: Sasuke era riuscito a generare, per il rotto della cuffia, uno scudo abbastanza grande per proteggere se stesso e suoi amici.

"Che fortuna..." Sospirò l'Uchiha dal sollievo, anche se non c'era ancora nient'affatto da essere allegri.

 "Già;" rimarcò il guerriero ungulato "ma dobbiamo uscire di qui immediatamente: Isaribi è ancora in pericolo, e anche Anko lo è!"

Non terminò quasi la frase che già era piombato sulla sommità di quella strana muraglia, che si era rivelata convessa e piuttosto molle di consistenza. Nel momento in cui salì per vedere la situazione al di là della propria protezione, un'abbacinante luce bianca, talmente intensa che pareva ustionargli il volto, lo investì in pieno.

Stringendo i denti per il bruciore, si protesse  il volto facendosi schermo con entrambe le braccia. Per sua fortuna, ne ebbe poco bisogno, dato che il pur fortissimo bagliore svanì di lì a poco.

Ciò che gli si offrì di fronte a suoi occhi, sebbene fosse ben meno pericoloso, era di gran lunga più orribile: Anko era accoccolata su Orochimaru, che giaceva a terra supino, morente, con il volto e il corpo ricoperti di grandi macchie nere di pelle carbonizzata.

"No... no... no... no..." Anko negava con tutte le sue forze, così ossessivamente da cantilenare una sorta di coro lamentoso. Le sue tenere mani si appoggiarono al volto scottato di Orochimaru, emettendo un bagliore color smeraldo.

"E' inutile Anko..." sussurrò quello appena "non c'è più nulla da fare per me. L'attacco magico di Angmar è troppo potente perché qualunque magia possa evitarmi la dipartita..."

"Orochimaru, non devi dire così, non lo devi dire!" La maga concentrò tutta la magia che poteva sulle quelle guance rinsecchite, senza che però esse recuperassero un minimo di colore.

Lo stregone chiuse gli occhi, non volendo vedere in che condizioni era ridotto il volto della donna amata: già lo aveva capito dalle gocce che sentiva sul proprio volto.

"Oscurità... maestro... perdonatemi. Mi avete dato così tanto... da voi ho ricevuto poteri immensi e glorie che non avrei mai sognato altrimenti; eppure, vi ho deluso su tutto. Mi spiace, mio signore: non sono riuscito a lasciar morire questa donna che, contro la mia stessa volontà, amo ancora. E' tutto così stucchevolmente romantico che mi farebbe vomitare, se avessi la forza di farlo; ma al cuor non si comanda, come all'intestino e al fegato e al pancreas. Angmar aveva davvero ragione a dire che non sono che sono solo un inutile e patetico fallimentare verme; anzi, avevano tutti ragione, sin dall'inizio... Per tutta la vita mi sono illuso di essere il classico genio incompreso e svilito da una società gretta e bigotta, nevroticamente terrorizzata dai cadaveri in questo caso; ma ero io, ero sempre stato io, quello a non aver compreso me stesso..."

Anko avrebbe voluto replicare con qualcosa, qualunque cosa, ma non ne ebbe il tempo: Orochimaru era già morto.

"Oh, povero Orochimaru!" Punzecchiò il demone gongolando. "Hai dimenticato totalmente decerebrato, privo di spina dorsale, e, in misura ancora maggiore, di buon gusto! Tuttavia, ciò non ha più importanza alcuna: il potere che era così sprecato nelle tue mani è giunto a grinfie ben più sicure".

Osservò lo scettro d'oro serrato fra i suoi artigli bramosi, premio di guerra del suo avversario appena trucidato. Angmar poteva sentire bene un'immensa forza mistica fluire dalla gemma incantata e inondargli le vene in un flusso di energia smeraldina.

"Ora, finalmente, tutto l'esercito di non-morti di quell'insulto alla categoria degli stregoni è sotto il mio comando! E molto, molto di più!"

Levò la propria arma in alto, ghignando estasiato nel vederle emettere un nugolo di scariche elettriche, che si propagarono nell'aria sino a formare un'inquietante aura spettrale.

"Certo questa forza è molto più adatta a ME!! Non sei d'accordo, Anko? Un maghetto insignificante come Orochimaru non avrebbe mai potuto usare tanta energia magica al massimo del suo potenziale. In fondo, dovresti essere quasi contenta che io abbia onorato la tua categoria, liberandola da un rifiuto del genere..."

La strega non raccolse la provocazione; rimase, invece, in piedi davanti al cadavere del suo amante, assorta in chissà quali ricordi e pensieri mentre vedeva il suo corpo deperire e seccarsi a vista d'occhio.

"Il più patetico fra noi sei tu, Angmar, se pensi che io metta a rispondere ad un simile insulto per le rime, o, che peggio, incominci ad attaccarti. No... ne sono cosciente: il divario tra le nostre forze ora è talmente grande che nessuno dei miei incantesimi, nemmeno il più potente, riuscirebbe anche solo a farti un graffio. Orochimaru...  ha già sacrificato la sua vita per me; sarebbe un insulto al suo atto gettarla così al vento".

"Ahhh...capisco..." rispose quello, leccandosi le labbra con fare compiaciuto."D'altronde, eri sempre stata quella con più cervello e buon senso fra i due, no? Bè, non ha più importanza cosa tu scelga di fare: il tuo tempo è comunque scaduto. Godetevi i minuti che vi restano prima che la furia della terra stessa si scateni su di voi. Addio".

Sasuke, sprizzando rabbia da ogni poro osseo, mirò il nemico e tese il braccio nello scagliarli una saetta mistica; ma l'avversario si era già dileguato in un vortice di fiamme elettriche prima che potesse agire, e solo l'eco della sua lugubre ghignata era rimasta di lui.

Un tremolio di collera si impadronì di lui, tanto forte da fargli digrignare i denti e sbattere i piedi sul terreno come un forsennato.

"Maledetto, maledetto cane assassino! Giuro su tutto quello che mi è rimasto che ti ricaccerò nell'abisso infernale in cui ti sei rintanato secoli fa!"

"Sasuke," provò a calmarlo uno stanco e sfiduciato Kukulann "calmati, ti prego. Non serve a nulla arrabbiarsi così..."

D'un tratto un rombo assordante, simile al suono di migliaia di bottiglie di spumante in procinto stapparsi, lo interruppe. Un lampo verdastro illuminò il cielo di fuoco, seguito da un sinistro click e da un ultimo, fragoroso scoppio.

Tutti si voltarono per vedere quale maleficio naturale o meno stesso accadendo: con orrore, videro dal cratere della montagna traboccare una nube ardente, densa e e di un nero intenso quasi come le fiamme infernali di Angmar.

L'eruzione vera e propria poteva dirsi iniziata...

 

********************

 

Angolo dell'autore: gli esami non finiscono mai! MAI!!!! Specie, adesso, per me. Sigh...

Ad ogni modo, vi chiedo scusa per il mio ritardo, causa forza maggiore. Spero che con questo capitolo riuscirò a rimediare.

Ciao, e alla prossima!

 

*: citazione di Baol, di Stefano Benni.

  
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